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invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «dissi»

nautoretestoannoconcordanza
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sei tu. ¶ – In America, – dissi, – c’è di bello
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delle donne… ¶ – Già, – gli dissi, – come sei stato con
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l’ho già detto, – dissi a Nuto, – che il
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sacco o di piuma? – dissi tra i denti. – Sono
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della roba era venduta. ¶ Dissi: – Un giorno ci andrò
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Sarebbe meglio una bottiglia, – dissi in dialetto, a labbra
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c’è niente, – gli dissi, – è come la luna
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sul banco. – Colpa nostra, – dissi. – Questo paese è casa
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non andavo in America, – dissi. – Sai com’è a
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dei ragazzi qui sotto, – dissi, – vorrebbero prendere la strada
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suonare neanche la chitarra? ¶ Dissi: – Alla Mora stavo troppo
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Si fregano a turno, – dissi. ¶ – No no, – disse Nuto
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via quest’inverno. ¶ Gli dissi che aveva ragione ma
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ne ho vista dappertutto, – dissi. – Ci sono dei paesi
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guardavano. ¶ VI. ¶ Allora io dissi che, se il Valino
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il cane si avventò), dissi ch’io su quell
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vedeva il Pa. Allora dissi che non ce n
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questo gioco anch’io. ¶ Dissi: – Cos’hai? come ti
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e stava invece attento. ¶ Dissi alle donne: – Allora vado
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quali cani avevano, gli dissi che allora eravamo tutti
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ragazzo come te, – gli dissi, – e stavo qui con
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Cosí vicino alla strada? – dissi. ¶ – No, veniva da lassú
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a ridere e gli dissi che facevo anch’io
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i conigli. ¶ – Quel tedesco, – dissi, – sarà stato tutto mangiato
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bella quest’anno, – gli dissi, – manca solo un po
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aperta. Chi sa quanti, dissi, ce n’erano ancora
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potevano servire. Io gli dissi che c’era di
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in un paese, gli dissi, dove si giocava con
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chi li raccoglie, – gli dissi, – è sempre la povera
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erba per i conigli? – dissi. ¶ Cinto mi disse che
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sta’ a vedere, mi dissi, che anche questo vuol
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i suoi morti? ¶ Gli dissi che non lo sapevo
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tutte le campagne, – gli dissi, – ci vorrebbe un pezzo
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Ma la vigna lavorarla, – dissi. ¶ Ai nostri piedi si
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pagarla ai mezzadri. Gli dissi ch’era tardi, ch
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Chi sa perché mai, – dissi, – si fanno questi fuochi
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sentire. – Ai miei tempi, – dissi, – i vecchi dicevano che
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sempre fuori dai coltivi? – dissi. – L’indomani trovi il
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ricordo. ¶ Nuto, quando gli dissi quel che raccontavo al
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ottone… ¶ – Piú lo svegli, – dissi, – piú capisce le cose
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morti di fame. ¶ Io dissi che Cinto avrebbe dovuto
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meglio fosse nato bastardo, – dissi. – Doversene andare e cavarsela
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disse Nuto. ¶ Allora gli dissi che Cinto era sveglio
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era come il mondo, – dissi. – Era un’America, un
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la terra. ¶ – Ma, Nuto, – dissi, – non ci crede neanche
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vivace. ¶ – Questa è nuova, – dissi. – Allora credi anche nella
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non attaccano. ¶ Allora gli dissi che nel mondo ne
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c’è da pigliarsela? – dissi. – Si sa. ¶ Ma Nuto
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attraversare la contea. Mi dissi: «Aspetto. Passerà qualcuno». Nessuno
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piacque a tutti. Allora dissi che non ero d
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come. In quell’anno, dissi, ero ancora in America
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che è in America, dissi, i giornali hanno stampato
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Al vostro posto, – gli dissi, – andrei a chiedergli una
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Dovevate farla allora, – gli dissi, – non è da furbi
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uscire dal paese, – gli dissi. – Sentire le altre campane
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Se vuoi combinare qualcosa, – dissi, – devi tenere i contatti
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passato sotto la Mora, – dissi. – Non c’è piú
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c’era soltanto Nicoletto, – dissi. – E le ragazze? Quando
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giorno è sparita. ¶ – Possibile? – dissi. – Ma cos’ha fatto
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rotti e le ragnatele. Dissi: – Aspetto in casa un
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dei miei tempi e dissi a Cinto: – Se passi
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di Canelli fanno questo? – dissi a Nuto, quando l
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fischiavo per mio conto. ¶ Dissi che Padrino non l
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lire del municipio. ¶ Allora dissi al sor Matteo, che
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altre ridevano sulla strada. Dissi al sor Matteo: – Una
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fui felice e lo dissi a Cirino, a Nuto
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imparare a suonare, – gli dissi, – è inutile. Sono nato
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padre lo vede, – gli dissi, – è capace che te
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banco dei coltelli gli dissi di scegliere lui. Non
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rispose di no. Gli dissi che io una volta
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camicie. – Non a Genova, – dissi. ¶ Allora voleva sapere se
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ci torno al paese, – dissi. – Voglio stare qui a
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ragazza? ¶ – Che cosa importa, – dissi, – ce ne sono anche
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Riportandola alla pensione le dissi che potevamo aggiustarla, sposarci
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via. Poi ripassò, le dissi ch’ero arrivato. Lei
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che cosa volevo. Allora dissi che il biroccio della
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La prima cosa che dissi, sbarcando a Genova in
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avrei fatto ancora. Gli dissi che non tanto era
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era stato coraggio, gli dissi, ero scappato. Tanto valeva
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America. Cosí era stato, dissi a Nuto. ¶ – Vedi com
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Avranno rovesciato la lampada, – dissi. ¶ – No no, – gridò Cinto
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lo scrollò. ¶ – Lascialo stare, – dissi a Nuto, – è mezzo
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saperne. ¶ – Sta’ su, – gli dissi, – chi venivi a cercare
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andiamo nella vigna, – gli dissi. – Ci fermiamo sulla strada
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occhi a terra. Gli dissi subito che a Cinto
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sulla porta della chiesa. Dissi a Nuto ch’ero
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io la mia ragazza. Dissi ch’ero stato con
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Magari m’imbarco, – gli dissi, – ritorno per la festa
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Non guardiamo la casa? – dissi. – Anche il Valino era
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rimaste soltanto le piante, – dissi, – valeva la pena che
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fico me lo mangio, – dissi, – non fa piú danno
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La madama della Villa, – dissi, – sarebbe capace di farcelo
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lo stesso, e gli dissi che di tutti i