Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive

sudore, le calze delle donne sulle gambe scure, erano

ancora perché uomini e donne, giovanotti impomatati e figliole

strizzava l’occhio alle donne. Già allora gli andavo

Mora, di rivedere le donne grattugiare, impastare, farcire, scoperchiare

meglio il vizio delle donne… ¶ – Già, – gli dissi, – come

sei stato con le donne? Una volta ti piacevano

dalle case, lontano dalle donne e dai cani che

Strillava come fanno le donne, chiedeva di entrare in

mano: – A te queste donne ti piacciono? ¶ Passai lo

che dalle case le donne saltavano giú dal letto

per tutti. C’erano donne, c’era terra, c

un ragazzo e delle donne. Che altro faceva in

comparsa una donna, due donne, sottane nere, una decrepita

una zappa? ¶ Le due donne guardarono da me a

invece attento. ¶ Dissi alle donne: – Allora vado a cercare

starmene solo. Ma le donne gridarono al ragazzo: – Muoviti

vedevano i frutti – quelle donne inferocite, quel ragazzo storpio

al gilè e le donne del paese, della Stazione

lo guardavo e le donne parlavano. Subito li richiuse

in casa stavano le donne. Loro, ci devono pensare

per un pasticcio di donne e di gioco prima

vuol dire conoscere delle donne sveglie? Delle ragazze come

saperci i nidi. Le donne, pensai, hanno addosso qualcosa

Belbo si sentivano le donne urlare quando il Valino

i buoi e le donne; la piú giovane era

dormire in quel deserto – donne e bambini – in quel

bocca. – Mah, – dicevano le donne, sugli usci del vicolo

autorità, i carabinieri, le donne velate, le Figlie di

e incendiati, tutte le donne ingravidate. Fin che l

tutti – dei servitori, delle donne, del cane, del vecchio

si soffermavano al cancello, donne ridevano, qualcuno usciva dalla

Giulia – e con le donne, coi servitori, con Cirino

in cucina – le due donne, Cirino, e massaro Lanzone

del Salto, con le donne, e portavamo il pane

lavoravo ancora veramente; le donne mi chiamavano nel cortile

sotto gli occhi delle donne. Lui con le donne

donne. Lui con le donne non ci stava molto

avuto la mania delle donne – lo diceva anche Cirino

carne, a chi le donne e i marenghi. Mentre

il massaro o le donne lavorando nei campi ci

dalla vigna, le due donne lo chiamavano, lo maledicevano

con gli occhi. Le donne correvano, Cinto scappava. La

il maiale e le donne eran tutte scappate, tranne

contadini di là intorno, donne – e chi cantava, chi

tanto con sopra tre donne, anche quattro, e queste

anche quattro, e queste donne facevano una passeggiata per

di loro. ¶ – Tutte le donne di Canelli fanno questo

era che tutte le donne sono fatte in un

aspettato di trovarci le donne. A pensarci adesso, è

quel tale. – Sono due donne. Vanno a giornata come

su le sediate di donne e ragazzi, che andavano

tra me e le donne, ce ne correva. Ancora

ho imparato che le donne non ci fan caso

portai a letto molte donne, con una fui quasi

piú niente. ¶ XXII. ¶ Di donne ne ho conosciute andando

fatto apposta? Le tre donne non lasciavano piú pace

da Alessandria. Venivano belle donne, ufficiali, deputati, tutti in

cucchiaio. Soltanto, essendo tra donne, ci soffrivano. E poi

gli disse che le donne sono donne e gli

che le donne sono donne e gli uomini uomini

siano ben allevate, le donne conoscono chi fa per

cosí. I ragazzi, le donne, il mondo, non sono

piena di fuoco. Le donne non uscivano, gli pareva

quel che restava delle donne. ¶ Nel cortile del Morone

acceso in cucina, le donne ci offrirono da bere

quattro ossa nere delle donne, chiuse in un sacco

e chiacchierava con le donne. Io le chiedevo che

alla razza puttana delle donne. Disse che almeno la

usava piú, adesso le donne giravano già a capo

pieno di ragazze, di donne vecchie che entravano in

gli uomini e le donne dei banchi, quelli del

già le sottane alle donne dei banchi. I ragazzi