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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «dove»

nautoretestoannoconcordanza
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nato, è quasi certo; dove son nato non lo
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mondo finisse alla svolta dove la strada strapiombava sul
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quelle stanze di città dove si affitta, si vive
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città. ¶ Cosí questo paese, dove non sono nato, ho
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a Ovada, dalla parte dove si leva il sole
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sulla piazza del paese, dove piú nessuno mi conosceva
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delle ville di Canelli dove non ero mai stato
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il conducente, i paesi dove aveva girato, perché era
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erba, lontano dalla strada dove passavano le macchine, sul
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la pena esser venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi
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visto, ecco tutto. Ma dove andare? Ero arrivato in
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E le famiglie ambiziose dove prendono i soldi? Fan
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contadino. E la terra, dove l’han presa? Perché
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Ci sono dei paesi dove le mosche stanno meglio
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e non possono farlo. – Dove sono questi raccolti? – gli
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chi ero e di dove venivo; Valino non cambiò
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suo, per delle strade dove non sarebbe ripassato. Sapevo
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che avevano delle stanze dove stavano in quindici, in
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faceva pozza. ¶ Gli chiesi dove metteva i salici a
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un paese, gli dissi, dove si giocava con la
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discorso civilmente; sapeva di dove venivo; mi chiese se
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si vedeva la collinetta dove aveva i suoi beni
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in questi paesi. Lei, dove ha i suoi morti
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che tutti i coltivi dove sull’orlo si accendeva
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fa – su una strada, dove i mariti delle figlie
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ala bassa dei portici dove stavamo noialtri. Sentii voci
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i fotografi, le palazzine. Dove c’era piú movimento
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era l’ultimo paese dove le stagioni non gli
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e portava chi sa dove. L’avevo percorsa, cominciando
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messicani miserabili per sapere dove andavo. Poi l’idea
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certo. ¶ Anche questi, pensai, dove ce l’hanno casa
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a cercare le stagioni dove la terra ne dava
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ch’era casa loro, dove magari coi serpenti s
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dal banco. – Il banco dove s’inginocchiava mia madre
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ero salito un tempo, dove finiva il cortile della
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del parroco. – Nella cascina dove va Padrino, – disse costui
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subito vedere la stalla dove c’erano i manzi
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nella stanza dei grani dove dormiva lui. Questa e
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alla vigna di Gaminella dove bastava Padrino, mi confondevo
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per andare chi sa dove. ¶ Anche a Canelli c
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era impiegato nella banca dove andavano a mettersi d
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croce a uno strapiombo dove avevano fatto ribaltare un
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abbaierebbero addosso al padrone. Dove pigliasse queste idee non
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che te lo prende. Dove lo nascondi? ¶ Cinto rideva
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tutta bastarda. A Fresno dove vivevo, portai a letto
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e mai che capissi dove avessero padre e madre
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venuta da chi sa dove, da uno stato del
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divertivano in città. Di dove uno venisse, chi fosse
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in cima, chi sa dove, ci sono altre vigne
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digradare gigantesca verso Canelli dove la nostra valle finisce
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grano o chi sa dove, ma per lei una
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due da chi sa dove, e l’unico modo
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separava dalle nostre vigne, dove nemmeno i cacciatori potevano
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si scendeva a Canelli, dove c’erano i vivai
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loro figli chi sa dove, e adesso la vecchia
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dai fagioli dell’orto dove bagnavo o legavo i
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le toccava i capelli, dove Silvia s’era piantate
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suonare al Buon Consiglio dove facevano la corsa dei
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a Canelli un baraccone dove c’era una giostra
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orlo di una riva dove la motocicletta non poteva
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volta congedati, nei cantieri dove trovavamo lavoro e nelle
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la finestra. La stanza dove s’erano picchiati era
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colline oltre Canelli, di dove salivano i temporali e
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era sempre il paese dove i treni fumavano, dove
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dove i treni fumavano, dove passava la strada per
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a Milano, chi sa dove, lontano dalla Mora e
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segretario, andò nelle ville dove avevano goduto e dormito
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ville con un giardino, dove c’erano cameriere che
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una cascina di boscaioli, dove il bell’uomo veniva
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padrone di un castello dove succedevano dei delitti, degli
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Nizza in una stanza dove Arturo la batteva. ¶ XXX
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terrazzo Silvia mi chiese dove andavo. Aveva l’aria
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all’ombra dei platani, dove c’erano le stanghe
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dietro la chiesa di dove si vedeva tutta la
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dai paesi oltre Mango, dove non c’erano che
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una di quelle cavernette dove si tengono le zappe