Cesare Zavattini, Totò il buono, 1943

coltivato e diviso in due da un sentiero bianco

dalle pareti deserte di due case. ¶ “Ho detto appendicite

Per il resto erano due corpi e un’anima

perché erano venuti in due quella sera e si

era subito affezionato abbandonando due vecchi che lo mantenevano

mantenevano da tre anni, due vecchi coniugi benestanti senza

poesia dando così ai due tardive consolazioni filiali. Ma

un bambese che affittò due laudatori per mezza giornata

e un’altra per due, Mobic era entrato in

disse Bib. ¶ C’erano due uomini vestiti di nero

anfratto sereno le rifulsero due mammelloni colmi che scoppiando

gli arti labili. I due erano circondati da nuvole

corsa sola soletta, i due corpi battagliavano confusi con

come al solito nelle due categorie: povero e ricco

numero uno, il numero due prenderà il sasso numero

prenderà il sasso numero due, e via di seguito

disegnava la sagoma di due angeli. Totò restò a

coraggio e disse: “Tac, due uova al burro.” Sul

tegamino di coccio con due uova al burro, evidentemente

al burro. Gridò: “Tac, due uova al burro.” E

uova al burro.” E due uova al burro apparvero

voleva un’altra prova. “Due uova al burro,” gridò

ancora Totò. Apparvero altre due uova al burro sul

di testa. Gli altri due rimasero ad ascoltare la

Preso il coraggio a due mani, si diede una

e mandò ai baracchesi due ambasciatori con l’incarico

parete dalla quale uscirono due cappelli duri. Rap diede

allora un altro disse due, un altro tre eccetera

si erano divisi in due gruppi; chi voleva diventare

nel baraccamento c’erano due malati i quali non

questa frase impiegandoci quasi due minuti, con alti e

Gero lo guardava con due occhi supplici per dire

il reciproco omaggio dei due, fino a quando furono

e portarglielo davanti. I due volarono via e dopo

Ditirambis e Mobic erano due vecchi amici e Ditirambis