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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
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1898
diviso malìe di arte e malinconie di pensiero, dedico
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1898
che si allontanavano, parlando e ridendo forte. E quando
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parlando e ridendo forte. E quando essi furono scomparsi
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via era bianca, fredda e deserta. Le vetrate dei
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caffè, delle birrerie chiassose e piene di gente, mandavan
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rifulgeva nei lucidi vetri e nelle vernici. ¶ Marino camminava
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anzi lo avea irritato e infastidito. Per liberarsene egli
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accusato una forte emicrania e il vivo bisogno di
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1898
pura notte invernale, calma e serena. A poco a
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poco alle vie eleganti e spaziose seguiron le vie
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1898
ormai tutti chiusi; deserte e silenziose. ¶ Vagò così, alquanto
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da grandi alberi, immoti e solenni, ora, nella quietissima
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là in fondo, amico e sussurrante. ¶ Come giunse alla
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per chiedergli il conforto, e la pace, e la
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conforto, e la pace, e la calma. ¶ Nella notte
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stelle; più vicino nera e immota, come condensata in
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Una voce lontana, desolata e terribile nella sua infinita
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buio della sua anima, e avea risonato nel profondo
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profondo del suo cuore e della sua memoria. La
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dinanzi al mare bruno e sussurrante nella notte silenziosa
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viva alla sua memoria e al suo cuore. ¶ La
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voce di suo padre. ¶ * ¶ * * ¶ E Marino rivide il padre
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era stato vinto. ¶ Tradito e vinto. ¶ La donna ch
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egli aveva amato - semplice e convinto - la donna ch
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tratto dalla vita oscura e povera, che avea posto
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morte, ma ancor fidente... ¶ E Marino ricordava le parole
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san-gue. Ricorda che è destino che il figlio
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il padre ha cominciato. E tu, ragazzo mio, lotta
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sentito l'istinto malvagio e dalla istessa colpa è
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e dalla istessa colpa è stata trascinata.... Ora a
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figlio mio! Difenditi, difenditi!.... ¶ * ¶ * * ¶ E la voce del grande
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infelice vecchio risuonava monotona e inesorabile all'orecchio di
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commessa contro la memoria e a' comandi di suo
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mortal debolezza poteva coglierlo e vincerlo, come avea còlto
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vincerlo, come avea còlto e vinto il padre.... ¶ Doveva
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un senso di freschezza e di riposo infinito. La
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saluto al mare amico, e s'avviò verso il
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città. ¶ Nelle vie oscure e silenziose il suo passo
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suoi cespi di oleandri e Marino sentiva cantare nell
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ora d'intorno dormiva. E la figuretta della dolcissima
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dalla dolcezza del ricordo e della cara visione,... Che
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la testa, si mosse e si allontanò. ¶ E i
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mosse e si allontanò. ¶ E i suoi passi si
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grigi, Marino fumava nervosamente. ¶ E grigio quel mattino era
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il cielo, di fuori: e la luce che giallastra
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filtrava tra i vetri e le tende, parea mettesse
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tanto tempo dormenti inoperose. ¶ E Marino teneva gli occhi
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neri giorni di spossatezza e di tedio. ¶ Questo parve
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si ritrasse subito silenziosamente e scomparve, lasciando tranquillo e
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e scomparve, lasciando tranquillo e solo il padrone nel
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studio pieno di nervosità e di disordine. ¶ Marino, alfine
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sopra il piccolo mobile e posò gli occhi sulle
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piccola, profumata di viola e dall'azzurra iniziale a
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grande scrittura alla moda e la posò, indifferentissimo, aperta
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piccola lettera ancor chiusa e lentamente ne aperse la
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La lesse, molto adagio: e una breve fiamma colorì
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la profumata letterina elegante. ¶ E si alzò e si
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elegante. ¶ E si alzò e si pose a passeggiare
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il volto si rasserenava e gli occhi per un
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animava, in que' rari e preziosi momenti, e la
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rari e preziosi momenti, e la gaiezza che venia
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instabile padrone, parea irradiasse e si ripercotesse in tutti
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Wagner di creta, arcigno e fantasioso.... ¶ * ¶ * * ¶ Ma come Marino
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più scuro in volto e accigliato che mai. ¶ Di
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cielo si anneriva vieppiù e pareva imminente un temporale
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prese un altro sigaro e si sdraiò sulla solita
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un abbozzo, uno studio, e dei migliori. Un ricordo
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come titolo La Fede e rappresentava una campagna tutta
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tagliava il cielo cupo. E il soldato intirizzito teneva
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Povero padre suo idealista e poeta! ¶ Marino ritrasse gli
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dal quadro del padre e portò lo sguardo sul
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il suo quadro, incominciato e da tanti mesi attendente
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un soggetto ardito, bello e moderno. ¶ I lottatori dell
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quattro teste dovea passare e rifulgere tutto il suo
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egli lavorava a stento e straccamente. ¶ Perchè? ¶ Non la
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da' primi suoi anni.... E da la memoria del
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istancarsi della sua arte. E non aveva prodotto più
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padre suo sì grande e tanto infelice! ¶ Dopo l
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lui, il suo figliuolo. ¶ E lo aveva voluto sempre
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arte, tra gli amici e gli ammiratori. Lunghi anni
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in mano il pennello e dopo, quasi suo malgrado
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1898
pittore ferito nella Fede e nel cuore s'era
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1898
eredità del vecchio Genio. ¶ * ¶ * * ¶ E Marino non avea ancora
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in cerca di capolavori e di sensazioni di vita
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di sensazioni di vita e d'arte. In questo
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da momenti di estro e d'ispirazione, dai quali
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uomo superiore, bello, forte e nobile, avea cercato in
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verace. Ricordava le parole e la fatal debolezza del
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fatal debolezza del padre. ¶ E pure, già molte volte
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così era stato vinto. ¶ E tutta la sua vita
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nuovo la testina intelligente e disse forte: ¶ - Il dottor
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forte: ¶ - Il dottor Fausti. ¶ E prima che Marino avesse
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faccia di fanciullone equilibrato e ricco di sangue, irruppe
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sangue, irruppe nello studio e gli si piantò davanti
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davanti. ¶ Lo considerò alquanto, e in silenzio, poi disse
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vecchi melodrammi.... sta bene. ¶ E si diresse alla grande
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diresse alla grande vetrata e la spalancò. La plumbea
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cielo s'era squarciata e un raggio di sole
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confidenzialmente, sopra lo sguardo e disse: ¶ - Ah, è di
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sguardo e disse: ¶ - Ah, è di Caròla che ti
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rame nella sua rossa e crespa capigliatura di giovine
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va, parti, t'allontana: e presto, presto, finchè sei
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finchè sei in tempo! ¶ E sempre nel sole, come
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giovinezza vibrante di salute e di vita, proseguì ancora
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scienza, ambo le mani: ¶ - E goditi il sole, l
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ne sei in tempo! ¶ E come Marino, dalla sua
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le mani disse ancora: ¶ - E per molto tempo, comprendi
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un pennello in mano. ¶ E dirigendosi verso la porta
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questa sera da Caròla. ¶ E uscì. ¶ * ¶ * * ¶ Con la partenza
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tornato color di piombo e il grigio tedioso s
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cui suo padre, amante e fidente, lo avea generato
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balbettò poche parole, confuso, e le porse da sedere
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dei vostri sogni.... non è vero? ¶ E abbozzò un
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sogni.... non è vero? ¶ E abbozzò un sorriso. ¶ Marino
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vestita di nero, semplicemente, e recava tra le braccia
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Donna Maria arrossì lievemente, e sorrise. ¶ - Fatemi il ritratto
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Donna Maria lo fisò e lasciò cadere i fiori
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si sparsero ai piedi. ¶ E si guardò intorno. ¶ Ella
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rideva più. Era seria e molto pallida. ¶ - Mi hanno
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hanno detto che partite. È vero? ¶ - Si - rispose Marino
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rispose Marino. ¶ - Lo sapevo.... e temendo che questa sera
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Egli era molto triste e la profonda sua tristezza
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bruna sulla sua spalla e mormorò: ¶ - Portami via, con
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bacia con tenerezza quando è lieto, che flagella furiosamente
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che flagella furiosamente quando è in collera. E come
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quando è in collera. E come era livido, maligno
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come era livido, maligno e triste, quel mare, ne
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ondate piene di spuma e di minaccie! Il cielo
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piangeva - così titubante? Perchè? E il rimbrotto imminente mi
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avrei avuta dinanzi - finalmente! - e le avrei detto tutto
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da tanto tempo preparati e le frasi ironiche e
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e le frasi ironiche e cattive che la dovevano
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dovuto mai più dimenticare! E lo sdegno risòrto, dopo
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risòrto, dopo tanti anni, e la collera per lei
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mi sibillava all'orecchio e il mare vieppiù furioso
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nubi, brontolava il tuono e il mare con il
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vani assalti sugli scogli e sulle rupi. ¶ A un
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sospettosa. Vestiva di nero e come semplicemente! Ella, allora
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accurata! Subito mi vide e volse rapida la testa
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non aveva che timore.... e di qualcuno!.... ¶ Ma certo
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ferirmi! Io lo sentiva e la guardava avvicinarsi, con
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fu dinanzi si fermò. E alzò la testa. Io
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preparai la parola triste e ironica di saluto. Ma
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i mai obliati occhi.... E le sue labbra tremavano
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il suo sorriso amico e buono. E anche i
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sorriso amico e buono. E anche i dolci occhi
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dolci occhi, i cari e tristi occhi mi sorrisero
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fare, nè altro dire. ¶ E la mia collera cadde
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infinita pietà mi presero... E il singhiozzo mi salì
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mano! come scarna, esangue e fredda! la piccola mano
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d'una bimba ammalata.... E non seppi dirle nulla
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non seppi dirle nulla: e lei nulla seppe dirmi
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intorno, il mare urlava e rombava sotto di noi
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rombava sotto di noi e ci incalzava co' suoi
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fuggire l'attimo doloroso e ineffabile. Che cosa dissi
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tratto ella, che smarrita e tremante aveva lasciato la
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il sibilo del vento e la voce del mare
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soffiava sempre più rabbioso e il mare squassava le
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ancora il sorriso triste e amico. ¶ - Addio, addio. ¶ E
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e amico. ¶ - Addio, addio. ¶ E mentre la tempesta si
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perduta - la vidi scomparire.... ¶ * ¶ * * ¶ E la rividi, un anno
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nostri paesi del sole e del mare tepido, ove
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in mezzo al verde e l'azzurro - e quando
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verde e l'azzurro - e quando mi vide mi
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mi stese la mano. E sorrise. Sempre così dolce
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Ma come era pallida! E smunta, e disfatta e
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era pallida! E smunta, e disfatta e sfinita!.... Io
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E smunta, e disfatta e sfinita!.... Io vedevo il
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quasi spariva, così piccola e gracile, così sfinita, nella
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sotto tutte quelle pelliccie. E pure di fuori, sulle
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sugli aranceti, sulle palme e sul mare azzurro il
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azzurro il sole sfolgorava! E una infinita pietà mi
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volta. Chiusi gli occhi e la rividi: così lontana
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lontana! Bionda, rosea, innamorata e colpevole. Io le baciavo
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piccole mani ne' capelli e chinava su di me
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fatta per la giovinezza e l'amore! ¶ Ma ella
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intensa del mio cuore. ¶ E, poi, dopo, la vita
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passati!.... ¶ Ora ella, pallida e sfinita, mi sorrideva dalla
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gelida sotto le pelliccie e sotto il sole, per
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sedetti accanto a lei e le presi le fredde
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Sì. Non lo sapevate? E soggiunse: ¶ - Ha sedici anni
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Oh, sono vecchia sapete!.... ¶ E riprese: ¶ - Ha sedici anni
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riprese: ¶ - Ha sedici anni. È pura, è bella, è
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sedici anni. È pura, è bella, è un angelo
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È pura, è bella, è un angelo. La vedrete
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mi accennò di tacere e continuò: ¶ - No, Alberto, io
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Alberto, io so bene. E anche voi, Io morirò
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non mi somigliasse. Ella è bella, v'ho detto
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bella, v'ho detto, è pura, è un angelo
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ho detto, è pura, è un angelo. E così
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pura, è un angelo. E così sola!.... A voi
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Alberto, io la affido.... E morirò felice. ¶ Io le
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bocca con la mano e la baciai sulla fronte
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la baciai sulla fronte. ¶ * ¶ * * ¶ E la fanciulla venne. Fui
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un poco in alto: e la rividi, quella piccola
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di scuro, da fanciulla: e discese svelta, nel sole
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mamma.... ¶ Ella mi sorrise e mi dette la piccola
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nulla del suo stato - e intanto guardava intorno le
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minute grandi bambine inglesi e piccoli marmocchi dalle svolazzanti
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chiome d'oro. ¶ - Come è bello qui! - mormorò rapita
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rapita. ¶ Io la osservavo e mi sentivo ritornato a
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in alto il cielo e il sole. E lei
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cielo e il sole. E lei era vestita di
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ero sempre lo stesso e quella ch'io ora
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sorridendo, tra il sole e il verde, io rivivevo
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malata in mezzo, io e la giovinetta ai lati
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amore con lei incominciato e bruscamente incompiuto? Era ella
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le via della cittadina e di sfolgorii il mare
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il mare intensamente azzurro. E noi uscivamo, e sulla
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azzurro. E noi uscivamo, e sulla strada sul mare
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la luce, la vita e l'amore. In mezzo
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trent'otto anni gagliardi e con la fede de
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suo fu per me e per la sua bambina
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Ci prese le mani e se le strinse al
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occhi della mia giovinezza - e morì, così, sorridendo. ¶ E
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e morì, così, sorridendo. ¶ E davanti a lei, morta
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accettò il mio bacio e bagnò il mio volto
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più altri che me. ¶ * ¶ * * ¶ E fu, quella sera - appena
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Rifeci il terribile calcolo e mi sentii dare un
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ero fuggito da lei. E in quell'epoca ella
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da me?.... ¶ Rimasi annichilito. ¶ E la mia mente cominciò
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misere leggi degli uomini e aveva solo intuita la
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tuo cuore; perchè ella è il proseguimento del tuo
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del tuo sogno ventenne, è la fine del tuo
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fine del tuo primo e vero unico amore!... ¶ Avea
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gran freddo nel cuore e un gran buio nel
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alla giovinetta, che pura e ignara mi amava, preparandosi
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sempre era rimasto, latente e fatale nel mio sangue
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tutto il mio essere - e che ora avea sognato
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a l'atroce misfatto?.... ¶ E fu così che finì
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la signoril via deserta e su i foschi cipressi
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squallore de l'abbandono e nella miseria più completa
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dolorosissima per l'artista e per l'uomo: quella
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de l'intelligenza sfinita e quella inesorabile de' mezzi
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volto consunto dal male e da l'abbrutimento completo
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completo de l'intelligenza e negli orecchi la voce
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giovinezza struggentesi nella dissoluzione? ¶ E non era stata lei
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creatura - regina della forma e del senso - che con
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barcollante rovina di uomo e di artista? ¶ Non s
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ch'avea del senile e del fanciullesco, a quell
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a quell'ultimo amore?.... ¶ E l'avea còlto il
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miserabile letto di rovina e di morte ei chiamava
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potente maestra di bellezza e di voluttà, arso da
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avuto lampi di giovinezza e vigoria di sentimento e
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e vigoria di sentimento e di arte, scossi tristamente
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bellissima mi scorse subito e fece fermare. ¶ Era più
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domandò. ¶ - Povero Dalgas! - esclamai - è finito, questa volta.... proprio
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questa volta.... proprio finito! ¶ E in poche parole le
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sì recente nella mente e nel cuore. ¶ Ella mi
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Dalgas! - mormorò. ¶ Era pallida: e nel bellissimo volto la
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che voi. ¶ Ella mormorò. ¶ - È impossibile. ¶ - Vuole vedervi.... L
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raggio della sua giovinezza e della sua intelligenza.... ¶ Ella
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intelligenza.... ¶ Ella mi guardò. ¶ - È inutile, amico mio.... non
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ho ribrezzo, ho schifo.... ¶ E lo squisito corpo della
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ancora: ¶ - Ma Dalgas si è proprio ridotto così agli
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aiutiamo: ma nascostamente.... giacchè è superbo, ancora, malgrado il
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Sì.... addio per ora. ¶ E la bellissima mi stese
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la guardai allontanarsi. ¶ Sfolgorante e cattiva! ¶ E rividi Dalgas
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allontanarsi. ¶ Sfolgorante e cattiva! ¶ E rividi Dalgas, nel suo
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rifrangeva sprizzante sui cristalli e sulle fulgide argenterie Ma
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il nitore del giglio e la suprema sensualità della
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ella recava il nome. ¶ E da lei tutta veniva
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le cingeva il collo, e la bruna testa sorgeva
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di neve. ¶ Ella rideva: e la luce sprizzava dalle
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dalle rosse labbra sapienti e divine. ¶ E la follìa
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labbra sapienti e divine. ¶ E la follìa era nella
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a fiumi lo champagne. ¶ E tra i fiori, tra
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calici scintillanti, la luce e l'ebbrezza, Venere appariva
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1898
tutto, si alzò barcollante e brindò alla divina creatura
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1898
ella esclamò, guardando sorridente e sicura tutte quelle giovinezze
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1898
il brindisi di Fulvio.... e bevo all'offerta delle
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1898
delle vostre giovani vite!... ¶ E vuotò il calice ¶ Poi
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1898
chi muore per me.... ¶ E togliendosi la trina dal
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1898
cadeva nell'argenteo bacino e Venere perdeva ad una
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celavano il corpo peccaminoso e perfetto. ¶ Nella sala non
276
1898
di ardore, di febbre e di luce. Un soffio
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1898
batteva veloce alle tempie: e Venere seguitava a perdere
278
1898
Ed apparve nuda. ¶ * ¶ * * ¶ Nuda e ridente: magnifica e sfolgorante
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Nuda e ridente: magnifica e sfolgorante figura, impudica e
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e sfolgorante figura, impudica e divina, dea di candore
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divina, dea di candore e di beltà, regina della
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beltà, regina della giovinezza e della voluttà, signora del