parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
vuole dire che si è deciso!» provavo a dire
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1998
ha detto che adesso è davvero pronto, è andato
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adesso è davvero pronto, è andato poco fa dal
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con gli occhi sbarrati «è là dietro che spinge
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di colpo in avanti e non si può più
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fossero chiuse del tutto e la cabina cominciasse a
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il manoscritto, se si è occupata di rintracciarlo...» provavo
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perso da tempo, non è neanche qui!» dicevo senza
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il filtro dell’editore, e quell’altro il messo
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rosoni vomitati da poco e già ghiacciati, quando passavo
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distanza dai grandi ristoranti. ¶ “E questo sarà risotto allo
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li faceva brillare, abbacinare. “E queste striature un po
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saranno melanzane o fluorite... e quegli agglomerati rossastri saranno
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dal marciapiede tutti interi e di colpo, facendo leva
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sezioni di pietre patinate e affettate, raffreddate. ¶ «Perché vuole
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vicini che non c’è neppure bisogno di far
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il manoscritto! Voglio uscire e camminare tenendolo sottobraccio, per
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le mani, non fiatava. ¶ «E dopo vi assicuro che
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stava lasciando gli uffici, e si infilava la giacca
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giacca continuando ad andare, e passando spegneva le luci
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immediatamente, che non c’è problema!» ¶ Alzò la testa
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fuoco ¶ «Che cosa ti è successo a quel piede
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imbottitura sfiatare. ¶ «Ma dov’è andata adesso la segretaria
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la segretaria?» ¶ «Se n’è andata via.» ¶ Provai a
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un editore? Che cos’è successo?» ¶ «E tu, allora
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Che cos’è successo?» ¶ «E tu, allora? Non eri
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in mezzo ai guerrieri? È una storia lunga. Te
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sbieco, sulla fronte. ¶ «Uno è lì relativamente tranquillo, ha
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che la situazione si è rovesciata... se nel frattempo
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come suol dirsi, carriera, è diventato addirittura editore...» ¶ Posò
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svegliato di soprassalto mentre è sprofondato nel sonno e
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è sprofondato nel sonno e ancora sogna...» disse venendomi
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anche se non mi è stato dato neppure il
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più neppure i passaggi. E poi come uscirne? “Che
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come uscirne? “Che cos’è questa roba, d’un
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si evidenzierà che c’è il vuoto! “Credevamo che
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andarcene in giro tutti e due assieme e come
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tutti e due assieme e come se niente fosse
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perché non dovremmo scagliare e farci a nostra volta
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in composizione! Sento che è venuto il momento, sono
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riduca a loro volta e per sempre ad asterisco
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teneva sottobraccio con tutte e due le mani, sentivo
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potrai trovarti in quattro e quattr’otto uno pseudonimo
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vetrina quando non c’è più in giro nessuno
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occhio, un pull girocollo, e sopra un giaccone di
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Lo vedevo scendere piano, e disfarsi improvvisamente nell’aria
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in basso, nel cortile. ¶ «È già quasi tutto composto
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un paio di copertine e me la batto con
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che andava. ¶ «Chissà dove è già arrivato a quest
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a quest’ora... com’è già lontano!» ¶ Ci fu
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testa, germogliare. ¶ “L’editore è lì vicino che ascolta
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in fondo alle torri, e si vedeva la sua
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sua pellicina luccicare qua e là sotto i lampioni
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sfrenato, nel passare. “C’è gente che gira di
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di scatto a guardarmi. “E non ci sono solo
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esageratamente allungate. “Che cos’è quella bestia, ad esempio
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Un uomo in smoking e con la faccia tatuata
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una bambina in jeans e mantellina di raso. Vedevo
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lo stupore. ¶ “Ma quella è Mignon!” mi dicevo senza
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riuscire più a respirare. “E quell’altro è Queequeg
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respirare. “E quell’altro è Queequeg, quel ramponiere...” ¶ Sentivo
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dopo «eppure capisco che è incredibilmente turbato da questo
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se mai come adesso è catturato da quel suo
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di sopra del volto, e scuotesse lentissimamente la testa
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bisbigliando all’orecchio. Si è fatto largo tra i
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suo orecchio alla cornetta. “È venuto il momento che
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ma questo qui non è come gli altri, è
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è come gli altri, è un’altra cosa... mi
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allora lo vede che è lì vicino! Non si
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cabina, con la spalla, e correvo già lungo il
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Ma allora non c’è neanche adesso!» alzavo la
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tornare. «Ma non c’è neanche oggi!» dicevo guardando
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scusava la segretaria «non è cosa da poco questo
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soli, sulla testa. “Ma è qui in casa editrice
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dietro una porta. “Si è chiuso dentro il suo
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incendiate attraverso lo spazio, e poi cadono sopra la
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cerata. “Chissà che macchina è?” mi chiedevo senza fermarmi
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finestra priva di tende e dalle tapparelle completamente rialzate
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esorbitava. ¶ “Ma quella donna è gravida!” mi resi conto
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creare tutto questo caos?» ¶ “E quando tutt’intorno alla
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cenando davanti alla portafinestra, e si vedevano nella torre
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intenti al solito cunnilingus “e resterà solo una carcassa
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tutto snodato che c’è dentro la lingua, mentre
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andare, non più stelle e stellati, solo masse che
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bruciando, melma in volo... ¶ E quando non ci saranno
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muri di queste torri, e neppure le torri, quando
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destino di una costellazione. E quella lingua che continua
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non ancora scoperto, indecifrato... e anche il tracciato di
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piani più in basso, e interseca su piani diversi
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po’ indietro la testa e si passa una mano
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vestiti, senza la tovaglia, e si passa di tanto
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molti alzarsi di colpo e spostarsi attraverso gli uffici
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lunghi, tra un periodo e l’altro. La vedevo
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La vedevo girarsi allarmata. «E di là che ci
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la luce. “Ma c’è una festa, qui dentro
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La casa editrice si è trasferita nel palazzo a
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che possa di nuovo e a dispetto di tutto
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che chissà quante volte è passato sotto il mio
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di un disco combinatore e mi accorgevo che la
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già fuori dalla cabina e mi allontanavo quasi di
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dalla ressa dei volti, e avvicinarsi con gli occhi
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se quell’insegna non è poi molto chiara, messa
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chiara, messa così com’è tra due porte, non
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linee dove la stoffa è stata appena tagliata, non
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appena tagliata, non si è ancora ben rimarginata, e
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è ancora ben rimarginata, e queste auto metallizzate, troppo
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proprio tre giorni, si è raccomandato!» Stavo appoggiato alla
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da così tanto tempo, e averla a tal punto
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altri, a ogni morso. «È la prima cosa che
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della pastasciutta ormai fredda e agglutinata, in un piattino
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fronte a uno specchio, e intanto si guarda salire
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al cunnilingus. “Ma com’è possibile che lei tenga
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la bocca nella tovaglia. “E che lui si metta
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un quarto d’ora è passato!” ¶ Tornai verso la
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con lentezza. ¶ «L’editore è dovuto partire improvvisamente, con
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ancora incredibilmente agitato, si è scusato...» ¶ 5 ¶ La donna gravida
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cornetta tra la spalla e la guancia, e la
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spalla e la guancia, e la testa girata di
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va per le strade? E svolazzano in alto o
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mezze stracciate perché c’è sempre chi ci si
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colpo, con un balzo, e si tira su due
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addirittura, se non c’è più in giro nessuno
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più interne, più sfrenate. ¶ «È proprio vero... lei ha
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lo sa che oggi è l’anniversario della pubblicazione
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Elastica relastica? L’editore è dovuto correre per forza
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Adesso stanno andando tutti e due su un tandem
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dove...” mi dicevo passando “e qualcuno terrà la cornetta
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aprono scivolando a ventaglio, e bisogna spingerle a tutta
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tanto in tanto. “Non è riuscita a spiegargli la
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rimprovera senza guardarmi, “si è sentito ferito, mi sembra
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di vederlo mentre corre e si espande da solo
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così tante telefonate, non è facile riuscire sempre a
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immaginare...”» ¶ «Ma adesso dov’è?» provavo a dire facendo
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braccia, dentro la cabina. ¶ «È dovuto partire improvvisamente, ne
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il televisore in piedi e completamente svestita. Vedevo il
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finestra dalle tapparelle sollevate e prive di tendine. Stava
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vicino a quell’auto e ricominciavo ad andare, a
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già a vedere qua e là sui marciapiedi rosoni
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giro gonfi di cibo e incantati, imbambolati...” Scorgevo la
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per le strade deserte e il suo guidatore comincia
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luce, con le ciglia, e intanto si stropicciavano con
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testa, con le spalle. ¶ «È partito da poco... ma
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da poco... ma si è dovuto fare forza, mi
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forza, mi creda, si è strappato!» ¶ Si capiva che
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aria mentre avevo tutti e due i piedi sollevati
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terra nella corsa. ¶ “C’è il mercato coperto!” mi
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un istante, da vicino “e anche la macchinetta sputagettoni
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la macchinetta sputagettoni non è stata neppure sbudellata...” ¶ Provai
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avere lavato i piatti e gettato il sacchetto delle
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macchinetta sputagettoni era vuota e nessuno aveva da vendermi
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filo tagliato di netto e senza più cornetta. “Se
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riempito di carta pressata e poi incendiata. Sentivo finalmente
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caseggiati. “Forse questo telefono è guasto” pensavo lasciando infine
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il sacchetto che c’è appena sotto il cruscotto
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si ravvivava nel buio e poi affievoliva rivelava la
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molto...» ¶ «Ma come! Se è rimasto sempre in casa
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di corsa a rintracciarla! È rimasto in casa editrice
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sempre a salutare. “Ma è stato qui tutta la
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del caffè che c’è in corridoio. Beve da
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labbra ancora impastate. “Ci è sfuggito di nuovo!” ricomincia
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dopo. “Non appena si è sentito braccato, intercettato...” “Tornerò
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a quel lunghissimo tavolo e nessun altro intorno, messi
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per guardarmi. ¶ «Ma perché è zoppo!» ¶ Mi appoggiai al
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senza fiatare. ¶ «Mi spiace... è partito da poco, è
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è partito da poco, è andato in ferie!» ¶ «In
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di colpo, si sfuocava. ¶ «È ancora in linea?» chiese
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leggermente più forte «si è raccomandato che la pregassi
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Fece una pausa. ¶ «Mi è venuto alle spalle mentre
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un piede la spina e i tasti mi sono
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si comincia a svuotare e ci sono solo due
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emozionato...” Continuava a parlare, e intanto mi passava le
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delle spalle, del collo. “È sicura di avere capito
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cantoniera disabitata da tempo e tutta spenta, ai bordi
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con un lungo giro. “È passato già quasi un
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una cabina intensamente illuminata e senza più la porta
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vicino a un riflettore, e si vedeva l’altra
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piano sull’altra carreggiata, e un uomo lo segue
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con gli occhi socchiusi e intanto sorrideva. ¶ “Ma quello
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intanto sorrideva. ¶ “Ma quello è il messo dell’editore
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L’editore non c’è.» ¶ «Come... non c’è
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è.» ¶ «Come... non c’è!» ¶ Si continuava a sentire
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sagome d’auto illuminate. ¶ «E anche quel messo che
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improvviso. ¶ «L’editore si è raccomandato che la convinca
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ha ricominciato ad assaporarlo e a sfogliarlo, emozionato... “Faccia
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dopo. ¶ «In questo momento è già sull’aereo...» rispondeva
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ha cercato di rincuorarlo, è riuscito persino a farlo
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il tovagliolo di carta... È stato lì che ho
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sacchetto di patatine fritte, e intanto ci citiamo e
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e intanto ci citiamo e parliamo, mastichiamo...”» ¶ Facevo per
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spalle di colpo, emozionato, “e anche una volta sola
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anche una volta sola è infinitamente raro che accada
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infinitamente raro che accada, e appare inaudito ogni volta
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quando viaggiano in metropolitana e le luci nella vettura
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quale ragione tutte spente... e possono sempre sfiorare il
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arrestai. ¶ “Ecco, il numero è quello!” ¶ C’era un
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strada...” mi dicevo accostando “e quel passante che ci
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come se niente fosse e con le mani in
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le mani in tasca e si vede andare con
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Possiamo sempre brindare. Oggi è Natale!» ¶ «È vero!» balbettai
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brindare. Oggi è Natale!» ¶ «È vero!» balbettai con un
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Ho acceso la radio, è più prudente...» ¶ Teneva la
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ancora in volo, tanta è stata la forza della
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solaio di quel seminario, e quella delle correnti d
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delle correnti d’aria e di spazio che ho
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la mia minuscola bocca è già spalancata, che sto
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di nuovo in picchiata, e che un’ala si
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isolate, nelle ville... Qui è sempre festa!’ mi dico
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tratto. «Questi scarti improvvisi... e com’è finita poi
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scarti improvvisi... e com’è finita poi coi guerrieri
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rendere conto di niente, è risaputo!» sorrise con gli
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occhi leggermente sbarrati. «Non è affar suo tutto questo
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silenzio, alle mie spalle, e che mi stava guardando
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era già accesa qua e là, nella torre di
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fondo del lontano cortile. ¶ “E questa è solo la
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lontano cortile. ¶ “E questa è solo la parte più
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di vetro, mentre rincasava. ¶ “È piovuto, là in basso
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acqua cominciava a sgorgare “... e quando arriva è ancora
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sgorgare “... e quando arriva è ancora tutta sfuocata, così
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mentre l’ascensore scendeva, e poi nella voragine del
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istante. Trattenevo il respiro. “È fissata con un orecchino
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una delle orecchie nere e lucenti della donna...” mi
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dicevo finendo di masticare. “E avranno già i loro
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occhi sbarrati, vedevo tutti e due i volti un
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al contorno...” constatavo “lei è già seduta in quel
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ha già le calze e le mutande abbassate, alle
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le gambe già ripiegate e allargate, tiene fuori come
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sarà un nuovo arrivato e non ce l’avrà
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di porte, in corridoio. ¶ «E questo armadio di latta
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fare rumore in cucinino. ¶ «E questa che si vede
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fin qui in alto è ancora acqua?» sussurrò con
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guardavo senza fiatare. ¶ «C’è un telefono, qui?» ¶ Scossi
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già andati via tutti, è tutto spento...» ¶ Ero tornato
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sempre a casa sfrenati, e si gettano quasi di
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gettano quasi di corsa e per prima cosa su
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rintracciarlo?”» ¶ «Ma perché? Cos’è successo?» ¶ «Ha trovato il
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di minuti dopo si è chiuso in ufficio, si
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chiuso in ufficio, si è raccomandato che non lo
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trova qui questo manoscritto?” è uscito fuori gridando, un
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qualche luogo?” Andava su e giù per il corridoio
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Eppure, tra una volta e l’altra, passano decenni
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portavano cravatte a farfalla e lo sparato, e le
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farfalla e lo sparato, e le loro scarpette nere
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capelli tutti ben pettinati e imbrillantinati, sulle tempie. ¶ «È
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e imbrillantinati, sulle tempie. ¶ «È meglio che parcheggi di
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due lati dell’auto e la facevano slittare ridendo
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lampadari. ¶ «Guarda, guarda! C’è una festa, stasera, qui
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No! La sala grande è di qui!» li sentivo
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di sparati. ¶ «Ma qui è già in corso un
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con tre sole dita, e la faceva ruotare nell
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orecchio uno dei due «è a nostra disposizione finché
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dita tremare più volte, e la mela sfuggirgli di
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l’intera sala ondeggiare, e la mela saltare da
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il pavimento. ¶ “Ma allora è fatta di vetro!” mi
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folla ondeggiava per inseguirla, e si spostava quasi correndo
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tutta insieme il respiro, e sospirare quando qualcuno riusciva
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guantate di qualche spettatrice, e schizzare ancora più avanti
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per mano da tutte e due le parti, sentivo
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lato. ¶ «Ma non c’è più la mia macchinina
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a quest’ora dov’è già arrivata!» ¶ 24 ¶ Natale ¶ Il
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parabrezza. ¶ «Anche il furgone è lo stesso!» dissi con
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testa girata, incontrollata. ¶ «Certo, è lo stesso, ma non
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i giornali? Che cos’è successo?» ¶ «Questo non lo
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liquami scoppiati, inzuccherati. ¶ «Dov’è che stiamo andando? Che
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impastarsi per un istante, e sollevare nell’aria quelle
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non ricordo più dove e quando...» dissi muovendo un
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appena sbocciata. ¶ “Quest’uomo è tutto ustionato!” mi accorsi
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pantofoline appaiate, colorate. ¶ «Chi è che viene a dormire
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ustionato sorrise di nuovo. ¶ «E chi lo sa!» ¶ Stava
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stendevo. ¶ “Una maglia? Ma è della mia misura!” ¶ La
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sentono strappare di colpo e poi più niente, mentre
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sorpasso sfrenato gli abbaglianti, e suona insieme a distesa
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suona insieme a distesa, e si getta in quella
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quella sfera che c’è sempre appena più avanti
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di scatto. “Ma questo è un capello!” mi accorgevo
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mi dicevo, “qualcuno che è uscito o che è
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è uscito o che è rientrato camminando per quei
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pianerottoli ancora in penombra... e si sente la porta
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si solleva... Ecco, adesso è uscita dall’ascensore, sta
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di colpo dalla porta, e a mettersi a correre
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a mettersi a correre e a urlare, a imperversare
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vicino, un rubinetto aperto e richiuso, uno sbadiglio. Mi
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pullulare. ¶ “Che ore saranno? È già mattina!” ¶ Mi girai
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già localizzato questo covo! È meglio che cambi aria
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Ma perché? Che cosa è successo?» ¶ Misi i piedi
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attraverso la stanza, imperversava. ¶ «È saltata in aria stanotte
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all’improvviso. ¶ “Ma quello è il colonnello dei piumanti
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quel piano che c’è sotto il finestrino, si
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non fiatava. ¶ «La stazione è piena di guardie!» si
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stanza diversa dalla cucina e tutta buia. Provavo a
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privi ancora di etichetta e coperchio. Li facevano sbattere
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la bocca con tutte e due le mani, in
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un’altra testa. “Ma è quell’uomo dagli occhi
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erano già spente qua e là nei rari caseggiati
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Vedevo i camion entrare e uscire dal magazzino, indovinavo
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del capannone, di giorno e di notte, e quella
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giorno e di notte, e quella vasca armata piena
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ribolliva, giù in fondo, e quelle torri di barattoli
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sguainate, mentre esplodeva qua e là nelle torri qualche
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sentivano le autoclavi sfiatare, e le ragazze ai nastri
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con quel camice colorato e leggero e tutto staccato
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camice colorato e leggero e tutto staccato dal corpo
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di nuovo ad andare, e le giostre a girare
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sulla montagna del sale e dello zucchero, lacerando i
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così stanco, così sfinito, e la spinta dello zucchero
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era talvolta così improvvisa e così forte che finivo
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me nella stessa cascata, e che l’abbracciavo e
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e che l’abbracciavo e la baciavo e l
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abbracciavo e la baciavo e l’accarezzavo e che
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baciavo e l’accarezzavo e che anche lei mi
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anche lei mi abbracciava e mi baciava e mi
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abbracciava e mi baciava e mi accarezzava, ed era
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bocca, le sue ciglia, e che la baciavo e
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e che la baciavo e l’accarezzavo e che
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baciavo e l’accarezzavo e che intanto pensavo che
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mi ricordo... ma quando è successo tutto questo? E
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è successo tutto questo? E adesso dove mi trovo
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mi trovo? Che stagione è questa?” mi chiedevo. “Da
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arrestai. ¶ «Ma quello non è il colonnello dei piumanti
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lì da troppo tempo. È difficile in questi casi
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questa consegna che mi è stata data e a
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mi è stata data e a cui sto ottemperando
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al recinto della casermetta e la sentinella lo salutava
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piumante alzarsi di scatto e salutare, mentre passavamo di
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conduceva al primo piano, e si sentivano ancora i
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un po’ spropositati. ¶ «Eccola, è questa!» ¶ Il colonnello dei
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della bocca, ancora infreddolite. ¶ «E se anche poi l
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la verrebbero in quattro e quattr’otto a liberare
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in un piccolo ufficio, e sbadigliava. Si faceva portare
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perché era tutta indurita e non segnava, neanche se
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distante a gambe larghe e puntate, a testa bassa
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nel paesino tutto buio e deserto. Cercavo il piccolo
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ci stanno seguendo! Si è formata alle nostre spalle
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Ma qui non c’è nessuno!” ¶ La stradina era
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paesi già tutti bui e deserti. Staccavo per un
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tutta illuminata. ¶ “Ma questa è Luciaria!” mi dissi girando
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dalle vetrine sporgenti, abbacinate. ¶ “E ci sono ancora quei
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bivacchi...» ¶ «Vuoi dire che è rimasto ancora qualcosa del
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tormentava le mani. ¶ «Non è facile neanche per me
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gruppi che si sciolgono e si ricompongono subito dopo
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dire impallidendo di colpo «e non so neanche se
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in una città diversa. “È ancora quello stesso piede
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fianco, tra la veglia e il sonno. Sfioravo con
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chi dormiva poco distante. «È per l’innesco chimico
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dicevo arrossendo di colpo. “E la luce si riflette
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già da un pezzo, e andare cercando attraverso la
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Non lo sai? C’è un tumulto!» ¶ Sbagliavo a
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insonnolito. «Ma di chi è questa sede? Dove sono
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detersivo che si staccano e volano nell’aria... non
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sono state già risciacquate e riprendono ad andare e
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e riprendono ad andare e a fumare, per le
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voci assonnate spostarsi sorseggiando e parlando sui tetti, mentre
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viaggiano tutte scoppiate, controluce... E cosa le portano a
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portano a fare, quando è notte e si sentono
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fare, quando è notte e si sentono solo gonfiare
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acqua per la pioggia e tutto quel vento in
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non avevo mai visto e neanche immaginato, scorgevo la
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di benzina. ¶ «Che posto è questo? Che città è
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è questo? Che città è questa?» provavo a gridare
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eravamo diretti. ¶ “Ma quella è la macchinina gialla!” ¶ Era
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altre, nella piazza. ¶ «Com’è possibile?» dissi allungando una
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si accende, la batteria è ancora carica, e anche
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batteria è ancora carica, e anche il motorino d
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trema tutta, sobbalza... si è accesa!” ¶ Mi guardavo attorno
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l’ha dato Stenka! E dopo non ci si
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quella casa da dove è uscito... e lo nascondevano
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da dove è uscito... e lo nascondevano in molti
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po’. ¶ “Ma quello là è Sonnolenza!” ¶ Lo guardavo nello
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improvvise, sulla strada...” ¶ “C’è ancora qualcuno, sono ancora
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leggermente sbarrati, mi guardava. ¶ «E chi è questo Stenka
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mi guardava. ¶ «E chi è questo Stenka?» ¶ C’era
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centrifugava. ¶ «Ma di chi è questa sede, se è
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è questa sede, se è una sede?» ¶ La donna
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lamentava. ¶ «Ma che rifugio è questo?» ¶ Vedevo da dietro
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faceva strada nel corridoio, e le porte erano tutte
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Mi sporsi a guardare. ¶ «È tutto pieno di culle
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hai di meglio...» ¶ «C’è già dentro qualcuno!» provai
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gambe, a rigirarmi. ¶ “Ma è quasi una culla!” ¶ Sentivo
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volto, sui capelli. ¶ “Si è svegliato!” mi dissi trattenendo
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manine. “Eppure ha tutte e due le braccine fuori
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tutte le parti, pullulare...” ¶ “E chi sarà quello, ad
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lato di quella tavolata, e il cibo sembra sempre
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volte, come per trattenerlo... E che beve arrovesciando esageratamente
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dentro fanno da bicchieri, e tiene le labbra così
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le labbra così strette e bloccate che quando se
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svegliavo. “Da quanto tempo è là dentro?” mi chiedevo
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qualcosa di enorme sollevato. ¶ “È come un immenso, dinoccolato
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sentii gridare. ¶ «Ma cos’è quella cosa?» provai a
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preciso... sulla lapide c’è scritto che era un
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luci abbassate, quasi buia. ¶ «E adesso cosa facciamo?» mormorai
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sorriso privo delle labbra. ¶ «E adesso dove lo porti
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Rise ancora, di colpo, e insieme faceva un rumore
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guardi?» gli chiesi. ¶ «C’è una macchina che ci
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tutto, sconfinava. ¶ «Ma chi è che la guida? Chi
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la guida? Chi c’è dentro?» ¶ Il Sempio continuava
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ancora tra la veglia e il sonno. ¶ «Ti ho
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buio, dopo un po’. ¶ E da un lieve rumore
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baffi.» ¶ Spariva per giorni e giorni. Non lo sentivo
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così fino alla porta e poi anche giù per
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piene di gente, c’è passeggio!» ¶ “Ma allora è
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è passeggio!» ¶ “Ma allora è un giorno di festa
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stanza, tra la veglia e il sonno. “Ma come
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sonno. “Ma come si è vestito, questa volta?” mi
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ad assopirmi. ¶ «Non c’è più la tua macchinina
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andare sopra il soffitto e subito dopo tornare. ¶ «L
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vede che se n’è andata slittando per conto
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lontano paese... di Luciaria!» ¶ «È arrivata fino a Luciaria
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l’ho riportata. Adesso è parcheggiata qui sotto casa
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dalla branda, camminare. ¶ «C’è ancora in giro quel
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assopivo. ¶ «Ma adesso c’è ancora, giù in strada
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macchinina?» ¶ «No, non c’è più.» ¶ Continuava a girare
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testa. ¶ «Ma lei non è la callista?» ¶ La vecchia
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queste parti, un frontaliere...» ¶ «E la villa?» chiesi con
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testa puntata. «Che cosa è rimasto del parco, della
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ci sta più nessuno, è tutta vuota! Non possono
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possono più toccare niente, è diventata monumento nazionale.» ¶ Muoveva
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la testa per aria e con le mani in
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sbarrati, sbadigliavo. ¶ «Ma non è rimasto nessuno neanche in
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da solo, nella villa.» ¶ «E la Pesca? La Pesca
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sbieco sul lettino, c’è da avere quasi paura
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a buttarla nel bidone. “E quanto filo ci vuole
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cucirla di nuovo, quando è estate e le notti
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nuovo, quando è estate e le notti cominciano tardi
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sul muro, quando passavo e poi ripassavo sotto il
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volto. ¶ Mi arrestai. ¶ “C’è una specie di dormitorio
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dove posare i piedi e dove scavalcare, passando per
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dormire, respirare. ¶ «Ma questa è ancora una sede?» provai
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ancora, tra la veglia e il sonno. ¶ L’uomo
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so cosa dirti. Adesso è un rifugio» bisbigliò. ¶ Arrivava
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pavimento dopo avere mangiato, e cercava di espandere poco
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la chiavetta piano piano e con mille precauzioni, perché
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passi allontanarsi di poco e subito dopo tornare. Lo
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anche se la faccia è cambiata, se hanno smesso
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parte. ¶ «Ma no... quello è soltanto Miša, lo stalliere
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già un po’ tannificata. “È tutta scoppiata, cresce in
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sua sedia. ¶ Teneva tutte e due le gambe ripiegate
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libro, da allora. Si è seccata, là dentro, col
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come un fiore...» ¶ «Ecco, è finita!» sentii gridare la
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sentii gridare la donna. «È entrato in coma!» ¶ Mi
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avere smaniato! Guardi dov’è finito!» disse gettando di
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il corpo del Gagà, e la testa stava tutta
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un intero foglietto. ¶ «Questo è il numero del parrucchiere
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una mano sui capelli. “E adesso dove sono andati
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fare rumore coi piatti e le posate, se no
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mangiare. ¶ «Corra, si affretti... è caduto fuori!» gridava un
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più che potevo tutte e due le braccia, cercavo
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infuriata, sfigurata. «Quanto tempo è passato?» sentivo domandare la
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donna. «Da quanti giorni è in coma?» Scuotevo la
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gola!» La sentivo andare e venire attorno al letto
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pareti, degli oggetti. “Non è ancora tornata!” constatavo. “È
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è ancora tornata!” constatavo. “È molto tardi...” Ma solo
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Si vede proprio che è notte...” mi passò per
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Ma non vede che è morto!» disse senza guardarmi
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faccia ancora impastata, frolla. ¶ «E adesso come facciamo?» si
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la sentivo urlare. ¶ «Ecco, è scattata!» mi annunciò d
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i fuochi artificiali! C’è una festa qui a
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smaniava. L’aria andava e veniva, tra i due
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stanza, sbatteva contro porte e pareti, vedevo l’ombra
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la porta a vetri e subito dopo tornare, mentre
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bocca, sembrava stesse correndo e insieme ridendo, controvento. ¶ «Rimettiamolo
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già verso la porta, e poi lungo le scale
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Mi arrestai. ¶ “Ma allora è arrivato l’inverno un
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mi arrestai di nuovo. ¶ “È ancora là!” mi dissi
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schiacciai senza neanche fiatare, e andava in frantumi quella
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bocca per parlare. ¶ «Forse è meglio che resti...» lo
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straccio. Misi in moto. E slittavo sulla neve ghiacciata
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sbarrati. ¶ “La casa c’è ancora! La luce della
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La luce della cucina è ancora accesa!” ¶ Accostai piano
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fatica a respirare. ¶ «Com’è possibile? Che voci possono
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grande cuscino sottobraccio. ¶ «Ma è rimasto qualcosa del Centro
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passi lungo il corridoio. ¶ «E dov’è finito Sonnolenza
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il corridoio. ¶ «E dov’è finito Sonnolenza? Dove sono
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schiena tra la veglia e il sonno. “Proverò a
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di festa...” mi dissi “e sta scendendo la notte
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a passare di corsa e coi finestrini ben chiusi
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un cortiletto tutto bianco e ghiacciato. ¶ C’era solo
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finestrella. ¶ “Non capisco se è il Sempio...” mi dicevo
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a spalancare la porta, e a gettarsi fuori di
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Andiamo con la mia, è più veloce!» ¶ La sua
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quasi cancellata. ¶ «Che posto è questo?» ¶ «Ma come! Non
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Ma come! Non vedi? È un cimitero!» ¶ Andavano nella
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appena la testolina immobile e silenziosa di Lenin. Slittava
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parte della fiamma. “Mi è parso che abbia mosso
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a capire bene, forse è il fuoco...” Continuavamo a
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conto proprio nella sala, e anche Lenin sembrava guardare
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giù nel parco. “Forse è il momento di agire
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volta a deflagrare. “Dov’è andata a finire?” domandai
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nello stanzino segreto. “Dov’è andata a finire la
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porta. Vedevo Anastasia apparire, e andare a piccoli passi
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tanto lanciava in alto e di lato una sola
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vedevo i visitatori andare e venire sul nastro dello
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nastro dello scalone, camminare e incrociarsi a piccoli gruppi
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lungomare. Si accendevano verande e balconi, verso sera. Vedevo
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ospiti conversare andando avanti e indietro là sopra. Il
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continuava ad andare su e giù per la veranda
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tornare nello stanzino segreto, e a uscire di nuovo
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neanche a metà rampa, e sventolava il dispaccio con
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dispaccio con la mano.» ¶ «E anche qui una scala
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della lingua che andava e veniva tutta piena di
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di inventare un vero e proprio linguaggio alternativo, col
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fronte il professore. “C’è questa ritmica di passaggini