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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
1
1923
le veniva da piangere; e, allora, non riesciva mai
2
1923
marito una sua sorella. E poteva rimproverare niente a
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1923
di raccapriccio più vivo e più importante di tutto
4
1923
illudendola un’altra volta, e facendole dimenticare che già
5
1923
si sentiva più libera e capace di credere come
6
1923
Roma. ¶ Scesi dal tranvai e fatti pochi passi nella
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1923
resto non era nessuno, e tutto pareva volesse fare
8
1923
una svolta brusca, c’è un ponte. Il fiume
9
1923
Il fiume era torbo e verdastro; e, da ogni
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1923
era torbo e verdastro; e, da ogni parte, su
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1923
stesso colore dell’acqua e del fango. Una mandria
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1923
un campo vicino: scodinzolavano, e il pelame lustrava. Sopra
13
1923
rotonde, benchè fossero radi e quasi in fila. Dopo
14
1923
nè meno i contorni. E tutto il monte, perciò
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1923
La pianura lunga, qua e là, portava ciuffi di
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1923
uno specchietto da allodole; e due cacciatori, nascosti fino
17
1923
Albertina volle subito approfittarne, e gli rispose: ¶ — Da quando
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1923
tu volessi vantartene? ¶ — Perchè è vero. ¶ Egli, allora, le
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1923
Ma Albertina lo rimproverò; e tutta la quiete di
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1923
te, me lo dirai. ¶ E siccome Albertina non gli
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1923
anche contro la campagna; e non poteva guardare niente
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1923
sentendo che tra lui e le cose ora c
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1923
ora c’era Albertina e ch’egli ne era
24
1923
ombre cadevano dalle colline e dalle case senza più
25
1923
case senza più rialzarsi e muoversi. Alla fine, tutti
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1923
divenne un poco nebbioso e d’un turchino quasi
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1923
un branco di vitelli; e rifecero la strada per
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1923
senza preoccuparsi delle conseguenze; e se Dario non la
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1923
occorre per essere onesta, e buona. ¶ Come le dispiaceva
30
1923
chilometri non smettevano mai; e, qualche volta, le pareva
31
1923
dalla rete una valigia. E, quando il treno riprese
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1923
avesse dato un appuntamento e disperasse di non andarci
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1923
pensava più a scendere; e, ad allontanarsi, provava un
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1923
benessere prima quasi fisico e poi, un altro benessere
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1923
quelli della sua famiglia e non Dario. ¶ Per tutta
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1923
essere sempre a Roma; e aveva negli orecchi e
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1923
e aveva negli orecchi e nella mente una quantità
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1923
una quantità di nomi e di rumori, ai quali
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1923
di aprire gli occhi. E pareva che la luce
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1923
sentita, andò alla persiana; e la spinse con tutte
41
1923
la spinse con tutte e due le mani. La
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1923
le stecche della persiana e la fermarono. Fuori, non
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1923
non c’era nessuno; e la pioggia era sola
44
1923
che sarebbe tornata presto; e non aveva mai pensato
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1923
era più a Roma; e s’avviò verso il
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1923
sentirsi meno colpevole. ¶ Balenava e folgorava in alto, dietro
47
1923
il tramonto si spuliva; e il temporale scendeva da
48
1923
che si spandeva attorno. E il grigio della pioggia
49
1923
mettendosi a passo uguale; e il Carraresi riattaccò: ¶ — Io
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1923
ne vado da Roma; e sento che non avevo
51
1923
Ti ci lascio volentieri, e procurerò di scordarmene subito
52
1923
appiccicavano le labbra insieme; e i denti, piccolissimi, erano
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1923
Aveva i capelli ossigenati e le unghie lucidate; i
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1923
mucchio di giornali illustrati; e sarebbe stato impossibile, alzando
55
1923
si sentì subito irritato; e disse sottovoce al Carraresi
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1923
di sangue; tutte torte e tremolanti; come un filo
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1923
come un filo quando è stato avvolto e restano
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1923
quando è stato avvolto e restano i giri. Aveva
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1923
arrossata che gli lustrava; e le labbra come ingrossate
60
1923
era fatta la barba, e il pomo della gola
61
1923
del colore della patina. E bastava che muovesse le
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1923
non capiscono la Bibbia; e, perciò, odio anche loro
63
1923
tu sei proprio credente? ¶ E intanto gli parve di
64
1923
ed anche a confessarmi. E, perciò, mi sento anche
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1923
in maniche di camicia e la stecca in mano
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1923
si udivano trascinare sedie e tavolini. Accorsero due camerieri
67
1923
tavolini. Accorsero due camerieri; e le grida si acquietarono
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1923
Non vedi che tutto è finito? Non vedi che
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1923
del panciotto i denari; e, s’arrabbiava, pigliandosela con
70
1923
gli riesciva a rimettersi, e non trovava più il
71
1923
impaurirsi a quel modo, e se la prendeva con
72
1923
impedire di sorridere. Sconvolto e confuso, camminava lesto; come
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1923
voluto lasciare l’amico; e non gli dava più
74
1923
gente era troppo fitta; e, quando c’era una
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1923
a digrignare i denti e a sbuffare come se
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1923
durasse una fatica enorme. E disse: ¶ — Accidenti a quando
77
1923
smarrito: ¶ — Ma non c’è una strada dove non
78
1923
afferrò per una manica; e lo portò via dai
79
1923
s’era già ripreso, e disse con una gioia
80
1923
sarò con gli altri. È necessario ripulire l’Italia
81
1923
Italia da questa gente, e non ci vuole nessuna
82
1923
a essere italiani, c’è da vergognarsi. Ma bisogna
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1923
chi ci sta dentro; e anche il Quirinale. ¶ Parlava
84
1923
sicurezza giovanile, doventando lieto e disposto ad essere più
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1923
più buono con Dario. ¶ E Dario era quasi per
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1923
una spalla. Si volse, e Ubaldo Papi, un altro
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1923
invitandolo ad andare tutti e tre insieme. Il Papi
88
1923
piaccio subito alle donne e desidero di andare dove
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1923
andare dove s’incontrano. E, poi, io so parlare
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1923
alle donne! Mia madre è tanto contenta quando sa
91
1923
un marrone quasi nero e belli. ¶ Era vestito sempre
92
1923
vestito sempre alla moda; e teneva il cappello un
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1923
più un’aria spigliata e disinvolta. Non andava mai
94
1923
tempo con i giornalisti e con qualche letterato. A
95
1923
che gli s’annebbiavano; e cominciava a parlare di
96
1923
meravigliava di essere desto e l’aria fresca pareva
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1923
di sè, lo approvò. ¶ E si dettero la mano
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1923
suo assillo quasi febbrile; e avrebbe fatto di tutto
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1923
non riesciva a dominarsi, e la rifaceva anche con
100
1923
s’irritava di tutto e impallidiva, dolendosi di non
101
1923
soltanto due cani randagi, e, dentro un castro, un
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1923
non riescivano a sorridere; e, tutte le volte che
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1923
indovinando la sua sofferenza e sentendola ella stessa. ¶ La
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1923
La campagna era deserta e quasi piana; come se
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1923
foglie inaridite, quasi gialle; e dal pedano la buccia
106
1923
sollevava a lunghe strisce e a brandelli. Le cornacchie
107
1923
luccicava a spigoli storti e a gomiti aguzzi, c
108
1923
era un cavallo morto; e, a pochi passi, un
109
1923
un branco di pollastre e di tacchine magre, che
110
1923
cavallo pareva ancora vivente; e Dario ne sentì una
111
1923
diligenza; con il cappello e il vestito nero come
112
1923
coperti di licheni gialli; e così erano i cornicioni
113
1923
così erano i cornicioni e i davanzali sotto le
114
1923
lancette di ferro arrugginito e con uno stemma di
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1923
stemma di pietra sbocconcellato e sfaldato. ¶ Albertina, delusa, disse
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1923
Non mi dire niente; e lasciami stare. ¶ La strada
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1923
si arrestava di botto; e il lago si vedeva
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1923
giù in basso; tondeggiante e turchino. ¶ C’era da
119
1923
riescivano a stare insieme e riunite. Il Gavinai si
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1923
sentendosi prendere dalla solitudine; e gli pareva di respirare
121
1923
siepi, volavano altri uccelli, e si sentiva il frullio
122
1923
su la sabbia soffice e lucente, che scottava benchè
123
1923
insieme con il cane; e si udiva il respiro
124
1923
ma sorrise ad Albertina; e, quel giorno, per la
125
1923
avrebbe nè meno capito. E perchè Dario non le
126
1923
coltello la riva opposta; e nel fondo si distinguevano
127
1923
azzurre come l’acqua; e le nuvole si riflettevano
128
1923
mandria di cavalli sciolti; e poi, un’altra volta
129
1923
al desiderio: la baciò e le morse tutta la
130
1923
sentiva pieno di morte e di odio; un odio
131
1923
anni, sempre più intollerante e perverso. Non riesciva a
132
1923
godere del suo amore; e strinse, con ira, le
133
1923
senso soltanto quasi lubrico; e gli pareva che non
134
1923
Veneto, tra due amiche; e tutte e tre portavano
135
1923
due amiche; e tutte e tre portavano tanti fiori
136
1923
nella bella via, chiara e luminosa; anch’ella vestita
137
1923
non piangere dalla tenerezza: E le avrebbe detto, sotto
138
1923
somigliavano, dalle sue parole e dal suo nodo di
139
1923
proprio allora dall’albergo; e decisero di ficcarsi nel
140
1923
stato disposto a vederlo; e, senza dargli la mano
141
1923
una mano sul viso; e sorrise. Ma il Carraresi
142
1923
l’avesse proibito lei. ¶ E, con un’aria di
143
1923
tono che aveva preso; e gli disse: ¶ — E, allora
144
1923
preso; e gli disse: ¶ — E, allora, ascolterai tutto quello
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1923
poteva ascoltare più niente; e stringeva i denti insieme
146
1923
di una soavità fanatica e implacabile. Una soavità che
147
1923
sigaretta sotto un piede, e disse: ¶ — Io non credo
148
1923
artigli fatti di tendini e di unghie, senza polpastrelli
149
1923
Roma mi fa schifo. È degna del suo parlamento
150
1923
degna del suo parlamento e della borghesia che l
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1923
su la borghesia immonda e scema, Dio facesse piovere
152
1923
fiamme. La disprezzo perchè è stupida e insulsa. Io
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1923
disprezzo perchè è stupida e insulsa. Io, da qui
154
1923
i poveri, i santi e i briganti. I santi
155
1923
a levare i portafogli, e i poveri perchè sono
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1923
della mia profonda compassione e del mio rispetto. ¶ In
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1923
passò un’automobile; lucida e nera: intravidero, dentro, i
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1923
cappelli di due signore e un fascio di rose
159
1923
fiume! ¶ Ambedue, ora, sghignazzavano e fremevano; esaltati. Il Carraresi
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1923
sponde del Tevere; larghe e verdi. Un gregge di
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1923
affondavano con le zampe. E il greto senza erba
162
1923
una fila tutta storta e puntuta di teste. Poi
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1923
picchiava le più tarde e quelle che non sapevano
164
1923
ma era troppo distante e la strada in mezzo
165
1923
vendevano i cocomeri; umidi e rossi. ¶ Dario, benchè temesse
166
1923
chiese: ¶ — Perchè non andiamo e sentire com’è il
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1923
andiamo e sentire com’è il vino? ¶ Il Carraresi
168
1923
dietro, di tela rossa; e il vento la gonfiava
169
1923
tendendo un piattello rincalcagnato e rotto. ¶ Donne, con i
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1923
collo, compravano alle botteghe; e, poi, tornavano alle case
171
1923
le insegne di legno e con i muri ricoperti
172
1923
dalle liste delle vivande e dai prezzi del vino
173
1923
tra i convolvoli appassiti e le rose sfiorite al
174
1923
rose sfiorite al sole e alla polvere. ¶ Il Carraresi
175
1923
che aveva detto, compiacendosene; e Dario si sentiva contento
176
1923
Dario gli disse: ¶ — Ma è ancora presto! ¶ — Non importa
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1923
subito verso il Corso; e presero dalla parte dei
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1923
della Passeggiata di Ripetta; e un brigadiere dei Carabinieri
179
1923
il braccio, la inseguì. ¶ E siccome cominciava a piovere
180
1923
di udire qualsiasi rumore; e credevano che il tranvai
181
1923
fuoco alla sua camera; e, invece, aveva gli occhi
182
1923
Egli voleva amare Roma, e non gli era possibile
183
1923
andiamo? ¶ Dario era imbarazzato; e rispose, come tra sè
184
1923
si sentiva come ferito e non sapeva di che
185
1923
di essersi sfogato inutilmente, e desiderava trovarsi solo; all
186
1923
vera amicizia tra lui e Dario, e ne dette
187
1923
tra lui e Dario, e ne dette la colpa
188
1923
soldi lasciatigli dal padre, e che cosa si aspettava
189
1923
lui un risentimento ostinato; e avrebbe voluto lasciarlo; perchè
190
1923
a lui, forse eguale; e aveva voglia di dirgli
191
1923
mai sentito così giovane e forte, come quel giorno
192
1923
gli pareva un’inezia e basta! ¶ Chiese, timidamente: ¶ — Perchè
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1923
sempre tempo a provvedere e che ad aspettare era
194
1923
ad aspettare era meglio. E quando Dario gli rispondeva
195
1923
il Giachi rimediava subito: ¶ — È vero? Allora per oggi
196
1923
vero? Allora per oggi e per domani te li
197
1923
suo paesello a Roma; e per stare con lui
198
1923
da almeno due anni, e non ne era capace
199
1923
al muro del recinto; e due melograni fioriti. ¶ Il
200
1923
apatico delle altre volte, e lo accolse con un
201
1923
la sua aria indolente e di malumore; e pareva
202
1923
indolente e di malumore; e pareva irritato di avergli
203
1923
Giachi torse la bocca e abbassò la testa. Poi
204
1923
sopra il tavolino, disse: ¶ — È venuto a Roma il
205
1923
gli dette un’occhiata e riabbassò la testa; poi
206
1923
ai braccioli della poltrona e restò in piedi: pareva
207
1923
pareva che durasse fatica e che restasse volentieri solo
208
1923
all’Albergo del Sole. È già l’ora. Va
209
1923
posso! Non ho voglia! ¶ E rise con amarezza; quasi
210
1923
restava un poco piegata; e, nelle guance, gli ci
211
1923
meno io. Lasciami qui. ¶ — E io, che non ho
212
1923
essere! ¶ Il Giachi sorrise, e non seppe quel che
213
1923
gi rispose: ¶ — Va’ tu. È meglio. ¶ E gli tese
214
1923
Va’ tu. È meglio. ¶ E gli tese la mano
215
1923
avrebbe detto. ¶ Si baciarono e restarono vicini, guardandosi negli
216
1923
Carraresi, tra il contadino e il signore, aveva quarant
217
1923
con il viso magro e tutto rughe; senza baffi
218
1923
di sinistra più scuro; e gli brillavano sempre. Le
219
1923
Le mani piuttosto affilate e non si tagliava mai
220
1923
perchè aveva cambiato discorso; e chiese: ¶ — Perchè non è
221
1923
e chiese: ¶ — Perchè non è venuto con te? ¶ — Non
222
1923
gli divenne addirittura bianca; e gli si vedevano tremare
223
1923
la sigaretta di bocca; e, perchè non gli cadesse
224
1923
le dita, la spense e la mise sopra il
225
1923
tremava sempre di più; e i suoi occhi s
226
1923
mano su la spalla, e gli disse: ¶ — Ma a
227
1923
fisso. Poi, li riaprì e continuò: ¶ — Volevo dirti che
228
1923
non ridere troppo, tossì; e aggiunse, comicamente: ¶ — Lo so
229
1923
tu ami. ¶ Dario arrossì, e rispose con imbarazzo: ¶ — È
230
1923
e rispose con imbarazzo: ¶ — È inutile che tu voglia
231
1923
rise senza più ritegno; e gli disse con un
232
1923
con un’enfasi burlesca: ¶ — E chi è la donna
233
1923
enfasi burlesca: ¶ — E chi è la donna che tu
234
1923
Te la farò conoscere e vedrai che non la
235
1923
Gavinai rispose, convulso: ¶ — Non è vero. ¶ — Non parliamone. In
236
1923
ne ho nessun desiderio. ¶ E il Carraresi riprese la
237
1923
tre fiammiferi per accenderla. E siccome non gli riuscì
238
1923
per attraversare Ponte Milvio; e giù in fondo alla
239
1923
da sotto le ciglia; e il suo viso, che
240
1923
pareva assottigliarsi nelle labbra e nel naso come quando
241
1923
camminava a passi cadenzati, e una specie di fanfara
242
1923
La piazza era grande e non finiva più; si
243
1923
egli da un’altra; e, per quanti sforzi facesse
244
1923
attiva ed immediata. Contento e impaziente, andò subito da
245
1923
voluto mettersi a correre; e non gli pareva mai
246
1923
di essere un musicista. E le rispose: ¶ — Te lo
247
1923
sensazioni? Si sentì scoraggiato e pieno di malinconia. ¶ Gli
248
1923
con un’eccitazione soddisfatta e tranquilla: certo la sua
249
1923
Albertina, un poco ossute e pallide, entravano a far
250
1923
d’accordo con lui e con quel benessere intellettuale
251
1923
per dirle del sogno e delle sue sensazioni. ¶ Già
252
1923
tutto dal suo sentimento, e il ricordo di quando
253
1923
Era un poco scollata; e non poteva guardarla sul
254
1923
voleva resistere al desiderio e disse che aveva da
255
1923
l’esaltazione della mattina, e gli pareva di andare
256
1923
a una disperazione arida e deserta. ¶ Albertina aveva un
257
1923
lo guardava di sfuggita; e lo vedeva assorto per
258
1923
grande serenità piuttosto quieta; e Roma sembrava tutta giovane
259
1923
azzurro un poco cupo. E, su per le cime
260
1923
dietro la Pineta Sacchetti e qualche grossa stella spuntasse
261
1923
subito; durando nell’aria e nelle cose. A momenti
262
1923
momenti anzi sembrava riaccendersi e farsi più viva. I
263
1923
campane, quasi irriconoscibili, spersi e mescolati, avevano una dolcezza
264
1923
di parlare era giunto; e non doveva attendere più
265
1923
la sentiva anche pensando e tacendo. Ma si fermò
266
1923
che io sento ora! ¶ E, quando egli si fu
267
1923
la notte era stellata, e il pino fermo e
268
1923
e il pino fermo e chiuso. ¶ CAPITOLO IV. ¶ Il
269
1923
che fanno vedere com’è fatta una breve lontananza
270
1923
fatta una breve lontananza; e tutto il resto è
271
1923
e tutto il resto è indefinibile. Ma i ricordi
272
1923
campagna diventavano sensazioni musicali e i pensieri di Dario
273
1923
un poco più distanti. E poteva scriverli senza nessuno
274
1923
volontà a questa creazione; e si sentiva come costretto
275
1923
voluto vedere subito Dio! E per inginocchiarsi dentro a
276
1923
era pieno di uccelli; e due piccioni entrarono in
277
1923
città fosse per sparire; e non restasse che il
278
1923
ma stette lungamente assorto e cercò di pregare lo
279
1923
per portarli ad Albertina; e decise di nasconderli in
280
1923
creduto durante la notte; e quei suoni ripassavano in
281
1923
come rifacendosi dalla fine e senza venire mai al
282
1923
aveva mai amato nessuno; e s’immaginava di amarlo
283
1923
erano dati del tu; e, molte volte, apriva l
284
1923
che scherzasse; impallidiva subito, e voleva che le chiedesse
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baciare un’altra volta, e perchè non andasse via
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questa tranquillità era evidente e schietta come il suo
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un selvaggio sempre inseguito; e non riesciva più a
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commesso un gran delitto; e trasaliva quando, all’improvviso
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Mi sembra perfino inverosimile. ¶ — E perchè? ¶ — C’è bisogno
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inverosimile. ¶ — E perchè? ¶ — C’è bisogno che te lo
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sua sincerità negli occhi; e gli sembrò che la
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sembrò che la fame e la sincerità fossero quasi
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quasi la stessa cosa; e che tutte e due
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cosa; e che tutte e due fossero così visibili
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poltrona quasi per seguirle e accarezzarle. ¶ Poi, perchè il
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Io non ti credo! ¶ — E perchè? ¶ — Perchè non è
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E perchè? ¶ — Perchè non è vero! ¶ Questo modo di
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di aprire la bocca. E siccome il Giachi si
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ad uscire dalla porta; e gli veniva il ticchio
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aria fosse quasi irrespirabile, e pensò se avesse potuto
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gli venivano le occhiaie, e i suoi occhi scintillavano
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Quella nervosità lo urtava, e doveva evitare di sentirla
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mi sento più bene. È necessario che io faccia
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che l’amico diceva; e si mosse perchè facesse
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coraggio. Prese il cappello e i giornali che aveva
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aveva dimenticato sul tavolino: e disse: ¶ — Possiamo andare. ¶ Allora
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il Gavinai si fermò e disse arrossendo: ¶ — A mangiare
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prese per un braccio e lo fece camminare: ¶ — Devi
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sentì pieno di gioia, e gli chiese quasi lacrimando
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conoscere la sua solitudine; e, certo, assomigliava ad uno
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capire che cosa c’è dentro. ¶ La voleva conoscere
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giovinezza vi si consumava e che non gli sarebbe
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trovare tra sè medesimo e Roma come una pacificazione
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come la propria città; e andava dove ancora non
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ostinazione quasi metodica; sicuro e lusingato di acquistare un
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una viva repulsione ostile; e si allontanò più presto
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d’una luce gialla, e tutta una famiglia, che
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di carta a colori. E si sentivano voci liete
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illuminate dalla luce elettrica. E, nei vicoli scuri, soltanto
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faceva distinguere le facciate e i muri delle case
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mano su la spalla e gli disse: ¶ — Andiamo a
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Perchè mi dice così?» E, per un momento, credette
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ella gli parlasse ancora; e aveva voglia di farle
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La ragazza respirava forte; e, certo, anche ella aspettava
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allora, si sentì commuovere. E, da dove era, cercava
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come un brivido diaccio; e lo fece tornare in
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altre ragazze. Una fumava, e, di quando in quando
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acqua della fontana scrosciava, e tre uomini dormivano tra
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gli angioli di gesso e una lampadina elettrica che
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tutta sporca di polvere; e, alla finestra accanto, un
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sotto il Quirinale alto e quasi invisibile nella notte
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Gavinai accese la lampadina e si mise a sedere
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marciapiede gli paresse assurda e ripugnante. Si sentì sicuro
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ripugnante. Si sentì sicuro e tranquillo; grande come la
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pensare a qualunque cosa, e mai era separato da
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Ma, quella larva, sparì; e non ne restò alcun
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una specie di rammarico e di stupefazione. ¶ Erano ormai
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non ci aveva creduto; e proprio quando non aveva
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le cose più dolci e più buone della sua
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ore fisse in mente; e gli era impossibile rendersi
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altro. Quanto più soffriva e indeboliva e tanto più
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più soffriva e indeboliva e tanto più quelle cose
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cose gli apparivano evidenti e serene; visibili come allucinazioni
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tavolate di pane caldo e crocchiolante, levato allora dal
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lui tutto il possibile. E Dario credeva di essersi
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con uno scopo decisivo e ambizioso. Ed egli voleva
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quasi tutti i letterati e gli artisti migliori; e
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e gli artisti migliori; e li aveva avvicinati con
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aveva avvicinati con desiderio e con fiducia in se
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dichiarato il più modesto e il più insignificante. Aveva
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potuto aiutarlo da vero. E, sebbene questa diffidenza non
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aver fatto ancora nulla. E temeva di essere accolto
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gliene indicavano qualcuno, arrossiva e cercava di allontanarsi subito
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imperatori o dei pontefici; e quella della monarchia democratica
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gli era troppo insignificante e antipatica. Sognava Roma forte
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antipatica. Sognava Roma forte e intelligente; rinnovata da tutte
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una psicologia che cominciava e finiva dentro lui stesso
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mai alla vera vita; e sarebbe invecchiato, come tanti
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d’un’impotenza egoista e immorale. ¶ Stanco, come se
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imparato a fare niente; e l’idea di doversi
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reggeva più in piedi, e gli girava un poco
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ma si fece animo, e finì di vestirsi in
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però, guardò il letto; e fu quasi spinto a
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forse, avrebbe potuto riassopirsi e sognacchiare; con quella specie
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quella specie di febbrilità e di sovreccitazione a cui
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già vicino a mezzogiorno, e nella camera faceva molto
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come una colla trasparente e il sole ficcarsi dentro
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parendogli che il sole e le ombre non volessero
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avvezzo! Scosse la testa; e proseguì. ¶ Anche il Ministero
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di più il fresco; e i busti di marmo
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a vivere per forza. E un usciere, piccolo come
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lo stesso in polvere; e alcuni si smovevano sotto
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degli impiegati erano socchiusi; e Dario suppose che dietro
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all’amico la dolcezza e la serenità della sua
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era tolta la giubba; e si grattava, con le
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prima, era stata rossa, e ora quel colore era
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dita con i pollici; e gli rispose: ¶ — Verrai a
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Si rimise la giubba e chiuse il pezzo di
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tavolino con il fazzoletto e soffiò tra un mucchio
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Quanto avrei da fare! E non ho voglia! ¶ Dario
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Giachi era piuttosto magro e pallido; aveva gli occhi
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gli occhi color caffè; e, parlando, torceva un poco
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se lo facesse volentieri e per vezzo. Allora il
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chiese: ¶ — Vuoi sapere quant’è che non vedo Albertina
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d’un turchino umido. E gli parve che la
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pensato sempre a lei, e le fosse stato fedele
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gli pareva tanto facile e giusto; con tanta riconoscenza
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nessuno; qualunque ragione fosse; e andò per Roma, ritrovando
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lei. Dopo il tramonto e la pioggia, era tornato
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tornato un caldo afoso; e le stelle erano velate
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trovò tra Porta Pinciana e Porta del Popolo; con
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soltanto frusciare i pini e i cipressi, quasi senza
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schiantasse come il cipresso; e non gliene importava come
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ragno quando la mattina è umida e basta un
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la mattina è umida e basta un poco di
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parole dettele con ira e a tutte le volte
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Pure si sentiva innocente, e in sè stesso non
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ch’ella lo amasse; e n’era addirittura geloso
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punizione. Voleva soltanto soffrire e stare male. Gli piacque
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piacque perfino la miseria; e non trovava da lamentarsene
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rinunce. ¶ Voleva essere forte e scettico; ma non era
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commosso soltanto a pensarci; e non gli pareva nè
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un sentimento così delizioso e spontaneo. ¶ Mentre si ricordava
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le baciava la bocca e di come le sue
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C’era poca gente; e, giù, in basso, a
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lui, dalla sua parte; e disse: ¶ — Non mi vuole
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poco di bene, Albertina? ¶ E, in fretta, per paura
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mano. Ella doventò bianca; e, alzatasi, si allontanò di
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passo: pareva che vacillasse; e non poteva rispondere. Si
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i capelli dalle tempie, e andava più lontana; senza
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si riaccostò a lei; e osò darle del tu
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ancora la testa giù: e non lo guardava. Non
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i capelli dalle tempie. E stette quasi due giorni
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sentiva egualmente nella miseria, e gli dispiaceva di non
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alle gambe; tutta gialla e con gli occhi che
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voluto convincere la giovinezza e restare con lui, magari
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sè; che potesse allungarla e proteggerla! ¶ Andando verso la
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acqua, che le pesa e la sente muovere ad
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meno. Si sentiva affaticare; e anche in campagna gli
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tempo, liberatosene, era lieto; e gli pareva di avere
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la metà di settembre; e, nella campagna, c’erano
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secchi dei cardi selvatici e degli stroppioni; con le
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uguale, anche nelle lontananze; e, quando s’accorse che
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faceva sempre più candida e più luminosa. Allora, guardava
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Allora, guardava il cielo, e lo trovava sempre più
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trovava sempre più largo; e gli pareva di respirare
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scontento, tornò a dietro; e gli pareva di camminare
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un mese era partita, e non gli aveva scritto
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secondo il suo desiderio; e andava quasi tutti i
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d’una giovinetta magra e ben fatta, con gli
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con gli occhi azzurri e i capelli d’un
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biondi glielo avessero colorito; e l’oro era anche
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di rivedere il Giachi; e quasi se ne scordava
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del suo amor proprio; e, per non incontrare qualcuno
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innamorare di un’altra; e tornava sempre alla carica
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pretesti d’ogni genere e stando attento quando poteva
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una rigidità della tristezza; e rispose: ¶ — Non importa! ¶ Il
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con quattro, sarebbero troppe. E, poi, vorrei che una
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prese sotto il braccio e cercò di portarlo con
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Tu mi sei simpatico e puoi contare, come sai
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preoccupato di ben altro; e quelle parole gli fecero
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per provocarlo; facendosi pallido e parlando a stento. ¶ Si
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dato forse troppa confidenza; e tutta quella simpatia di
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odio. Ma ne soffriva e gli pareva quasi una
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essere amico con qualcuno! ¶ E andò a casa con
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poteva contare su nessuno; e, se aveva qualche segreta
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coltello. ¶ Ma doveva vendicarsi, e imparare per sempre. E
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e imparare per sempre. E pure gli tornava a
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consigliare in molte circostanze; e, ora, quegli non ne
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quella vita sempre peggiore e in mezzo alle più
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lo lasciavano come insensato e incapace di quietarsi! ¶ Ma
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incontro con tutta amicizia; e temette che l’altro
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l’avrebbe anche baciato, e gli tenne la mano
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della sua allegrezza giovanile; e gli chiese, ridendo della
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già si aspettava: ¶ — Non è possibile che ti innamori
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senso rapido di malessere; e gli disse, ironicamente, per
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qualunque cosa; il quale è un segno caratteristico della
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uno di maggiore età! E Dario, appunto, rifiutava perfino
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una delle più belle e delle più eleganti signorine
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scusare per nessun motivo! ¶ E lo lasciò a se
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bisogno di stare solo, e lasciò il Papi; suggerendogli
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una giovinetta molto graziosa. E scappò fuori di Porta
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coperte di edera fitta e nera; e i fichi
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edera fitta e nera; e i fichi nani erano
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per un tempo indefinibile; e guardò, come se non
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Basilica di San Giovanni e gli acquedotti rossi, tra
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la Basilica si sbriciolava; e non ne restò che
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nebbia. Egli stesso moriva, e non aveva nè meno
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per lui, nessuna pietà; e, allora, guardando Roma, in
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volle stare più solo; e pensò, con il cuore
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ora ci sarebbe stato e avrebbe visto la gente
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alla divinità del settembre. E il cuore gli corse
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una mandra di cavalli e di puledri ridiscendendo da
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a Roma, erano vere; e voleva come rendersene conto
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ippocastani cadevano le foglie; e, pochi mesi prima, le
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voleva pensare a Dario; e guardava la città attorno
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le avrebbe dette Dario; e non lo dimenticava mai
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qualche strada di Roma, e, poi, di andare con
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come un gastigo ignoto e inevitabile? ¶ Perchè non gli
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a mente per anni e anni. ¶ Ed, ormai, le
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tutta tremare d’impazienza; e alcuni ricordi di Roma
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trasognata; con le braccia e le gambe ferme nella
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soltanto dentro l’anima; e il resto era così
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non voleva riconoscerlo più. E fu presa da una
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anche di dover mangiare; e cercava di non toccare
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un desiderio di Dario; e le cose tentavano di
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da vero del Giachi, e non rivedeva più il
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di poco, il Carraresi; e tutti si contentavano di
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al cieco che guarisce e non ha più pazienza
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stendeva in un campo, e gli passava il malumore
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gli passava il malumore. ¶ E Albertina non gli aveva
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Avrebbe potuto anche ucciderla; e questo pensiero gli venne
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aver ucciso una persona; e quale angoscia aveva dovuto
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ad un’obbedienza profonda e scura; ed egli aveva
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non parlasse a nessuno; e in istrada guardava la
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fatto una grande scoperta e temesse di divulgarla agli
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Albertina. ¶ Sul piano cinereo e violaceo una fila di
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della Sabina, tutte pallide e stinte. Sentiva come la
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Sentiva come la vita è breve; e capì perchè
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la vita è breve; e capì perchè anche una