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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Sandro Veronesi, Una giornata con Manlio Cancogni [introduzione a "Azorin e Mirò" di Manlio Cancogni], 1996

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
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1996
la villeggiatura a Fiumetto, e il mio regno era
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1996
forma di T, stretto e simmetrico: dal cancello della
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messi sotto dalle macchine, e proseguiva fino all’incrocio
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ville, una a destra e una a sinistra, abitate
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tramite un semaforo pedonale, e rigorosamente sulle strisce, dava
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proprietà di Fiorello, Gianfranco e Gerardo Coluccini. (Fiorello, un
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Fiorello, un vecchio abbronzatissimo e particolarmente spettacolare nel rastrellare
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era amico del nonno, e ogni giorno lo salutava
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va?», diceva mio nonno, e lui rispondeva sempre, nel
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suo figlio quarantenne, nerboruto e dai capelli già bianchi
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era amico del babbo, e ci andava insieme in
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Gianfranco, era amico mio e di mio fratello. Piccolo
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fratello. Piccolo, nerissimo, nervino e straordinariamente agile, possedeva un
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quattro bagni a destra e quattro bagni a sinistra
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tetto, ping-pong, bigliardini e flipper in abbondanza, e
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e flipper in abbondanza, e dall’altra fino al
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lubrificate – neanche un cigolio – e ospitava i campioni della
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campioni della Fiorentina Hamrin e Chiarugi. Al di là
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torreggiavano dei miti tremolanti e nebbiosi, le Grandi Potenze
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quale si favoleggiavano prezzi e lussi inconcepibili. È stato
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prezzi e lussi inconcepibili. È stato, quel regno, la
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l’ho perduto, ma è lì che vorrei ritornare
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vicini di vecchiaia, io e Cancogni: lui, a ottant
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impedirmi intanto di sognarla, e per l’appunto è
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e per l’appunto è lì accanto alla sua
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Manlio Cancogni per me è stato emozionante fin dal
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comunicato il suo indirizzo, e per spiegare la difficoltà
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la difficoltà che ne è conseguita di conversare con
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temi neutri tipo lingua e letteratura, per poi darne
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nuova edizione di Azorin e Mirò, suo racconto d
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1996
piccolo, fresco, tipicamente versiliese e molto, molto familiare, al
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d’esserci già stato), e già mi sto acquattando
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ho scoperto da poco e che lui, Cancogni, ha
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scrivere, aiutato a pubblicare e introdotto nell’ambiente letterario
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una fiocinata – senza peraltro, e purtroppo, per via dei
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davvero, scoperte tutte insieme. E troppo poca, certamente, la
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la lettura di Azorin e Mirò, remoto racconto sull
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a suo tempo ostinatamente – e giustamente – rifiutato dagli editori
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letto né saperne nulla, e naturalmente con tutte le
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l’esordio di Cancogni) e uno dei milioni di
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nemmeno a nominarle. Azorin e Mirò, invece, possiede una
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si designa una vera e propria poetica, quell’immenso
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formidabile amicizia tra Azorin e Mirò, dagli anni della
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altrove, il “sub-limine” è perfetto per raccogliere la
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forza pura, altera, infantile e autoconsolante sprigionata da due
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la ribellione, così sgargiante e rumorosa, ma soprattutto così
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uno stereotipo assolutamente impraticabile. È un tema classico, questo
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mondo invisibile agli altri: e chiunque abbia vissuto una
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anche solo vagamente irregolare e non-allineata, restandosene fuori
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grazia che ispira Azorin e Mirò, invece, risiede nella
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il fanatismo asociale, apolitico e antistorico dei protagonisti, facendone
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appunto una poetica. Azorin e Mirò sono due ragazzi
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politico quanto il disimpegno, e la letteratura popolare quanto
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personale estetica dell’anonimato, e contemporaneamente delle parole per
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con il “sub-limine”, e nel vuoto che si
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sono sempre soli insieme, e scrivono, non di questa
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della tragedia. ¶ Anche Azorin e Mirò, comunque, scritto durante
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di Montale, Il mondo è una prigione di Petroni
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una prigione di Petroni e Lida Mantovani, una delle
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Dov’era la verità, e a un testo di
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di natura più saggistica e morale, Cos’è l
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saggistica e morale, Cos’è l’amicizia, che faceva
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cerniera tra i due e dava il titolo alla
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riedizione di Rizzoli, Azorin e Mirò riuscisse a conquistarsi
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di intitolare un libro, e comunque quella fu l
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il fatto che Azorin e Mirò narri, dietro al
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al tenue crittaggio spagnolo e a un poco convinto
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amicizia tra Cancogni stesso e Carlo Cassola, ha il
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per così dire, dopo: è un extra che lo
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testo (il famoso contesto), e serve semmai a giustificare
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patrimonio supplementare per compiersi e mantenere, a cinquant’anni
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un’immutata attualità. Ma è ovvio che proprio perché
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del dopoguerra – più grande, e di gran lunga, di
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possa mai esser stato, e continuare a essere, oltraggiato
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mia lettura di Azorin e Mirò, e rende ancor
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di Azorin e Mirò, e rende ancor più imbarazzante
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separa da quello scritto, e si ritrova semmai a
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secolo la vita vera è andata sovrapponendosi in maniera
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nelle sue pagine. Perché è questo che accade a
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un po’ in su», è la risoluzione che ci
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appena due giorni fa. È una giornata molto bella
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aperte, fino a dove, e con quali rischi. Passata
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di giugno, soprattutto, che è stato veramente di proporzioni
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veramente di proporzioni bibliche, e dopo il quale, con
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i pendii già lacerati e gli alvei dei torrenti
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recente buriana d’agosto è risultata mortale. Il corpo
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corpo di una ragazza è stato ritrovato proprio ieri
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fermiamo a chiedere informazioni, e anche a vedere da
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per proseguire, ci dicono, è praticabile, anche se sarà
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tenere gli occhi aperti. E man mano che saliamo
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sconquassata, fiancheggiando i mezzi e le baracche dei volontari
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villeggiatura negli anni Venti, e allora queste contrade sono
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lui vive a Fiumetto. E poco conta che siano
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con frane, alluvioni, ricostruzioni e nuove piantagioni di alberi
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memoria di chi c’è stato un mese all
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racconta Cancogni, «che si è rovesciata in mezz’ora
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sanno solo distruggere. Ufficialmente è evacuato, ma alcune anime
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anche adesso che tutto è di nuovo fermo. E
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è di nuovo fermo. E riprendiamo a salire verso
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Croce. La sua altezza e la sua compattezza l
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salvato: il diluvio non è riuscito a scalfirlo. È
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è riuscito a scalfirlo. È qui che Cancogni veniva
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da piccolo in vacanza: è qui che, come per
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come per caso, stamattina è voluto ritornare. Lasciata la
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villeggiature: non per niente è l’inventore del sub
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sono tra di noi. ¶ È l’una e mezza
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noi. ¶ È l’una e mezza, e non ci
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l’una e mezza, e non ci sono ristoranti
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alla bottega di alimentari e ci mettiamo in marcia
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ci permette di conversare, e ora sì che mi
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Cassola, sulla neo-avanguardia, e soprattutto sul giornalismo: è
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e soprattutto sul giornalismo: è una trappola o no
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anni, prima all’«Europeo» e poi all’«Espresso», è
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e poi all’«Espresso», è stato uno dei più
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Quello che può fare è raccontarmi come, sempre per
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ripensando a quei tempi, e ammette che se l
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schierata sulle posizioni democristiane, e il «Nuovo Corriere» di
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Carlo pensava alla letteratura, e aveva scelto i democristiani
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più facile farli fessi, e occuparsi solo di quella
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conto, così più sanguigno e impulsivo dell’amico, si
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nella mischia pre-elettorale, e i suoi articoli contro
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crearono un discreto casino. «E dire che ero stato
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che ero stato comunista, e conoscevo bene la loro
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la fine». Poi tace. «E dire», riprende, «che tutti
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giornale insieme a Cassola, e anziché profittare di una
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si ritirò a scrivere e a insegnare nell’alta
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con due figlie piccole e poco da spendere per
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da spendere per mantenerle, e durò finché, un pomeriggio
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gli si fece incontro e gli propose un bel
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lo infastidisce. «Se c’è una cultura che ho
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ho sempre detestato», dice, «è proprio quella radicale. Ma
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me la cucirono addosso e via». ¶ Ci fermiamo a
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adolescente che da ottantenne, e comincio a chiedermi quanto
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Mosceta. Pruno, laggiù, ormai è un carciofo di tetti
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la boscaglia. Non c’è anima viva. Quando s
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un alpeggio spoglio, immenso e allagato di luce, che
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il Nona, il Procinto e il Matanna si rincorrono
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un minimo di fatica, e ha deciso di non
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si distinguono Terrinca, Levigliani e la strada di Arni
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la strada di Arni: e alle nostre spalle, indorato
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dei Marmi. Per me è semplicemente un posto stupendo
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questo sentiero per me è il fondamento visibile della
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essere arrivati: il posto è meraviglioso, val bene tutta
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Cancogni continua a camminare, e punta minacciosamente verso un
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Il Purgatorio!», esclama. Stavolta è lui che accusa la
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quinto canto, hai detto?». E comincia a declamare a
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che siede tra Romagna e quel di Carlo,/che
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in morbidi echi lontani. E d’un tratto, incrociando
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indietro dalla sua passeggiata e ci guarda perplesso (un
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che sale citando endecasillabi e un quarantenne vestito da
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tra questa nostra ascesa e quella dantesca tra le
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a questa Mosceta, perché è tutto molto bello ma
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procura una certa inquietudine. «E se stessimo salendo sul
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si addormenta: “Sì ruminando e sì mirando in quelle
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quel dente, poi c’è un tratto in falsopiano
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un tratto in falsopiano e siamo arrivati». E riprende
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falsopiano e siamo arrivati». E riprende a recitare il
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rivoltato «per le ripe e per lo fondo», coperto
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alluvione in queste valli, e non ancora ritrovato... ¶ E
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e non ancora ritrovato... ¶ E finalmente arriviamo alla Foce
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parecchie tende, sparse qua e là, e un rifugio
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sparse qua e là, e un rifugio in muratura
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Sopra la porta c’è un cartello che dice
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siede su un gradino e si mette a pensare
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andare di buon passo, e mi chiedo se ce
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tignosamente passo per passo, e in discesa, effettivamente, è
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e in discesa, effettivamente, è più facile. Oltretutto, mentre
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piede contro un sasso e accusa il colpo, così
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nera», brontola. Poi tace, e io faccio altrettanto. ¶ Riprendiamo
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che amiamo di più, e arriva l’ennesima coincidenza
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l’ennesima coincidenza: lui è stato a Milledgeville, anni
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che sono le sei e mezza. ¶ In macchina, verso
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l’intimità appena conquistata, è il momento di rivelarci
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facendo amicizia, come Azorin e Mirò all’inizio del
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del racconto. Il mio è Belacqua, con la sua
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la sua meravigliosa pigrizia, e il supplemento omeopatico di
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di pena che gli è dato di espiare, quel
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Belacqua la vera beatitudine, e per questa ragione chiamò
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troppo scrivere d’amore, e mi scandisce il suo
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sui Arnaut, que plor e vau cantan;/ consiros vei
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vei la passada folor,/e vei jausen lo joi
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si rientra a Fiumetto, e io abbandono il viale
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Cancogni ascolta, capisce... ¶ *** ¶ Insomma è andata così. Certe cose
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Cancogni per introdurre Azorin e Mirò, racconto sulla magia
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sulla magia dell’amicizia, e invece sono diventato suo