parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
1
1886
forma solenne, alle due e mezzo, innanzi tutte le
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1886
ausiliarie riunite, presenti direttrice e vice-direttrice. Le fanciulle
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1886
era tempo due giorni. E il fermento di ribellione
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1886
dai giorni di malattia: e invece, esse avevano quasi
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1886
diploma di grado superiore e al telegrafo prestavano servizio
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1886
altro, consumate nella salute e senza un soldo. Tutte
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1886
salivano alle labbra, amarissime, e tentavano lo spirito delle
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1886
dapertutto, fra quelle feroci e quelle miti: fra le
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1886
i superiori nell’imbarazzo, e le ribelli passive che
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1886
quando fu il giorno e l’ora della firma
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1886
rivoluzione in quegli spiriti. E in processione, silenziose, con
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1886
con un’aria decisa e un contegno fiero, ognuna
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1886
prestato servizio per sè e per sua sorella Serafina
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1886
giorno sino alle cinque e ogni sera sino a
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1886
andare a pranzo. Maria e Pasqualina Morra: sarebbero venute
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1886
per andare a pranzo. E così tutte le altre
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1886
pieni di concessioni precipitose e di promesse disperate. Poi
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1886
a tutti i prefetti e sottoprefetti del regno, in
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1886
il senso del dispaccio: e per ogni cifra sbagliata
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1886
da tutte le sottoprefetture e prefetture, arrivavano i risultati
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1886
capopartiti, alle associazioni politiche: e subito dopo, telegrammi privati
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1886
due più dell’ordinario, e il ritardo era di
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1886
capoturni erano presenti, andando e venendo, come sonnambuli, col
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1886
macchina; la direttrice andava e veniva. La vice-direttrice
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1886
vivo, la parola alta e breve. I telegrammi nascevano
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1886
senza lasciar di trasmettere e di scrivere. ¶ — Quanti ce
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1886
ne sono ancora? ¶ — Quarantatrè. ¶ — E che ritardo? ¶ — Due ore
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1886
che ritardo? ¶ — Due ore e cinquanta. ¶ — Madonna santissima! ¶ Sulla
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1886
quinto filo con Roma e — onore insperato — lo aveva
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1886
saranno? ¶ — Una settantina. ¶ — Date. ¶ E ricominciava a ricevere, con
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1886
una velocità quasi irraggiungibile e quella lo aizzava, lo
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1886
impiegato di quell’ufficio: e corrispondeva con Peppina Sauna
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1886
schermitori di prima forza: e il torneo era cominciato
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1886
era cominciato. Alternavano trasmissione e ricevimento, a partite eguali
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1886
tartaruga? — gridava il corrispondente e correva correva come un
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1886
di spaventarmi? — esclamava lei e precipitava talmente la propria
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1886
Anche il direttore, andava e veniva, ma muto, serio
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1886
alla linea di Reggio e crollava ogni tanto il
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1886
che tutti avevano telegrammi e tutti volevano avere la
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1886
aveva sessanta dispacci, Ancona e Bologna perdevano il tempo
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1886
di telegrammi già dati e un fascio da darsi
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1886
forte stringeva il tasto, e la voce velata che
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1886
chiedeva, ogni tanto ¶ — Vi è ingombro, ancora? ¶ IV. ¶ Dopo
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1886
sole tepido di primavera, e una grande fioritura di
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1886
aveva coperto il cielo e nel pomeriggio era venuta
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1886
il giorno dei morti. E per tutta la prima
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1886
divano di tela russa e su qualche sedia si
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1886
in un liquido acidulo e verdastro, in cui s
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1886
ora prima. ¶ — E perchè? ¶ — È Natale: e debbo andar
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1886
E perchè? ¶ — È Natale: e debbo andar a ballare
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1886
di lanetta bigia, poverissimo, e la sciarpa al collo
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1886
un plotone di soldati, e la cui collera fredda
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1886
la cui collera fredda e il rigore settentrionale, sgomentava
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1886
Torino in piazza Municipio, e dopo capitava sempre in
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1886
salutava che la direttrice e ronzando attorno ai tavolini
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1886
le voltava le spalle e tirava via, come se
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1886
con quegli occhi nerissimi e fieri d’inquisitore, con
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1886
lo chiamavano mammone, che è lo spauracchio dei bimbi
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1886
chiamavano che il direttore, e queste quattro sillabe, soffiate
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1886
il direttore non viene e noi schiatteremo qui, sino
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1886
si estendeva alla direttrice e alla vice-direttrice? Chi
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1886
vedrete che si marita e resta qui; — sostenne Olimpia
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1886
assai, fra il marito e la moglie. ¶ — Ma che
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1886
che? la vice-direttrice è un po’ nervosa ma
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1886
po’ nervosa ma non è cattiva, lo sapete; — disse
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1886
sapete; — disse Peppina Sanna. ¶ — È buona, è buona, — soggiunse
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1886
Peppina Sanna. ¶ — È buona, è buona, — soggiunse Caterina Borrelli
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1886
stata nel suo turno e lo so. ¶ — Ma non
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1886
silenzio. ¶ Erano le otto e un quarto: questa ultima
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1886
direttore non veniva, no, e avrebbero dovuto agonizzare sino
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1886
permesso. Erano le otto e mezzo. La direttrice non
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1886
alla linea di Terracina e se n’era andato
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1886
maschile. ¶ — Se ne va e non abbiamo il permesso
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1886
allarme: egli ritornò subito, e questa volta, andò direttamente
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1886
ma con una forza e una intensità che trapelavano
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1886
ma ella diceva due e tre parole, come se
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1886
sua perorazione. Alle otto e cinquanta, Caterina Borrelli, non
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1886
il solfato di rame e la emancipazione della donna
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1886
dare la buona notte, e che l’aspetti da
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1886
ribattè il direttore. ¶ Otto e cinquantacinque. Addosso a tutte
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1886
compire un lavoro scarso e ingrato. Stavano immote, senza
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1886
consumate in quel desiderio e adesso, esaurite, senza vibrazioni
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1886
dall’aspettazione, dall’ozio e dalle chiacchiere vane, non
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1886
casa, pensavano alla cena e al letto, con un
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1886
di mangiare un boccone e di sdraiarsi: quelle che
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1886
Borrelli a Annina Pescara. ¶ — E perchè? ¶ — Per gusto. ¶ — Napolj
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1886
mute, il viso concentrato e chiuso nella indifferenza, in
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1886
cipria nei capelli biondi e le altre non la
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1886
desiderio le era passato, e, tolte da un bicchiere
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1886
ricca cravatta di merletto; e tutta la bella persona
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1886
persona, dalle dita molli e fiacche, che non giungevano
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1886
al leggiadro collo biondo e flessuoso, indicava una stanchezza
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1886
ricondurle a casa. ¶ — Che è? — chiedeva la madre di
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1886
peso plumbeo del raffreddore e respirava profondamente, per vincere
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1886
le elezioni generali politiche e pel giorno di domenica
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1886
tutte le linee, importanti e non importanti: che quindi
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1886
perchè non poteva respirare e perchè doveva stare in
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1886
con mammà, mia sorella e Gennarino, dalla comare, donna
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1886
comare, donna Carmela, che è panettiera e ha tanti
100
1886
Carmela, che è panettiera e ha tanti denari. Ci
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1886
provare più nessun sapore e poi il pensiero di
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in ufficio alle due e mezzo! Ho pranzato sola
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1886
pranzato sola, all’una e mezzo, sopra un angolo
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1886
saranno già a casa e andranno a dormire, essi
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1886
Achard, il lavoro mi è piaciuto sempre, anche per
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1886
coi figli; ma questa è una vita troppo dura
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1886
il Padre Eterno si è riposato il settimo giorno
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1886
riposato il settimo giorno, e noi non riposiamo mai
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1886
mai. Se cadiamo ammalate e manchiamo all’ufficio, ci
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1886
volontà, non ci pagano e ci sgridano. Noi non
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1886
alla fine del mese? E tutto questo lavoro? Niente
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1886
lavoro? Niente, niente, questa è la schiavitù. ¶ — Perchè non
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cómpito di lingua italiana e non capivo l’aritmetica
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non capivo l’aritmetica. ¶ — E che vuoi farci, allora
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1886
un altro giorno, non è la stessa cosa? Poi
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1886
voce tremante, — la matrigna è buona. ¶ — Non hai un
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1886
Sì, sì, a Pavia. ¶ — È venuto in permesso? ¶ — Non
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1886
il Natale solo, poverino. È per lui che ti
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1886
per guarire. ¶ — Ma che! è meglio una buona tazza
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1886
cacciati sotto le coperte e cerca di sudare questa
121
1886
avvisavano tutti i prefetti e sottoprefetti del regno di
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1886
parole: sino a quando, e finiva con le parole
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1886
un minuto di pausa e di silenzio: quindi uno
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1886
parole con cui principiava e con cui finiva, insomma
125
1886
domandò che ora fosse e fu risposto: ore diciannove
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1886
un bicchierino di rosolio e che ora tossiva come
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1886
intraprendere una conversazione proibita e temendo di sembrare ineducata
128
1886
puntino solo, timido timido: e Cassino, visto che la
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1886
primi scoppi di trictrac e delle bombe natalizie, salì
130
1886
delicato volto di bruna, e tutte le ausiliarie, più
131
1886
Era un giovanotto bruno e sottile come lei, impiegato
132
1886
ufficio fino alle cinque: e se ella era libera
133
1886
pomeriggio, andava da lei e vi restava fino alle
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1886
egli pranzava in fretta e si andava a ficcare
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1886
vi era mai nessuno e l’innamorato di Peppina
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1886
estate sedeva sulla porta e parlava coi conduttori dei
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1886
per partire per Posillipo. E, puntuale, non si dimenticava
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1886
circolava nella sezione femminile: e il fischio lo aspettavano
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1886
scambiavano un buonasera, sottovoce: e se ne andavano in
140
1886
giorno nella sezione femminile e nell’ufficio municipale. Egli
141
1886
muoveva dal suo posto e per aver pubblicato dei
142
1886
ella piegandosi sulla scrivania e fissandola col suo occhio
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1886
suo occhio tondo, bianco e guercio, — ora che viene
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1886
via mezz’ora prima. ¶ — E perchè? ¶ — È Natale: e
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1886
maggiore avanzamento per sposarla e che intanto si consolava
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la Celeste di Marenco e la farsa: Un bagno
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1886
il diploma di procuratore e aspettare altri quattro o
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1886
della sezione maschile. ¶ — Che è questo attruppamento, signorine? Ai
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1886
posti, ai posti; non è permesso lasciare gli apparati
150
1886
Chiaia vi sta chiamando e voi siete qui a
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1886
dato? — De Notaris, vi è un telegramma per Potenza
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sua improntitudine. ¶ — Che telegramma? ¶ E toltolo dinanzi ad Annina
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1886
fece atto di nulla e, voltate le spalle, andò
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1886
in mezzo alla stanza e disse severamente: ¶ — Signorine, ho
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questo luogo, la storditaggine e l’imprudenza giovanili. Vedo
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1886
telegrafico: il miglior mezzo, è di non interessarvi punto
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1886
Ella aveva parlato lentamente e senza riscaldarsi, senza guardare
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1886
moltissimo la sua responsabilità e tremava continuamente che la
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1886
De Notaris. ¶ — Le diciassette e trenta, — mormorò lieve lieve
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1886
Achard, la sua vicina. ¶ E dopo: ¶ — Le diciassette e
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1886
E dopo: ¶ — Le diciassette e trentuno, — gridò Ida Torelli
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1886
disse la De Notaris, e segnò l’ora sul
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1886
trasmesso. ¶ Cioè le cinque e mezzo. Era notte da
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1886
volevano altre tre ore e mezza. Erano state accese
165
1886
poco si poteva leggere e poco fare l’uncinetto
166
1886
Qualche punto lucido, qua e là: la campanella di
167
1886
detto che era Natale e che si seccava. ¶ — Spero
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1886
non mai. Chi parlava e veniva sorpresa sul fatto
169
1886
regge noi, nevvero, signorina? ¶ E Annina Pescara aveva risposto
170
1886
una manina bianca allungata e immobile sul tasto: le
171
1886
strappandola pezzo a pezzo e mettendosela in saccoccia: da
172
1886
uffici solitari, senza lavoro, e veniva loro la voglia
173
1886
ragazze si seccavano egualmente, e quel parlare con un
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1886
Reggio, se ha niente. ¶ E Faraone, tranquilla, con la
175
1886
con Reggio: non vi è niente. ¶ La direttrice non
176
1886
a giuocar la tombola e si preparavano per un
177
1886
amate. Levava la testa e guardava tutte quelle ragazze
178
1886
vicina a voce bassa, — e non le sgridava più
179
1886
di Clemenza Achard. ¶ — Grazie, — e si soffiò fortemente il
180
1886
di mattina, essendo Natale. ¶ — E ti sei sacrificata tu
181
1886
sei sacrificata tu? ¶ — Non è un sacrifizio. ¶ Era una
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1886
creatura, magra, bruttina, gracile e timida, che poco sapeva
183
1886
che poco sapeva lavorare e che restava sempre in
184
1886
prestava il suo ombrello e se ne andava sotto
185
1886
prestava il suo scialle e tremava di freddo, andandosene
186
1886
venire di mattina, domani. È Natale, abbiamo gran pranzo
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1886
gran pranzo in casa e dopo si va al
188
1886
vai in nessun posto e del Natale non te
189
1886
Natale le importava molto e che da un mese
190
1886
San Carlo quella sera: e aveva fatto il favore
191
1886
aveva il naso rosso e lacrimava da un occhio
192
1886
un malumore ingenuo, fisico e morale, perchè non poteva
193
1886
una disprezzava l’altra, e l’altra sentiva il
194
1886
cantuccio, imbronciate, senza parlarsi e senza guardarsi. Maria Morra
195
1886
piccola, fredda, orgogliosa, pallida e taciturna, prendeva del citrato
196
1886
anemia che la minava; e Annina Pescara aveva la
197
1886
scuro, Giulietta Scarano pregava e supplicava l’inserviente, Gaetanina
198
1886
erano impiegate alle macchine e poi dovevano umiliarsi a
199
1886
sulle voci irose, lamentose e strascicate nella noia, sugli
200
1886
sfoghi dei rancori amorosi e di invidie di uffizio
201
1886
castità naturale di temperamento e di fantasia. In verità
202
1886
Ella toglieva i guanti e il mantello, chetamente e
203
1886
e il mantello, chetamente e guardava le ragazze, osservando
204
1886
sotto quello sguardo freddo e l’imbarazzo le vinceva
205
1886
nel salone delle macchine e si sedette al suo
206
1886
Peppina Sanna, una magrolina e snella, tutta inglese, col
207
1886
vestito a quadrettini bianchi e neri, con gli stivaletti
208
1886
stivaletti a punta quadrata e senza tacco, col grande
209
1886
le avvolgeva il cappello e la testa, con un
210
1886
sacchetto di pelle nera e un volume dell’edizione
211
1886
una fanciullona bianca, grassa e grossa, che ondeggiava, camminando
212
1886
il nome di Gesù e Maria. Era Annina Caracciolo
213
1886
brunissima, coi capelli neri e ricciuti, la bocca rossa
214
1886
ricciuti, la bocca rossa e schiusa come un garofano
215
1886
svogliata, che nessun rimprovero e nessuna emulazione poteva risvegliare
216
1886
alta, levava il capo e faceva: ¶ — Sts! ¶ Poi, uno
217
1886
uno squillo del timbro e la voce liquida della
218
1886
avanti alla sua scrivania e si diressero alle macchine
219
1886
scialbe di quelle malaticcie; e da tutte si diffondeva
220
1886
dei tasti sulle incudinette, e ogni tanto, queste frasi
221
1886
Salerno dice che vi è guasto sulla linea di
222
1886
in ufficio, dalle due e mezzo alle nove della
223
1886
le risparmiava il lavoro; e le altre, chi dormicchiava
224
1886
interruppe un mistero doloroso, e disse, con un tono
225
1886
rendeva servigio a nessuno e non si moveva mai
226
1886
placido di beghina scrupolosa. E come le chiamate si
227
1886
Pescara, entrando dall’anticamera e correndo alla macchina di
228
1886
alla macchina di Foggia. — È un bel seccante, Foggia
229
1886
un bel seccante, Foggia! ¶ E si mise a ricevere
230
1886
la striscia di carta e scrivendo il telegramma che
231
1886
moto istintivo dei miopi e corse dalla sua amica
232
1886
fermata, da Caterina Borrelli e da Annina Pescara che
233
1886
le fu risposto. ¶ — Oh è il solito: ne giunge
234
1886
la De Notaris. ¶ — Questo è quel tale che si
235
1886
sulla poltroncina di tela e leggendo sulla zona, ripeteva
236
1886
quella prosa telegrafica incandescente, e sottovoce già parlavano dei
237
1886
ella non poteva soffrire e invece amava un alto
238
1886
avrebbero mai lasciato sposare: e si torturava per questo
239
1886
marina, dai mustacchi biondi e dai capelli ricciuti, che
240
1886
nelle acque del Giappone e che sarebbe ritornato solo
241
1886
quello? — chiese Maria Vitale. ¶ — È Ignazio Montanaro: sarà stato
242
1886
grandi, i polsi nodosi e i piedi enormi. Portava
243
1886
occhio guercio, bianco, pauroso: e per scoprire la dovizia
244
1886
testa indietro, pel peso. ¶ — È inutile, questa Juliano mi
245
1886
inutile, questa Juliano mi è antipatica, — disse la Vitale
246
1886
disse la Vitale. ¶ — Non è cattiva, però, — rispose la
247
1886
le raggiunse Adelina Markò e si unì a loro
248
1886
con la voce molle e seducente. ¶ Si lisciava, con
249
1886
di bionda. La leggiadra e flessuosa persona diciottenne, era
250
1886
i suoi vestiti fini e ricchi, i suoi cappelli
251
1886
lavoro, una infante reale e benigna e umana, che
252
1886
infante reale e benigna e umana, che si compiacesse
253
1886
il suo viso appuntito e olivastro di volpe maligna
254
1886
olivastro di volpe maligna. ¶ — È venuta la direttrice? — chiesero
255
1886
ausiliarie, entrando. ¶ — Ma che! è ancora a messa, — rispose
256
1886
direttrice, per dimostrar zelo e amore all’ufficio. Come
257
1886
frasario di ufficio, sgrammaticato e convenzionale, fioriva sulle loro
258
1886
indice alfabetico delle ausiliarie e delle giornaliere, il regolamento
259
1886
direttoriale, una carta geografica e telegrafica dell’Italia. Nessuno
260
1886
di mano in mano e che le destinava, per
261
1886
la sua scrittura rotonda e tutta svolazzi, scriveva da
262
1886
si cavavano il cappello e si sbottonavano il paltoncino
263
1886
si sbottonavano il paltoncino. E come ci erano linee
264
1886
ci erano linee buone e linee cattive, linee senza
265
1886
cattive, linee senza lavoro e linee con molto lavoro
266
1886
vuole una pazienza infinita e linee dove è richiesta
267
1886
infinita e linee dove è richiesta una sveltezza singolare
268
1886
così le esclamazioni piovevano. ¶ — È vero che sono una
269
1886
che sono una scema e che non so ricevere
270
1886
due giorni a Castellamare, è insopportabile. Se faccio cinquanta
271
1886
telegrammi in sette ore, è un gran che: imparerò
272
1886
presto, a questo modo. ¶ — E non ringrazi Dio? — le
273
1886
Torelli, una biondona alta e bianca, dalla forte pronunzia
274
1886
Salerno, quella linea indiavolata: è sabato e ci saranno
275
1886
linea indiavolata: è sabato e ci saranno i biglietti
276
1886
lite, oggi fra me e il corrispondente, se non
277
1886
ora, vi chiama precipitosamente e vi fa una sfuriata
278
1886
ogni dispaccio, chiede spiegazioni. È irascibile, cocciuto e insolente
279
1886
spiegazioni. È irascibile, cocciuto e insolente: una linea da
280
1886
canto, — il che non è divertente. La linea è
281
1886
è divertente. La linea è così lunga che la
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basta mai: la corrente è variabilissima: ora forte forte
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forte forte, che unisce e confonde tutti i segni
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per dieci minuti bene e respiri. Che! all’undecimo
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dispacci crescono: il ritardo è sempre di tre ore
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che pare un cembalo: e vi è bisogno di
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un cembalo: e vi è bisogno di forza e
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è bisogno di forza e di attenzione, in ambedue
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brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la
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fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali
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avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta
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avevano orologio, in casa, e alle sette meno cinque
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madre si destava prestissimo e dall’altra stanza la
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Mariè? ¶ — Mammà? ¶ — Alzati, che è ora. ¶ Ella si riaddormentava
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sonno delle fanciulle sane e tranquille. Dopo cinque minuti
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la madre taceva, vinta: e qui interveniva il padre
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camminava piano, in camicia e gonnella, per non isvegliare
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i due fratellini, Carluccio e Gennarino, che dormivano nella
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cena della sera prima e un pezzo di pane
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1886
questo ritardo sul registro, e Maria Vitale aveva pagato
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per la ricchezza mobile e altre due o tre
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da una gran tremarella: e talvolta usciva troppo presto
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sepolte nella cenere calda, e tre o quattro tazzine
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ella. ¶ — Sono le cinque e mezzo, signorina mia. Lo
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guancia affondata nel cuscino e le braccia piegate alla
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vie centrali di Napoli, e fra i carri dello
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vestiva in sei minuti e arrivava all’ufficio correndo
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la cravatta a rovescio, e rispondeva vivamente all’appello
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ad aver sempre freddo e sonno, mentre tutte le
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1886
caldo, nella felicità intensa e profonda del riposo. E
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1886
e profonda del riposo. E l’amarezza era anche
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1886
sacra, quell’aria molle e umida, non fredda, la
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la sedia di paglia, e appoggiò il capo alla
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Ave, tre Requiem, come è prescritto, quando si entra
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a caso in chiesa e non vi sono funzioni
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provava nessun desiderio spirituale e personale: nulla le si
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tenace scenderle sul capo e dalla nuca diffondersi lentamente
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con le gambe immobili e il busto penosamente inchinato
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udiva lo scaccino andare e venire, scostare le sedie
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grasso, dagli occhi chiari e sempre estatici, sorrideva mitemente
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passando. ¶ — Andiamo? ¶ — Sì, sì: è ora. ¶ Si avviarono, Maria
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un gran freddo addosso e un formicolìo nelle gambe
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la sua aria saggia e compassionevole di donnina invulnerabile
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Oh che cattiva cosa è l’amore! Io non
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vuol bene a nessuno. È che Mimì è ammalato
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nessuno. È che Mimì è ammalato, io non posso
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io non posso vederlo e mi sento morire, — scoppiò
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capiva che l’amore è un grande tormento. ¶ — Non
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che mi voleva bene e mi aiutava.... ¶ — Impostale. ¶ — Non
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ho soldi pei francobolli: e mi vergogno di mandarle
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muraglie profonde, casi lieti e casi truci, feste di
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truci, feste di amore e congiure di ambizione, dolci
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ambizione, dolci affetti umani e feroci passioni umane. Ora
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nell’interno del cortile e servivano da uffici postali
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ai suoi finestroni larghi e alti, sugli spigoli dei
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il cielo mattinale. ¶ — Chi è, quello? — chiese Maria Vitale
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1886
si scervellino pure liberamente, e si battano contro il
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me, per alcune semplici e umili spiegazioni, agli uomini
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Chérie di Goncourt, romanzo e prefazione; la prefazione è
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e prefazione; la prefazione è ambiziosa, il romanzo è
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1886
è ambiziosa, il romanzo è povero. La prefazione promette
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La prefazione promette assai e il romanzo mantiene poco
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fallire nell’anatomia spirituale e fisiologica di Chérie? L
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umano, dalla educazione strana e variabile, dalla modestia obbligatoria
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inconsapevolezza a ogni costo, e trascinata poi da una
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senza che tra essi e lei s’apra una
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dopo aver tutto sospettato, e sembrare ignorante; deve avere
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avere un’ambizione cocente e consumatrice, un desiderio gigantesco
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aggrapparsi a un uomo, e deve essere fredda e
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1886
e deve essere fredda e deve essere indifferente. Il
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1886
nascosto dietro le trincee e le fortezze della virtù
352
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apprende quotidianamente i dolori e le disfatte della lotta
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i passi con precauzione; e la sua anima non
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hanno una intuizione potente, e una favolosa tenacità di
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di documenti umani. Aspra è la battaglia nella vita
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motto sconfortato di Giobbe è fatto per la fanciulla
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ove l’erbuccia malaticcia è sopraffatta dalla pianta florida
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vivere, crescere, ramificarsi, insinuandosi e penetrando dapertutto. Tutte quelle
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ma l’immagine loro è rimasta in me, vivente
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rimasta in me, vivente. ¶ E se io potessi realmente
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mia mente s’incalzano e si affollano, quale sfilata
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perchè la memoria fanciullesca è più sveglia, più alacre
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libro, la mia psicologia è fatta di memoria. E
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è fatta di memoria. E in me, nell’anima
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un tempo, nei corridoi e nelle aule della scuola
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ove fioriscono le gaggie e gli amori, sulle terrazze
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malinconìa del mare lontano e delle chitarre preganti. Ogni
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costruire lo schema ideale e generale della fanciulla, per
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nella testa, in coro. È un chiasso confuso come
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una commozione di tenerezza e di pianto mi scuote
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geologica nella crosta terrestre, e vi do le note
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sono affidata all’istinto, e non credo che mi
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vero era il coro, e di aver letto che
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di Aristofane il protagonista è il popolo. L’istinto
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dunque, mi ha guidato e consigliato bene. ¶ Ripensandovi su
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bene. ¶ Ripensandovi su, ora, e correggendo le stampe del
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di amare queste novelle e di prediligerle sopra tutto
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massa, ove l’anima è nella moltitudine: e non
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anima è nella moltitudine: e non me ne pento
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amiche del tempo lontano. È un sogno amaro e
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È un sogno amaro e pietoso, fissato sulla carta
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avevate l’allegrezza antica; e voi che siete morte
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Io l’ho scritto, e ve lo dono. Beata
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si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino
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sotto un sughero bruciato: e pareva così bizzarra, così
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a pranzo un monsignore e due abati, — spiegò lei
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disse nulla. ¶ — Perchè ti è tanto antipatico, Massimo? — chiese
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Non me ne parlare: è un vizioso freddo e
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è un vizioso freddo e ostinato. Figurati che ha
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una bisca, a giocare, e stamane era in ritardo
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la messa. ¶ — Chissà, se è vero, della bisca; — disse
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con cui sono venuta e che si è fermata
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venuta e che si è fermata fuori a comprare
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di astrakan, tutta alamari e cordoni, con un berretto
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ventimila lire; — disse, sorridendo. ¶ — E questo ti fa piacere
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la fronte, preoccupata. ¶ — Immensamente. ¶ — E perchè? ¶ — Quando Carlo sarà
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dare quattrini; io, sì. ¶ — E ti contenti di essere
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Sannicandro insieme col papà e con Maria Gullì-Pausania
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ama, — soggiunse la seconda. ¶ E si guardarono, tutte lusingate
400
1886
di Anna Doria: Chiarina e Tecla si guardarono per
401
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se compariva sua madre e il suo fidanzato. Maria
402
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del blasone dei Sannicandro e degli antenati dei Sannicandro
403
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di zitella nobile, bellissima e povera che cerca un
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bella principessa, bionda, fresca e sterile, e con Giulio
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bionda, fresca e sterile, e con Giulio Vargas; si
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1886
Difatti dopo aver abbracciato e baciato tutte le sue
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non se ne faceva, e Charlotte, poverina, aveva sospeso
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proprio un legame serio. ¶ E le ragazze, un po
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sapete niente, Annina Doria è in arretrato di notizie
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di notizie, Caracciolo si è liberato della Fiammante, dandole
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un colpo, per lei e pel bimbo.... ¶ — Quale bimbo
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suoi discorsi, era intollerabile. E la cattiva impressione aumentava
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miserabile a scacchetti bianchi e neri, un abito di
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abito di quaranta lire e aveva alle orecchie due
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solito, — rispose subito Elfrida. ¶ — E quando vi sposate? — insistette
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Elfrida, volgendole le spalle e andando a unirsi con
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Althan, ma la mamma e il fidanzato non comparivano
418
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sua sorella Candida Montemiletto e suo cognato Francesco Montemiletto
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mostrava un volto calmo e concentrato, come tutto chiuso
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sempre con sua sorella e con suo cognato, con
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un marito, un fidanzato: e un misterioso sorriso le
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con sua sorella Maria e con suo padre: non
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faceva su mille pieghe. E si vedeva in lei
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di apparire ancora sana e bella, un mantello a
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circondava il collo bianco e scarno, una veletta bianca
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deperire la sua bella e buona figliuola, per amore
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matrimonio non si faceva. E il principe aveva consentito
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suo figliuolo poteva sperare e chiedere molto di più
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si sarebbero contentati padre e figliuolo, di mezzo milione
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bel viaggiatore, indolente, freddo e scettico, per far la
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corte alla sua fidanzata, e la delicata creatura rigermogliava
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anima che s’involava. E subito quelle che amavano
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faccia, rasa sulla bocca e sul mento, con le
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spagnuola bionda, ardente, languida e passionata, vestita di seta
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dal cappellino alle scarpette, e Carlo Mottola, un giovanotto
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Mottola, un giovanotto snello e bruno, dalla pura bellezza
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una intonazione di colore e di linee orientale, si
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la spiegazione del cannone. E senza turbarsi, Tecla Brancaccio
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sentire questa spiegazione, volete? ¶ E tutti quattro, Carlo, Maria
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aveva preso un obice e lo sollevava, lo mostrava
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quietamente, raggiustandosi i polsini. ¶ E fu tutto il segno
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bianco sulla corazzata Roma: e coglieva la grossa nave
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ballava una gran quadriglia e nel suo raggio, nel
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Pausania dal profilo saggio e puro di Minerva, dall
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di una aureola nivale, e dietro, sempre in tondo
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capo il raggio scialbo e chiarissimo erasi posato sul
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curve di Giovannella Sersale e di Felicetta Filomarino; e
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e di Felicetta Filomarino; e Giovannella, nel pallore del
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era un gridìo confuso e allegro di sorpresa, un
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un aggrupparsi di ragazze e di giovanotti, come per
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due bottiglie, del bordeaux e dello champagne, ed ella
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le coprivano la fronte e il pallido-bruno viso
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di chi aspetta, sperando e temendo: invece vi si
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rassegnata, una pazienza dolorosa e muta, un rilassamento di
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chi aspetta, senza sperare e senza temere; e la
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sperare e senza temere; e la rossa figura passionata
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la rossa figura passionata e voluttuosa di Elfrida Kapnist
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dove i biondi capelli e i fiori azzurri che
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che vi erano sparsi e i grandi occhi aspettanti
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vedevano i dentini minuti e bianchissimi scintillare, come quelli
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come colei che sa e che può, solamente amando
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aveva formata una orchestrina e andava in giro, per
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la vera tarantella napoletana, e la sua febbre si
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ballo popolare, ora molle e amoroso, ora frettoloso e
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e amoroso, ora frettoloso e passionato, era cominciato, fra
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la maligna vecchia zitella. E con una certa morbidezza
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certa morbidezza tutta gaia e semplice, Eva Muscettola ondeggiava
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ma i suoi occhi e il suo spirito erano
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madre giovane di Eva. E in quel biancore di
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bianco, mobiliato dagli incomodi e brutti divani di velluto
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pel corridoio dove vi è il caffè e si
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vi è il caffè e si vendono i giornali
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in questo grande, stupido e triste salone di aspetto
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erano state Eva Muscettola e Chiarina Althan: le accompagnava
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con l’anima sensibile e simpatica di Eva. Esse
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misero a passeggiare su e giù, chiuse nei loro
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sul grande tavolone oscuro e usciva di nuovo, ubbidendo
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Ma no, cara Chiarella, è tutta una poesia.... ¶ — Bah
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estranee, un vagabondaggio inutile e noioso. ¶ — Tu non lo
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fece l’altra, arrossendo. ¶ E andarono incontro ad Anna
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gioia, vedendola così bella e così circondata. Maria Gullì
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insulsaggine piena di spirito, e la ripeteva a tutti
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vanità di quel cretinello: e parlavano poco fra loro
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contegno di dea riflessiva e sagace. A un tratto
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gran viavai di signore e di ufficiali, un tinnire
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appetito delle zitelle nervose; e ci si era venuta
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di fame, diceva lei, e avrebbe volontieri mangiato un
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di vermicelli al pomodoro. E tutte le donne, maritate
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tutte le donne, maritate e fanciulle, capitando in quei
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di iuta, molli, larghi e profondi, dalle maniglie di
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1886
grande senso di benessere e sospiravano quasi, invidiando gli
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1886
a queste visioni marine e sentimentali delle signore, nascondendo
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un divano, nel buffet, e guardava quelli che mangiavano
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mangiavano delle castagne giulebbate e bevevano del consommé, tutte
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del consommé, tutte colorite e felici, l’appetito rabbioso
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tre volte la settimana, e la grossa fame popolana
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a una bimba, ridendo e scherzando. Poi quando vide
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azzurro, con le maniche e il goletto ricamato d
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con i capelli arricciati e la divisa sulla tempia
500
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di metallo. ¶ — Non vi è qui, — le rispose Chiarina