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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Guido Da Verona, Colei che non si deve amare, 1910

concordanze di «e»

nautoretestoannoconcordanza
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1910
d’un locatore estivo. ¶ E la luna metteva in
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1910
non s’era spezzata e la riaccese. Metteva in
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fa star molto coricata, e il letto ingrassa... bada
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bada! ¶ Prese uno sgabello e vi sedette. ¶ — Discorriamo. ¶ Ella
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sedette. ¶ — Discorriamo. ¶ Ella taceva. E questo silenzio lo esasperava
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1910
bambina, o parevi esserlo, e mi hai mostrato un
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1910
braccialetto d’oro. Già!... E adesso quella casa non
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1910
debbo lasciarla, perchè c’è stato uno scandalo e
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1910
è stato uno scandalo e si evita di salutarmi
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1910
avrai tu, una casa, e più bella e più
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1910
casa, e più bella e più ricca della mia
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1910
con un accento fermo e semplice: ¶ — Perchè sei venuto
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1910
rispose; — il muro non è alto; ebbi voglia di
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1910
dipinse fuggevolmente una malvagia e tetra collera. ¶ — Io non
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1910
volta nella tua casa, e dopo, e sempre, fino
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1910
tua casa, e dopo, e sempre, fino al giorno
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1910
presa di violenza? ¶ — No. ¶ — E allora? ¶ — Non so, non
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1910
salvava con queste parole, e ripetè ancora una volta
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1910
dire, — confessò la sorella. —È stata una follìa, un
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leggerezza, una cosa impreveduta e facile, senza gravità ma
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1910
Un giorno feci questo, e non so dirti nemmeno
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1910
su la bianca tempia e ravviandosi i capelli con
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1910
Dunque, — fece, con amarezza e con scherno, — avevi semplicemente
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1910
con divenir tua... Ecco, e tutto questo lo hai
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1910
delle parole di lui. E si esaminavano attenti; l
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1910
si rispetta più nulla e nessuno, in cui tutta
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1910
se devi dirmi qualcosa, e ti ascolto ancora con
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1910
ripeto: ancora lo stesso. ¶ E mise nella sua voce
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1910
Sali nella tua camera e dormi. Fra poco mio
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1910
per la maraviglia. ¶ — Sali e dormi, Lazzara, — comando Lora
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1910
a piccoli passi, tacendo, e scomparve nel buio. Indi
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1910
per l’ultima volta, e non me ne andrò
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1910
a dirmi... Dunque parla, e sinceramente, come parlavi con
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1910
intrecciò le dita insieme, e parve cercare in sè
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1910
dimenticare i giorni passati e perdonarmi se ti ho
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1910
ferma, risoluta, quasi nemica. ¶ E di nuovo si levò
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1910
un uomo può soffrire, e son tornato per vederti
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1910
che mi chiamavan amico, e tutti han volto il
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1910
ti rimprovero: la colpa è d’entrambi; siamo colpevoli
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1910
rimedio, anzi un calmo e ragionevole consiglio « Bisogna dimenticare
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1910
consiglio « Bisogna dimenticare ». Non è così? ¶ Ella tacque, si
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1910
gravità deè suoi falli. ¶ — È così? — Rispondimi! — egli comandò
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1910
appartieni per amore... Dimmi: è la verità? ¶ — Sì, è
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1910
è la verità? ¶ — Sì, è la verità. ¶ — Mi hai
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1910
ingannata scegliendo questo cammino, è vero? ¶ — Sì, è vero
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1910
cammino, è vero? ¶ — Sì, è vero. ¶ — Ebbene, senti. La
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1910
dà un vero spavento. È forse orribile a dirsi
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1910
n’era tutta rabbrividita, e si restringeva nell’ angolo
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1910
piedi? — scherni l’uomo; e si volse. ¶ — Io ci
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1910
il colore dell’acqua e del vento. ¶ — Ohibò, con
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1910
ci vai a fare? ¶ — E tu? ¶ — Porto legna. ¶ — Sicché
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1910
pizzico su la guancia, e disse: — Tanto fa!... il
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1910
Tanto fa!... il battello è carico; sali pure. ¶ Spinsero
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1910
vi montaron sopra tutt’e due, in silenzio, come
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1910
lacera, sui duri cordami, e sopra vi si coricò
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1910
sotto i denti? ¶ — C’è pane e pesce fritto
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1910
denti? ¶ — C’è pane e pesce fritto, in quella
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1910
quel po’ di cena e si mise a divorarla
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1910
ne accendeva sempre più, e il fiume che per
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1910
il battelliere ¶ — Io, Lazzara. E tu? ¶ — Benozzo; io, Benozzo
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1910
afferrandola per il braccio e balzando in piedi; — Lazzara
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1910
piedi; — Lazzara, guarda... C’è qualcuno laggiù!... ¶ In fondo
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1910
poco impaurita ella pure. — È forse un gatto... Forse
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1910
passo avanti, quasi barcollando, e si fermò. Ma Lora
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1910
Lora dette un grido, e per non vederlo si
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1910
fece due salti rapidi, e fu sul terrazzo, davanti
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1910
lo vedevan bene, bieco e pallido com’era, tutto
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1910
sua persona sinistra. ¶ — Chi è? — bisbigliava Lazzara. ¶ — Taci... ¶ Allora
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1910
seguì un grave silenzio, e fu, per l’uomo
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1910
una specie di fascino; e, stando fermo, la investiva
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1910
facesse un male estremo e la sua volontà fosse
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1910
ebbe una invincibile paura e protese un braccio verso
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1910
No, no... — balbettava — lasciami... ¶ E con la faccia quasi
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1910
di sopportarne la tragici e disperante felicità, non era
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1910
gesto di chi ghermisce e di chi si lascia
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1910
forti come un narcotico, e c’era, li accanto
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1910
la più efferata beatitudine. ¶ E intorno a loro, e
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1910
E intorno a loro, e fuori, per tutto il
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1910
magnética, tanto era bella e splendente, quasi inverosimile, tanto
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1910
era qualcosa di eccessivo e di assurdo, quasi di
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1910
folle rabbia di peccati e di lussurie, un tetro
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1910
rimorso la tremante anima e colmarla fino all’ubriachezza
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1910
così miserabile a vedersi e così vinto? Quale cammino
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1910
Ora le stava presso, e mutamente la guardava. ¶ La
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1910
sua cintura di vespa e le sue belle ginocchia
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1910
rantolo, avesse ormai toccata e posseduta questa intangibile purità
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1910
vene gonfie di sonorità. ¶ E gli venne all’apice
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1910
lì, nella gola, dov’è la voce che canta
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1910
che ràntola, nello spasimo e nel piacere, istessamente… ¶ Ma
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1910
bacio della sua bocca, e morire in lei come
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1910
imperio sovra di lui, e sommessamente, quasi proditoriamente, lo
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1910
di quella collera sinistra. E questa viltà lo fece
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1910
che si buttasse innamorata e pentita nelle sue braccia
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1910
protese ruvidamente il braccio e con l’apice delle
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1910
gli nascondeva gli occhi e le apparve dinanzi a
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1910
terrore di quel devastamento, e, quasi una dolcezza ultima
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1910
dalla nuda parete, immobile e pur vivo, la guardava
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1910
fiumane traverso lo spazio, e v’era una chitarra
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1910
ballo in un cortile… ¶ E si levò. Scese. Le
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1910
il ciglio del muro. E di là vide una
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1910
il segno della croce, e si lasciò cadere... ¶ Correva
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1910
passava tra i capelli e li scioglieva stupendamente, facendoli
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1910
campi, orti, seminagioni, frutteti; e come in sogno rivide
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1910
frumenti, ed i covoni e le biche su l
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1910
va, che va, stanca e senza posa, come una
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1910
con la scherzosa luna. E le pareva che il
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1910
meta lontana. Vedi: trascorro e brillo. M’accompagna il
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1910
il chiaror della luna e faccio un lieve romore
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1910
la sponda, quasi correndo, e trasognata. Era, nel mezzo
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1910
passando, le facesse tremare. E più ella fissava nel
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1910
muoveva i canneti; limpido e lento, fiancheggiava una strada
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1910
poi un altro ancora, e quei laiti lugubri empirono
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1910
che sbucasse dai rami, e le pareva di sentirsi
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1910
piombarono tutti addosso, gufi e civette, per ucciderla, per
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1910
un tribunale di spettri, e stettero a fissarla dai
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1910
favolose, che si spezzavano e rotolavano per l’infinito
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1910
si rompevano in frantumi e scorrevano tra fiumane di
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1910
attente. ¶ — Nulla, — disse Loretta; — è nulla; continua. ¶ Accovacciata su
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1910
rosse labbra, Lazzara ricominciò. ¶ ... E diceva, battendo agli usci
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1910
del Signore la carità? ¶ E così, camminando e mendicando
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1910
carità? ¶ E così, camminando e mendicando, giunse ad un
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1910
declivio di montagne gigantesche, e brillava di fiumi scintillanti
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1910
Come ti chiami? ¶ — Lazzara. ¶ — E che hai fatto sinora
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1910
d’un gelso basso e contorto. Di là dalla
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1910
strada maestra, tutta polvere e sole, tra le fratte
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1910
avvampavan di selci vive e di ginestre in fiore
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1910
fieno, fece una smorfia e rise forte. ¶ — Buon dì
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1910
mandria in un pratello e si misero a merenda
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1910
d’una gatta snella e indolente. ¶ Allora egli tolse
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1910
una manata di ciriege, e venne a sdraiarsi vicino
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1910
Si guardarono in faccia e risero. Entrambi, senza sapere
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1910
sola… ¶ — Che sole! ¶ — Già, e non piove... ¶ Ella prese
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1910
che mandavan riflessi brillanti e bui. Così giacendo, formava
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1910
più: si fece scuro, e, come sentendosi pungere da
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1910
era scalza, ella pure, — e se ne rammentava. La
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1910
polpaccio era grasso, tondo — e se ne rammentava. ¶ — Che
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1910
strisciò carponi, sui gomiti, e standole più presso, cominciò
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1910
quel fieno, più nuda e più supina che se
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1910
disse — mi fate male!... ¶ E i grossi papaveri falciati
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1910
alte come una casa, e di più grandi navi
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1910
L’acqua scendeva, lenta e buia, con brividi luminosi
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1910
dal fogliame d’argento. ¶ — È lontana la città? — Lazzara
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1910
vecchi nel suo battello e stava per saltarvi dentro
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1910
questi fece, senza volgersi. ¶ — E a piedi? ¶ — A piedi
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1910
venuta nella mia casa, e si è spogliata. Non
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1910
mia casa, e si è spogliata. Non dimenticherò mai
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gola; uno spettro scarno e livido, che vedrò sempre
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1910
di rimorso, ne trabocco... E pure non posso vincere
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Fece un’altra pausa, e si piegò su sè
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1910
l’ha presa! C’è ora chi può dirle
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1910
Ormai tutti lo sanno e se ne parla fino
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1910
Che fa? Lei sola è colpevole di tutto questo
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1910
ma l’amo ancora, e più ancora, sempre più
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1910
ma il mio odio è così bello e così
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1910
odio è così bello e così pieno d’inesorabilità
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1910
son pieno di rimorso, e forse ti faccio soffrire
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peccato fino alla sazietà... E dopo? Non importa! Anche
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1910
in cerca di lucciole, e tornava portandone assai, racchiuso
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1910
s’affacciò al terrazzuolo e rispose alla fanciulla: — Vieni
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1910
davanti alla sui signora e disse: ¶ — Guardate. ¶ Aperse il
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1910
il grembiule di colpo, e le lucciole, tornate libere
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1910
fìl di lino. Noiata e stanca, dopo la cena
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1910
i giornali d’illustrazioni e di mode, ch’eran
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1910
era un bel giovine e le faceva la corte
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1910
si dava un pranzo e Rafa era costretto a
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1910
d’oro che scintillava e tremava come un denso
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1910
l’età le univa e qualcosa forse di concorde
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1910
un semplice abito nero e tutta l’eleganza sua
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1910
una signorina molto strana. ¶ E Loretta l’amava; nelle
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1910
calde vendemmie. Costei beveva e la picchiava. Un giorno
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1910
prostituirsi nella mala vita, e più da quel tempo
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1910
divenne la più trista e lacera monella che fossevi
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1910
far opera di carità e voleva educarla corno una
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1910
ismodato ¶ amore di libertà; e non s’era saputo
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1910
avevan riveduta nel villaggio, e diceva d’aver fatto
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1910
era bella, era selvatica, e lavorava e le facevan
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1910
era selvatica, e lavorava e le facevan la corte
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gomiti sul da terrazzo. E guardava nella chiara notte
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1910
rivolse dalla piccola veranda e tornò sulla poltrona di
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1910
terra un disperato calore. ¶ — E tu hai sonno, Lazzara
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1910
non dormo che poco, e male, perchè i sogni
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1910
tuoi sogni? ¶ — Son molti e sono pieni di miracolo
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1910
stata in convento, non è vero? — domandò alla fanciulla
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1910
più di quattro anni. ¶ — E ne sei anche fuggita
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1910
un bell’animale selvatico e docile. ¶ Poi si mise
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1910
monache dalla voce cristallina, e il fumo gonfio degli
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1910
nei mattini di primavera. E poi, quando il suo
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1910
boschi odorosi di timi e di resine, ove sono
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1910
ove sono i frutteti e le vigne, le messi
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1910
che ondeggiano, il vento e la libertà. ¶ E la
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1910
vento e la libertà. ¶ E la rivide, la campagna
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1910
rivide, la campagna immensa, e vi si mise a
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1910
uno all’ altro, mutamente, e mutamento ha devastate le
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1910
poltrona. ¶ — Sono stanco... — mormorò, e con le due mani
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1910
che dentro la esagitava; e venutagli più vicina, con
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1910
sua mano, al polso, e la baciò. ¶ Non aveva
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1910
fino alle aride ciglia. E in quel momento, dal
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1910
piangere, vicino a te... » ¶ E dagli occhi riarsi le
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1910
contr’una sua spalla e rimase ferma. Così lo
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1910
le volontà, l’uno e l’altra provarono ancora
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1910
traccie dei dolori patiti; e lo guardava con gli
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1910
un tempo veduto, bello e forte, con la bocca
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1910
sai veramente ogni cosa? ¶ E Clara, senza battere le
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1910
suo perdono di sorella e d’amante. ¶ — Sì, — ella
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1910
mio povero amico. Ed è forse troppo tardi perchè
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1910
lacrime; fra l’una e l’altra metteva i
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1910
che non so, — riprese, — è dove sei stato finora
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1910
silenzio un’eco sinistro, e parve il riso implacabile
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1910
spingendo indietro la poltrona, e, fermo davanti a lei
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1910
gli rispose con dolcezza; e si levò. ¶ — Non ti
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1910
sempre la tua amica e non ti devo giudicare
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1910
che appena di udì. ¶ E tremava. Ma egli scosse
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1910
con un moto ruvido e non volle rispondere. ¶ — La
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1910
rispondere. ¶ — La mia vita è morta, — disse. — Ho tutto
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1910
il mio ultimo rifugio. E pensavo che anche tu
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1910
fatto piangere molto, non è vero? ¶ Ella rispose: ¶ — Che
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1910
discorrere della sua pena; e gli si fece presso
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1910
con un atto debole e dolce: ¶ — L’ami ancora
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1910
un gesto d’ira: ¶ — È inutile! — gridò. — Ora non
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1910
gridò. — Ora non c’è più rimedio. ¶ — Non è
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1910
è più rimedio. ¶ — Non è inutile, — diss’ella, tentata
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1910
che ne avrebbe. — Non è mai inutile raccontare quello
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1910
parlando a sè medesimo. E disse tre volte queste
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1910
fluirono disordinate, angosciose: ¶ — Non è stata mia! Non ho
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1910
rendessi conto, mi si è attorcigliata intorno al cuore
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1910
come un nodo vivo e soffocante; un giorno, senza
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1910
la tentazione mi si è presentata, nuda, folle, terribile
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1910
folle, terribile, nello spirito, e da questo fantasma non
229
1910
sete mi avrebbe vinto. È stata una pazzia, che
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1910
una pazzia, che mi è salita lenta, inguaribile, nel
231
1910
deve condannarmi. La volontà è un’arma troppo fragile
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1910
del mio stesso desiderio, e questo appunto m’ubbriacava
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1910
lei ridendo, io tremando; e c’era una forza
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1910
fermò affannato, quasi pentito, e sùbito ricominciò: ¶ — Un altro
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1910
terrore, qualcosa fra me e lei... Ombre, fantasmi, ch
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1910
dirmelo. Bisognava osare. Adesso è troppo tardi; un altro
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1910
me l’ha presa... è tardi! Mi amava: non
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1910
mi ama più. Si è data, con gioia forse
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1910
io l’avevo tormentata, e perchè sono stato anche
240
1910
Un giorno, mi ricordo, è venuta nella mia casa
241
1910
scandalo palese l’odio e l’invidia lungamente contenute
242
1910
già riscosso il prezzo. E la città lo sapeva
243
1910
il fratello della mantenuta. ¶ E udiva rinchiudersi dietro di
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1910
suo cerchio di privilegi — e questa volta per sempre
245
1910
Ma non sapeva odiarla, e, per quanto ella lo
246
1910
disonora la colpa non è nostra, è tua! Tua
247
1910
colpa non è nostra, è tua! Tua I... Perchè
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1910
stato un cattivo figlio e in tutta la tua
249
1910
il braccialetto di Rafa, e ricordò tutto quello che
250
1910
contro la sua colpa e che più non eravi
251
1910
per vincere da solo e duramente la sua battaglia
252
1910
infinito bisogno di tutti, e si volse a cercare
253
1910
amico, un amico fraterno e buono in cui versar
254
1910
ch’egli aveva oppressa e fatta piangere, una donna
255
1910
camminò, vedendo solo fulgori e grandi circoli di sole
256
1910
comuni, gli parvero insoliti, e mutati gli aspetti delle
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1910
col suo portone ampio e scuro che dava in
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1910
fu nostra. ¶ A nessuno è dato conoscere come un
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1910
fuori dalla nostra sensibilità e svestito dall’immagine che
260
1910
che noi gli attribuiamo. È il nostro cuore che
261
1910
fa parlare le cose, e noi, attoniti qualche volta
262
1910
di quegli scalini larghi e lenti, che aveva tante
263
1910
cassabanco in legno scolpito. ¶ E ricordava, ricordava… In un
264
1910
anno addietro, ancora bella e desiderata da molti, co
265
1910
d’una vita spirituale; e quand’ella gli si
266
1910
imminenza del suo fallo, e poi le lunghe sere
267
1910
curvo su lei, desiderosamente... ¶ E quel giorno ch’era
268
1910
egli si sentiva amato, e già le sue caldo
269
1910
qualche volta nel baciarla. E, se non poteva nascondersi
270
1910
sue narici estremamente fini, e nel cavo degli occhi
271
1910
fare quel nodo lento e forte che fanno le
272
1910
fra le coltri quand’è nel suo fiore. Egli
273
1910
volta chiudere gli occhi e sognare un’altra carezza
274
1910
sottile cenere del tempo. ¶ E come confessarle: « Non te
275
1910
giovinezza d’un’altra, e mi riscaldo nel calore
276
1910
calore d’un’altra e bevo su la bocca
277
1910
dirle una simile cosa? ¶ E però metteva nel saziarla
278
1910
pianta che vada sfiorendo; e qualche volta, sotto l
279
1910
con infinita malinconia. ¶ C’è un momento nella vita
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una sola poesia. Ed è allora che nel suo
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suora di carità. ¶ Ed è forse l’estrema, involontaria
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abito che si presceglie e con il quale cerca
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amore, che in fondo è per la donna tutta
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muoversi della sua gonna, e quando, in un bacio
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stupore, non disse parola e restò perplessamente a guardarlo
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incontrano, vi son tante e così terribili cose a
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solo quando ci si è già del tutto compresi
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compresi, quando la confessione è già passata dall’uno
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catastrofe, il senso inerte e vacuo dell’irreparabilità dilaga
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tutto solo nella vita, e questo senso della solitudine
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arrampicarsi con l’unghie e coi denti per un
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lo aveva inseguito, attenta e ben nascosta, nell’ombra
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era stato fra loro, e con lieta indifferenza si
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baciata come una volta, e di lui non poteva
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braccia una forza raddoppiata, e che l’altro ne
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non era precisamente lui, e non era la sua
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me l’hai presa, è vero? Tu le hai
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parve assordante. ¶ — « S’egli è a Villa Ippolita, ella
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dev’essere lontano, — pensò. E poi di nuovo l
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suo cervello: — Forse non è con lui; Forse mi
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si erano dispersi qua e là, nei soggiorni estivi
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Tutti gli parvero strani e mutati con lui. Scambiate
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rapidi, alcuni segni nascosti, e tutto questo non accadeva
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Quest’uomo era maligno e crudele come tutti quelli
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passava. Poi, con indifferenza: — E vero che vai a
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Saranno chiacchiere: a rivederci! ¶ E se ne andò fischiettando
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divulgata? O forse, lei e Rafa, s’erano fatti
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non era affatto intimo e che lo salutò appena
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un tavolino da solo e vide che anche i
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cibo; accese una sigaretta e si recò nelle sale
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fama d’un gentiluomo è spesso in mano di
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dimagrato. ¶ — Forse. Cosa c’è stato di nuovo in
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Niente: un gran caldo. ¶ — E d’altro ¶ — Nient’altro
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sbrigano le stesse faccende e vedono succedere le stesse
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tante!... ¶ Entraron Beppe Cianella e Franco Spada, per la
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disse: ¶ — Addio, come va? ¶ E si sedettero in fretta
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fisionomie; ma l’uno e l’altro, con la
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rispose velocemente il Cianella. ¶ E disse allo Spada: — Da
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certo Ugo Fiorini, biondo e miope, sempre mezzo assonnato
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dopo entraron Lanzo Malatesta e Carletto Santorre con Totò
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la mano ai sopravvenuti e strinse le loro con
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col treno dei mariti: è il tempo in cui
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Isvizzera con le ballerine e le inscrivono nei registri
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Madame, qui da noi, è la Gigetta. — Ci sono
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in biglietti di andata e ritorno; ci sono gli
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che perdeva la partita. ¶ — E poi ci sono i
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risolino pieno di malizia. ¶ — E sono molti quest’anno
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riprese il Rigoli. — C’è lo Spronelli, detto Coditrèmola
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frontiera col suo inseparabile e indispensabile amico Lulù Mattioli
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luna di miele. C’è il tenente Calogero, che
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montagna; i due Berni e Giannetto Pigna che vanno
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ma invece sei tornato e non conti più fra
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nostra compagnia. ¶ — Ce n’è un altro... — disse ambiguamente
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me ne scordavo! C’è Rafa Giuliani, ch’è
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è Rafa Giuliani, ch’è partito per ignota destinazione
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partito per ignota destinazione, e quello proprio nessuno sa
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indisposto negli ultimi giorni… È il gran caldo. — Si
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Arrigo; — ho da parlarti. ¶ E curvo, camminando a passi
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Figlio mio, cosa t’è accaduto? Non sei più
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era infatti spaventosamente pallido e magro; gli occhi solo
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Grazie, Paolo, nulla. ¶ Tutti e tre si guardarono ancora
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Arrigo, ansioso. — Che c’è? ¶ — Loretta... ¶ — Sì, Loretta, Loretta
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con una faccia spettrale. ¶ — È via... È partita... È
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faccia spettrale. ¶ — È via... È partita... È fuggita insomma
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È via... È partita... È fuggita insomma.. ¶ — Fuggita!?... ¶ Egli
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insomma.. ¶ — Fuggita!?... ¶ Egli barcollò e cadde sopra una sedia
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per riaversi, li riaperse: e rimasero sbarrati, enormi. Tutti
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rimasero sbarrati, enormi. Tutti e tre allibirono del suo
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La madre corresse:. ¶ — Non è fuggita: ha detto che
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mani in saccoccia. ¶ — Sai... è una sgualdrina... — disse. ¶ Arrigo
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un torbido silenzio. Tutti e tre guardavano Arrigo quasi
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suoi pugni erano frementi. ¶ — E nessuno di voi sa
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fin contro il muro, e girò su la sua
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No. ¶ — Da quanti giorni è partita? ¶ — Saranno dieci giorni
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Dieci? — egli ripetè sordamente. E contò nel suo pensiero
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fermato contro un mobile e fissava Arrigo con stupore
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contro voialtri?... Ci ammazzate, e basta! ¶ Uno scoppio di
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calare sopra una seggiola e continuò a tossire. ¶ Fra
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apparve la faccia barbuta e lucida del Riotti. ¶ — Disturbo
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sguardo su quella scena e si ritrasse a malincuore
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Arrigo fissò il fratello: ¶ — E tu cosa sei qui
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tu? Non sai dov’è andata tua sorella? ¶ L
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sopportato se non ingiurie e sventure, una certa solennità
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erano la sua donna e due de’ suoi figli
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ultimo sul focolare semispento e può benedire come un
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di condannare tuo padre e tua madre? Tu, che
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la via del vizio, e se oggi è perduta
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vizio, e se oggi è perduta per noi, se
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disonora, la colpa non è nostra: è tua! Tua
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colpa non è nostra: è tua! Tua!... Perchè sei
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stato un cattivo figlio, e in tutta la tua
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in lui, contro tutto e contro tutti, contro quel
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le parole: ¶ — Se Loretta è partita con un amante
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sono un uomo rovinato e perduto... — fece una pausa
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perduto... — fece una pausa e ripetè: — rovinato e perduto
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pausa e ripetè: — rovinato e perduto. ¶ Si cacciò una
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Non lo avete fatto, e siete responsabili di tutto
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Non dimenticatelo: voi tre! ¶ E li segnava col dito
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sguardo di bestia impaurita e fece atto di rispondere
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gliene diede il tempo, e riprese: ¶ — Bene, ti ripeto
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Bene, ti ripeto: lei è una sgualdrina e tu
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lei è una sgualdrina e tu la vali! ¶ Arrigo
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specie di follia calma e lugubre s’impadroniva del
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vita d’un uomo è giunta vicino alla sua
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morso dei freni potenti, e mentre le sue nubi
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lor ghirlande di gelsomini e di rose. ¶ A poco
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d’un color viola, e più violento s’accendeva
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il cuore di Loretta, e, correndo per quella riva
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memoria, più bello ancora e più dolce, dove i
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bagnarsi nella pianissima onda e c’erano i rematori
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ad ogni mossa dondolava, e si ricordò dell’uomo
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stata la più terribile e la più dolce nella
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troppo forte di magnolie e di gelsomini enti con
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d’amore di sogni e di primavera, quella notte
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dava pace. Voleva rivederla, e poi forse fuggire di
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coi più duri flagelli e persuaso che nessun rimedio
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maggiori della volontà umana, e non più sperava in
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uscita. Perchè tornasse uomo e ricuperasse nel suo senso
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amplesso. Quest’atto barbaro e dolce era il centro
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Il malo più grande è non avere il coraggio
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quello stremo d’angoscia e d’aberrazione. Perchè non
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un di que’ freddi e temerari uomini che sanno
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modo, nel precario senso e nel disordine di tutte
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malediva i connubi incestuosi e puniva con una morte
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cuor femminile, tremava ora e di voluttà impallidiva, solo
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caviglie, che irrequiete apparivano e sparivano tra il muoversi
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tentazione come il profumo è quasi tangibile su le
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fiori. Si chiamava sorella, e la purezza prestigiosa di
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le stava intorno, scaltro e paziente, capace di offrirle
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conosceva casa per casa, e ch’era stata il
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i bauli alla stazione, e salito in vettura si
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quelle strade, nella giornata. E la vedeva con suo
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perch’ella vi abitava, e la vita gli parve
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saluto, ma senza effusione e passarono in fretta. Ne
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Vide poi che ciarlavano, e, gli parve, di lui
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disse al cocchiere; — frusta e cammina! ¶ D’estate i
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entrò per la corte e li vide seduti in
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discorrevano prendendo il fresco. ¶ E lei? Dov’era?... Il
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cantilena, or un bisticcio, e qualche scoppio di risa
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riconobbe. ¶ — Oh... Arrigo! — fece, e si levò. Tutti si
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madre gli venne incontro e l’abbracciò. ¶ — E Loretta
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incontro e l’abbracciò. ¶ — E Loretta?... — egli profferì piano
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al figlio così affranta. E il Riotti, con una
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di cerimoniosa ironia, declamò: ¶ — È sempre il benvenuto chi
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Rispose Paolo: ¶ — Non c’è male, come vedi. E
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è male, come vedi. E gli altri tacquero. ¶ Cos
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nascondere un penoso mistero. ¶ — E Loretta? — egli ridomandò con
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Paolo rispose: ¶ — Non c’è. ¶ — Come non c’è
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è. ¶ — Come non c’è? È fuori? ¶ — Sì, è
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Come non c’è? È fuori? ¶ — Sì, è fuori
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è? È fuori? ¶ — Sì, è fuori, — rispose la madre
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mezzo a loro; lui e l’Eugenia erano rimasti
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quella sola, che non è lecito amare. Tutte le
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lasciato partire, non s’è aggrappata alle mie ginocchia
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ella non aveva pianto. E invece comprendeva di averle
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ombra dell’anima sua. ¶ E sperava di udirla rispondere
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di udirla rispondere: « Sì, è vero, è tutto vero
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rispondere: « Sì, è vero, è tutto vero quello che
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dirle: « Il tuo amore è un capriccio, una folata
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calore dei vent’anni...» E non poteva essere altrimenti
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poteva nascere nei sensi e nell’anima d’una
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oltre tutte le tentazioni e tutte le delusioni dell
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comprendere questa, più delicata e più rara d’ogni
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tra i sei colmi e già così profondi che
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potevan tra l’uno e l’altro nascondere tutta
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persona, in ogni movimento, e nella voce, e nello
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movimento, e nella voce, e nello sguardo, il segno
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ella vive l’aria è corrotta. Non voglio più
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Guardala meglio: forse non è bella. Vinci la tua
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tua perdizione: forse non è temibile. » ¶ Pensò: « Ella mi
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mezzo la mia vita e riperderò per lei tutto
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l’uomo che fui. » ¶ E così ragionando se n
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la sua pelle tramandava, e certi suoni della sua
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altra fatta come lei. ¶ E se pur la baciava
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fosse nato nell’anima, e non trovò in sè
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castigo inflittogli da Dio, e pensò alla chiesa, al
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anima, come una profonda e miracolosa eredità. ¶ Entrò nelle
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come un piacere inebbriante, e quando i ceri costellavano
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si lanciava innanzi, bianca e vampante, sotto la sferza
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fiori fatti d’aria e di caligine che il
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fertili di antichi boschi e di giovini praterie; più
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vettura si sporse avanti e rispose: ¶ — No, signora, nessuna
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dirittura, compariva un villaggio e bisognò rallentare. ¶ — Per dire
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l’automobile? ¶ — Se vuoi. ¶ — E’ difficile? ¶ — Non è difficile
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vuoi. ¶ — E’ difficile? ¶ — Non è difficile, ma bisogna stare
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era calata sul viso, e con un fazzolettino se
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un paio d occhiali e ridendo se li mise
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di quel fischio lungo e lamentoso. Ogni volta che
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piano le falci qua e là brillavano, come lampi
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città selciata di pietra e soffocata dai tetti, questo
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questo spettacolo di liberà e di pace apriva giocondamente
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un sussulto di gioia. ¶ — E tu verrai spesso a
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Ogni giorno, Loretta. ¶ — Quanto è lontana la tua villa
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ch’io rimanga sola, è vero? ¶ — Non sempre; io
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te, se mi vorrai. — E soggiunse: — Vorrai?... ¶ — Oh, sì
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fondo al giardino v’è la casa del giardiniere
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conosco da molti anni e son brava gente. ¶ Il
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fermi traverso la distanza e non più grandi che
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d’una tortuosa erta, e videro a’ lor piedi
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sole fregiava di ricami e d’istorie come un
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la empivano di stupore, e come tutte le donne
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volta d’essere bisbetico, e non cessava del ripeterle
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certa pretensione di bellezza e cercava di nascondere con
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manca vari parecchi denti e già da lungo tempo
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a corto di quattrini e la trattava con prepotenza
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concedeva gli ultimi spassi, e così aveva imparato a
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a sorridere perchè padre e madre le fossero ai
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con una certa longanimità e della sua perdizione faceva
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ironico. — Sono le otto e mezzo, nientemeno! ¶ — E allora
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otto e mezzo, nientemeno! ¶ — E allora? — ella fece, passandogli
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po’ disfatte alla cintura e si mise davanti ad
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io dico semplicemente ch’è vergognoso! — decretò il Riotti
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per quella risposta provocante. E soggiunse con disprezzo: ¶ — Vestita
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mise a ridere forte e disse: ¶ — Buona sera. ¶ — Dove
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disse la madre. — vieni e mangia; ti ho fatto
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buona volta! Così non è possibile andare avanti. ¶ — Giusto
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fame io. Se c’è da spiegarci, spieghiamoci pure
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spiegarci, spieghiamoci pure; avanti! ¶ E con un’aria baldanzosa
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ho fame; sono qui e vi ascolto. ¶ Seguì un
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perchè lei qua dentro è un seccatore e nient