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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «ei»

nautoretestoannoconcordanza
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più volte dissi ch'ei non mi capitassino innanzi
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promisso di farlo come ei vedessi abbassato un poco
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vuole mercatare, come se ei fusse una soma di
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le gran comodità che ei m'ha date, né
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dire al Duca, che ei non volessi tanto credere
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figura di marmo, che ei mi mandava a offerire
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marmo per lui, perché ei mi va stuzzicando, e
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infra l'altre cose ei mi aveva molto lodato
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di male, e così ei è stato sempre; di
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più di cento sonettacci ei mi fu fatti, i
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la sua Sacrestia, dove ei si vidde tante belle
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in tanta rabbia, che ei crepava, e mi si
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di sapermi ascoltare -. Diss'ei: - Or di' su -. Il
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prima dissi: - Sappi ch'ei m'incresce di averti
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e con i piedi, ei mi fece venire in
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dispiacevol modo che, faccendo ei altrimenti, io nonnarei fatto
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manco si vede che ei posi in su tutt
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da quella parte che ei si toccano; e dicono
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quei Signori non cessavano, ei cominciò, per divertirgli da
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e vo'lo -. Allora ei disse: - Oh fa' conto
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modo -. Io dissi che ei me l'aveva promesso
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di cera ben finito ei si mostrava tanto bello
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credere al Duca che ei non poteva venire così
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spesso a casa che ei non soleva) una volta
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non se ne intende -. Ei non mi lasciò finire
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quel piede venga; ma ei mi sarà facile a
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quale nella sua persona ei mostrava d'essere storto
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resoluto al male, che ei e tutti gli altri
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io mi penso che ei le dicessino pensando che
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sentire quel terribil fuoco, ei si cominciò a schiarire
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di morte. Innun tratto ei si sente un romore
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con quella prestezza ch'ei soleva fare, conosciuto che
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aveva avvisati del tutto, ei parve alloro Eccellenzie altra
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passando Michelagnolo Buonaroti, scultore, ei lo pregò che si
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casa 'l detto Bindo, ei mi scrisse una piacevolissima
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ho forse promessogli troppo -. Ei rispose e disse: - E
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del detto Bindo Altoviti: ei subito mi disse come
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a Michelagnolo, e che ei lo aveva tanto lodato
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lo vide di cera, ei mi mandò a donare
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e con tutto che ei mi tenessi in casa
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che per cotal causa ei non si poteva partire
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di detta fabbrica, che ei poteva lasciare il suo
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ero molto ben tratto, ei mostrò di sapere la
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Allora io aggiunsi che ei farebbe 'l meglio a
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sapeva che dirsi subito, ei si volse al suo
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di discosto, che quando ei mi vide, fece segno
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e maggiore ancora che ei mi fece quando io
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parlai al Duca, ed ei mi fece certe carezze
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di modo invaghito, che ei mi si mostrò più
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più piacevole che mai ei mi si fussi mostro
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di Vostra Eccellenzia illustrissima ei mi occorre dire, anzi
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dovessi aiutare. E perché ei mi si preveniva più
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di sorte che come ei mi vedevano, subito e
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quella sua vociaccia, che ei la sonava per il
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cantare La bella Franceschina, ei poteva ottenere che 'l
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per levarselo d'inanzi ei gli dette un poco
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le lacrime. Con quelle ei cominciò a dire: - Eh
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mie piacevolissime parole, benignamente ei si messe a disputarla
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in quel modo che ei m'aveva disegnato e
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aveva grandissimi, e spesso ei si tirava la piega
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conoscessi di tal professione: ei dimostrava di essere una
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tanto che molte volte ei mi faceva peritare: e
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di Prato, che tutto ei si sgombrava, e per
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che io ragionavo seco, ei mi porse un piccol
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io arrivavo dallui, sempre ei mi cresceva le carezze
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in parte più secreta, ei s'era fatto acconciare
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si appressava alle 24 ore, ei mi mandava a chiamare
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e ascosamente dal Duca ei mi punzecchiavano: dove io
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che ell'erano, perché ei gli disse: - Meglio che
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fare al mondo. Dappoi ei si posono assedere amendua
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e subito che appena ei fu fuori della porta
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esce per il naso: ei fece una gran bravata
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l'ha sforzato ed ei n'ha detto bene
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che la fu veduta, ei si levò un grido
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e con più diligenzia ei le darà la sua
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Michelagnolo Buonaroti, dicendo che ei non si mostrava bene
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della spia, innella quale ei mescolava un monte di
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ebbe sentito parecchi ore, ei si levò con tanta
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di grazia d'accordo ei s'uscissi di piazza
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di quella eccellenzia ch'ei vedevano in Perseo, e
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ch'e' mi vide, ei mi fece una gratissima
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ma che dei Persei ei non troverrebbe forse uomo
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non gli giovavano, forse ei ricorse a Iddio, e
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in questo gran furore, ei mi disse: - Questo caso
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e' lo saprà giudicare -. Ei volse dire del Bandinello
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alla scultura, sì come ei fa alla pittura, lui
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Eccellenzia fu a Palazzo, ei chiamò il vescovo de
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loro che quella opera ei l'aveva benissimo considerata
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adirò malamente; e similmente ei lo ridissino a me
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degnassi di ascoltarmi, ed ei così mi promesse: di
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in quel virtuoso modo ei s'era fatto la
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di Lucca, e così ei piacque grandemente, e il
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ebbe, con molta prestezza ei messe sù la su
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di sorte innanzi, che ei si contentassi di darmene
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lo giudicherebbe quel che ei potessi riuscire finito. Così
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occhi alla mia opera, ei mostrò d'averne molta
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Sbietta, e sicondo me ei non si ricordò di
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io lavoravo; e perché ei penò parecchi ore a
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con tanto onore, che ei non ne poteva far
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vi andavo; tante carezze ei mi fece e menatomi
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tristo -. Questo villano, quando ei mi diceva queste parole
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così gli promessi. Allora ei mi disse: - Sappiate che
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aprite gli occhi, perché ei vi bisogna; io non
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n'ero avveduto. Ancora ei mi disse che io
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sopra fece tanto che ei mi fermò nel letto
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si affaticassi, acciò che ei dimostrassi di saper buon
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modellino a Sua Eccellenzia. Ei mi rispose che volentieri
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ammazzassi; ma sì bene ei fu appunto tanto a
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per un ducato. Allora ei mi disse: - Se tu
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d'oro innoro, come ei mi avevano dato de
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mio Crocifisso di marmo, ei mi parve che dirizzandolo