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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «era»

nautoretestoannoconcordanza
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1896
terrore e di tenebre. Era una giornata di marzo
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un sorriso. Oh, egli era davvero ben differente da
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da lì a poco. Era una alta fanciulla bionda
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tenebre tempestose della notte era seguito il più fresco
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che il sole non era ancor sorto e spalancai
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di rame. In fondo era una lunga fila di
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la sua luce azzurra.... Era la prima volta che
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che viveva a Milano, era dato il condurre, da
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sorella sdegnavano e ch’era pur dovere dei Sergio
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Agata, nella Biblioteca. Giacchè era questo il luogo preferito
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il suo sfondo naturale. Era là dentro che la
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bisogna pur dire ch’era una ben paziente artefice
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elegante e mondana ch’era stato il profumo squisito
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pur qualcosa di lei era rimasto vivo nella mia
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ben dissimulava il vano, era un quadro coperto. Un
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sempre oscura. Il balcone era aperto ed io tenea
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sguardo per Agata. Ella era molto pallida. ¶ Io sbadatamente
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nostra villetta sul mare.... Era tanto pallida e piangeva
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pallida e piangeva!... Io era molto piccolo: doveva avere
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di quel giorno io era solo nella mia cameretta
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vidi dinanzi lo zio. Era molto pallido e il
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sentimento della pietà amorosa. Era buono mio zio. Si
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faceva. ¶ Due giorni dopo era solo con Agata nella
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sorridente dalla mirabile tela. Era viva; sfolgorante di giovinezza
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squisitezza.... ¶ Agata mormorò ancora: ¶ — Era proprio così, non è
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la testa. ¶ Lo zio era apparso sulla porta della
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mi dissero che si era aggravata e non mi
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avea conosciuto quegli spasimi. ¶ Era solo, io, così piccino
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un istante. La porta era aperta, ma dal di
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dentro una tenda oscura era calata sino a terra
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e bionde, di cui era piena la mia mente
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dei ceri, il letto era tutto bianco: bianchi i
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letto, appoggiato alla spalliera, era il ritratto della Biblioteca
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alla università würzburghese. ¶ * ¶ * * ¶ Non era molto sfarzosa, no, la
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furba, che la fraülein era la cosa che m
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per una settimana.... ¶ Questo era un sintomo molto grave
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sapeva, la biricchina, quanto era felice io quando sentiva
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da cannocchiale, mentre lei era ritta in piedi sopra
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secondo ripiano della scansìa – era così piccina lei! – le
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occhi verdi – oggi io era venuto su, dal mio
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la biricchina – e qual era questo altro proposito?... ¶ — Parlargli
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Nörten entrò. Lo sbirciai: era accigliato più del solito
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buon mio professore non era stato mai soverchiamente allegro
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tempesta? ¶ Non se ne era saputo più nulla. ¶ Agnese
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Franz? oh Franz! Egli era troppo vero matematico, lui
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fiume. E mai Delfina era stata più bianca e
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gaia, mai io m’era sentito più felice ne
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anni, mai Franz mi era parso tanto distratto. ¶ I
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mie prime parole si era lasciato cader di mano
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che dava sul terrazzino era aperta e sul terrazzino
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con tanta dolcezza, segno era evidente che tutto andava
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le sue nebulose... Delfina era mia fidanzata, certamente: tra
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de’ calcoli di cui era stato oggetto per lui
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guardai sbalordito. Il Professore era stato in Italia! E
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alla mia lezione. Io era giovane, straniero, pieno di
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a corrispondermi. Essa non era ricca ma buona e
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in mezzo alle quali era nata e cresciuta e
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aveva un amante.... Ed era un suo compaesano, un
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ora, ragazzo mio. Costui era un poco di buono
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nuovo per lei, questo era nuovo per sua madre
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in volto. ¶ Io piangeva. ¶ * ¶ * * ¶ Era una ben dolce mattinata
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professore Ense von Nörten era stato promosso. Ed ora
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Però l’allegrezza non era certo ne’ nostri cuori
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commossi. ¶ La povera Delfina era tanto pallida ed i
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sparivano all’orizzonte v’era l’Italia, il mio
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mosse per uscire. ¶ Egli era un giovane sopra i
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e la piccola piazza era deserta. La sola croce
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misterioso terrore che s’era preso tutto il suo
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ne erano trascorsi! Ed era precisamente quella la strada
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da prima sereno, s’era a poco a poco
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viaggiatore sostò alquanto. ¶ S’era fatto molto pallido. ¶ Si
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ferrate del cancello chi era colui che a quell
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il fatto. Una signora; era vestita a bruno: non
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ne andò, sola, com’era venuta e non la
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l’altra: in tutte era lo stesso tanfo di
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aperse ed entrò solo. ¶ * ¶ * * ¶ Era quivi tutto il passato
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quivi tutto il passato. Era ben questo il luogo
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il luogo ove si era appuntata tante volte, avida
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di sua madre, egli era prossimo a rivivere per
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la sua giovinezza s’era posata rabbrividendo, quel passato
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che questo tutto gli era stato finalmente, da pochi
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che sapeva bene, egli era corso lì, finalmente! per
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vita. Giacchè nulla, là era stato portato via, nulla
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egli, il tempo, s’era fatto suggello severo e
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aveva detto Max, nessuno era più penetrato in quelle
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anni, egli, il figlio, era il primo. Finalmente! Si
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cui la morte s’era fatta violentemente padrona. E
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fiorami d’oro non era impallidita ancora, dopo tanti
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Passò nell’altra stanza. ¶ Era quella da letto. Anch
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Egli sostò, rabbrividendo. ¶ Quivi era morta sua madre. ¶ Aprì
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La coltre bianca s’era coperta d’una lieve
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Ai piedi del letto era il grande inginocchiatoio di
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in quella stanza, essa era morta: uccisa. La parola
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piedi di quell’inginocchiatoio era corso il suo sangue
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larghe macchie stinte, s’era bevuto il suo sangue
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del quale egli piccoletto, era stato il grande amore
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troppo tempo esso s’era infiltrato nel mio sangue
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nel buio che s’era novamente fatto pel nuovo
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che nel frattempo s’era inginocchiato a pregare per
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giardino. Il cielo s’era tutto rasserenato, ormai, e
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casetta del vecchio custode era a destra, appoggiata alle
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mano, accennò che non era stanco e s’inoltrò
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vitalità del verde s’era imposta in ogni angolo
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accudita altre volte, s’era quasi appartata dal selvaggio
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marmo.... – Lo zampillo s’era acquetato, esso che cantava
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verde e di luci: era l’Avvenire. ¶ Povero sior
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Tonino! ¶ Sior Tonino, ch’era alla finestra, tese l
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quel momento la valle era tutta luminosa: veniva un
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di nulla; oh! egli era troppo occupato della sua
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il povero sior Tonino era passato di trepidazione in
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per questo sior Tonino era un vero dotto! Egli
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un vero dotto! Egli era bensì, è vero, un
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ma se non ne era mai uscito gli era
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era mai uscito gli era per la sua infinita
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incredibile timidità! Oh, se era timido, il povero sior
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Ma la sua confusione era cresciuta straordinariamente quando in
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dozzina d’anni, si era trovata dinanzi una bella
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dal villaggio alla villa. Era proprio l’ultima volta
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pur sempre severo, non era però solitario come il
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il chiasso per quanto era loro possibile. Che diavolo
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loro possibile. Che diavolo era mai cotesto? Sior Tonino
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permanenza inoltrata nell’autunno, era venuta a prendersi la
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sior Tonino intanto s’era radunata la turba allegra
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castello. La brigata s’era sparpagliata qua e là
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cespuglio: intorno a lui era buio e silenzio. ¶ Salivano
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Egli si voltò sorpreso. ¶ Era la contessina Nenè che
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voce della contessina c’era una sfumatura accorata che
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con un guizzo gli era già sfuggita via ed
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già sfuggita via ed era sparita tra i misteri
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alberi del parco. ¶ Ella era ritornata la pazzarella del
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Piero, il mio vicino, era un bel vecchietto minuto
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il buon maestro Piero! Era il più vecchio amico
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del genere, e quanto era contento, il buon maestro
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a Milano, che si era dato al commercio: una
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spinetta.... Oh, la spinetta! Era l’altro suo grande
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che maestro Piero non era stato sempre, come ora
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giorno – quanti anni avanti! – era corso dietro a quella
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Gloria. Oh, maestro Piero era stato anche lui giovane
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composta molta musica ch’era pur piaciuta, era stato
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ch’era pur piaciuta, era stato applaudito, aveva conosciuto
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il calore dei battimani.... Era stato lì lì per
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Poi, poi.... il tempo era passato, come fa sempre
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parer belle, se n’era andata con esso, l
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esso, l’entusiasmo s’era a poco a poco
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aveva preso moglie, s’era trovato fra le braccia
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sposa che se ne era volata per la vita
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dal figliuolo che s’era dato all’entusiasmo più
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formica della favola, s’era trovato infine un po
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con l’altro s’era trovato il cantuccio più
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mondo e se lo era comprato. Ecco tutto, e
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tutto, e come n’era felice!... ¶ Però del suo
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entusiasmi, una cosa gli era rimasta fedele ed amica
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Oh! la sua spinetta!... Era di fabbrica francese: l
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in un’asta pubblica. Era un tesoro. Diceva una
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giorni grigi della Rivoluzione era venuta a finire nelle
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di solitudine. ¶ Poi c’era l’orto.... Oh, egli
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l’orto.... Oh, egli era un ben devoto amante
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color del rubino.... Come era felice il buon maestro
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le debolezze; e come era sicuro nel genere di
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cinque camerette nelle quali era tutto il suo alloggio
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e manoscritte, ce n’era un po’ da per
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sfumatura di melanconia. ¶ Io era l’unico a cui
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a trovarlo, occupato come era a Milano a fare
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de’ suoi bei giorni. ¶ Era quello il paradiso di
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mio modesto eremo n’era tutto mortificato e vergognoso
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tanto lusso! Dove già era stato l’orto che
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l’orto che conosciamo era adesso un bel giardinetto
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Piero!... ¶ Che cosa dunque era avvenuto? ¶ — Oh, una cosa
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la sposa, questa s’era tanto innamorata del cantuccio
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di maestro Piero che era stata presa dalla bella
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nuora che il luogo era troppo povero per gente
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visita maestro Piero si era veduto capitare ingegnere, muratori
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il povero maestro Piero. ¶ Era vestito di nero – un
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una finestra della palazzina era sciorinato un grande tappeto
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in giardino la sposa. Era una bella giovane prosperosa
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molto colorita in volto. Era proprio lei che poc
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salottino, sì che Maria era stata vinta dal freddo
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questo, il giovine conte era un secondo Sant’Uberto
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magnifici bracchi e non era di ritorno al castello
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un’ancella, altri non era che la bionda Giselda
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solitario e selvaggio com’era, mai aveva posto mente
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che la bella fanciulla era già sposa promessa ad
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però mai egli si era palesato, nè pure fatto
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fatto conoscer di persona) era ormai talmente divenuto possente
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Oldrado. Una lunga ora era trascorsa dopo la rapida
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non gridasse: dopo ella era svenuta, pazza dal terrore
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nulla. Una lunga ora era trascorsa e nessuno era
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era trascorsa e nessuno era venuto a toglierla dall
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rispettoso. ¶ La sua voce era sì dolce, il suo
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si guardò intorno. Ella era dunque prigioniera del conte
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sguardo severo. – Ma egli era, per allora, lontano e
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balcone e vide ch’era ferrato al di fuori
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valle; la distesa immensa era tutta ridente di verde
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fiero periglio in cui era caduta. ¶ Di lì a
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lui stesso, se nobile era veramente come lo dipingeva
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suoi, turbata. – Giacchè egli era molto bello, in quei
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mentre l’ancella si era allontanata un istante dal
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amarlo, solo perchè non era un cavaliere. ¶ Il domani
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il suo nobile padrone era arrivato e che l
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dubbio più possibile non era! Il nobile conte Oldrado
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conte Oldrado altri non era che il giovine e
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storiella di altri tempi era finita; la fiamma allegra
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giorno in cui non era solo. ¶ Dall’un dei
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andava in cerca m’era stato tracciato dalla mia
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nella voce. Il bambino era stato seppellito lassù, nel
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porta. Il buon curato era nel suo orto: aveva
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messa del mattino ed era corso a dare un
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del mattino. Il pane era di quello grigio, color
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Il paesaggio, come m’era apparso al mio arrivo
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apparso al mio arrivo, era tutto sereno e ridente
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della madre, aveva, com’era naturale, occupato per molto
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vita semplice e monotona era ben di rado turbata
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muricciuolo bianco del camposanto, era il casolare del guardiano
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nel casolare non v’era che la moglie. Vedendo
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que’ felici contadini. Oh! era ben piccolo il camposanto
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signorino mi apparve subito. Era nell’angolo più in
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suo morticino da Milano, era piena di fiori freschi
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bella ragazzina bionda s’era seduta sul tumoletto e
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col visino basso, s’era attaccata alla tunica del
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te!... ¶ * ¶ * * ¶ Il piccolo camposanto era pieno di roselline selvatiche
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m’accorsi che s’era sparsa la nuova ch
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sparsa la nuova ch’era arrivato «un parente» del