Giacomo Leopardi, Canti, 1837

maceri e cruenti, ¶ Ed era letto agli egri corpi

nulla. ¶ Ma tua vita era allor con gli astri

alma t'avean, ch'era sì calda, ¶ Cinta l

questa per te non era ¶ Età né suolo. Altri

che spavento, ¶ Che angoscia era la tua fra quel

Presso al qual t'era noia ogni contento? ¶ Quel

piacer, né grato ¶ M'era degli astri il riso

or poscia ¶ Ch'egli era spento, io doloroso, in

volto apparia, che travagliosa ¶ Era mia vita: ed è

duri! ¶ XV ¶ IL SOGNO ¶ Era il mattino, e tra

io son vivo, ed era ¶ Pur fisso in ciel

mi scendesti in seno. Era quel dolce ¶ E irrevocabil

è schivo. ¶ Pur gli era al fianco, da pietà

Sempre in quell'alma ¶ Era del gran desio stato

di quel pianto origine ¶ Era l'antico affetto: ¶ Nell

E la tristezza mia ¶ Era dolore ancor. ¶ Fra poco

mio stato, ¶ Il volto era seren. ¶ Desiderato il termine

viver mio; ¶ Ma spento era il desio ¶ Nello spossato

che in mente avevi. ¶ Era il maggio odoroso: e

Dalla torre del borgo. Era conforto ¶ Questo suon, mi

che al fianco ¶ M'era, parlando, il mio possente

non veder la luce ¶ Era, credo, il miglior. Ma

mezzo al prato; ed era ¶ Grande quanto una secchia

e queta ¶ De' cani era la voce e della

il cor le prometteva era più grande. ¶ Come fuggiste

sembianza del ciel, ch'era sì bella, ¶ E il

Tal che a forza era desto e svolazzava ¶ Tra

gli occhi; ¶ E n'era il terren tristo, e

E d'ogn'intorno era terribil cosa ¶ Il volar

nella vista ancor l'era il baleno ¶ Ardendo sì

il tutto; ed ella era di pietra. ¶ XL ¶ FRAMMENTO