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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «era»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
le chiese come mai era nel bosco. Lei fece
2
1956
la sposò. ¶ La suocera era di cuore cattivo e
3
1956
nave e fece segno. Era una nave di soldati
4
1956
ragazzo, gli chiesero chi era. Lei, a gesti, spiegò
5
1956
a gesti, spiegò che era marinaio d’un bastimento
6
1956
e solo lui s’era salvato. I soldati gli
7
1956
gran tavola imbandita. C’era da mangiare per tredici
8
1956
a nascondersi, ma s’era dimenticata un cucchiaio in
9
1956
Gli assassini tornarono che era ancora notte, e uno
10
1956
gli fece segno che era muta, e che era
11
1956
era muta, e che era entrata lì perché non
12
1956
anche tu. ¶ Quel Re era lo sposo della giovane
13
1956
bene casa sua perché era in pericolo. E quando
14
1956
morto ¶ Una volta c’era un Re e questo
15
1956
Un giorno questa figlia era al balcone con le
16
1956
di marmo. La porta era aperta e dentro era
17
1956
era aperta e dentro era tutto illuminato. La ragazza
18
1956
andò in cucina: c’era la pentola che bolliva
19
1956
dentro; aperse la credenza: era piena di roba. – Visto
20
1956
giorni di viaggio le era venuta una gran fame
21
1956
una stanza dove c’era un uomo morto, lungo
22
1956
Vicino ai piedi c’era un cartello con su
23
1956
mesi, e la ragazza era tanto stanca che disse
24
1956
la giovane. Capì che era passata la settimana. – Ah
25
1956
schiava! ¶ L’Omo morto era re e gran signore
26
1956
e coi brillanti, brutta era e brutta restava. Il
27
1956
alla sua porta ed era il Re. – Sono qua
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1956
viaggio. E disse che era stato in una città
29
1956
in una città dov’era successo un caso come
30
1956
la giovane, stanca com’era, era andata a dormire
31
1956
giovane, stanca com’era, era andata a dormire, e
32
1956
Scorzo ¶ Una volta c’era marito e moglie, gran
33
1956
Un giorno, quel signore era per via e incontra
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1956
Allora comprese che c’era stato un tradimento, s
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1956
la verità, Scorzo non era proprio addormentato, sia perché
36
1956
La porta dell’orto era sempre aperta perché di
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1956
di prezzemolo ce n’era tanto, che chi voleva
38
1956
pelato che non c’era più neanche un filo
39
1956
E tu dicevi che era matta! – E la mamma
40
1956
palazzo del Re. C’era la figlia del Re
41
1956
che a palazzo c’era corte bandita di tutti
42
1956
Re. ¶ Tutto il salone era pieno di poveracci, pescatori
43
1956
fosse una carrozza. C’era una botte invece, una
44
1956
in mare. ¶ Il mare era in burrasca, e la
45
1956
del Re dissero che era andata a fondo. ¶ Galleggiava
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1956
e tre vennero fuori. Era ora di desinare, e
47
1956
il Mezzo che non era più mezzo ma intero
48
1956
com’è innocente lei, era innocente sua figlia, ed
49
1956
Gàmbara, che astrologo non era, ma contadino, e perciò
50
1956
che dopo lunghi studi era riuscito a sapere dov
51
1956
riuscito a sapere dov’era l’anello. ¶ – E dov
52
1956
i gamberi, e quella era la prima volta che
53
1956
le tre ragazze ¶ C’era tre sorelle, a lavorare
54
1956
stava a bocca aperta. Era una torta che lei
55
1956
pareva senza fine. C’era un vecchio con la
56
1956
riva al mare. C’era un vecchio con la
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1956
l’anatra: dove prima era il mare ora si
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1956
Da una parte c’era un mucchio d’ossa
59
1956
la sua strada. Dov’era quel gran bosco che
60
1956
con la roncola, ora era nudo e pelato: non
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1956
Passò dal posto dov’era quella gran montagna che
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1956
per pietra: adesso c’era una pianura piatta come
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1956
al suo paese, ma era tanto cambiato che non
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1956
via del ritorno. Non era nemmeno a mezza strada
65
1956
di San Giuseppe ¶ C’era uno che era devoto
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1956
C’era uno che era devoto di San Giuseppe
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1956
di buono nella vita era stato di pregare per
68
1956
altra parte. ¶ Sua moglie era la Madonna, il suo
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1956
Madonna, il suo bambino era Nostro Signore. San Pietro
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1956
Le tre vecchie ¶ C’era una volta tre sorelle
71
1956
vedere. ¶ Il giovane s’era già tanto montato la
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1956
indietro –. Perché quel giovane era un Re. ¶ Torna a
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1956
Il giovane vide che era un bellissimo dito; gli
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1956
dietro, e la sposa era sotto le coperte. Lui
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1956
lume. Ma lui s’era portato in tasca una
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1956
Sotto la finestra c’era il pergolato d’una
77
1956
vecchia non gridò più: era già morta stecchita. ¶ Dell
78
1956
granchio ¶ Una volta c’era un pescatore che non
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1956
tira e tira ed era un granchio così grosso
80
1956
la figlia del Re era lì a contemplare il
81
1956
al balcone e c’era un povero vagabondo che
82
1956
figlia del Re che era lì a guardare i
83
1956
granchio, la Fata si era seduta in groppa, e
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1956
che insieme a lui era nascosta la figlia del
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1956
peschiera, il Principe – perché era un Principe – spiegava alla
86
1956
vita. ¶ Intanto il granchio era tornato alla peschiera e
87
1956
del Re. ¶ Il vagabondo era rinuotato via per conto
88
1956
al Re che s’era tanto divertita, e nient
89
1956
un po’ male perché era all’oscuro di tutto
90
1956
capì che non c’era altro da fare che
91
1956
per sette anni ¶ C’era una volta padre madre
92
1956
e un giorno che era via i due bambini
93
1956
papà mio! ¶ Il padre era di cattivo umore quel
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1956
sue gambe. ¶ Invelenito com’era, il padre grida: – Maledetti
95
1956
di ferro. Entrò: c’era un signore. Gli chiese
96
1956
un bosco: stanca com’era, si buttò a dormire
97
1956
e bisunto, dicendo che era un suo regalo per
98
1956
vestito di giallo che era, muoveva le braccia, frullava
99
1956
frullava le ali, ed era diventato un canarino; il
100
1956
il volo ed ecco era già più in alto
101
1956
poi si ricordò che era un giovane e si
102
1956
muoveva le braccia ed era di nuovo il giovane
103
1956
tutto il loro amore, era già sera. La Principessa
104
1956
sangue, il canarino s’era conficcato gli spilloni nel
105
1956
ben conto di cos’era successo, girò velocemente i
106
1956
dei lupi, pensò che era meglio aspettare il mattino
107
1956
subito, stanca morta com’era. Si svegliò mentre era
108
1956
era. Si svegliò mentre era ancora notte fonda: le
109
1956
il figlio del Re era di nuovo a caccia
110
1956
sua disgrazia. ¶ La ragazza era lì lì per svenire
111
1956
occhi stupefatto. Mai gli era parsa così bella. Cadde
112
1956
Crin ¶ Una volta c’era un Re che per
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1956
appartamenti e di solito era molto educato, come si
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1956
se sua figlia maggiore era disposta a sposare il
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1956
che il figlio s’era messo di nuovo in
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1956
gran brutta impressione, perché era già la seconda. ¶ Passò
117
1956
si vide che lei era ben contenta. La sera
118
1956
e poi così com’era corse a far carezze
119
1956
bene –. E Re Crin era tutto contento. ¶ Alla mattina
120
1956
mentre dormiva, perché le era venuta un’idea in
121
1956
cammina, venne notte mentr’era su una montagna. Vide
122
1956
un’altra montagna. C’era la casa della madre
123
1956
mentre il bel giovanotto era già addormentato, la fantesca
124
1956
suoi occhi che quello era proprio il suo sposo
125
1956
questa volta lui s’era stancato di bere quel
126
1956
fu ben sicuro che era lei, saltò su e
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1956
stesso. ¶ Ora, quel vecchio era il Signore. – Allora a
128
1956
vaso di maggiorana ¶ C’era una volta uno speziale
129
1956
una volta uno speziale; era vedovo e aveva una
130
1956
di questa maestra c’era una terrazza piena di
131
1956
fronte alla terrazza, c’era un poggiolo, dove un
132
1956
disse il prezzo, ma era una cifra così grossa
133
1956
giocatore di biliardo ¶ C’era una volta un giovane
134
1956
un bosco, e c’era un uomo e una
135
1956
abbaiando il cane, che era corso dietro la carrozza
136
1956
che malattia, e ormai era in fin di vita
137
1956
nel silenzio che s’era fatto nella piazza s
138
1956
un grido. Un vecchio era caduto a terra come
139
1956
uscio, ma l’uscio era di ferro come tutta
140
1956
prendere, – ma, furba com’era, aveva capito che il
141
1956
le labbra. ¶ Il lupo era fuori di sé dalla
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1956
di Marietta il lupo era ormai sazio. – Questa qui
143
1956
tutta la vita. C’era un contadino senza un
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1956
stanza. Nella stanza c’era solo un letto e
145
1956
disse che chi non era neanche capace di scegliere
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1956
pappagallo ¶ Una volta c’era un mercante che doveva
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1956
la figlia, perché c’era un Re che le
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1956
finestra un bel pappagallo. Era un pappagallo ben educato
149
1956
una bella storia. C’era una volta un Re
150
1956
che aveva una figlia. Era figlia unica, senza fratelli
151
1956
non si capiva chi era lei e chi era
152
1956
era lei e chi era la bambola. Un giorno
153
1956
si mise a servizio. Era tanto brava, che la
154
1956
maghi e il quinto era il figlio della Regina
155
1956
alla figlia del mercante. Era una lettera del Re
156
1956
del Re, che finalmente era riuscito a fargliela arrivare
157
1956
seguito del racconto che era proprio sul più bello
158
1956
disse che suo figlio era vivo, prigioniero di quattro
159
1956
Re di questa città era malato e nessun medico
160
1956
malato e nessun medico era buono a guarirlo: da
161
1956
uomo e disse che era un medico forestiero; e
162
1956
e vide che c’era una botola. Scese giù
163
1956
e disse che c’era una vecchia che voleva
164
1956
esser sua zia. (Non era zia niente affatto, ma
165
1956
zia niente affatto, ma era la vecchia che veniva
166
1956
altra città dove c’era il figlio del Re
167
1956
Il figlio del Re era guarito. La ragazza fu
168
1956
Re di questa città era impazzito. Aveva trovato una
169
1956
bosco e se n’era innamorato: stava chiuso nella
170
1956
e piangeva perché non era una donna viva. Si
171
1956
un Re che s’era travestito da pappagallo perché
172
1956
In casa non c’era nessuno; e la sorella
173
1956
bosco di streghe ne era pieno. ¶ Uno dei dodici
174
1956
Quando seppero che non era una strega ma la
175
1956
nel bosco, perché c’era pieno di streghe. ¶ La
176
1956
vicino. Nel casolare c’era una vecchia che le
177
1956
gattaiola. Uno dei fratelli era pronto lì con una
178
1956
della Principessa e s’era messa a letto. Il
179
1956
Dicevi che quell’agnello era tuo fratello, e ora
180
1956
a capire che c’era qualcosa di strano in
181
1956
un paese lontano c’era un ladro famoso che
182
1956
alla città e c’era il tesoro del Re
183
1956
Va da uno che era in prigione per ladro
184
1956
un frate. Portacalcina disse: – Era certo Cric o Croc
185
1956
visto che l’amico era morto nella pece, provò
186
1956
a piangere. Ma c’era lì Cric, capì subito
187
1956
Il Principe canarino ¶ C’era un Re e aveva
188
1956
madre di questa figlia era morta e la matrigna
189
1956
morta e la matrigna era gelosa della figlia e
190
1956
stava tanto bene ed era tanto felice. La Regina
191
1956
d’andare a caccia, era di nuovo lì, e
192
1956
dita. Il quarto giorno era lì come sempre, quando
193
1956
con nessuno. ¶ – Sì, sì, – era tutto quello che rispondevano
194
1956
voi e noi. ¶ Masino era il più sveglio dei
195
1956
tutto il paese. Non era robusto più degli altri
196
1956
dato un soldo, ma era furbo dalla nascita. Sua
197
1956
Masino, che da quando era partito soldato non aveva
198
1956
a Pocapaglia non c’era in nessun posto, e
199
1956
sedia di velluto, c’era il Conte, con la
200
1956
per scavare acqua s’era fatto crescere le unghie
201
1956
chiamarono Perina, e Perina era una bambina così brava
202
1956
serve del Re, ed era tanto graziosa da farsi
203
1956
dire che Perina s’era vantata d’andare a
204
1956
piede dell’albero c’era una vecchiettina. – Cosa fai
205
1956
un luogo dove c’era un forno. E c
206
1956
volle vedere cosa c’era nella cassetta. L’aperse
207
1956
di pero e c’era la vecchiettina con una
208
1956
Re che ci s’era nascosto dentro. Allora il
209
1956
in casa non c’era nulla da mangiare, e
210
1956
il padre che c’era qualcosa sotto, ed era
211
1956
era qualcosa sotto, ed era meglio chiudere la ragazza
212
1956
del Re, e c’era il figlio del Re
213
1956
Re vide che c’era nato un melograno, già
214
1956
guardasse in terra: c’era pieno di perle e
215
1956
attorciglia a una gamba: era la biscia sua amica
216
1956
disse il cavallante. Difatti, era d’inverno. ¶ Ma la
217
1956
orto e il fico era carico di frutti, così
218
1956
così senza foglie com’era. Lui ne riempì due
219
1956
suo orto, il pesco era carico di pesche, e
220
1956
cui tutto il mondo era invitato. E la ragazza
221
1956
vestì da Regina ed era la più bella della
222
1956
innamorandosene s’accorse che era la sua sposa di
223
1956
castelli ¶ Un ragazzo s’era messo in testa d
224
1956
In quella città c’era un Re che aveva
225
1956
del Re, e c’era sua figlia affacciata. Vide
226
1956
Re». Ma la pietra era al di là del
227
1956
gli vennero dietro. ¶ C’era l’erba alta, le
228
1956
per vedere cosa c’era dentro. Dentro c’era
229
1956
era dentro. Dentro c’era una chiave di cristallo
230
1956
testa di serpente. C’era una chiave d’argento
231
1956
e la sua armatura era d’argento e la
232
1956
sposò una rana ¶ C’era una volta un Re
233
1956
lavoro, ma la tessitrice – era il suo mestiere – l
234
1956
sala del trono ne era invasa. – Ma questa tela
235
1956
il cane della fornaia era diventato un molosso grande
236
1956
il pane non gli era mancato; quello della tessitrice
237
1956
tenuto più a stecchetto, era venuto un famelico mastino
238
1956
si svegliò, gli s’era fermata davanti una carrozza
239
1956
bianchi e dentro c’era una ragazza bella come
240
1956
uno scrigno dove c’era la foglia di fico
241
1956
sul lago un castello. Era il castello del Mago
242
1956
stanza attraverso una fessura. Era una bella camera e
243
1956
s’avventò ma Giuanin era il leone più forte
244
1956
danaro fa tutto ¶ C’era una volta un Principe
245
1956
nuovo della città, non era ancora stato a Corte
246
1956
a capire che forse era stato troppo ambizioso. ¶ – Signorsì
247
1956
far testamento. Non c’era più speranza: la figlia
248
1956
come uno straccio, s’era rassegnato a morire. Venne
249
1956
lo aveva allattato quand’era bambino, e che lui
250
1956
il resto. ¶ L’orefice era rimasto a bocca aperta
251
1956
l’indomani, l’oca era pronta: una meraviglia. ¶ La
252
1956
al castello in cui era rinchiusa la figlia del
253
1956
la figlia potesse vederla. Era quel che aspettava la
254
1956
disse come il Principe era nell’oca d’argento
255
1956
non cresceva mai ¶ C’era una volta un pastore
256
1956
su questo ponte c’era una donnina che faceva
257
1956
altro ponte e c’era un’altra donnina che
258
1956
un torrente dove c’era un uomo che insaccava
259
1956
mulino, e il mugnaio era una volpe che parlava
260
1956
chiusi e capì che era sveglia. – Bel giovane, – disse
261
1956
egli capì che s’era addormentata. Allora, lesto, prese
262
1956
di fame. ¶ Il pozzo era uno di quei pozzi
263
1956
casa. Intanto sua madre era morta e lui viveva
264
1956
e non capiva chi era che li lavasse. Allora
265
1956
porta per vedere chi era: e vide una bella
266
1956
naso d’argento ¶ C’era una lavandaia che era
267
1956
era una lavandaia che era rimasta vedova con tre
268
1956
andare subito, ma c’era quel naso d’argento
269
1956
rosa. E silenzioso com’era venuto se ne andò
270
1956
e al fumo c’era pieno d’anime dannate
271
1956
che Naso d’Argento era il Diavolo e quella
272
1956
Diavolo e quella stanza era l’Inferno. Diede un
273
1956
dove nascondersi perché ormai era sicura che Naso d
274
1956
che Naso d’Argento era il Diavolo e lei
275
1956
il Diavolo e lei era in mano sua senza
276
1956
si chiamava Lucia ed era la più furba di
277
1956
anche a lei mentr’era addormentata mise un fiore
278
1956
fu pettinata, visto che era sola in casa, pensò
279
1956
il Diavolo, Lucia s’era rimessa tra i capelli
280
1956
che Naso d’Argento era il Diavolo, era piena
281
1956
Argento era il Diavolo, era piena di paura vedendolo
282
1956
per Lucia che ora era sola in mano al
283
1956
madre. Il Diavolo, s’era ormai seccato di portar
284
1956
sporca, ma questa ragazza era così obbediente che lui
285
1956
sapere che Lucia s’era cucita una bambola di
286
1956
e siccome Lucia s’era portata dietro anche tanti
287
1956
barba del Conte ¶ Pocapaglia era un paese così erto
288
1956
il suo padrone raglia ¶ era una malignità dei paesi
289
1956
Verde d’alghe com’era si mise vicino alla
290
1956
e per chiedere chi era, egli se n’era
291
1956
era, egli se n’era digià andato. ¶ La borsa
292
1956
digià andato. ¶ La borsa era piena di monete d
293
1956
ed egli pensò che era il losco da cui
294
1956
mai vista. Così, siccome era anche lui in via
295
1956
nera: il suo cranio era tutto ricoperto di tigna
296
1956
e tutta la cittadinanza era a veder salpare la
297
1956
che fa per noi. ¶ Era l’Isola dei Topi
298
1956
quell’altra. Non c’era né casa né albero
299
1956
che fa per noi! ¶ Era l’Isola delle Formiche
300
1956
nere calarono sulla nave. ¶ Era l’Isola degli Avvoltoi
301
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arrivarono all’isola dov’era prigioniera la figlia del
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cristallo. La Fata Sibiana era seduta su un trono
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come una chiesa c’era un immenso mucchio di
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acqua di lunga vita era in cima a un
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pensiero perché il giovane era uscito con quei tristi
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al collo. ¶ Il Tignoso era verde dalla bile. – Cosa
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figlie da marito. C’era un giovane che ne
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in moglie una, ma era uno che usciva solo
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usarlo per il bene. ¶ Era venuto giorno, e lo
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servivano per quando c’era da arrestare una donna
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che arriva una tartaruga. Era il marito che tornava
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ponente) ¶ 5 ¶ E sette! ¶ C’era una donna con una
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gioielli, perché il capitano era molto ricco. – Quando sarai
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casa. E la canapa era sempre lì da filare
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lì da filare. Ormai era l’ultimo giorno, e
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piangere e a disperarsi. Era lì che piangeva e
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alzò in piedi ed era una vecchia dalle lunghe
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la matassa. ¶ Mai s’era vista una filatrice più
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ora tutta la canapa era bell’e filata. E
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alzò in piedi ed era una vecchia dalle labbra
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mise a filare ed era più veloce dell’altra
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solito, la ragazza s’era ridotta all’ultimo giorno
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cervello: macché, non c’era verso che se ne
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uno. ¶ Da allegra che era, cadde in una tristezza
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l’indomani. L’indomani era ancor peggio, e il
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giorni più la sposa era triste e silenziosa, con
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storielle, ma non c’era nulla da fare. ¶ Lo
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rifugiò in un casolare. Era lì nel buio, quando
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senza-l’anima ¶ C’era una vedova con un
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chiamava Rondello, che nessuno era capace di cavalcare. Tutti
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un quarto d’ora era domato, ubbidiente come un
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questa figlia anni prima era stata rapita dal Mago
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Re che Giuanin s’era vantato pubblicamente d’andarla
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visto che non c’era modo di fargli intendere
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diede al leone che era il più grosso dei
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Finito un bosco c’era un lago e sul
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maschere dell’Arte. ¶ Ma era un divertimento grave e
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cui la fiaba s’era tramandata di bocca in
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nei vari dialetti. Ma era un patrimonio destinato a
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riuscita poetica, il C’era una volta… di Capuana
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lo dovessi fare io. ¶ Era per me – e me
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leggenda. Per i Grimm7 era lo scoprire i frantumi
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da entomologo che m’era parsa caratteristica degli studiosi
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mio studio; e non era questo un modo formale
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rinarrando dove il dettato era troppo rozzo, ritoccando espressioni
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espressivi e inconsueti. Questo era il mio programma di
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enfatico e nostalgico: insomma, era un materiale inutilizzabile ai
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raccogliere e a pubblicare era nutrita dalla passione «comparatistica
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in tedesco della Gonzenbach era limitata alle province ioniche
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nella fantastica geografia che era pure nei cantari cavallereschi
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avvocato Gherardo Nerucci (che era un po’ più vecchio
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per i racconti popolari era quella linguistica) e non
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ai tempi suoi s’era abbeverato il Boccaccio e
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gli dissano se c’era modo d’impiegarsi in
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Liguria34 (e per me era come per chi, girando
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origine orientale, che s’era a sua volta propagata
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una destinazione d’età: era un racconto di meraviglie
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nel testo non v’era indicazione di chi narrava
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del Gabrieli, ma là era un racconto oscuro e
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Universale Economica, Milano 1950. ¶ 21. Egli era autore d’un Saggio
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manoscritto di cui egli era in possesso e che
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Giovannin senza paura ¶ C’era una volta un ragazzetto
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in cima al busto. Era un omone gigantesco, e
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In un sottoscala c’era una porticina. ¶ – Apri! – disse
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con una spallata. C’era una scaletta a chiocciola
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mei, miserere mei, ed era la Compagnia con la
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notte e non c’era posto sulla terra che
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sarebbe finito. ¶ Il capitano era sul molo e aspettava
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primo. Sul molo c’era anche Baciccin Tribordo che
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anche Baciccin Tribordo che era conosciuto come un vagabondo
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scoglio. Nello scoglio c’era una caverna e lui
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fondo alla caverna c’era legata una bellissima ragazza
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una bellissima ragazza, ed era la figlia del Re
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uscì il polpo, ed era enorme e con ogni
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aveva sentito che c’era un uomo sullo scoglio
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il gabbiano che s’era levato a volo dalla
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la triglia non c’era più. Il gabbiano non
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barca. Ma la barca era piccola, ed erano in
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li presero a bordo. Era la stessa nave da
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nave da cui Baciccin era stato abbandonato. A vederlo
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sembrava vero, tanto tempo era rimasto senza assaggiare un
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lo presero, ubriaco com’era e lo buttarono in
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e sul molo c’era la banda che suonava
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dagli strappi del vestito. Era Baciccin Tribordo. Sale a
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staccarsene, e com’egli era stato accolto dalla bella
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dalla bella dama che era padrona d’ogni cosa
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lui tutta la Corte era in preda al dolore
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restare a terra, com’era successo a due altri
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o nelle botteghe c’era pieno di gente; ma
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un vaso d’oro, era tanto cresciuto che i
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il baldacchino, e tutto era gremito di pampini e
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a forza di girare era venuta fame, strappò una
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avere recuperato la luce. Era in fondo a un
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pozzo, e lassù c’era il cielo. «Ecco, – pensò
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ad essa venne fuori. ¶ Era notte e Andreino cercò
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perduta. ¶ Ma l’acqua era quella della bottiglia sostituita
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s’arrabbiava e Andreino era sbigottito. Allora s’avanzarono
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la Regina seppe che era stato Andreino figlio di
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facile perché non c’era più l’incantesimo della
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Andreino. ¶ La Regina, che era diffidente di natura, cominciò
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fu presto convinta che era un mentitore. Lo fece
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Andreino, il suo esercito era già pronto per muovergli
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a quest’ora c’era un’altra testa sull
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lui! Ah, certo Andreino era innocente, e tutto succede
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lo portassero dove Andreino era sepolto. Tra i soldati
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che la sentenza non era stata eseguita per loro
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mercante di Milano ¶ C’era una volta in Milano
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e poco gli badava. Era un mercante ricco che
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e salirono in carrozza. Era notte, e tra il
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dietro alla carrozza s’era accoccolato Menichino. ¶ La carrozza
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pedana. Alla seconda posta era già giorno, e Menichino
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Re. ¶ La donna, che era un’anima nera, pensò
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fame, e lì c’era lo spiedo già preparato
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uccello su un albero. Era un uccello che stava
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mise sul focolare che era servito per i corvi
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d’un libro che era nel bottino d’uno
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sporco e stracciato com’era per la lunga strada
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La Montagna del Fiore era una montagnaccia impenetrabile, e
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avessero potuto costruirlo, c’era un immenso castello circondato
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maggiordomo del Mago, che era un gigante mostruoso, e
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che meglio di tutto era tornare a casa in
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ai suoi occhi c’era una carrozza con bellissimi
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in un guadagno s’era risolto per suo padre
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palazzo e raccontò che era stato costruito da operai
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il fratello di Menichino era roso dall’invidia. Lui
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dall’invidia. Lui che era il maggiore, il beniamino
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e un giorno che era fuori suo fratello entrò
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provarne le virtù. Ma era inutile perché nelle sue
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trovava un’altra. Ma era appena entrato nella stanza
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una gran felicità: quella era la sua bacchetta, e
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la sua figlia unica era in età da marito
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che la sua ferita era fasciata col fazzoletto ricamato
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la chiamavano, che s’era subito abituata a quella
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diceva che a Livorno era arrivato il suo bastimento
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del carico che s’era salvato. Le sorelle più
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a dimostrare che lui era indebitato con loro e
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Carolina. Poi non gli era rimasto neanche un soldo
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la rosa per Bellinda era così poca cosa, che
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mercante entrò. Non c’era anima viva; gira di
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di là: nessuno. C’era un camino acceso: zuppo
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acceso: zuppo fradicio com’era, il mercante ci si
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un’altra camera dov’era un bel letto ben
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vicino al letto c’era un vestito nuovo nuovo
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giardino. Un bellissimo rosaio era fiorito in mezzo ad
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disse che quel fiore era per sua figlia Bellinda
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apposta – le dicevano che era matta: ma Bellinda non
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al primo piano c’era una tavola imbandita per
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punto non se l’era proprio immaginato. Ma poi
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Mostro le chiese se era venuta di sua spontanea
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buonanotte e se n’era subito andato) si spogliò
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del suo appartamento c’era scritto: Appartamento di Bellinda
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sportello del guardaroba c’era scritto: Guardaroba di Bellinda
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dei begli abiti c’era ricamato: Vestito di Bellinda
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virtù delle piante. C’era un albero fronzuto che
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un albero fronzuto che era l’albero del pianto
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quando seppero che lei era così contenta e ricca
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ricca, e il Mostro era tanto buono, ripresero a
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che la pietra non era più limpida come prima
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non comparve, e Bellinda era preoccupata e lo cercava
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risolino falso; e Assunta era diventata ancora più cattiva
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glielo ridiedero la pietra era tutta intorbidita. Tornò piena
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lo ritrovò la pietra era nera, tranne un angolino
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Tornò al palazzo ed era spento e buio, come
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nel rosaio, il Mostro era sparito e in vece
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in vece sua c’era un bel cavaliere che
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mano al giovane, che era un Re, e insieme
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palazzo. Sulla porta c’era il padre di Bellinda
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paura gli raccontò com’era stato cacciato da casa
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A me non m’era venuto mai in mente
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lui, sul giaciglio, c’era il tovagliolo, la scatolina
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L’uomo non c’era più. E lui non
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che l’apriva c’era dentro una moneta d
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del Re non s’era mai mosso dal palazzo
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La prigione della Reggia era proprio sotto la sala
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pranzo che non si era mai visto, e il
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e da pastore che era ebbe la sorte d
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Con gli indovini s’era infilato un Mago ignoto
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del suo pozzo –. Non era ancora cessato lo stupore
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parole, che il Mago era sparito, e nessuno ne
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in quest’Isola, non era stato più capace di
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un ladro. ¶ Pìrolo, che era il più piccino di
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alzasse il sole, Pìrolo era al lavoro. Quando fu
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tutte tranne una, che era zoppa. Si mise in
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scala lunga lunga che era lì in terra, la
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in cima. ¶ L’Arciprete era rosso come un tacchino
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cu! Cu-cu! ¶ Pìrolo era a cena con l
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prendere lo schioppo che era appeso dietro al letto
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giardino, una volta, c’era una fontana che mesceva
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e rivenne buio. C’era un convento e lui
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sulla montagna. Alle undici era in cima; si sedette
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nella settima buca; c’era buio fitto ma lui
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parlando, pranzarono. Intanto s’era fatta un’ora tarda
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e argento. Sognavo che era secca. Chissà cosa vuol
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ma l’Orco s’era accorto della sparizione della
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dalle sette teste ¶ C’era una volta un uomo
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volle sapere come gli era andata, da portare a
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riguardare quel pesce quant’era grosso e a ragionare
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e a ragionare qual era il miglior modo di
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tra loro che non era possibile riconoscerli se non
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la Principessa se n’era innamorato, disse: – Tant’è