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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «era»

nautoretestoannoconcordanza
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1950
in Alba. Ce n’era di scritti in latino
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1950
Qualcuno Nuto se l’era preso e portato a
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1950
mattine di bel sole era aperta la vetrata, e
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1950
e poi smetteva malamente, era Silvia. Silvia era piú
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1950
malamente, era Silvia. Silvia era piú giovane di un
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1950
che quella musica non era la musica che suonano
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1950
parlava d’altro, non era fatta per Gaminella né
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1950
d’Irene ci stava, era fatta per loro. ¶ – No
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1950
Nuto, – sbagliato! – Irene s’era già ripresa e ributtata
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1950
Cirino, la Serafina, c’era sempre qualcuno che sapeva
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1950
un giorno che Irene era venuta a far giocare
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1950
sabbia e non c’era nessuno, le vidi correre
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1950
posato il libro, s’era chinata, tolte le scarpe
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1950
la gonna al ginocchio, era entrata nell’acqua. Traversò
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1950
giravo in cucina. Teresa era la cameriera e mi
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1950
tu», potevo dirle, ma era inutile, stavamo già abbracciati
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1950
che anche Genova non era abbastanza, che a Genova
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1950
che a Genova c’era stato anche Nuto, ci
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1950
Emilia. Allora Nuto si era messo a gridare che
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1950
per me quella gente era tutta bastarda. A Fresno
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1950
in un ufficio – Rosanne era una maestra ch’era
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1950
era una maestra ch’era venuta da chi sa
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costa. Diceva soltanto ch’era stata dura – a hell
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1950
of a time. Glien’era rimasta una voce un
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1950
non sapevano mica cos’era una capra, una riva
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1950
mia ragazza, capii ch’era proprio bastarda, che le
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1950
gimme a break, baby. Era pronta a farsi fotografare
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1950
a girl). E non era una stupida, sapeva quel
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1950
gusto – e furono molti. ¶ Era bionda, alta, stava sempre
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1950
cancello della scuola, ch’era una brava studentessa. Che
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1950
avessimo veramente nel sangue, era questo. Sarebbe bella, pensavo
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1950
lei guardandosi le ginocchia – era seduta accanto a me
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1950
dovevo dir niente, ch’era tutto deciso, che andava
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1950
cortile e dai beni era bastato levar gli occhi
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1950
che tutta la casa era in rivoluzione, che Silvia
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1950
del sor Matteo ch’era roba loro. L’Emilia
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1950
La questione del Nido. ¶ Era successo che la vecchia
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1950
della signora Elvira, si era dimenticata. Dimenticata o che
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1950
casa la meno incagnita era adesso Santina. – Non ho
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1950
allo stesso modo, c’era qualcuno piú importante, piú
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1950
quel fianco della collina era cintato e una riva
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1950
cacciatori potevano entrare – c’era il cartello. E alzando
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1950
bambú. Tommasino diceva ch’era un parco, che intorno
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1950
intorno alla casa c’era tanta ghiaietta, piú minuta
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1950
questa carrozza non s’era mai fermata, solo una
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1950
fermata, solo una volta era passata per andare alla
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1950
la vecchia non c’era ancora, i signori del
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1950
una stanza. Ma questo era ai tempi che la
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1950
Irene e Silvia, c’era la madre – e lui
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1950
da Nuto – o forse era soltanto che crescevo e
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1950
mi spiegò perché Nicoletto era cosí carogna. – È un
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1950
fosse la prima. Lui era venuto a cercare un
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1950
case. Nella vetrina c’era un manifesto stampato, con
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1950
a Nuto capii ch’era per quelli che volevano
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1950
e i calzoni stirati – era impiegato nella banca dove
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1950
che a Canelli c’era una carrozza che usciva
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1950
per attirare i clienti, era il loro padrone che
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1950
tra le canne se era giorno, sulla proda della
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1950
della vigna se c’era la luna, e bevevamo
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1950
capacitava a quei tempi, era che tutte le donne
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1950
giorno sul terrazzo, c’era anche Silvia e la
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1950
faceva la maglia. Silvia era nera di capelli, vestita
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1950
lo chiese che c’era Nuto presente: Nuto si
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1950
disse. La mia idea era un’altra. Pensavo già
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1950
volta, dicevano i vecchi, era stato ancora peggio – una
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1950
strada di Camo c’era ancora la croce a
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1950
tutti d’accordo: c’era stata l’epoca dei
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1950
vecchi dicevano che adesso era meglio. ¶ Anche in questo
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1950
Anche in questo, Nuto era piú in gamba di
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1950
quel mestiere a chi era pagato per farlo. Li
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1950
vagabondi; lui diceva ch’era come la guerra che
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1950
la guerra che s’era fatta nel ’18 – tanti cani
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1950
d’inverno la strada era troppo brutta. ¶ XIX. ¶ Il
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1950
Suo padre, mi disse, era in piazza che guardava
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1950
di Canelli, e mi era servito in campagna per
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1950
beveva gli chiesi se era già stato sul treno
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1950
che col suo piede era impossibile, ci sarebbe voluta
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1950
e sapevo difendermi. Non era mica compassione che provavo
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1950
chiamandosi attraverso il Belbo. Era in quelle sere che
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1950
a fare la guardia –. Era il prim’anno della
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1950
aspettava quella festa: Canelli era sempre stata famosa, dovevano
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1950
carrozza grande; la casa era chiusa. Ero solo, col
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1950
di pane. La cantina era chiusa. Ma sul ripiano
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1950
mezzo alle cipolle c’era una bottiglia buona e
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1950
chiesi che cosa c’era attaccato sul palo della
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1950
cuccagna, se la corsa era stata proprio nei sacchi
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1950
saccone e pensai com’era bello che adesso ci
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1950
bello di quei tempi era che tutto si faceva
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1950
poi, voltate quelle stoppie, era finita, e cadeva la
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1950
bel tempo. ¶ L’inverno era la stagione di Nuto
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1950
di Nuto. Adesso ch’era giovanotto e suonava il
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1950
Stazione, soltanto d’inverno era sempre là intorno, a
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1950
che a Cassinasco c’era un uomo che, venduta
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1950
stava chinati. Lassú c’era una cassa, tante molle
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1950
in quella cassa – c’era un carico di libri
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1950
po’ le mani ghiacciavano. Era roba dei nonni, del
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1950
la capra. Non c’era piú, l’avevano venduta
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1950
Sotto la tettoia c’era il biroccio verniciato nuovo
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1950
cemento. In cucina c’era un armadio coi vetri
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1950
Quella sera mangiammo ch’era già scuro, alla luce
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1950
alla Mora ce n’era per tutti. ¶ Cosí venne
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1950
o nella stalla, c’era soltanto da spalare il
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1950
La collina di Gaminella era brulla, bianca di neve
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1950
aria, di ricordarmi che era il tempo di potare
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1950
e veniva. Cirino, ch’era un servitore come me
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1950
non ci stava molto; era quasi vecchio, senza famiglia
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1950
matti, del mondo. C’era dei giorni che potevo
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1950
Matteo; raccontavano di quando era stato soldato in Africa
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1950
capí subito che c’era sopra Matteo che tornava
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1950
e il sor Matteo era sempre a Canelli, sempre
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1950
questa donna che adesso era entrata in casa, e
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1950
mai lavorato la terra, era un signore il sor
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1950
volta dell’Africa, non era mai andato piú in
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1950
marenghi. Mentre il nonno era stato uno che zappava
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1950
mi poteva comandare perché era nipote del massaro e
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1950
la mattina, che c’era da far qualcosa alla
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1950
di almanacchi, di fiori – era tutto lucido, leggero, come
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1950
lenzuoli lavati, e c’era il sole, e in
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1950
palazzina del Nido. C’era anche Irene, la bionda
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1950
sole sulla sabbia rovente. Era qui che mi vantavo
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1950
a chiamarmi bastardo. Nicoletto era il figlio di una
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1950
levava nessuno. ¶ Ma questo era niente rispetto alla vita
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1950
Cinto. Suo padre gli era sempre addosso, lo sorvegliava
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1950
La sera poi, quand’era l’ora di andare
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1950
parlavo, per capire cos’era adesso Gaminella. C’era
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1950
era adesso Gaminella. C’era la storia del cane
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1950
strada gli chiesi se era proprio convinto che fosse
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1950
disse che il Valino era al pozzo. Stavolta non
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1950
tina? ¶ Io sapevo dov’era la tina, sapevo la
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1950
intanto vidi. La vecchia era seduta sul saccone contro
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1950
quel verso. Il saccone era tutto rotto, e la
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1950
foglia usciva. ¶ La vecchia era piccola, la faccia grossa
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1950
canterella sulla culla. C’era odore di chiuso, di
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1950
Guardai la stanza ch’era cosí piccola, cambiata. Soltanto
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1950
cambiata. Soltanto la finestretta era quella e le mosche
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1950
contro il muro c’era una zucca, due bicchieri
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1950
vecchia. Mi rispose ch’era vecchia e parlava da
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1950
mi borbottò che c’era di quelli che avrebbero
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1950
E quella notte c’era Nuto, e quando Cirino
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1950
quindici anni, per me era già un uomo. Tutti
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1950
le ragazze. Nuto s’era portata la chitarra e
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1950
poco a quel banco. Era sempre disposto a tagliar
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1950
un posto nuovo – insomma era sempre un guadagno, un
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1950
Nuto la sapeva lunga, era come uno grande; certe
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1950
di Alessandria – il mondo era venuto a stanarli da
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1950
un mulo. Ce n’era di quelli che partivano
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1950
per scaldarmeli. La pianura era smorta, macchiata di ombre
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1950
l’urto del treno. Era questa l’America. ¶ Ritornai
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1950
in quel deserto ch’era casa loro, dove magari
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1950
o un cortile. C’era una luce rossastra, scesi
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tra le nuvole basse era spuntata una fetta di
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1950
XII. ¶ Nuto non si era sbagliato. Quei due morti
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con gli occhiali, ch’era sorella del segretario e
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mise a gridare ch’era disposta a andarci lei
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1950
deposito… – Che autonomi, c’era di tutto… – Ti ricordi
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o di quell’individuo. Era tutta una situazione di
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alle Ca’ Nere, ch’era stata fatta senza di
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1950
ex partigiano, tanto tempo era passato, e non c
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1950
è, nelle bande c’era di tutto. Gente di
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Anche ignoranti. Non s’era mai vista tanta confusione
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pericolo. Che troppo sangue era stato sparso e troppi
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1950
bel colore dei martiri, era diventato l’insegna dell
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1950
in paese. Quel parroco era in gamba. Batté il
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1950
in paese, il sangue era corso per quelle colline
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1950
che gli chiese dov’era finito, ai tempi di
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1950
gridò dalla finestra ch’era scemo a pigliarsela, che
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1950
quel sospirato 25 aprile – tutto era andato sempre peggio. In
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1950
giorni sí che s’era fatto qualcosa. Se anche
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1950
nell’anno della guerra era venuto il mondo a
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1950
mondo a svegliarli. C’era stata gente di tutte
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1950
tutto quel quarantotto s’era fatto anche del male
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1950
anche del male, s’era rubato e ammazzato senza
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1950
crepare. E poi? com’era andata? Si era smesso
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1950
com’era andata? Si era smesso di stare all
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1950
stare all’erta, si era creduto agli alleati, si
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creduto agli alleati, si era creduto ai prepotenti di
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Troppo poco… ma c’era pericolo che una spia
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erba secca. ¶ – Non c’era soltanto Nicoletto, – dissi. – E
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1950
due e che Silvia era una scema che cascava
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1950
che a sei anni era cosí bella… ¶ – Tu non
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1950
non sfigurare? Ebbene Santa era piú bella di loro
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1950
piú. Quel che restava era come una piazza l
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1950
l’unico che restava, era cambiato, era un uomo
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1950
che restava, era cambiato, era un uomo come me
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1950
ritrovare la Mora com’era adesso. Tra me pensavo
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1950
ti cercava – e poi era vicino allo stradone, sotto
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1950
parte del cancello c’era il giardino, pieno di
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1950
qualche volta. Poi c’era Santina, la sorellastra appena
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1950
a Giulia, se non era venuta anche lei, e
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1950
Consorzio? – Già vecchio com’era, il suo spavento era
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1950
era, il suo spavento era di finire senza tetto
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1950
capivo che quell’autunno era l’ultimo, e quando
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1950
gli dissi che Cinto era sveglio e che per
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1950
cascina come la Mora era stata per noi. – La
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1950
per noi. – La Mora era come il mondo, – dissi
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1950
come il mondo, – dissi. – Era un’America, un porto
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1950
lui, non sapeva cos’era, se il calore o
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1950
piú grosse erano queste. Era inutile che trovasse tanto
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1950
caldo. Guardando verso Canelli (era una giornata colorita, serena
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1950
col cestino. La Mora era dietro quegli alberi verso
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1950
ricordai la delusione ch’era stata camminare la prima
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1950
po’ d’erba. C’era il porto, questo sí
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1950
qualcuno che se n’era andato. Se volevo capirmi
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1950
ospedale. Il meno invadente era sempre il Cavaliere, che
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1950
che quel che cercavo era soltanto di vedere qualcosa
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1950
dormisse con la cognata era il meno – che cosa
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1950
frustava anche Cinto – non era il vino, non ne
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1950
non ne avevano tanto, era la miseria, la rabbia
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1950
soldi del casotto, Padrino era morto vecchio vecchissimo – pochi
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1950
buttato. La minore s’era sposata ragazza; l’altra
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1950
donne; la piú giovane era morta in un campo
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1950
figli e poi s’era coricata con un tumore
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1950
una volta all’anno –, era morta senza nemmeno vedere
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1950
da mangiare e si era messo a girare le
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1950
anno prima della guerra. Era morto finalmente anche lui
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1950
di una cascina, dov’era entrato a mendicare. ¶ Cosí
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1950
entrato a mendicare. ¶ Cosí era inutile che andassi a
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1950
madre quell’inverno ch’era morta. ¶ Andai invece un
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1950
miei tempi non c’era, ma sentii subito l
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1950
le palazzine. Dove c’era piú movimento era in
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1950
c’era piú movimento era in piazza – un nuovo
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1950
Ma il grosso platano era là. Si capiva che
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1950
basse verso Nizza. Niente era cambiato. Solo l’altr
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1950
l’altr’anno c’era venuto col carro un
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1950
accorsi allora che tutto era cambiato. Canelli mi piaceva
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1950
qui tutto finiva, perch’era l’ultimo paese dove
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1950
uffici, macchine, vagoni, depositi era un lavoro che facevo
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1950
che non se n’era mai andato veramente, voleva
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1950
Cosa c’è? ¶ C’era che uno, scassando un
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1950
qui da noi c’era già la guerra – avevo
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1950
e trasferirmi nel Messico. Era il confine piú vicino
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1950
la vita che facevo era brutta e provvisoria. ¶ Poi
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1950
quella strada del sud. Era un paese troppo grande
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1950
polveroso, e la campagna era vuota. Campagna è dir
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1950
d’inverno. Il sole era già sotto, la pianura
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1950
quel mare grigio ch’era la pianura – una voce
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1950
di gente che s’era messa su queste strade
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1950
insolazione, i serpenti. Qui era facile capacitarsi che ci
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1950
ferrata e della strada era tutto il lavoro che
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1950
cacti, sotto le stelle, era possibile? ¶ Lo starnuto di
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1950
Come sempre, mentre fuori era agosto, quaggiú faceva freddo
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1950
stagionare, quest’anno ch’era cosí asciutto. Lui si
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1950
la conoscevo piú, tant’era stata lavorata. La vigna
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1950
stata lavorata. La vigna era nuova di tre anni
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1950
ci stavo io, c’era il camino che non
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1950
Disse che la campagna era come tutte le campagne
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1950
gente forestiera non s’era mai vista, neanche sulle
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1950
sulle fiere di quand’era giovanotto. ¶ Cinto stava a
249
1950
dev’essere sempre com’era una volta. Nuto che
250
1950
chiesto se quella guerra era servita a qualcosa. Bisognava
251
1950
a qualcosa. Bisognava farla, era stato un destino cosí
252
1950
chiese a Cinto se era andato a far l
253
1950
come quello che c’era ai miei tempi e
254
1950
gli dissi che c’era di quelli che giocavano
255
1950
Cinto, trottandomi avanti, s’era seduto sul muretto. Dietro
256
1950
parte della strada c’era il Belbo. Era qui
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1950
c’era il Belbo. Era qui che uscivamo a
258
1950
se riaprendoli la collina era scomparsa – anche allora mi
259
1950
piazza scottante. Il Cavaliere era il figlio del vecchio
260
1950
che ai miei tempi era il padrone delle terre
261
1950
cancello. ¶ Adesso il Vecchio era morto, e il Cavaliere
262
1950
morto, e il Cavaliere era un piccolo avvocato calvo
263
1950
i mulini, se li era consumati da scapolo in
264
1950
gran famiglia del Castello era scomparsa; gli era rimasta
265
1950
Castello era scomparsa; gli era rimasta una piccola vigna
266
1950
capiva che il Vecchio era morto a tempo. Mi
267
1950
venne in mente ch’era un po’ come quel
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1950
suo anche il Cavaliere era scappato dal paese, era
269
1950
era scappato dal paese, era andato per il mondo
270
1950
una contessa di Torino) era morta, il figlio, l
271
1950
il futuro Cavaliere, s’era ammazzato per un pasticcio
272
1950
della sua ultima vigna, era sempre cortese, sempre in
273
1950
che del resto c’era stato un tempo che
274
1950
voce. Cosí civile com’era, non sapeva difendersi, e
275
1950
che il Vecchio non era morto del tutto, perché
276
1950
altri. Mi raccontò ch’era vecchio e troppo solo
277
1950
solo, casa sua non era un luogo da riceverci
278
1950
vendere la vigna – perch’era l’ultima terra che
279
1950
conveniva cosí, perché tanto era solo… ¶ – Lei, – mi disse
280
1950
dov’è stato ragazzo… ¶ Era un’idea. Quella macchia
281
1950
Gaminella. Ma qui c’era di bello ch’era
282
1950
era di bello ch’era la punta della collina
283
1950
mezzadri. Gli dissi ch’era tardi, ch’ero atteso
284
1950
cosa poteva esserci? Lassú era incolto e bruciato dal
285
1950
Giovanni tutta la collina era accesa. ¶ – Poca roba, – disse
286
1950
delle fascine. ¶ Il Piola era il suo Nuto, un
287
1950
a Canelli quando c’era la guerra? ¶ – Si sentiva
288
1950
sentiva? ¶ – Altroché. Dicono ch’era piú forte del fischio
289
1950
ch’era vedovo, gli era morta la moglie nella
290
1950
valle del Belbo non era mai uscito. Senza volerlo
291
1950
non fossi scappato, quello era pure il mio destino
292
1950
dal prato alla strada era come una volta – erba
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1950
ruota stesa per terra era seduto un ragazzo, in
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in un modo innaturale. Era un gioco quello? Mi
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il filo. Il ragazzo era scalzo, aveva una crosta
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un cenno. ¶ Sull’uscio era comparsa una donna, due
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il Valino. Non c’era, era andato su per
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Valino. Non c’era, era andato su per la
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strisciò verso il cane. Era zoppo, rachitico, vidi il
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vederlo su quell’aia era come vedere me stesso
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aveva legato il cane – era scalza e cotta dal
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e circospetti del Valino. Era la cognata, quella che
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con lui; standogli insieme era venuta a somigliargli. ¶ Entrai
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Chiesi se il pozzo era sempre là dietro. La
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che non ce n’era bisogno, passavo là sotto
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là sotto e mi era venuta voglia di rivedere
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Cinto quell’anno ch’era morta Mentina, quando stavano
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ancora all’Orto – Mentina era in letto che esclamava
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sani, ma che questo era nato cosí, lei lo
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aveva detto che non era mica il latte, ma
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ma adesso non c’era piú tempo. E Mentina
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sani, e l’indomani era morta. ¶ Il ragazzo ci
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mi accorsi che non era che ridesse – aveva le
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tra i filari adesso era a stoppia di grano
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ci spaziava, quella campagna era ben minuscola, un fazzoletto
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tredici anni, quando Padrino era andato a stare a
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potuto cavarci da mangiare, era un mistero. Allora rosicchiavamo
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alla riva ce n’era ancora qualche pianta. Voltandomi
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Gaminella. Per lui Gaminella era il mondo e tutti
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la madama della Villa era venuta solo ieri a
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dietro la vigna, c’era ancora dell’erba, la
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che qualcuno ce n’era ancora. Poi gli chiesi
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gli chiesi se c’era sempre quel nido dei
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pescare con la cesta. ¶ Era strano come tutto fosse
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uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle vecchie, nemmeno
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stoppie filari, la gente era passata, cresciuta, morta; le
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voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva
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i paesi intorno. Se era mai stato a Canelli
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stato a Canelli. C’era stato sul carro quando
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carro quando il Pa era andato a vendere l
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miei tempi questa valle era piú grande, c’era
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era piú grande, c’era gente che la girava
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passavano piú i cacciatori era brutto, perché non si
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e galaverna che c’era, e una volta – adesso
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l’altr’anno c’era un morto, – disse Cinto
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i partigiani in Gaminella. Era tutto scorticato… ¶ – Cosí vicino
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neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni
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stava nel casotto non era dunque piú cosí pezzente
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ponte a chiedermi com’era stato possibile passare tanti
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noccioli. Voleva dire ch’era tutto finito. La novità
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in basso anche questa era tutta vigne spoglie, tagliate
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di Gaminella, se n’era andato con le figlie
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riva a Belbo. C’era di nuovo che una
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e ballavano insieme. C’era di nuovo che adesso
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sapevo, e quel tempo era passato. Me n’ero
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saperlo. Nuto che c’era rimasto, Nuto il falegname
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Per lui il mondo era stato una festa continua
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sembrava un altro mondo: era l’odore della strada
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e di croste. C’era anche chi li scherzava
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e suonare la chitarra, era cercato e ascoltato, ragionava
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musicante. I paesi dov’era stato li avevamo intorno
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scendevano dal palchetto stralunati, era un piacere cacciare la
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Non c’ero andato. Era a due passi dalla
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e metà della roba era venduta. ¶ Dissi: – Un giorno
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nel mare, e stavolta era inutile imbarcarmi ancora, cosí
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prendermi sull’uscio, s’era fatta assumere come cassiera
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luce del locale, si era soli sotto le stelle
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agitava, ma Nora non era mai stata nell’Alessandrino
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dove aveva girato, perché era venuto in America. – Ma
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si muoveva piú, s’era dovuta rimandare la corsa
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di Neive. Ma c’era stata discussione, fughe, bottiglie
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disse a me chi era Nuto e che cosa
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agli ignoranti, Nuto s’era messo sullo stradone e
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ciglione vuoto. Non c’era luna ma un mare
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paura? Eppure il paese era grande, ce n’era
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era grande, ce n’era per tutti. C’erano
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C’erano donne, c’era terra, c’era denari
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c’era terra, c’era denari. Ma nessuno ne
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montagne di ferraccio. Non era un paese che uno
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che vada lasciatemi vivere». Era questo che faceva paura
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che nessuno lí si era mai fermato, nessuno le
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piazza e la piazza era un finimondo, ma noi
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me? Ma non c’era bisogno di andare fin
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Nemmeno mi sembrava cambiato; era soltanto un po’ piú
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quella faccia da gatto era piú tranquilla e sorniona
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è chi vuole. C’era uno, lo chiamavano il
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nel ’45 quando il ferro era caldo. Allora anche il
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calde – e Nuto non era di nessuno di questi
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sua mamma. Ci credevo. Era Nuto. Soltanto ieri per
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Allora gli chiesi se era lui che aveva tagliato
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sopra la stalla c’era sempre quella spalliera di
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la terra della riva era magra e tutti gli
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mezzadro. Da quante case era uscito, da quante terre
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sarebbe ripassato. Sapevo ch’era vedovo, gli era morta
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tempi che la vecchia era ancora una ragazza da
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figlio del Conte. Poi era diventata lei la padrona
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la padrona di tutto, era morto il figlio del
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il figlio del Conte, era morto un bell’ufficiale
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che la vecchia s’era sposato in Francia, erano
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di notte il Nido era sempre acceso, sempre in
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la vecchia che allora era ancor giovane come una
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dalla vecchia, ricevute, festeggiate, era come per me dare
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le faceva addirittura ammattire. Era come per me vedere
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che sui prati c’era ancora la nebbia; gli
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la Serafina dicevano ch’era meglio la grandine adesso
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il biroccio arrivare, non era tranquillo. Le finestre di
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i vetri. Di sopra era acceso un bel fuoco
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Chi non lo voleva era Irene, perché diceva ch
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Irene, perché diceva ch’era un uomo falso – che
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ce l’ha… C’era un toscano con noi
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Tripoli… ¶ Io sapevo com’era la stanza, i due
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i discorsi. Il bello era sentire Arturo che faceva
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in Acqui che s’era giocato l’ultimo soldo
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allora che lo scemo era il toscano. La signora
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parlasse al toscano non era possibile, perché Arturo ci
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e quello, che diamine, era stato gentilmente invitato a
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c’eran le lucciole, era giugno – che tutte le
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tre o quattro anni, era una cosa da vedere
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calci, noi dicevamo ch’era il sangue di sua
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cosí prepotenti. Irene soprattutto era calma, cosí alta, vestita
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anche il Nido s’era riaperto, ci fu una
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da sotto la palazzina era enorme e sulle finestre
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il biroccio della Mora era pronto. ¶ S’aprí una
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meglio quella sala ch’era piú bella di una
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anche che quell’uomo era un morto in piedi
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capelli, dove Silvia s’era piantate le unghie. – No
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di niente… ¶ Silvia si era messa con uno di
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che quest’uomo non era il primo, che il
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piú facile trovarsi? Invece era venuto il motociclista, e
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tutti sapevano che Silvia era come matta, si faceva
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all’albergo. ¶ A vederla, era sempre la stessa – quegli
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quel Matteo di Crevalcuore era un attaccabrighe, un boscaiolo
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piú di noi. Irene era impossibile immaginarsela su quella
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col parasole verso Canelli, era felice. Che cosa si
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mezzo alle gaggíe, m’era parso che Irene, in
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Alla Mora un giorno era ricomparso quell’Arturo dagli
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Arturo dagli stivali, s’era fermato sotto la terrazza
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solamente che la giornata era pesante e quelle scarpe
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che non muoiono mai. ¶ Era difficile capire quanti parenti
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e i nipoti. Se era cosí, non capivo che
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pensavo che forse Irene era piú ricca di lui
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sbagliati, tener presente chi era lui, la sua salute
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i suoi gusti. Adesso era Silvia, le poche volte
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andava avanti. Quando non era disperata, incagnita, e si
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nel cortile, nella vigna, era un piacere vederla, sentirla
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corde. Giusto quell’anno era comparso a Canelli un
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un baraccone dove c’era una giostra fatta di
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chi dava i biglietti era una donna magra e
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paglia. Ma Silvia non era ancora a questo punto
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quanto fosse come matta, era matta di capriccio per
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vedere con Silvia – non era mica per salvare il
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c’è passato Matteo». Era la stessa – era Silvia
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Matteo». Era la stessa – era Silvia. ¶ Quella vendemmia fu
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e all’Emilia. C’era una stufa sempre accesa
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e l’indomani c’era il prete. ¶ XXVI. ¶ Di
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Per tanti anni mi era bastata una ventata di
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sera mi domandò com’era stato imbarcarmi per andare
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dissi che non tanto era stata l’America quanto
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vecchio Cirino (anche lui era morto da un pezzo
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da un pezzo, s’era rotta la schiena cadendo
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avuto del coraggio. ¶ Non era stato coraggio, gli dissi
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capitalisti… Qui alla Mora era niente, ma quand’ho
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quel discorso che tanto era inutile e adesso dopo
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altri. Poi Teresa s’era spaventata, non aveva piú
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andava in America. Cosí era stato, dissi a Nuto
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Corsica. Per quest’estate era finita. ¶ Qualcuno correva sullo
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un cane. Vidi ch’era un ragazzo: zoppicava e
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incontro. Mentre capivo ch’era Cinto, fu tra noi
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vigna… ¶ Cinto ansava, mugolava, era tutto nero e graffiato
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nero e graffiato. S’era seduto nella polvere sui
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voleva tornare nella vigna. Era corso a chiamare il
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si capí che qualcosa era successo. Di lassú si
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vidi il vuoto dov’era stato il fienile e
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una fumata nera. C’era un puzzo di lana
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quest’odore. ¶ L’incendio era ormai finito, tutti i
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a dar mano; c’era stato un momento, dicevano
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di Belbo. Niente s’era salvato, nemmeno il letame
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Cinto. Lui chiedeva dov’era il cane, se era
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era il cane, se era bruciato anche lui. Tutti
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storia. ¶ Lui non sapeva, era sceso a Belbo. Poi
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padre attaccava il manzo. Era venuta la madama della
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Valino bestemmiava, la madama era entrata in casa per
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carretto e il Valino era andato in paese. ¶ Ma
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poi la sera quand’era tornato era nero. S
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sera quand’era tornato era nero. S’era messo
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tornato era nero. S’era messo a gridare con
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Allora il Valino s’era tolta la cinghia e
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il grano. Rosina s’era buttata contro la tavola
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un grido piú forte, era caduta la bottiglia, e
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tirandosi i capelli s’era buttata sulla nonna e
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con le scarpe, Rosina era caduta per terra, e
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e nello stomaco. ¶ Rosina era morta, disse Cinto, era
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era morta, disse Cinto, era morta e perdeva sangue
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padre, – matta –. Ma Rosina era morta, e anche la
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poco il Valino s’era messo a chiamare Cinto
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dalla voce che non era per batterlo, che lo
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il coltello e si era fatto nel cortile. Il
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cercato di acchiapparlo. Cinto era di nuovo scappato. ¶ Poi
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la fiamma. ¶ Il padre era uscito fuori con la
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in mano, senza vetro. Era corso tutt’intorno alla
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dove s’erano picchiati era già piena di fuoco
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nella stalla. ¶ Il Valino era corso nella vigna, cercando
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sempre stringendo il coltello, era scappato nella riva. Lí
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nella riva. Lí c’era stato, nascosto, e vedeva
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sempre. Anche nella riva era chiaro come di giorno
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riva. Allora piano piano era salito verso il noce
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portammo Cinto al Morone, era quasi mattino; gli altri
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del Morone nessuno dormiva. Era aperto e acceso in
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paese che la madama era furente per la sua
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che visto che Cinto era il solo vivo della