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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «era»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
come l’ingrandimento che era appeso sulla parete di
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1930
fiancate. Quella a levante era addossata a una rupe
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1930
tutto impiccoliva. La città era seminata di tante piccole
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1930
la caserma. La strada era rotta dalla base della
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1930
cui transitava la gente, era come la cruna di
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1930
di ogni arcata c’era una porta dipinta di
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1930
suo paese; il Tarmito era partito dall’America col
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1930
di tutto quello che era piccolo e vile gli
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1930
il pozzo della miniera era nell’animo del Tarmito
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1930
della strada. La bettola era stivata di soldati intontiti
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1930
si scorgeva che quella era gente dei campi, davanti
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1930
su quello vicino c’era seduto un soldato che
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1930
dei potentati. ¶ La notte era rotta da terrori. ¶ Le
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1930
sui pioppi, la segale era ridotta malerba, il guaime
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1930
delle stive e che era stata spurgata sui pietrami
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1930
dal mare dove gli era stato digrumato il cuore
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1930
occhi per piangere oggi era nel cuore della sua
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1930
nei loro occhi c’era il pietraio sbollentato. Nella
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1930
cariche dei ciliegi, c’era un cimitero piccolo come
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1930
dei cinghioni. Il tetto era tritolato sul pavimento. Dei
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1930
Sotto la sassaia v’era uno scheggione che proteggeva
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1930
soldato morto, il morto era ravvolto in un telo
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1930
di un albero, v’era inchiodata una tavola che
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1930
gli fanno la serenata. ¶ Era giorno largo e sulle
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1930
e sulle quote c’era un silenzio lunare: terra
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1930
mi tolsero la giubba era tanto zuppa di sangue
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1930
al mio paese c’era uno conciato nel grugno
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1930
l’Americhe dove si era diretto. ¶ — Son io. ¶ — Te
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1930
una candela: un vagabondo era rimasto sotto il treno
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1930
mia. ¶ Tacevano; e sognavano. Era l’estate dei morti
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1930
crinale del Sabotino c’era l’incendio di una
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1930
ai cortei dei deportati era ridotta un cencio. I
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1930
XXXII. ¶ Il Tarmito s’era battuto nell’azione d
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1930
e parevano addormentati. Uno era rimasto con gli occhi
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1930
margherite di campo. Qualcuno era andato verso il suo
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1930
del sangue. Intorno v’era il ravoglio della morte
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1930
tutta la Via Crucis era sparpagliata sugli oggetti personali
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1930
le vie dove c’era alta la polvere bianca
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1930
toni dorati. L’imbandigione era per tre. Al posto
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1930
pasto. Quello alla destra era un adolescente alto, dal
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1930
col capo sanguinante, s’era afflosciato sulla sassaia, nei
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1930
Rossa vedeva la Tebaide era uno di quelli del
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1930
libri; la sua anima era ridotta come uno scaffale
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1930
ridotta come uno scaffale. Era uno di quelli che
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1930
sciogliere i perchè ma era anche poeta. ¶ Il tetto
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1930
che durante un bombardamento era prudente nascondersi dietro un
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1930
di zozza. ¶ Un soldato era uscito da un baraccamento
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1930
Impietrita dagli orrori che era condannata ad udire notte
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1930
Nicodemo, poggiato sulle tibie, era nel fondo nero sulla
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1930
scrutava ansioso l’orizzonte. Era già trascorso il tempo
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1930
Egli, franto dal tempo, era diventato trasparente come l
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1930
alabastro: la fronte ampia era ormai tutta d’osso
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1930
calante. ¶ Nella Estancia v’era un silenzio misterioso, anche
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1930
l’immagine orrenda non era sciolta dalla luce. ¶ La
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1930
d’argento. L’Estancia era trasandata, i fossati vegetavano
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1930
tappeto nero su cui era in giallo rilievo un
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1930
alla vita la bandiera era confitta nella carne e
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1930
alla Patria. ¶ Il Tarmito era da un lato insieme
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1930
memorabile, quand’egli si era assopito sulle sponde del
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1930
avvampava; tutta l’Estancia era un incendio. La donna
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1930
solo. Il sole s’era tuffato al di là
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1930
le prunaie. La mandra era lontana, rugginita, la donna
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1930
cratere, di cui s’era visto soltanto i bagliori
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1930
salone il vecchio s’era addormentato: così trasparente, reso
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1930
Sopra una scansìa v’era un libro sgualcito, tarmolato
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1930
Brasile. Sul frontespizio vi era impressa l’effigie del
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1930
nastri scolorati, egli s’era sentito aggelare e si
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1930
di quella casa v’era tutto il travaglio della
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1930
per obliare il ritorno era caduto sotto la clava
70
1930
terre adolescente, dove s’era stremato, e delle sue
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1930
là dell’Estancia, v’era la plebe italica deportata
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1930
più! ¶ XXV. ¶ Il “Toscana” era ormeggiato alla panchina con
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1930
acciaio. A bordo v’era la concitazione delle ore
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1930
Giù nel ventre, c’era lo strepito dello stivaggio
75
1930
Rio dove ogni cosa era diventata di cielo. I
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1930
colonna di pietra c’era un vecchietto rattrappito che
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1930
piedi dell’ometto c’era una valigietta sganasciata da
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1930
mio nome: la poveretta era una gettatella: Argene Orfanotti
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1930
Sotto La Pratica v’era, il Dante, il Carrara
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1930
il fucile! ¶ Cesare s’era alzato dalla colonna, gli
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1930
avevano scorciato, di lui era rimasto uno scheletretto rimpannucciato
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1930
Il misterioso signore affunghito era il Profeta, sul cui
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1930
patibolare e guerresco, s’era diffusa la serenità di
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1930
sul risegolo del fasciame. Era sceso in sè stesso
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1930
sempre la testa, s’era stretto il dorso con
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1930
nostro destino! Il Tarmito era del tutto estraneo, osservava
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1930
ritornava alla sua terra, era attristata dal profondo del
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1930
La notte il ponte era deserto, il corpo colossale
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1930
sacco di vela incerata, era soppesato dal Tarmito, dal
90
1930
XXVII. ¶ Il Tarmito, che era ritornato alla patria nudo
91
1930
di lui. ¶ La città era tutt’ombra silenziosa. Sotto
92
1930
volse e il cagnaccio era lì fermo. Quando il
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1930
dentro una cassa c’era tanto da non vedere
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1930
aria. Forse il cane era un segno d’infausto
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1930
anima di Nicodemo s’era incarnata per salvarlo sull
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1930
urto del tempo. Ne era passato troppo, ora essi
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1930
grande telo celeste mare era steso in fondo alla
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1930
Il proscenio lacca geranio era tempestato di vetraglie. Un
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1930
sotto il gran leccio era diventata sonora. ¶ La ragazza
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1930
di un albero v’era uno, rosso sagginato, con
101
1930
La testa dell’arnese era una di quelle con
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1930
e inghiottirlo. La testa era come lievitata, un globo
103
1930
infamia. ¶ Il Tarmito s’era appisolato e veleggiava col
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1930
il suo paese nativo era acchiocciato sopra una solitudine
105
1930
catena del suo orologio era una libbra d’oro
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1930
donna che se l’era piantato in bocca per
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1930
la lingua dove c’era come una particola e
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1930
Il ponte della Maddalena era nero di popolo, di
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1930
affettava col falcetto. Isaia era diventato una divinità dei
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1930
La casa d’Isaia era là tra le mandre
111
1930
specie di divinità crucciata era assisa tra due uccelli
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1930
di foglia di palma era vicino a lui sopra
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1930
mezzo della sala v’era collocato sopra un tronco
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1930
sembrava una bimba, essa era della terra dei Mocobi
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1930
da tremito. La nenia era un invito. ¶ — Egeadì! — urlò
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1930
bastimento, dove il fiume era in magra poltigliavano rettili
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1930
attediato come voi. Quello era un pozzo di sapienza
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1930
rilievo sui chiarissimi occhi era l’arco dei sopraccigli
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1930
Avete udito? ¶ — Sì. ¶ — Nicodemo era l’uomo che distruggeva
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1930
larghe del poncio, Josè era assorto nel desìo d
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1930
in quei volti vi era la tetraggine degli spaesati
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1930
sulla cotenna. La guida era della tribù Cimatococa dove
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1930
col suo silenzio atterriva. Era il temporale del cielo
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1930
tenebrosa. ¶ La carovana s’era appiattata sotto il colossale
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1930
Al tenebrore della selva era succeduto un cielo bianco
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1930
una grande sassaia precipitante. Era il Rio che non
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1930
nelle vicinanze di Liguarrà; era notte alta, la luna
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1930
non possedendo abiti, si era dato per tutto il
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1930
si dissetavano. Il caldo, era soffocante e l’afa
130
1930
e quivi si accamparono. Era in tutti il desiderio
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1930
cuore valoroso di Nicodemo era stato divorato da costoro
132
1930
così equipaggiato. Non v’era dubbio che costui era
133
1930
era dubbio che costui era un messo mandato verso
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1930
aperto dagli indiani. Questo era tracciato in un campo
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1930
la decisione degli uomini era risoluta, fu colto da
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1930
tempi anteriori. Ora vi era steso un lussuoso tappeto
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1930
vento. Ivi il bosco era impoverito in una vegetazione
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1930
notte e il calore era soffocante. La foresta sembrava
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1930
il silenzio. Il drappo era congegnato a un vettone
140
1930
d’Italia. ¶ Il rosso era precipitato in tenero rosa
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1930
aveva recinto il mondo. ¶ Era uno di quei mattini
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1930
Su tutta la foresta era un’esplosione d’uccelli
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1930
qua e là, ovunque era un aliar di farfalle
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1930
le bandiere. Sulla coverta era un martellìo di mazzuoli
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1930
ritornar la notte. ¶ V’era la scesa di quel
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1930
e sicuri. ¶ Il “Cretic” era stato avvistato al largo
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1930
Nella casa dirimpetto c’era lo strepito di un
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1930
là, la suocera cicciosa, era vestita color vinaccia, e
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1930
Tra coteste etere v’era alcuna che faceva la
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1930
erano appaiati. In sala era rimasto solo il Tarmito
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1930
della tubercolosi. Il petto era una gabbia d’ossa
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1930
riudito, ma la maschera, era tanto inorridita sopra la
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1930
ella — Ti ricordi come era specchiata? Fortuna che essa
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1930
cornicetta di paglie incollate era sotto un velo, la
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1930
riconosci? ¶ — Sì. ¶ L’immagine era la madre di lei
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1930
verginale. ¶ VI. ¶ Il “Cretic” era là nel porto, mole
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1930
sopra un gozzo c’era nascosto il Tarmito. La
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1930
alla nave. La città era sotto una pioggia di
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1930
Nel ventre spaventoso c’era un silenzio profondo, l
160
1930
vela, col cuore stillante, era aperta giù nell’abisso
161
1930
alga. Il sole s’era tuffato, un baleno di
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1930
il cielo. ¶ La gente era sulla coverta come spaurita
163
1930
rossore del fuoco s’era diacciato su quei volti
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1930
abolila egico giechelo. Non era mia moglie quella pungua
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1930
o non sei? Fidati era buono, non ti fidare
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1930
buono, non ti fidare era meglio. Dove t’ho
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1930
sotto cui l’acqua era come olio di lino
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1930
La taverna dei “Buoni” era un alveare dove trafficavano
169
1930
parola ch’egli proferiva era addentata nelle articolazioni. Il
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1930
cantando. Un monco, tale era la gioia della liberazione
171
1930
è introgolato, la voce era quella rauca di una
172
1930
negra sozza e scarduffata era rimasta fuori e a
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1930
che la sua vita era un’insidia per quanti
174
1930
La stanza del libraio era piena stivata di tomi
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1930
è cibo. ¶ Il cibo era una ventina di libri
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1930
un carretto su cui era ripiegato un incerato nero
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1930
la fiancata. La casa era lontana lontana in un
178
1930
ponti, alle fumate, c’era la casa dell’impiccato
179
1930
La testa gli s’era del tutto pelata, la
180
1930
cassa da morto, c’era un mozzicone di candela
181
1930
La fungaia dei libri era ammucchiata in un canto
182
1930
rampe di scale, c’era semibuio; un tavolone a
183
1930
e la testa incendiata era sospeso nel mezzo tenuto
184
1930
Uno scaffale di libri era nel fondo: quattro dentiere
185
1930
Sopra un tavolinetto c’era il Mappamondo: il globo
186
1930
il Mappamondo: il globo era stato scortecciato dai colori
187
1930
un cerchio, ogni lato era costituito dalle parole: “Ragione
188
1930
timbro dello stabilimento v’era stampato a secco. ¶ — Oh
189
1930
La fanciulla che non era italiana, quando sospirava: Oh
190
1930
cuoio delle scarpe s’era impietrito. L’uomo sembrava
191
1930
aceto. ¶ La ragazza stregata era una di quelle che
192
1930
gli domandò se egli era italiano: — Sì. — Ella asserì
193
1930
loro un compromesso. V’era chi predicava il ritorno
194
1930
da tutte le leggi, era il termine e l
195
1930
lontani quando il paese era sparito tra i salicastri
196
1930
temprato del Gabberi c’era accampata la notte. ¶ Là
197
1930
Una selvetta di cipressi era intorno alla buca grigia
198
1930
Un vettone d’ontano era il bordone dello strano
199
1930
spoglie del pellegrino c’era ascoso il Tarmito che
200
1930
Nell’animo del Tarmito era rimasto, come sui campi
201
1930
notte nel suo cuore, era una fredda parola del
202
1930
Il paese di Cuore era sopra un picco arduo
203
1930
Entra! ¶ Nella spelonca c’era un forno scavato nella
204
1930
cavarsi la giubba, gli era caduta. Gliela avevano data
205
1930
più al desco. Amedeo era già col pensiero sulla
206
1930
il paese che s’era rilevato sul mare. Nella
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1930
sulle tombe. Il campo era fiorito, la terra scavata
208
1930
pietrame celeste. Il Gabberi era una nuvola tuonante che
209
1930
a morto e si era partita intuonando un canto
210
1930
Oceano. Ora questa plebe era lì, col volto imbestiato
211
1930
rugginite parevano roventi, tutto era intricato da uno sfacelo
212
1930
il molo nuovo c’era ancorata l’andàna dei
213
1930
sul carabotto, la notte era calata sul porto e
214
1930
di morte. Il mare era lì a testimoniare che
215
1930
a una taverna v’era seduto, sopra uno sgabello
216
1930
L’aria della taverna era densa e soffocante. Ai
217
1930
fiaschi e bottiglie, c’era appesa l’immagine della
218
1930
del Soccorso a cui era accesa una lampadina elettrica
219
1930
Di Argante. ¶ — Tuo padre era un galantuomo. E dove
220
1930
giallo, rosso, verde, celeste era a intervalli ferito da
221
1930
navarca dal viso spinoso, era a poppavia che fumava
222
1930
inghiottire tutta questa gente, era attraccato alla panchina, i
223
1930
città. Tutta la poveraglia era protesa dalle murate, le
224
1930
pensare che tutto questo era Patria. La gente che
225
1930
arcigna e frettolosa. Amedeo era il solo che andasse
226
1930
un piedistallo rotondo c’era una statua di marmo
227
1930
La testa della statua era potente, quadrata, glabra, scalpellata
228
1930
d’asse il Porto era un incendio; fiamme, nuvole
229
1930
una piazza grandissima v’era un palazzo rotondo come
230
1930
La città dell’interno era grigia, nera, plumbea, il
231
1930
timoroso. Entrò: l’andito era buio e dovè salire
232
1930
tastoni. Sopra un tavolo era aperto un tomo, da
233
1930
una lunga vetrina c’era raccolta una collezione di
234
1930
cameretta ove nacque Mazzini era silenziosa come una tomba
235
1930
sopra il coperchio v’era un foro; il Tarmito
236
1930
campana di vetro c’era custodita la maschera. Il
237
1930
di requie, quando egli era seduto al cospetto del
238
1930
fresco, nel mezzo c’era una caraffa di vino
239
1930
sulla prua. Narravano: — s’era legato il timone a
240
1930
di Napoli; la barca era già avvenata ad acqua
241
1930
misurazione della fatalità. Egli era accorto, non cauto. La
242
1930
Il corpo del cieco era ben proporzionato, alto, membruto
243
1930
ponte degli zigomi c’era la pelle gialla ma
244
1930
nel fondo la piletta era d’osso. Un chiarore
245
1930
Il petto del veggente era stato squarciato dalla mitraglia
246
1930
di Tremiti e si era dilatato. Ai piedi del
247
1930
trama delle vene v’era sopra come i tralci
248
1930
cielo. Il suo mondo era tenebra e la tenebra
249
1930
tenebra e la tenebra era popolata di orrori. Degli
250
1930
spettro accecato. ¶ Il cieco era un tetràgono; nel vasto
251
1930
al Casone, la gente era stipata nella taverna. La
252
1930
persa nelle gambe s’era fatta portare di peso
253
1930
della rivolta. ¶ Il cieco era l’ideatore delle azioni
254
1930
pavimento di una stanza era una cassa in cui
255
1930
del lume a petrolio era stata abbassata, la lanterna
256
1930
annegata in piedi s’era irrigidita al muro. L
257
1930
sull’impiantito; il pastrano era una corteccia sul dosso
258
1930
spalle di ognuno c’era legato un fagotto il
259
1930
austerità. La fronte aperta era di un candore immacolato
260
1930
vermiglie. Tutto il viso era screpolato. Il tatuaggio delle
261
1930
nel loro animo c’era la sua eterna cantilena
262
1930
vertebre secche, la sottana era accappiata alla vita con
263
1930
torbato. L’apostolo s’era immerso nella lettura e
264
1930
a qualcuno di avvicinarsi. Era il libretto della Sorveglianza
265
1930
sorrise felino. Disse che era venuto al Casone per
266
1930
uno zufolio di rospi. Era il fogliame di una
267
1930
La testa di costui era gialla e atona, serpata
268
1930
Qualcuno rabbrividì. L’effigie era stata veduta impressa sopra
269
1930
essere spia. ¶ L’uomo era del paese ma nessuno
270
1930
egli da molti anni era emigrato là, per le
271
1930
l’idea e si era spinto anche nelle orride
272
1930
di suscitatore di energie era giunta avvolta di leggende
273
1930
il Tarmito. ¶ Il ciabattino era lo zio della spia
274
1930
numero 13. Nell’andrione che era stanza e bottega rattoppava
275
1930
la lesina e si era fatto uno sgraffio sul
276
1930
Mi credevano un Cristo. Era invece tutta una sceneggiatura
277
1930
rimpetto. Il fiato m’era esalato dalla bocca come
278
1930
ferraioli, mantelli e rotolò. Era quello il luogo dove
279
1930
ardita e arcigna che era si riduceva mendica. Sulla
280
1930
riproduceva la mia effigie. Era ingiallita e mi sembrò
281
1930
lo rialzò. Egli s’era tolto l’occhio di
282
1930
e nel convulso si era piantato la lesina nella
283
1930
la testa del ciabattino era ceralaccata in cinque o
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posti ed infiammata. Egli era colto da delirio e
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il Beccato. ¶ La Delenda era consociata alla Libera Iniziativa
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a mentovare l’associazione era stato il Cieco. Prima
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sottosuoli di Parigi, ed era accampata per le Americhe
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il soccorso della scienza, era per loro un compromesso
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da tutti i pori, era raffigurato appiccato a un
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il Casone. La Sicurezza era allogata in una casa
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carnose come serpenti, c’era rimasto lo scheletro di
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e l’ostia consacrata era il ripostiglio delle manette
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Brigadiere della Sicurezza s’era sistemato nel refettorio. Sopra
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del Re che gli era nevicato polvere di mattone
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ma la sua faccia era invece congestionata, il naso
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una coltella. Il Giallone era uno schietto plantigrado; la
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il piede mancino non era sul sodo. Era lui
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non era sul sodo. Era lui in persona che
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caldo sul viso. ¶ — S’era detto con le bòne
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farli cantare. ¶ Il Casone era vigilato perchè in quell
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supplichevoli e, tacendo, c’era sempre chi diceva loro
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portato a processione c’era da rimediare tante serque
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la Faina che s’era mezzo scosciato rimase al
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non ci pensava nemmeno, era un po’ lusco sì
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lo Zoppo si doleva, era entrata pian piano una
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come le morene. Essa era di là che trafficava
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divincolava l’anche anzi era piantata su due gambaracci
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gli dicevano Zoppa perchè era zoppa una sua nepote
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morto, il bacino stretto era schiacciato dalle testate dei
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anche una cappottina verde era tutta irta di spille
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quattro aste su cui era imbullettato un telo di
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di iuta, il teatrino era fatto d’aloppo rosso
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il telo di iuta era imbullettato due palmi più
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tisicaglia. ¶ Nel Casone c’era una Casa; le parole
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in Sala. ¶ La Sala era ammobiliata di due divanetti
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mi diceva sempre: — Specchiati. — Era la stampa dell’età
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lino sui bronchi, quest’era aggraziata da un fiocchettino
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dopo aver fatto prosit, era alto, tarchiato, sanguigno, con
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una pietra dove c’era incisa una corona con
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ebbro arribisciava il torso era costretto a spraccare le
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tragittavano sulle trottole, c’era uno che gli dicevano
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cartella anche a me. — Era la padrona della Casa
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sulla sedia che s’era portata di su. ¶ — A
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i venerdì il Casone era frequentato da un vecchio
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Lotto. ¶ Il padre smandriato era secco, allampanato, con il
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l’abito dall’uso era verdolino e lustro, lo
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uno scannone forato. Egli era tanto grosso che pareva
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alzò il cappuccio che era marcio di sudore. ¶ Per
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anche il teschio che era sotto. Sull’uscio della
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stanza mortuaria, dove c’era traforata una croce da
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tabernacolo di pietra ov’era scalpellata la Pietà. ¶ Alla
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sopra al portale c’era uno scudo di latta
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il seme dell’idea era stato gettato a chi
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alle moltitudini oppresse non era dato goderne. I vecchi
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e di stiva, s’era schierata sotto la sua
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capitò di notte tempo era cieco. L’avevano condotto
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tutti i volti visibili era pace, anche su quelli
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della trincea. ¶ La guerra era finita. ¶ — È finita! — vociava
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il cielo che s’era dilatato in larghi piani
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stese la sua che era potata come un magliolo
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pian piano. ¶ Il paese era ancora deserto, le case
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sorrise, alzò una mano. Era un fazzoletto agitato da
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per l’America, egli era volato tante volte col
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su questa casa. Tutto era cambiato, fuor che il
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Chi sarà? ¶ L’ardito era il secondo-genito della
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della gente di Liguria era sbalzato sul viso della
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sensuale. La signora Dina era stata tolta in isposa
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si chiamava Federigo ed era gobbo ed orbo. L
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in seminario proprio quand’era in procinto di dir
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La fronte gli s’era impietrita e la bocca
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in un chiosco che era situato sull’angolo della
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pescava a tasto. Federigo era rabdomante ma lui sentiva
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prima di notte. ¶ Federigo era festaiolo di cappa e
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acqua, il sangue gli era scoppiato dal naso e
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libbre col sacco. ¶ — Ti era preso le paturne, hai
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dalle crivellature del morbo era noto a tutto il
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religione, ma Amedeo s’era traviato. ¶ — Umiliati, temerario! — Queste
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Dina asseriva che Amedeo era stato sviato dai compagni
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le pietre. ¶ Il Tarmito era stonato nella progenie de
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quell’innocente là — Filiberto era svenuto sopra la sedia
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La peste della spartana era stata portata al paese
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il gonfalone della repubblica era stato issato sulla balconata
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vetrame confitto sui muri era colta a volo e
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i vicinati. La pasticceria era situata nel fondaccio del
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da una chiavica che era nel mezzo della Cortaccia
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interno del Casone c’era anche l’osteria dei
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il soffitto della taverna era graticolato, dalla grata in
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imbullettato sopra una pertica, era avvoltolato all’asta e
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marmorizzata sul quale vi era un talloncino bianco con
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posto della croce c’era una fiamma simile a
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con la montura che era di corredo all’attacco
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sulla via provinciale che era come un fiumara torba
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uno sciame d’uccelli. ¶ Era la prima bestia che
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il capo e quando era scorto lo udivano tonfar
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aorcato la gola. Filiberto era come un cero spento
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del Vangelo. Il tempio era stivato di gente: ¶ — O
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le reprimende del sacerdote era rotto dai singhiozzi delle
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Casone della Pinciana c’era organizzata la Cremazione, squadrava
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braccia dal casone c’era la prigione, un torrione
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al casamento. La prigione era l’orologio dei poveri
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eternamente no. La prigione era nuda, sulle muraglie tragittavano
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paese e il paese era sopraffatto dal mare che
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inondarlo, sommergerlo. Il mare era palpitante di vele, i
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mela in bocca; quand’era lessata dalle salive, l
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Il selciato della chiesa era ondulato e intarsiato di
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guardava la sassaia v’era il cimitero: i cipressi
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il Carso. ¶ L’orologio era fermo. Un attimo d
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Sulle strade calcinate v’era un eterno transitare di
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tanto le fanterie! ¶ Tutto era diventato celeste, l’alito
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Intorno, in alto, v’era lo schioppettìo della calce
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incagliata nella sassaia v’era sommersa una barca di
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poteva abbracciare di spazio, era tritato da una terribile
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ponte la cui arcata era accecata dalla piena pietrificata
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dalla piena pietrificata, v’era seduto un soldato con
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a mezza gamba. Tutto era ridotto poltiglia. I sepolcri
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passi contati. ¶ La quota 144 era lì davanti, truce come
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Sotto la quota c’era il posto di Sanità
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con una fune. Qualcuno era trafitto da una scheggia
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o nel capo. Talaltro era seduto sulla ceppa degli
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d’acciaio. Non v’era spazio che non gocciolasse
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rio grande non s’era anche spento nell’anima
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un’eternità. Il Tarmito era come una colossale noce
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bisogna espiare. ¶ L’espiazione era comune: per quanto l
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poteva augnarlo e digrumarlo era digrumato, dagli altri, con
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ugne incarnate. ¶ E vi era chi con un sasso
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molestia. ¶ Sui merdai v’era il bofonchio umano. ¶ XXXVII
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verdi di tante farfalle. ¶ Era primavera scritta. ¶ Sulle macerie
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tradotta sterminata. La trincea era come un vagone bestiame
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sonno. Il cielo lattato era seghettato dal fogliame. ¶ L
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all’arcata. Il capo era ravvolto tra i baruffi
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Il rimanente del parentato era ridotto ossame grumato di
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terra. Soltanto il nome era scritto sulle braccia maestre
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cimitero del luogo c’era l’autunno. Erba ingiallita
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in un canto v’era un ribollimento rosso di
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pile. ¶ Sulle vie maestre era cominciato il martellamento fitto
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altana del casone c’era una chiostra ad archetti
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pareti, una porta nera era riquadrata sotto l’arco
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nell’ombra meridiana. Essa era una di quelle ragazze
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mettevano ombre e zirli era stata occupata dalla Sussistenza
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vino. ¶ Sul pietrato c’era una gavetta smanicata brunita
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di cassa funebre rudimentale era in mezzo al prato
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cui ciocca smidollata c’era del granturco marcio ove
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Il conducente che s’era posto il bidone degli
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a un cascinale, c’era una moltitudine di soldati
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tutta anche e polpacci, era stata colta dalla risipola
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come il peccato mortale era metà infilata nella cappa
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dalle ginocchia in giù era tutta tigliosa e venosa
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tavolinetto nell’andito c’era come un barattolo di
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pezzo. Sulla vasellina c’era lo stampo di una
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Sopra un tumulo v’era un giglio alto sullo
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Tra tanti giovani v’era interrata una creatura: ¶ Clementina
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da pavonazzo e infiammato, era diventato fior di pesco