Egisto Roggero, Komokokis, 1902

dei buoni alpigiani ch’eran con noi nell’osteria

curato e rimodernato. V’eran due stanze da letto

le ore dei pasti eran per noi condite dai

fanciulli e fanciulle si eran dati anima e corpo

vituperato indegnamente. Gli abitanti eran dati quotidianamente in braccio

abbastanza bene conservate: v’eran molti libri rari secentisti

caratteri scolorati e alterati eran ormai quasi del tutto

righe – risparmiate dall’umidità – eran rimaste nitide e chiare

là? ¶ Le mie membra eran corse da un fremito

I boschi di cui eran popolate le rive si

quella plaga meravigliosa. ¶ Essi eran tutti bianchi, d’una

questi, attribuito alla vecchiaia, eran invece cosa generale per

di fiori, e questi eran veri alveari di farfalle

cupolette. ¶ Intorno ad esse eran uomini gravi occupati a

le conclusioni a cui eran venuti i geologi e

al lettore. Veramente due eran le varietà di questa

saporitissime foglie, molte ore eran trascorse senza che il

come lente e placide eran le funzioni della vita

possedevano armi, giacchè inutili eran per procurarsi il cibo

sue sue operazioni materiali eran limitate tutte alla lavorazione

formavano i manti ond’eran ricoperti e adoperavan per

se semplici e facili eran per quelle strane creature

luce, le sue mani eran volte verso di noi

severamente vietata. ¶ Gravi castighi eran minacciati a chi ne

vecchi Maestri, non s’eran più veduti tornare. ¶ Molti

ov’era nata, ove eran scorsi sin allora i

illanguidito. ¶ Intorno a noi eran quasi ormai le tenebre

I miei polsi s’eran fatti di acciaio; io

foreste.... Quelli di laggiù eran bassi, alti pochi centimetri

sostanza legnosa di cui eran formati cotesti bizzarri funghi