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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

concordanze di «eravamo»

nautoretestoannoconcordanza
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dell’evento di cui eravamo in attesa, perché mancavano
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improvviso, scorgevo quello che eravamo in realtà, tre friulani
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un destino. Adesso non eravamo che tre spaventapasseri dispersi
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non l’ascoltavamo neppure. Eravamo decisi. ¶ L’ostacolo fu
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giorno della partenza ci eravamo alzati prestissimo e nel
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a trillare e subito eravamo scattati in piedi. Bastiano
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infreddolite. Dopo tre giorni eravamo tutti stanchi morti, e
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come ognuno dei passeggeri, eravamo accompagnati dal pensiero che
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non che da quando eravamo partiti avevamo ormai migliaia
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da una notizia sussurrata. Eravamo alla fine della ferrovia
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le precedenti, da quando eravamo partiti. Tutti quelli che
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grande città che ci eravamo lasciata dietro le spalle
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nome Kirkovsk, al quale eravamo destinati. Se anche esisteva
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avremmo raggiunto mai più. Eravamo bloccati qui, ormai. Avevamo
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Ormai da tempo ci eravamo lasciati la steppa alle
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per chissà quanto tempo. Eravamo affidati al bosco, saremmo
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non appariva ancora. Non eravamo più un convoglio ma
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desiderio di vedere dove eravamo venuti a capitare fu
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già fatta. Ma noi eravamo ancora sopra il ponte
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nemmeno per noi, che eravamo appena arrivati. ¶ Lo starosta
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riconoscimento che anche noi eravamo del villaggio, almeno quanto
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filate tra loro. Non eravamo mai sazi di parole
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e degli orsi. Noi eravamo l’ultima tappa e
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del mondo civile, ed eravamo proprio noi, con le
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a due mani. Noi eravamo piovuti nel cantiere dal
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in passato, così come eravamo stati anche fornaciai, sterratori
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un segreto che ci eravamo comunicati a vicenda, e
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fondo di ciascuno. Forse eravamo un po’ tutti dei
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notare che in realtà eravamo un gruppo che cercava
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andavano verso il nulla. ¶ Eravamo tutti quanti degli sradicati
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ribadisse l’idea che eravamo tal forest. Se esso
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perché noi, così come eravamo, non ci sentivamo finiti
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era segno che non eravamo del tutto fuori del
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pacata lentezza. Sapeva che eravamo friulani. Per lui che
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da una sfiducia misteriosa. Eravamo molto lontani da ciò
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era reso conto che eravamo riservati, segreti, di materiale
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acida di cui tutti eravamo ghiotti. Eravamo noi stessi
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cui tutti eravamo ghiotti. Eravamo noi stessi a portarle
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di barattoli e cestelli. Eravamo spinti a farlo anche
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molta similitudine. Anche noi eravamo lontani dalla nostra famiglia
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dalla nostra terra, ed eravamo qui come stranieri esuli
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la nostra lingua, ma eravamo calati dentro una confusione
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ordine di ferro. ¶ Non eravamo stati deportati dalla polizia
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una consapevolezza confusa che eravamo tutti dei forzati. Forse
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era che potessimo ammalarci. Eravamo tutti in buona salute
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un’altra, di cui eravamo in attesa e che
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a termine l’impresa. Eravamo tutti tornati sotto la
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tornati sotto la naia. Eravamo reclutati nell’esercito che
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centinaio di arscine, ma eravamo sempre al lavoro preparatorio
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noi come gli animali eravamo immersi nei cicli della
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nostre doti più massaie. Eravamo diventati scrupolosi e diligenti
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ristagnava, e se noi eravamo in licenza, nei quartieri
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la taiga. Non ci eravamo mai allontanati di molto
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lamponi o mirtilli. Ci eravamo internati in essa sempre
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per giorni e giorni eravamo persino andati sui bordi
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rami o della neve. Eravamo affidati soltanto a noi
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la schiena. Forse non eravamo venuti a cacciare, ma
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rispettavano. Solo noi due eravamo fuori di posto. Forse
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si poteva superare perché eravamo in molti a darci
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sul motivo per cui eravamo nella casa di Ajdym
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un tacito accordo, perché eravamo in esilio. Giocammo un
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o anche tutti insieme, eravamo spessissimo da Ajdym. ¶ In
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sì, perché, anche quando eravamo in molti in casa
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alla caviglia, e tuttavia eravamo felici perché gli accampamenti
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i dirigenti noi non eravamo che piccoli animali da
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strana era che lo eravamo senza saperlo, senza che
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Sì, sì, era così. Eravamo fratelli di destino di
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altro capriccio dello Zar? ¶ Eravamo convinti che ogni cosa
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c’era alternativa. Noi eravamo dei forestieri, delle formiche
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Io e i compagni eravamo già predisposti e caricati
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la misura del reale. Eravamo sempre pronti per caricarci
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Non marcavamo mai visita. Eravamo sempre lì, col tascapane
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il nostro stesso spirito. Eravamo costruiti con il materiale
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dopo anni di fatiche, eravamo ancora ai lavori preliminari
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Che sciocchezza! Anche noi eravamo fatti di carne, e
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facevano i compagni, perché eravamo legati da qualcosa di
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e forse di misterioso. Eravamo ormai uniti come le
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del villaggio. Sotto sotto eravamo convinti che, appena placatosi
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il cielo tornò limpidissimo. Eravamo in attesa degli elementi
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vicino, sopra pagliericci improvvisati. Eravamo ben organizzati contro il
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parole fastidiose, ossia che eravamo nel cuore della taiga
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pensando che, dopotutto, non eravamo sopra i ghiacci del
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essere raggiunto da nessuno. ¶ Eravamo nel cuore della taiga
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venuto incontro a noi. Eravamo soli nella tormenta, con
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voce. Ecco, adesso ci eravamo dentro anche noi, che
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conoscevamo, che non ci eravamo nati e non l
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la mia leggerezza ci eravamo perduti. Capii che ormai
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era superflua e che eravamo in una situazione estrema
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vera di un uomo. Eravamo entrati là dove ormai
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e a parole simulate. Eravamo ormai faccia a faccia
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gran freddo era scomparso. Eravamo in cammino da dieci
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ore almeno, e ci eravamo fermati un poco soltanto
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dentro la quale stavolta eravamo scesi come in un
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di lieta ventura, perché eravamo arrivati fin quaggiù. Cosa
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una sorta di popolo. Eravamo friulani, carnici, cadorini, e
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case e dalle famiglie. Eravamo dei forestieri, degli esuli
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niente di più. Noi eravamo come gocciole di pioggia
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e nei ruscelli. Ma eravamo ugualmente orgogliosi di averci
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della gente felice. Noi eravamo certi, al di là
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stati soltanto viaggiatori. Ne eravamo convinti perché non si
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nostra stessa situazione, quando eravamo novizi della Siberia. Cercavamo
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il nostro lavoro. Ci eravamo già incontrati e avevamo
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immagine del vecchio, ed eravamo attirati verso l’isba
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Avevamo tenuto duro, ed eravamo arrivati all’ultima stazione
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operai degli altri cantieri eravamo invasi da uno spavento
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loro la caccia. ¶ Ma eravamo davvero arrivati in vista
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la questione decidendo che eravamo stati colpiti da febbri
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più bene perché ci eravamo fermati lì, e non
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stata sottratta. Noi ci eravamo limitati a costruirla, e
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all’Imperatore, e noi eravamo di troppo, e non