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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «ero»

nautoretestoannoconcordanza
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possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere». Non
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pezzente come noi. M’ero sempre aspettato qualcosa di
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crollato; tante volte m’ero immaginato sulla spalletta del
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Belbo. Ma non mi ero aspettato di non trovare
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fino alla leva, ch’ero stato servitore alla cascina
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sotto le mie colline. ¶ Ero venuto per riposarmi un
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salario in mano, m’ero buttato nella festa, al
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era passato. Me n’ero andato dalla valle quando
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di Canelli dove non ero mai stato. ¶ Adesso Nuto
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Quando gli raccontai dov’ero stato, lui disse che
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Mora? ¶ Difatti. Non c’ero andato. Era a due
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Salto e non c’ero andato. Sapevo che il
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di stazione in stazione ero arrivato in California e
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imbarcarmi ancora, cosí m’ero fermato tra i pini
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quando uscii di prigione, ero al punto che invidiavo
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un pezzo e m’ero fatto una ragazza che
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tutto. Ma dove andare? Ero arrivato in capo al
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eravamo rivisti non mi ero ancora abituato a considerarlo
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di tufi che mi ero dimenticato. Qui il caldo
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gli disse ridendo ch’ero uno che gli aveva
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passera. Gli dicemmo chi ero e di dove venivo
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gente perversa… ¶ Da solo ero tornato su quella strada
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su quell’aia c’ero stato bambino. Chiesi se
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rivedere la casa dov’ero cresciuto, ma conoscevo tutti
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Cinto che un tempo ero stato anch’io come
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seduto contro la sponda. ¶ – Ero un ragazzo come te
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io questo gioco quand’ero ragazzo – cosí vedevo solamente
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Allora gli spiegai ch’ero passato per caso da
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case e le terre. Ero stato in un paese
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noi una volta, quand’ero ragazzo, i padroni delle
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Angelo – allora non c’ero mai stato – mi pareva
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venivo; mi chiese se ero stato anche in Francia
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ben lieto. Sapeva ch’ero stato da altri a
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Gli risposi che non ero in paese per fare
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ch’era tardi, ch’ero atteso in paese, che
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fin lassú non c’ero mai potuto salire; da
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non disse niente. M’ero già accorto che della
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la sapevo. Soltanto, m’ero accorto, che non sapevo
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avevo creduto, e mi ero anche detto «Se riesco
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ricerche. Gli risposi ch’ero già stato in Alessandria
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Da ragazzo non mi ero sbagliato, nel mondo i
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guerra. Mi lasciai sorprendere – ero stufo di prevedere e
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quella gente a cui ero avvezzo da dieci anni
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in nessun posto. Non ero piú quel giovanotto che
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ferrovieri in otto mesi ero arrivato in California. Molti
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mio senso, nessuna. Non ero sulla strada statale, avevo
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Già varie volte mi ero addossato a un palo
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disgusto. Fortuna che m’ero portata la bottiglia del
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Allora dissi che non ero d’accordo. Mi chiesero
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In quell’anno, dissi, ero ancora in America. (Silenzio
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di certo. ¶ Fin qui ero salito un tempo, dove
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di San Diego, c’ero quasi ammattito) di sbucare
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la sarei cavata piú. Ero tornato, ero sbucato, avevo
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cavata piú. Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna
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tutto in una volta, ero un uomo anch’io
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un uomo anch’io, ero un altro – se anche
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da troppo lontano – non ero piú di quella casa
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di quella casa, non ero piú come Cinto, il
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festa di San Rocco. Ero un ragazzo che cresceva
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canne. ¶ In Gaminella non ero niente, alla Mora imparai
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già piú a Cossano – ero Anguilla e mi guadagnavo
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dicevano a me ch’ero uno come loro, che
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me, teneva conto ch’ero soltanto un ragazzo e
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voleva dire ch’io ero già da piú di
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Cosí, certi giorni ch’ero nei beni, nelle vigne
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Anche a Canelli c’ero già andato diverse volte
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simile mi stupiva. Allora ero già piú sveglio, ne
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conoscevo le bestie, aravo. Ero capace di uno sforzo
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sulla faccia: non mi ero aspettato di trovarci le
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mi disse che io ero a giornata con vitto
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diceva Cirino, adesso che ero aggiustato mi toccava lavorare
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un uomo. Io non ero cambiato per niente, stesse
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io una volta mi ero comprato un coltello cosí
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avevo camminato cosí, non ero zoppo io, ma quante
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rotolarmi in terra perch’ero povero, perch’ero ragazzo
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perch’ero povero, perch’ero ragazzo, perch’ero niente
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perch’ero ragazzo, perch’ero niente. Quasi godevo se
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la casa era chiusa. Ero solo, col cane e
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terrazzo (anch’io c’ero andato con lui) e
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dopo, a Genova dov’ero soldato, avevo trovato una
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e Silvia avevano quand’ero entrato alla Mora. Io
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venivano tutti – di Genova ero già stufo, volevo andare
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cominciato a maledire, ch’ero anch’io come gli
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stato». ¶ Teresa sapeva ch’ero figlio bastardo e mi
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facevo ricerche, se non ero curioso di conoscere almeno
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Io dicevo ridendo ch’ero figlio di un prete
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e diceva che dopotutto ero un uomo (Put it
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quelli del giorno ch’ero rimasto io solo alla
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cravatta, ma capivo ch’ero arrivato troppo tardi, e
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ripassò, le dissi ch’ero arrivato. Lei mi chiese
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so; una volta ch’ero passato pedalando da matto
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Se non fosse ch’ero soltanto un garzone e
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cambiati gran che; io, ero cambiato. Si ricordavano di
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stato coraggio, gli dissi, ero scappato. Tanto valeva raccontargliela
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fresco, quasi freddo. Io ero stufo di discussioni e
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dell’acqua. Me l’ero dimenticato che l’alba
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per caso che non ero suo fratello. Da quell
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per le rime. Ma ero già un ragazzo fatto
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andò soldato, io adesso ero un uomo e non
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qualcuno mi dicesse bastardo. Ero conosciuto in molte cascine
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Io in quei giorni ero sempre con Nuto e
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mi diceva se non ero ancora stufo di pestare
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e studiare qualcosa. Non ero piú un ragazzo che
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da casa di Bianchetta, ero contento, fischiavo, non pensavo
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Io quel mattino m’ero lavato bene il collo
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aprirono i parasoli. ¶ Mi ero lavato bene il collo
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disse a Irene ch’ero un bel giovanotto, non
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Dissi a Nuto ch’ero venuto con Irene e
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si turava le orecchie. Ero contento di averle portate
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mia ragazza. Dissi ch’ero stato con Nuto, a
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valle. Fin quassú non ero mai salito, da ragazzo
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Irene, – chiacchierai, – sul biroccio. Ero ragazzo. Di lassú si
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l’hanno ammazzata. C’ero anch’io. ¶ Si mise
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m’hai vista quand’ero alta cosí, – diceva Santa
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quei tempi. Io non ero tranquillo. ¶ Nuto aveva visto