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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

concordanze di «ero»

nautoretestoannoconcordanza
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nella stanza. Io che ero rimasto senza parlare, in
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essere giudicato, perchè io ero il padrone, egli cantava
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per molti anni, m'ero accontentato della mia casa
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madre. Io non le ero stato mai lontano neppure
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si dipinge? ¶ Io m'ero seduto in un angolo
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vera costernazione. Anch'io ero sconvolto e guardavo ora
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m'avvertì che m'ero coperto di ridicolo. ¶ — Nulla
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strana avventura di cui ero stato spettatore. Ero ancora
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cui ero stato spettatore. Ero ancora pieno d'onta
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con la loro miseria, ero davvero una persona molto
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me? Sì, certo, io ero ridicolo. Facevo pietà e
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stupore; ma in realtà ero ben sveglio, e cercavo
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o battere palpebra. Ma ero anche così sciocco, che
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baldanza di cui m'ero compiaciuto tanto con me
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andare. Non voglio! ¶ Ma ero come assonnato. Udivo, vedevo
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rimasi sconcertato. No, non ero ancora perfettamente lucido. Avevo
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una creatura celeste. ¶ M'ero seduto in un angolo
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calma, godendone finchè ne ero sazio. — Scomponevo in mille
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mi disse nulla. Mi ero già distratto e già
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Io l'ascoltavo. M'ero seduto accanto a lui
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Soave. — Dunque non mi ero ingannata! Non era lei
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Io non mi muovo: ero fredda come il marmo
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sarai felice! — ed io ero come un prigioniero al
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Promettere la felicità? Io ero già pazzo di gioia
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saltare dalla mia bara (ero disteso in una lunga
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aveva tirato indietro, ed ero infine rimasto con quanti
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padre, come tutti noi, ero teneramente innamorato di lei
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a qualcuno di cui ero stato perdutamente innamorato. Non
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medesimo punto al quale ero appena arrivato per miracolo
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visitato il mio formicaio. Ero lontano mille miglia dalla
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sì, confessò Silvio sorridendo, ero io. Ma la signora
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riposano su Silvina. ¶ — Ne ero sicuro! esclama ad un
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prima, che io non ero morto? Oh sì, certamente
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la mattina innanzi, quando ero partito per andarla a
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l'8 dicembre. Me ne ero dimenticato, come se quel
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giorno, e me ne ero dimenticato. No. Non poteva
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due giorni. Me ne ero dimenticato. ¶ III. ¶ Mi sedetti
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a quello che m'ero figurato poche ore prima
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registri, diveniva ormai superflua. Ero nuovamente libero e padrone
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di chiave. ¶ Finalmente c'ero: nulla mi avrebbe più
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smosso di là. Finalmente ero solo, isolato, difeso da
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quando la mattina m'ero alzato rovesciandone le coperte
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beato, e andarmene come ero venuto, lontano, e non
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di casa. Ma non ero geloso. Non me ne
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di domenica, la mattina ero ancora a letto, e
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notte, disse Isacco. ¶ M'ero quasi riaddormentato, quando la
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un fioraio, e m'ero lasciato sfuggire quelle parole
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il gelo, che m'ero portato nell'ossa su
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altra in lei... Ormai ero un altr'uomo. Quello
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guardava Luisa, quando c'ero anch'io, la sera
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Non potevo più dubitarne: ero veramente geloso! Ero geloso
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dubitarne: ero veramente geloso! Ero geloso di Isacco, senza
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solo. In ogni momento ero pronto al suo richiamo
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il giorno, mille volte ero assalito dalla tentazione di
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potevo controllare. Ma quando ero vicino a Luisa, la
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una profonda malinconia. Quand'ero lontano da lei, mi
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altri pacificamente. Quando le ero vicino tutto mi sembrava
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nelle ore in cui ero fuori di casa. Le
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sospirata primavera. Una notte ero così pieno di freddo
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tanto tanto lontani, quand'ero bambino, e mi ammalai
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stanza di Isacco. ¶ M'ero sollevato sul gomito. Non
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quell'immobilità in cui ero rimasto fino allora. Non
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in loro potere. Io ero uno di questi! Io
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ore di luce. M'ero presentato al mattino nella
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incamminai verso casa mia. ¶ Ero come il cavallo che
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hai voluto morire? ¶ Non ero più ora agitato da
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da nessuna strana follia. Ero nuovamente io, in tutta
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al momento in cui ero entrato in quella camera
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era Luisa, morta. Io ero Paris, vivo. Ah! sapevo