Vittorio Alfieri, Sofonisba, 1789

il sei. Se l'esser vinto ¶ soffribil fosse a

credi; ¶ ch'ei verace esser può. Tu, da quel

dei nemici di Roma esser può mite. ¶ Non la

mi riman nelle vene, esser ciò puote? ¶ Ah! no

mi pare allor d'esser di te. ¶ Scipione ¶ Gran

un la mia, ¶ oscurata esser può da colei sola

fatale. — Ma no; sordo ¶ esser non puoi di tua

tua virtude al grido; ¶ esser non puoi contra Siface

al sol tuo amico esser tu puoi. La vita

o donna, ¶ nel rivedermi? — Esser doveva io spento: ¶ benigna

fremendo; a orribil vita ¶ esser rimasto, odiandola, e soltanto

certa, ¶ seguitando Siface. Ad esser forte, ¶ dunque apprendi or

te sola io pongo... Esser dei mia; ¶ pera il

immenso ¶ a te ristoro esser pur dee non lieve

Siface ¶ E donde ¶ noto esser puovvi il pensier mio

salva ¶ ella (il comprendo) esser non vuol, né il

Io temo sol d'esser di lor men ratto

non vinto per anco, esser vo' spento ¶ da un

il tuo Scipion; ch'esser di lei men grande