Bernardino Martirano, Aretusa, 1618

l'alma sì fiera, ¶ fa' di tua man, non

col remo in man fa gemer l'onde, ¶ avvezzandosi

mare) ¶ quando l'onde fa nere, come inchiostro ¶ e

muggendo nel ciel le fa balzare: ¶ quando Eolo scioglie

soldati e l'aria fa turbare, ¶ quando Giunon con

il crudo e ne fa prandio e cena. ¶ 35 ¶ Questi

giacea: ¶ or quel che fa con gli altri pensar

o l'empia fronte, ¶ fa tremar la montagna e

tra le vene ¶ e fa timido e vile ogni

un sopra l'altro fa crude vendette. ¶ 49 ¶ La notte

or col ferro pensier fa ¶ e per pender talor

e co' piè si fa la fossa. ¶ Perduta avendo

d'indi sotterra lo fa correr fuore, ¶ a canto

d'ora in ora ¶ fa la fresc'acqua scendere

co' remi infesta ¶ e fa spumare, a sé richiama

illustre al mondo tanto fa Pescara: ¶ vedeasi dentro mille

porta il mastro raro ¶ fa che Odet viene un

ne l'opra li fa vana ogni speranza ¶ et

eterno col canto ¶ li fa, mentre al suo Sol

che 'l futuro vi fa tutto presente ¶ e le

quando le cose future fa note. ¶ E per cento

Atride, mentr'io parlo, ¶ fa dismontar in Africa le

qual fra' troiani Achille, ¶ fa del barbaro sangue rosso

occhi invia ¶ correr turbido fa nel mar suo Sarno

a riverirlo insegna ¶ e fa Cesar di Cesare opra