Giovanni Battista Casti, Poema tartaro, 1796

io posso torrò; tu fa lo stesso, ¶ che in

Turachina impera ¶ quando Batù fa in Mogollia ritorno. ¶ Fra

l’imaginativa ¶ e tu fa che nel canto io

cura acconce ¶ e riverenze fa sì goffe e sconce

e al timido Pudor fa scherno e oltraggio ¶ e

qual di te scherno ¶ fa l’impostura, e in

Fo ¶ e un tempo fa di Tao seguì la

se la Sovrana ¶ le fa la levatrice e la

la voglia di piacer fa manifesta ¶ e men ritrosa

regna Catuna, e questa fa figura. ¶ Matrona in nobil

la gota; ¶ ardisci, e fa tu ancor lo stesso

ciò, Tommaso caro, ¶ che fa la vita mia lieta

uscio e bel bel fa capolino; ¶ e di gente

mezzo e di nessun fa caso, ¶ e sol quando

è questo! ¶ Dormendo ei fa meno assai mal che

rispondea il pusillanime ammiraglio ¶ «Fa quel che vuoi, per

che vuoi, per Dio! Fa quel che vuoi!» ¶ E

ambasciador papale, ¶ in Caracora fa pubblico ingresso ¶ pei sussidi

amenità di stile, ¶ che fa i voli ammirar di

dona. ¶ Ma, su tutto, fa ognun mille quesiti ¶ sul

sue strepitose opre ammirande ¶ fa che materia al gazzettier

milizie, ¶ ed or si fa venir con spesa immensa

potrian da origin tale ¶ fa d’uopo oppor rimedi

e attivo ¶ dicean: «Che fa Cutsai? È morto o

a se stesso ne fa verde coperchio ¶ ed ivi

assesta; ¶ e, siccome fanciul fa nella scuola, ¶ confuso a

erta montagna ¶ lentamente scendean, fa cenno ch’entre ¶ in

nuova ¶ ragion, tanto si fa che alfin si trova

facea. ¶ «Ciò che si fa, si fa per tuo

che si fa, si fa per tuo vantaggio» ¶ il

in privato ogn’altro fa. ¶ Sempre ai bisogni natural

colei faccia che vuol, fa tutto in grande. ¶ Invan

volgi a colui ¶ che fa giuoco sì pazzo e

di lui. ¶ Indi gli fa cortesemente invito ¶ di gir

i costumi a lui fa noti ¶ di quei popoli

diffama, ¶ e or le fa sospettar ch’ei macchinasse

qualche isoletta ¶ verdeggiando le fa corona intorno. ¶ Son le

né de’ favori suoi fa parsimonia. ¶ Perciò lo stesso

il coraggio e assai fa fede ¶ ch’ella di