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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

concordanze di «far»

nautoretestoannoconcordanza
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mai persone ratte ¶ a far lor pro o a
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altri ch'a ben far puoser li 'ngegni, ¶ dimmi
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vid' io quello strazio ¶ far di costui a le
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fosse. ¶ Non sanza prima far grande aggirata, ¶ venimmo in
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rosso, ¶ tal orazion fa far nel nostro tempio». ¶ Poi
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al prossimo si pòne ¶ far forza, dico in loro
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esser de' giocondo. ¶ Puossi far forza ne la deïtade
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vid' io lo Minotauro far cotale; ¶ e quello accorto
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tocca? ¶ Così non soglion far li piè d'i
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quando piangea, vi facea far le grida. ¶ Dentro dal
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farà, per tuo ben far, nimico; ¶ ed è ragion
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Qual sogliono i campion far nudi e unti, ¶ avvisando
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bivero s'assetta a far sua guerra, ¶ così la
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la coda non possa far male». ¶ Qual è colui
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man destra il gorgo ¶ far sotto noi un orribile
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la Ghisolabella ¶ condussi a far la voglia del marchese
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nova pena mi conven far versi ¶ e dar matera
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con suoi servi a far sue arti, ¶ e visse
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di nostri graffi, ¶ non far sopra la pegola soverchio
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e cominciare stormo e far lor mostra, ¶ e talvolta
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quivi mi misi a far baratteria, ¶ di ch'io
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bieco ¶ mi rimiraron sanza far parola; ¶ poi si volsero
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rendo ¶ se non lo far; ché la dimanda onesta
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lo qual dovea Penelopè far lieta, ¶ vincer potero dentro
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Non portar: non mi far torto. ¶ Venir se ne
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mene Stricca ¶ che seppe far le temperate spese, ¶ e
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od' io che solea far la lancia ¶ d'Achille
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nessun riparo vi può far la gente. ¶ La faccia
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a' mie' figliuoi sanza far motto. ¶ Io non piangëa
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volge in entro a far crescer l'ambascia; ¶ ché
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che mosse me a far lo somigliante. ¶ Ohi ombre
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se tu mi puoi far lieto, ¶ revelando a la
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da Esti il fé far, che m'avea in
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lei vegno. ¶ Non per far, ma per non fare
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aver negletto ciò che far dovea, ¶ e che non
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qua che dire e far per lor si puote
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te ciò che tu far non vuo'mi. ¶ Ma
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non s'aspetta ¶ chi far lo possa, tralignando, scuro
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che mi potea vedere ¶ far sì com' om che
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mi ti lego ¶ di far ciò che mi chiedi
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al dire e al far così intero. ¶ E come
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studio in ape ¶ di far lo mele; e questa
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che studio di ben far grazia rinverda». ¶ «O gente
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per tepidezza in ben far messo, ¶ questi che vive
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presta ¶ lunghesso me per far colei confusa. ¶ «O Virgilio
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fuor di Francia, ¶ per far conoscer meglio e sé
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li disse: «Frate, ¶ non far, ché tu se' ombra
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fede, sanza qual ben far non basta. ¶ Se così
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girando il monte come far solemo». ¶ Così l'usanza
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ficcava ïo sì come far suole ¶ chi dietro a
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vi sfoglia; ¶ non mi far dir mentr' io mi
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cominciai: «Come si può far magro ¶ là dove l
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me non potert' io far nego». ¶ Poi cominciò: «Se
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nol può tòrre né far bigio. ¶ Ma se le
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anni, ¶ non ti potrebbe far d'un capel calvo
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ver' lei, e fatti far credenza ¶ con le tue
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legni, e a ben far l'incora; ¶ in su
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la mia mente potei far tesoro, ¶ sarà ora materia
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spera lor, ma per far segno ¶ de la celestïal
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fé di quel che far non si convenne; ¶ come
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offerto, ¶ di maltolletto vuo' far buon lavoro. ¶ Tu se
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fedeli, e a ciò far non bieci, ¶ come Ieptè
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Mal feci', ¶ che, servando, far peggio; e così stolto
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i' dico, ¶ gloria di far vendetta a la sua
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poscia con Tito a far vendetta corse ¶ de la
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dar sé stesso ¶ per far l'uom sufficiente a
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mia ch'i' vidi far più bella. ¶ E come
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quale vid' io lei far piùe ¶ per allegrezza nova
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a cui di ben far giova: ¶ «In quella parte
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s'incinqua: ¶ vedi se far si dee l'omo
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dove l'orizzonte pria far suole. ¶ Di quella valle
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folgór vivi e vincenti ¶ far di noi centro e
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centro e di sé far corona, ¶ più dolci in
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ch'el cominciò a far sentir la terra ¶ de
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se del mezzo cerchio far si puote ¶ trïangol sì
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solea con le spade far guerra; ¶ ma or si
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margherite innanzi fessi, ¶ per far di sé la mia
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de la quercia al far la ghianda. ¶ Pier cominciò
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quei morsi ¶ che posson far lo cor volgere a
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parti. ¶ Maggior bontà vuol far maggior salute; ¶ maggior salute
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sì fatta salute, ¶ per far disposto a sua fiamma
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come fec' io, per far migliori spegli ¶ ancor de