Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

impastare, farcire, scoperchiare e far fuoco, e mi tornava

Non ti rassegni a far la vita di prima

va’ a sapere, dovevi far qualcosa, capire qualcosa che

a ridere – rideva senza far voce e serrò subito

del paese, si sentiva far festa, e nella palazzina

Lui si chinò a far su il fastello, poi

se era andato a far l’erba. Cinto, scostandosi

fa fortuna senza volerlo – far fortuna vuol dire appunto

mia pratica, se volevamo far ricerche. Gli risposi ch

questo fosse bastato per far chiudere in galera, magari

in galera, magari per far impiccare, qualche carogna comunista

si sono trovati a far la guerra… Quando penso

ben morti, non poteva far altro. Coi morti i

Cirino, Serafina, aiutavamo a far le noci, la meliga

giornata la passavo a far erba, a voltare i

cortile, mi mandavano a far questo e quello, mi

che c’era da far qualcosa alla grondaia sul

mandava per roncare o far salici, io lo dicevo

sarei mai riuscito a far niente. Ma lui mi

mi chiese se volevo far banca da lei – a

che mi serví a far paura ai ragazzi di

sempre stata famosa, dovevano far l’albero della cuccagna

le cascine, cercava di far grossa la dote per

Irene era venuta a far giocare Santina nella sabbia

e non potevo piú far niente. ¶ Ma neanche in

Irene si accontentasse di far la serva nel Nido

sposate e stavano per far battezzare. Il sor Matteo

carrozzone delle tendine e far l’amore con lei

vuole andarsene via e far fortuna – e nell’estate

lei continuasse pure a far la serva, la sfruttata

non pensavi soltanto a far soldi… E quei compagni

entrata in casa per far parlare anche la nonna

Nelle feste cominciavo a far banda con quelli della

vogliono esser ricchi, innamorati, far fortuna. Quelle sere, tornando

zitella in casa a far la madrina a Santina

la matrigna brontolare e far scene. Lo sposò in