Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

altri suoi scritti, ella fia per superar la proporzione

vive, a me non fia vietata ¶ ch'io del

un sì bel viso, ¶ fia paradiso –. ¶ Mentr'ei così

fiumi ¶ di dolorose lagrime. ¶ Fia dunque intero dono ¶ cosa

lieto e libero? ¶ Possibil fia ch'io tragga ¶ tra

queste luci triste ¶ non fia più chiaro il sol

tenebrosa e mesta, ¶ tenebroso fia l'abito. ¶ Starommene solingo

No, no, più tosto ¶ fia Pasitea, ¶ ch'oggi si

Bacco hai già marito? ¶ Fia più da te gradito

il lume al tuo fia eguale. ¶ Di tanta luce

Occhi miei, che vedete? ¶ Fia sogno, o ver? qual

fai? che speri? ¶ Chi fia per questi campi ¶ la

e di Tiro ¶ o fia sepolcro il mare, ¶ o

sepolcro il mare, ¶ o fia marito un toro? ¶ Oh

letizia, e 'n breve fia ¶ grave del'infelice angoscia

un bel volto leggiadro, fia che veda ¶ che di

spirto di Stige or fia contento. ¶ Farà pausa il

fertile, e bionda, ¶ non fia mia cura. Altra più

regno tanto diviso. ¶ Chi fia, se tu non sei

il fido amante? ¶ Ah, fia ver che non ti

ingannarsi dal sonno; ¶ se fia che sen'accorga ¶ l

s'affisa, ¶ – Misera, che fia questo? ¶ (tra sestessa ragiona

né questo ancor forse fia novo) ¶ che, com'è

faccia e chioma irsuta ¶ fia rugosa e canuta. ¶ Beltà

n grado a te fia, nulla ricuso. ¶ Mandami tra

amor, l'odio che fia? ¶ Sarò per le tue

quanto in me verde ¶ fia la beltà, la fiamma

la fiamma in te fia viva? ¶ Vile, e di

più belle. ¶ Selvaggia ¶ Chi fia che m'assecuri ¶ (s

de' nostri imenei ¶ non fia sterile il letto et

armata al varco, ¶ ne fia d'invidia ogni altra

e tu, se ti fia in grado, in don

spietato sia; ¶ ché non fia sì spietato e sì

libera, e sciolta ¶ non fia gia mai, ch'entro

è senza lui né fia, ¶ sommo ben, sommo bel

ò riva ¶ cui non fia conto il mio angoscioso