Vittorio Alfieri, La congiura de' Pazzi, 1789

Tutto appien sento, o figlio; e assai più sento

in altra terra, o figlio. Or, quanto costi ¶ al

femmo. ¶ Guglielmo ¶ Odimi, o figlio: ¶ ed al bianco mio

noi. Per ora, o figlio, ¶ io soltanto a soffrir

temer dessi? ¶ Giuliano ¶ Feroce figlio di mal fido padre

RAIMONDO ¶ Guglielmo ¶ Sieguimi, o figlio; e ch'io qui

Giuliano ¶ Perché al tuo figlio pria ragion non chiedi

serva Italia infetta... ¶ Guglielmo ¶ Figlio, tu il modo eccedi

Lorenzo ¶ Va'; se il figlio ti cal, seguilo: ai

Guglielmo ¶ Incauto è il figlio, il veggio. Eppur di

sia esemplo il mio figlio, se omai dessi ¶ da

tuo onor, quel del figlio, e di noi tutti

tua temenza adombra. ¶ Guglielmo ¶ ... Figlio mio; tal ben sei

noi. — Ben disse il figlio, ¶ che sol recarne può

uscirne ¶ di te, del figlio, e di tua stirpe

tu: piega il tuo figlio ¶ alquanto; e sol, che

di te, questo tuo figlio? ¶ Guglielmo ¶ E il temi

fratel, ti adopra ¶ col figlio tu: forse vedremo ancora

me non torna il figlio; ¶ né Salviati. — Ma, come

affretta! — ¶ Tu intanto, o figlio, assai, ma assai, diffida

ti prende ¶ pietà del figlio tuo? Solo tu il

non m'inganno. Oh figlio!... ¶ io corro, io volo

invano... io... mai. ¶ Guglielmo ¶ Figlio!... ¶ Raimondo ¶ M'imìta, o