Massimo Mongai, Fattaccio, 2012

po’ di pancetta e forse un filo, ma un

lo capisce nemmeno lui, forse. ¶ «Capisce?» dice rimettendosi a

mesi, ma che dico, forse sono anni che ho

continua a pensare che forse Luca era una sòla

era una sòla e forse no. ¶ «Due giorni fa

sopporto male il caldo, forse per via del fine

o delle incazzature, o forse per via del caratteraccio

l’aria era calda. Forse per i tubi di

cerone, l’ho intuita forse, più che vederla. E

qualcosa. Dietro di loro, forse una macchina li sta

sarebbe andato?». ¶ «Non so, forse… no, proprio non so

diversamente. Non crede?». ¶ «Sì, forse sì» risponde l’uomo

o sette uomini. O forse sedici, o trenta, che

lunotto la macchina che forse li sta seguendo, lo

Quasi sorride. ¶ «Mah, chissà, forse sarebbe stato meglio. Anche

altra e un’altra forse je volevo ridà’ allui

schifo… non lo so, forse mi mettono ansia, i

trovato qualcosa, una scappatoia forse. E lo guarda di

la gente. La cattiveria forse, ma la stronzaggine proprio

sa di cosa parla». ¶ «Forse. Ma forse non lo

cosa parla». ¶ «Forse. Ma forse non lo sa lei

venti, trent’anni, giusto? Forse meno, è stato un

quando uscirò a 50 anni, forse avrò trovato o troverò

perché non lavorino. O forse dovrei dire che lo

molto ma molto tempo, forse per sempre. E che