Federigo Tozzi, Tre croci, 1920

I ¶ Giulio chiamò il fratello: ¶ — Niccolò! Déstati! ¶ Quegli fece

gli occhi guardando il fratello. ¶ — Ma che vuoi? Io

io! ¶ Niccolò, mentre il fratello cercava il tubino, si

lui o l'altro fratello, lo guardò e chiese

venuta proprio bene! ¶ Il fratello abbassò la testa e

firme. Ma quando il fratello gli diceva a quel

decise di supplicare il fratello, perché glie le comprasse

con tenerezza; ma il fratello gli disse: ¶ — Non mi

altro da comprare? ¶ Il fratello gli accennò la porta

pareva di vedere il fratello che se la prendeva

come dicevo a tuo fratello Giulio, ero venuto per

volpe. Giulio domandò al fratello: ¶ — Quando è che ti

sedia, guardando ora il fratello e ora l'amico

a parlare con il fratello: ¶ — Hai mandato quelle fatture

Lo domandi a suo fratello. ¶ — Lo credo; se me

da debole dinanzi al fratello, rispose: ¶ — Con me, se

chi. ¶ — Parli al mio fratello! ¶ E, abbottonatasi la giubba

Giulio, allora, chiese al fratello: ¶ — Ti sei addormentato da

Egli, indispettito, piantò il fratello nell'intrigo; pensando con

Niccolò, allora, difese il fratello, e rispose: ¶ — È meglio

avere un micco di fratello, che non capisce niente

se tu avessi un fratello come il mio? Non

di bocca, disse al fratello: ¶ — Io vorrei soffrire come

infantili per aiutare il fratello; ch'era costretto a

più compassione per il fratello che per se stesso

così, e ti sono fratello, posso apprezzarti. Ma anche

rispose come se il fratello cercasse di fargli commettere

ma a vedere il fratello come un morto s

avere già influito sul fratello, disse: ¶ — Per me, sono

stessi scaffali e suo fratello? Non era immorale se

cimitero, Niccolò chiese al fratello: ¶ — Tu passi per la

tavola, Niccolò disse al fratello: ¶ — Io mi son già

quel farabutto di mio fratello! Ora voglio vedere stesa

a sotterrare quel mio fratello che si suicidò. Oggi

veder sotterrare quell'altro fratello, che allora era con

ricordò di come il fratello l'aveva lasciato proprio