Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

piazza; ¶ E la più gente ci sarebbe pazza ¶ Se

Però, che v'eran gente di scarriera, ¶ Che non

sbandito. ¶ Mugnon vedendo tanta gente in frotta, ¶ Disse andate

senza dimoro ¶ A quella gente, che ciascuno speccia, ¶ E

Arme, e cavalli, e gente sgangherata, ¶ Falsi Raminghi, forse

derrata; ¶ Non Zebedei, non gente porti broccia. ¶ Cerchisi la

di Scorpione; ¶ E quanta gente pone, ¶ Fussin d'acciajo

d'Arezzo, e Piedistallo, ¶ Gente scacciata a piede, ed

meschi, ¶ Acciò che questa gente di fuori eschi, ¶ Che

becca ¶ Per la gran gente ch'al Danubio varca

molle. ¶ Odi contrarietà di gente folle! ¶ Vinegia è in

cappelli. ¶ CLXXIII ¶ PER LA GENTE DEL RE. ¶ Fratel, se

se tu vedessi questa gente ¶ Passar per Banchi tutti

moneta non trai dalla gente: ¶ Cieca ti fai; Dio

son di voi altra gente ruda, ¶ Che senza accidentale

correggie, e rutti; ¶ O gente fuor d'ogni buon

piluccare, ¶ Che non sian gente di nuove ragioni. ¶ Se

mosse Diana ¶ Con quella gente che piacque a Giunone

di servire, ¶ Se dalla gente vuoi essere amato. ¶ E

o mena; ¶ Veduto ho gente assai mal capitare ¶ Che

il prossimo, cioè ogni gente ¶ Come ami te, a

a Roma, ¶ E vidi gente con bardella, e soma

hai, sì son cattiva gente: ¶ E come anticamente ¶ Dice

altrui. ¶ E già la gente si guarda da lui

salvatica. ¶ E son frà gente di sì nuova pratica