Guido Da Verona, Colei che non si deve amare, 1910

di scienza, per quella gente da nulla capitata lì

sopra tutto che da gente onesta non possa nascere

quella coscienza pieghevole della gente borghese, finirono con pensare

la quindicina rigurgitò. E gente venne che per solito

bazzicava in quel teatro, gente che poteva, senza ledere

notturne; gaia combriccola di gente scioperata, che mangia, beve

generato fra così bassa gente, la sorte che lo

riposa dal diurno lavoro. Gente sola, nemica del tempo

vestito, in compagnia di gente equivoca; taluno d’essersi

trovavan simpatica la medesima gente. Arrigo passava troppe ore

barba bionda... ma la gente del paese lo saluta

Quanto alle chiacchiere della gente?... bah!... egli non poteva

vivere in mezzo a gente danarosa, e quando alle

ospitalità. Varia e dissimile gente vi conveniva insieme, accomunata

senza furori, come fra gente già preparata da un

pezzo a doversi lasciare; gente calma, che comprenda la

fosse ricchissimo, la buona gente si rallegrava già pensando

accolto? Perchè mai questa gente vuol essere de’ nostri

nel doverselo confessare. La gente, vedendoli molto insieme, già

avvertirlo che s’aspettava gente, sicché facesse il piacere

plebeo di quella umile gente. Guardò l’ora: ¶ — Le

un sospiro. — Con questa gente, è una vita insopportabile

disteso per pigrizia. ¶ — Aspetti gente? ¶ — Nessuno. ¶ — Allora mi farai

cerca del buio. ¶ — Quanta gente che si parla d

noi... ¶ — E probabile: la gente pensa molto spesso il

ventagli, un rimuoversi di gente che s’alzava, mutava

lo più non bazzicava gente conosciuta. ¶ Allora, davanti alla

era lustro e la gente si fermava in gran

il marciapiede, fra la gente folta, a passi frettolosi

suo passo franco. Molta gente si voltava a guardarli

scintillanti. Arrigo salutava molta gente. Loretta ogni volta gli

suburbio era spesso di gente, uscita fuori da’ formicolai

le sorbetterie riboccavan di gente, assiepavan di tavolini il

il chiarore. — Viene molta gente in estate perchè vi

e banchettavano; quasi tutta gente ricca del suburbio, festeggiante

un giardino pieno di gente, di gente un po

pieno di gente, di gente un po’ triviale, che

furono lontani da quella gente, da quel frastuono, si

le vetture stracariche di gente, che, ritta sui sedili

per invadere l’ippodromo: gente latina, memore de’ suoi

amore. ¶ Fra tutta questa gente, quelle povere bestie che

ritti, vicini, fra la gente che a assiepava. Egli

Il prato, spesso di gente come un immenso mercato

bastione, eran cariche di gente salitavi sopra, ritta in

la folla, si vide gente accorrere da ogni parte

poco. Nel prato la gente correva inseguendo i cavalli

la folla; si vide gente correre, ballare, invadere la

un albergo, fra la gente, solo. S’immaginava il

rumore di veicoli odi gente, or forte, or lieve

fuggire, perdersi, vivere tra gente straniera, che ignorasse il

meglio a scandalizzare la gente per bene. ¶ Oh, lo

accarezzare, che fra la gente potesse meglio lusingare la

cullassero il sonno di gente oziosa. Udiva ogni tanto

pieno di crepuscolo. ¶ Molta gente pranzava intorno a loro

Vorrei sapere cosa la gente pensa di noi. ¶ — Perchè

Uscirono. V’era molta gente, seduta a gruppi, che

a prua. V’era gente, che cantava in coro

si può nascondere. La gente, prima o poi, se

in pace, lontani dalla gente curiosa, ed egli prometteva

ma insieme oliava la gente. Nel silenzio, udiva il

anni e son brava gente. ¶ Il paese incollinava; la

davanti ai negozi; la gente la guardava. ¶ Una gran

dei caffè, gremiti di gente, ingombravano i marciapiedi; le

in alto, v’era gente affacciata: si udiva or

La strada formicolava di gente; la strada gli parve

una piccola tavolata di gente con la quale non

volava nelle risate della gente. ¶ Ora lo avrebbero bandito

nel buio, come di gente che sbucasse dai rami

Date un pane, buona gente; ¶ nel mio sacco non

rimane più niente... ¶ Buona gente, chi mi fa ¶ per

Non un rumore di gente, o d’animali o

rumore assordante, come di gente che sopravvenisse, urlando, per