Vittorio Alfieri, Saul, 1784

Il vile ¶ perfid´Abner, gli sta, mentito amico, ¶ intorno

braccio ¶ la via non gli apre infra le ostili

pietosa ¶ moglie fien chiusi gli occhi miei; composte, ¶ coperte

Ma, la propria figlia ¶ gli ho pur data in

santo veglio sul capo gli spande ¶ l´unguento del

miei figli? ¶ Chi, chi gli oltraggia? Abner, tu forse

schierati ¶ mi si appresentan gli alti miei trionfi. ¶ Dal

Che parlo?... — ¶ Ferro ha gli orecchi alla mia voce

Il pianto (oimè!) su gli occhi stammi? al pianto

quiete ¶ chiudevi al sonno gli occhi... Oh ciel! tu

in parte ¶ del genitor gli involontari errori. ¶ ATTO III

David ¶ Deh! per me, gli parli Iddio. — ¶ Tutti i

d´Iddio dagli occhi gli esce. ¶ Figli di Ammòn

la ria baldanza? ¶ dove gli spregi, e l´insultar

forte ¶ con tremende sembianze gli vanno ¶ presentando i fantasmi

tuoi figli... ¶ Micol ¶ E gli avrai sempre al fianco

Micol ¶ Misera me!... Che gli dirò?... Sottrarmi ¶ voglio... ¶ SCENA

Il mal brandito ferro ¶ gli appunteresti al petto appena

Samuèl moribondo: a lui gli estremi ¶ detti parlava l

morto io possa su gli occhi caderti, ¶ pria di

la luna cade, e gli ultimi suoi raggi ¶ un

sta: dolcezza alcuna ¶ pur gli fa d´uopo al

ogni fregio or tu gli spoglia; ¶ calcalo or tu

or vieni. — Ecco già gli urli ¶ dell´insolente vincitor