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Vittoria Colonna, [Rime], 1538

concordanze di «gli»

nautoretestoannoconcordanza
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1538
riede alla mente, ¶ Che gli occhi il vider già
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or vigor, sfoga or gli sdegni e l'ire
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monti, e 'l piano ¶ Gli chiudesti con suo grave
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chiuda ai piacer frali ¶ Gli occhi in questo mortal
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vostra aquila altera ¶ Fermando gli occhi, alla più alta
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la notte fuggir che gli altri adombra, ¶ Più s
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all'ombra. ¶ SONETTO XIII. ¶ Gli alti trofei, le gloriose
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vena ¶ Delle lagrime mie, gli alti deliri ¶ Avrian le
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a Dio gradita, ¶ Coprendo gli error suoi nell' infinita
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nel lume eterno ¶ Levasti gli occhi sovra 'l mortal
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Ch'accendon di valor gli alti intelletti; ¶ L'anime
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e i cieli avari: ¶ Gli almi pianeti in propria
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Ella mi fe seguir gli ardenti lumi, ¶ Spregiando libertate
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e la nimica sorte. ¶ Gli schermi tutti e quante
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ardor, ma fa mancar gli affanni. ¶ Immaginata luce arde
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XXXVI. ¶ S'appena avean gli spirti intera vita, ¶ Quando
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vita, ¶ Quando il ciel gli prescrisse ogn'altro oggetto
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se già l'aprir gli occhi mi nodriva, ¶ Il
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tutto quel male ¶ Che gli amanti a furor spesso
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che 'l sente ognor, gli parla e il vede
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le glorie sue, che gli altrui onori ¶ Vincon sì
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martire, ¶ Nè tranquillar laggiù gli sdegni e l'ire
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Sono i soavi fior gli alti pensieri, ¶ Ch'odoran
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le stelle tutte e gli elementi, ¶ Tu l'alme
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noiosi pensier ch'apportan gli anni, ¶ Allora er'io
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sa chi 'l vuole. ¶ Gli altri semplici sensi, che
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oprare e in me gli affetti estinse. ¶ Fu al
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E mosse quel che gli altri ferma e move
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aquila altera, ¶ Fuggir tutti gli augelli in varia schiera
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splendor, men dolce suono, ¶ Gli occhi e l'orecchie
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solea, felice il guardo. ¶ Gli occhi, che morte mi
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stil pregiato, ¶ Ond'han gli antichi scorno, invidia noi
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Senza nuova cagion per gli occhi amore ¶ Sì spessa
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la morte. ¶ Quel che gli altri occhi appanna a
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segno. ¶ Così senza girar gli occhi d'intorno, ¶ Quanto
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ordin, la misura; ¶ E gli altri poi, che con
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quale ¶ Nel mondo fra gli uman non fu giammai
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l vostro paradiso e gli occhi miei, ¶ Che ritien
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ovunque mira, impresso, ¶ Che gli misura i passi e
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solo un giorno, ¶ Ma gli anni tuoi sì ben
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perch'aspirar al ciel gli piacque, ¶ Da peso e
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desir morte distempre. ¶ Or gli dà il frutto la
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Tanto lume divin scorger gli parve! ¶ Nè l'altro
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e inerme all'incontra gli corse! ¶ Non cadde già
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fuor d'umana scorza ¶ Gli accese all'opra santa
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Piangeano intorno a quel gli Dei marini, ¶ Sentendo ad
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ambe duo costor trascorra gli atti, ¶ Vedrà tanto d
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imparar nelle celesti scole ¶ Gli alti segreti, e quelle
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Gioisce, perchè amor sempre gli ha dato, ¶ Poscia che
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nel cammin vero. ¶ Pria gli gìa dietro in terra
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miri. ¶ Altro che lacrimar gli occhi non ponno, ¶ Nè
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avvolti in fasce ¶ Chiusero gli occhi in sempiterno sonno
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Quante lagrime il cor gli manda ognora, ¶ Contra sè
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gran valore. ¶ Dican pur gli altri, come in minor
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Quel sol che alluma gli elementi e 'l cielo
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mezzo ardente ¶ Sol, che gli alluma intorno, apre la
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fè mostra al disio gli eterni e grandi ¶ Obblighi
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Alla mia lingua, onde gli renda onore. ¶ SONETTO V
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alla madre intorno, quando ¶ Gli reca il nutrimento, ond
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la precinta vesta, ¶ Con gli orecchi e con gli
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gli orecchi e con gli occhi avidi e intenti
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onesta, ¶ Avendo al cor gli altri desii già spenti
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di verace speme, ¶ Che gli promette un sempiterno giorno
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Ma se non puote gli occhi egri e mortali
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mal per natura non gli annoia, ¶ E del ben
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falso sgombra, ¶ Per torcer gli occhi a sè stessi
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stessi, in oblio ¶ Mandâr gli angeli il vero; oimè
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sè far stima, ¶ Che gli apra l'aere intorno
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unita, ¶ L'aperta guerra gli è secreta pace. ¶ SONETTO
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E se spirito alcun gli apre la porta, ¶ Dicon
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che questo indegno petto ¶ Gli fosse albergo, e 'n
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umíl nel gran convito ¶ Gli appresentassi una candida fede
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e più a dentro gli sente ¶ Colui che poco
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SONETTO XXXV. ¶ Ovunque giro gli occhi o fermo il
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celeste fede. ¶ E poi gli mostra questo anco esser
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soglio, ¶ Levo al ciel gli occhi; e tanto più
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ghiacci disciolti ¶ Sieno, e gli ombrosi veli aperti e
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grosso muro, ¶ Ch'ancor gli copre; e di quell
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sì bel giorno, ¶ Che gli discopre ogni nascosto laccio
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ne rende a voi gli eterni e fermi ¶ Frutti
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celarlo, il bel grembo gli offerse; ¶ Ma pria che
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bagnato, ¶ Il sonno chiuse gli occhi e 'l duol
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legge aperte e conte. ¶ Gli angeli, ardendo insieme, di
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al Signor mio coverse ¶ Gli omeri santi, ed ei
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noi ¶ Lume dal chiuder gli occhi il vero sole
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tanto effetto. ¶ SONETTO LXVII. ¶ Gli angeli eletti al gran
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turbansi l'acque, ¶ Piangon gli spirti al nostro mal
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Spirto, che dove più gli piace spira. ¶ E s
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vero; e poi colore ¶ Gli diè col sangue; e
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lor serena e bella, ¶ Gli guida al Padre in
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lui morte, a tutti gli altri vita. ¶ SONETTO LXXX
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Quel sol che sempre gli è fidata scorta; ¶ La
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Ma non convien con gli imperfetti umani ¶ Termini misurar
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imperfetti umani ¶ Termini misurar gli ordini vostri, ¶ Troppo al
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l sol vero ¶ E gli occhi nostri il tuo
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Che pregò di serrar gli occhi per sempre, ¶ Per
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gioco, ¶ Chè la morte gli chiuse: onde s'aperse
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solo al vero ¶ Aperse gli occhi; e gli spirti
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Aperse gli occhi; e gli spirti ebbe accensi ¶ Sempre
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il vostro ben oprar gli piacque. ¶ SONETTO XCVIII. ¶ Potess
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pietra, ¶ Che più dritto gli giunse in mezzo 'l
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la piaga, e tai gli diede ¶ Ardenti rai, ch
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antica e nova legge gli scoverse ¶ In un momento
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m'aperse. ¶ Ond'ei gli disse poi: maggior è
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la mente. ¶ Il loco, gli animali; e 'l freddo
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i nomi, e sentono gli effetti ¶ Del sol che
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suo fin per me' gli sdegni e l'ire
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siede ¶ U' Dio pasce gli eletti, e 'l mortal
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quel superbo ingrato ¶ Che gli contrasta lo raffredda e
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D'intorno al cor gli corse un freddo gelo
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freddo ed oscuro; ¶ E gli altri che vi son
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se l'offese avanzano gli affanni, ¶ D'assai la
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D'una sola città gli avoli nostri! ¶ SONETTO CXLI
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infiamma. ¶ Vedransi allor venir gli armenti lieti ¶ Al santo
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gran lume del ciel gli accese in terra. ¶ Così
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gran speranza alto diletto ¶ Gli promette là su, rivolge
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a più chiaro sentier gli accende il petto. ¶ Ma
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per grazia siede ¶ Sovra gli affetti umani, oh quali
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morte e vita egualmente gli piace. ¶ SONETTO CXLVIII. ¶ Io
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ben scorta e duce ¶ Gli è quel che la
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detti, anzi col cor gli sente ¶ Colui che poco
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già insino il respirar gli è tolto; ¶ Tal lo
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e piange e geme; ¶ Gli angeli lascia e più
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reti, il vischio e gli ami ¶ Del reo avversario
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divino onore. ¶ L'ire, gli sdegni, e mille insidie
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vederlo, erse e rivolse ¶ Gli occhi nostri al bel
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ciel faccian ritorno, ¶ Onde gli ciba, purga, erge e
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stelle il cielo e gli elementi, ¶ Onde senza abbassar
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Onde senza abbassar più gli occhi in terra, ¶ Ai
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puro di Dio che gli alti campi ¶ Del ciel
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aspro sentiero ¶ Era, come gli parve, ombroso e nero
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e rotti ed arsi ¶ Gli usati suoi sostegni onde
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per natura aspira, ¶ Sono gli appoggi umani e bassi
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ugualmente il tuo voler gli è caro! ¶ Dal dolce
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Ch'ogni aspra morte gli par vivo onore. ¶ Dal
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forti e liete, ¶ E gli spirti al periglio accesi
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croce previsa; or per gli effetti ¶ Chi te riguarda
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di fede e amor gli amici armasti, ¶ Per dar
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molt'anni presi ¶ Tenni gli spirti, ordisca or la
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viver sempre, ¶ E chiuder gli occhi per aprirgli ognora
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voi d'eterno ardore, ¶ Gli spirti avete in lei
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l'ore ¶ Di tener gli occhi in lei fissi
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Ricevute da lui lieta gli rende, ¶ E ne riman
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trionfo poi vedrem secondi ¶ Gli altri, onde sono i
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gioia ¶ Sì, che per gli occhi, sua mercè, gli
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gli occhi, sua mercè, gli rende ¶ Di dolce pianto
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e quanto intorno ¶ Circonda gli elementi e quanto il
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non pèra. ¶ Tu per gli aperti spazïosi campi ¶ Del
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di rose allor alzava ¶ Gli occhi a licenziar l
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tutta umil mi porga ¶ Gli occhi, e intenti sì
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amato, ¶ Ch' in vêr gli scogli la sua barca
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la mia salute. ¶ Vorrei gli umani error porre in
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eterna e buona. ¶ Su gli omer santi, acciò ch
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e 'ncolora, ¶ Tenni, qui gli occhi fisi e 'l
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signore ¶ Per dono sopra gli altri eterno e intero
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e la man lieto gli porge. ¶ E noi più
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pensieri un cor disgombra. ¶ Gli altri che ornâr questa
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l'uomo al ciel gli piacque, ¶ Usi a svegliarlo
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E per quella vivrà, gli apriria il fianco, ¶ Quasi