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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «gli»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
un altro posto, adesso! – gli disse il morto, e
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1956
un giardino in cui gli alberi invece di foglie
3
1956
prato in cui ballavano gli angeli, allegri e dolci
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1956
mi son sposato! – e gli raccontò che aveva accompagnato
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1956
Vescovo, quando il giovane gli raccontò cosa gli era
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1956
giovane gli raccontò cosa gli era successo, si ricordò
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1956
e la moglie non gli aveva preparato cena. – Sono
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1956
non ho trovato niente, – gli disse, – e soldi non
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1956
un uomo biondo con gli occhi grigi, che stava
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1956
si domandò Pietro, e gli chiese: – Galantuomo! Che facciamo
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1956
trovò quel forestiero e gli raccontò tutto. ¶ – Sì, Pietro
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1956
un tegame. Mentre cuoceva, gli venne l’acquolina in
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1956
Pietro, e il Signore gli dice: – Pietro, domanda un
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1956
soldato, e quello, sottovoce, gli dice che la figlia
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1956
incontro a Pietro, e gli dà il sacco di
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1956
po’ a guardare, poi gli chiede: – Ma Signore, noi
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1956
padrona! ¶ Ma la donna gli sbatté la porta in
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1956
pensava; ma il Signore gli fece cenno di tacere
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1956
carico di covoni. Appena gli uomini ebbero slegato i
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1956
infilò al dito e gli disse: – Sappi che questo
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1956
che lo giri e gli comandi quello che vuoi
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1956
cane e il gatto gli trotterellavano vicino; lui amava
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1956
cane e il gatto gli si coricarono vicino. Ma
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1956
riusciva a dormire perché gli era venuta una gran
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1956
finito di dirlo che gli fu davanti una tavola
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1956
un po’ di vento, gli uccellini cantavano e a
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1956
e da un gatto, gli fece un bel sorriso
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1956
bel sorriso. Lui alzò gli occhi, e se l
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1956
insieme, dopo i baci, gli abbracci e le carezze
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1956
la sposa piano piano gli tolse l’anello dal
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1956
per pochi giorni, e gli venne il terribile pensiero
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1956
loro padrone così triste, gli si avvicinarono, e il
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1956
a rosicchiare; rosicchia, rosicchia, gli si consumarono i denti
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1956
uscirono tre morti e gli chiesero: – Ci stai a
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1956
rivincita, e si giocarono gli anelli e i denti
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1956
una partita, e poi gli dissero: – Hai vinto di
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1956
guadagnati ai birilli e gli disse: – Caro padre, voglio
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1956
cercarmi fortuna –. Il padre gli diede la sua benedizione
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1956
passante, e questi singhiozzando gli disse: – Deve sapere che
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1956
Se ce la fai, – gli disse, – e se liberi
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1956
incantesimo sarà rotto e gli stregoni spariranno. Sui merli
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1956
afferrò quel naso e gli diede un tale strattone
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1956
vestite a lutto, e gli dissero: – Resistete, per carità
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1956
di fronte al giovane, gli gettò le braccia al
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1956
un solo figliolo e gli voleva più bene che
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1956
nascondiglio, lo salutò e gli domandò se era disposto
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1956
scienza della fiacca. ¶ – Omo, – gli disse il professore con
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1956
per mano il figlio, gli ficcò sottobraccio un cuscino
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1956
appena vede il Re gli dice di preparare le
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1956
chiamò il figlio e gli disse: – Come pensi che
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1956
un telescopio d’argento. Gli astrologhi si radunarono attorno
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1956
la sua anche lei, – gli fece il Re. E
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1956
quel che avevano detto gli altri andava bene, ma
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1956
scoppiò in pianto e gli disse che era imprigionata
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1956
buttò in ginocchio e gli raccontò del figlio del
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1956
il Re. – Ora manderò gli ambasciatori. Sono più potente
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1956
mi dirà di no. ¶ Gli ambasciatori arrivarono dal Re
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1956
viso, e suo padre gli disse che lo domandavano
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1956
bella come me? ¶ E gli ambasciatori gli risposero: – Sacra
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1956
me? ¶ E gli ambasciatori gli risposero: – Sacra Maestà, sì
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1956
È bella come me? ¶ Gli ambasciatori chinarono il capo
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1956
ha detto così, – insistettero gli ambasciatori, – che se lei
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1956
ditele che s’impicchi. ¶ Gli ambasciatori fecero ritorno con
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1956
egli mandò di nuovo gli ambasciatori al Re di
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1956
mandare ancora una volta gli ambasciatori. ¶ Il figlio del
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1956
Sacra Maestà, no, – risposero gli ambasciatori quando sollevò l
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1956
tornò, e quella giovane gli portò il bicchiere d
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1956
ci badò. Lei invece gli disse: – Allora, quale devo
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1956
non capiva, e lei gli spiegò allora che era
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1956
di quel Re che gli aveva mandato gli ambasciatori
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1956
che gli aveva mandato gli ambasciatori. ¶ – Sono stato ingannato
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1956
non esser riconosciuta, e gli disse: ¶ Pierino Pierone dammi
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1956
pranzo, e mentre tutti gli invitati ridevano e stavano
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1956
e non ci riuscirà, gli sarà tagliata la testa
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1956
un pretendente. Così passavano gli anni, e il Re
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1956
il secondo, e poiché gli faceva proprio pietà, finì
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1956
altro; ma la donna gli faceva tanta pietà che
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1956
Io so dove vai, – gli disse, – e ho conosciuto
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1956
il letto. Mentre dormiva, gli parve di sentire un
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1956
al Re. Il Re gli diede un’occhiata, lo
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1956
come fare. – Bravo giovane, – gli disse, – ti prendo per
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1956
vide più che per gli occhi suoi. ¶ Per prima
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1956
un figlio unico e gli voleva bene come alla
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1956
Ma cosa ti manca? – gli chiedeva il Re. – Che
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1956
filosofi, dottori e professori. Gli mostrò il Principe e
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1956
stesso, il Re mandò gli ambasciatori per tutto il
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1956
cercare l’uomo contento. ¶ Gli fu condotto un prete
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1956
un prete: – Sei contento? – gli domandò il Re. ¶ – Io
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1956
altro Re suo vicino, gli dissero, che era proprio
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1956
pieno di speranza mandò gli ambasciatori a chiedergli la
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1956
Il Re vicino ricevette gli ambasciatori, e: – Sì, sì
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1956
dormo alla notte! – E gli ambasciatori pensarono bene di
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1956
un tratto si ferma, gli cascano le braccia. ¶ L
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1956
e digli quello che gli devi dire. Sta poi
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1956
si fece coraggio e gli disse: – Senti, vorrei chiederti
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1956
d’oro e dentro gli angeli che suonavano e
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1956
con me? – e lei gli fece segno di sì
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1956
nella tal città perché gli stavano mangiando tutti i
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1956
e credendola un ragazzo, gli chiesero chi era. Lei
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1956
era salvato. I soldati gli dissero: – Bene, anche se
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1956
cucchiaio in un piatto. Gli assassini tornarono che era
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1956
che viva, la ragazza gli fece segno che era
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1956
e da mangiare. Tornarono gli altri compagni, sentirono la
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1956
e restò con loro. ¶ Gli assassini non la lasciavano
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1956
giovane, e lei allora gli scrisse una lettera consigliandogli
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1956
E quando a mezzanotte gli assassini si trovarono al
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1956
ed altri cinque; tutti gli altri chi di qua
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1956
presentano al Re e gli chiedono licenza di parlare
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1956
lui. La ragazza non gli badò e partì. ¶ Dopo
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1956
e il morto apre gli occhi, vede la schiava
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1956
da sola a vegliarmi? ¶ Gli rispose la schiava: – Avevo
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1956
la sua fortuna. ¶ Dopo gli otto giorni di corte
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1956
chiese cosa volevano: chi gli diceva un fazzoletto, chi
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1956
casa, tutti i servitori gli corsero incontro e a
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1956
venne quella giovane, e gli domandò se le aveva
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1956
tre mesi? ¶ E tutti gli risposero: – A quella dell
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1956
mi insegni un po’, – gli dice, – come posso fare
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1956
un figlio? ¶ Il Mago gli dà una mela e
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1956
trae la spada e gli taglia la testa. ¶ – Che
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1956
nascose sotto il letto. ¶ Gli sposi vanno a letto
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1956
snuda la spada e gli taglia la testa. La
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1956
marmo, e balbettando perché gli diventavano di marmo le
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1956
non vedeva che per gli occhi della figlia, arriva
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1956
al galoppo. – Papà mio, – gli dice la figlia abbracciandolo
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1956
E la donna, spaventata, gli disse di sì, pur
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1956
questa lo vede e gli dice: – Di’, ricorda a
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1956
un anno. ¶ – E tu, – gli disse, – se te lo
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1956
anni e la strega gli disse: – Dille a tua
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1956
su e l’anguilla gli dice: – Lasciami andare che
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1956
quell’anguilla grande, che gli dice: – Lasciami andare, che
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1956
bambino in braccio e gli diede le due mele
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1956
Re e il bambino gli dà la mela d
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1956
in mano. – Su bello, – gli diceva la balia, – dàlla
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1956
si mise a sorridere, gli buttò le braccia al
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1956
nozze furono tosto celebrate. Gli sposi uscirono di chiesa
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1956
argento: guai a chi gli capitasse di toccarle. ¶ – Stia
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1956
tranquillo, stia tranquillo, – dissero gli invitati. – Terremo le mani
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1956
suocero». ¶ Dopo pranzo, conduce gli ospiti a passeggio in
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1956
toccò al suocero, e gli trovò le due mele
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1956
Mezzo, mosso a compassione, gli fece grazia. Il Re
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1956
fare a parlarle perché gli ha preso per lei
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1956
ripassa un’altra volta, gli darà una risposta. Il
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1956
la sua risposta. Lei gli risponde che in casa
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1956
per otto giorni. Passati gli otto giorni, la ragazza
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1956
mi piace. ¶ Il Re gli mandò la seconda. Il
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1956
A mezzanotte, la sposa gli disse: – Senti, bisogna proprio
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1956
scuderia e vide che gli mancavano i due cavalli
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1956
i due sposi. ¶ Mentre gli sposi galoppavano via, la
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1956
d’albero. ¶ I soldati gli chiesero: – Avete visto passare
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1956
tutte le lingue. ¶ Finiti gli studi, Bobo tornò a
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1956
il linguaggio di tutti gli animali. ¶ – Oh, li ho
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1956
le lingue che parlano gli uomini, non quelle delle
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1956
montare in carrozza e gli si sedette vicino; l
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1956
accanto a lui aveva gli occhi tristi e gonfi
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1956
e gonfi. – Dove andiamo? – gli chiese. – Perché sei così
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1956
I contadini credevano che gli desse di volta il
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1956
le sue braccia. ¶ Bobo gli perdonò, e fu uno
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suo zio, fabbro. – Zio, – gli disse, – la mamma è
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1956
fabbro. ¶ – Aggiustami la spalla, – gli disse. ¶ – Io aggiusto il
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1956
e i chiodi e gli aggiustò la spalla. ¶ Il
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1956
il lupo a prenderla, gli mostrò le bucce fuor
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1956
lupo. – Grazie, amico lupo, – gli disse, – io ero nascosta
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1956
che se un astrologo gli sa dire dov’è
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1956
all’ora in cui gli portavano il pranzo, si
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1956
Noi siamo povera gente, – gli fecero, – e se dite
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1956
presentò al Re e gli disse che dopo lunghi
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1956
lavorare in un paese. Gli venne la notizia che
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1956
uscire da una casa, gli si misero dietro con
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1956
con forche e badili, gli chiusero tutte le strade
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1956
strade e l’ammazzarono. Gli tagliarono subito la pancia
171
1956
carriola carica di pietre. Gli domandò: – Sapete insegnarmi dov
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1956
tagliava rami. Il giovane gli domandò: – Per piacere, un
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1956
dire? ¶ – Sta’ con me, – gli disse il vecchio. – Se
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1956
magnifico palazzo. Bussò, e gli aperse un vecchio con
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1956
vita da signore. Passavano gli anni che nessuno se
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1956
Signore, la Madonna e gli altri Santi, come se
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1956
solo voi, e non gli altri Santi. ¶ – Ah, figuriamoci
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1956
a sua madre, che gli disse: – Caro figlio, sta
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1956
era un bellissimo dito; gli diede un bacio e
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1956
diede un bacio e gli mise un anello di
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1956
all’altro, tanto non gli mancava niente; e il
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1956
parola dallo spavento; poi gli pigliò una rabbia, una
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1956
chiederle perdono. La sposa gli perdonò e così stettero
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1956
che chiedeva la carità. Gli buttò una borsa di
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1956
prenderla al volo e gli cadde in un fosso
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1956
voglio liberarti dall’incantesimo! – gli disse, anche lei pianissimo
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1956
andò dal padre e gli disse che voleva imparare
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1956
sì, ho capito, – lei gli rispose, soltanto, perché non
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1956
il padre da lontano, gli corrono incontro e gli
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1956
gli corrono incontro e gli s’attaccano alle gambe
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1956
Ma i bambini non gli dànno retta e continuano
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1956
c’era un signore. Gli chiese: – Non ha mica
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1956
di cristallo. Vinse tutti gli altri cavalieri e scappò
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1956
perché il pane non gli era mancato; quello della
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1956
dietro e sapeva fare gli esercizi militari e far
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1956
addormentò. Quando si svegliò, gli s’era fermata davanti
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1956
che le aveva messo gli occhi addosso. ¶ – Figlia mia
198
1956
non vedeva che per gli occhi di questa figlia
199
1956
due streghe dalla finestra, gli toglievano una pietruzza di
200
1956
parlava; prima di andarsene gli rimettevano in bocca la
201
1956
sua sposa principessa, e gli undici buoi e l
202
1956
essere che Croc», e gli ruba subito la borsa
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1956
ladro, chiamato Portacalcina, e gli fa: – Se tu mi
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1956
comprava più carne. Finalmente gli dicono che a una
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1956
da mangiare della carne, gli faccio un segno rosso
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1956
non ci riusciva. Allora gli tagliò la testa, e
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1956
crede che sia Cric, gli spara un colpo e
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1956
morto; e intanto Cric gli cala in camera e
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1956
cala in camera e gli ruba le lenzuola. Così
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1956
da rubare, il Re gli fece sposare sua figlia
211
1956
sorrideva, e anche lei gli sorrise. Così restarono un
212
1956
canarino s’era conficcato gli spilloni nel petto. Si
213
1956
a ridargli forma umana gli sarebbero scomparse le trafitture
214
1956
da profonde ferite che gli squarciavano sul petto il
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1956
ululare dei cani sopraggiunsero gli altri cacciatori, lo soccorsero
216
1956
rami, senza nemmeno alzare gli occhi alla finestra della
217
1956
mise bandi a tutti gli angoli delle strade, promettendo
218
1956
il buio fitto e gli urli dei lupi, pensò
219
1956
è un unguento che gli farebbe sparire tutte le
220
1956
solo col malato e gli fu concesso. ¶ Quando fu
221
1956
ma non levò neppure gli occhi alla finestra della
222
1956
Ero io quel medico! Gli spilli erano una crudeltà
223
1956
negli occhi stupefatto. Mai gli era parsa così bella
224
1956
metteva a far dispetti. Gli disse il padre, carezzandolo
225
1956
aveva tre figlie, e gli chiese se sua figlia
226
1956
disgustata, invece d’accarezzarlo gli diede un calcio. – Fatti
227
1956
Sento odor di cristianum, ¶ gli diede da mangiare e
228
1956
paura che la giovane gli parlasse e magari lo
229
1956
Lasci fare a me. Gli daremo l’indormia3 e
230
1956
bere quel bicchiere che gli portavano ogni sera, e
231
1956
Incontrò un vecchio che gli fece: – Buon dì! Dove
232
1956
andrete tra sette anni, – gli disse. – Intanto, fate un
233
1956
maggiorana? ¶ E la ragazza gli rispose: ¶ O bel nobile
234
1956
per niente. ¶ Stella Diana gli diede un bacio di
235
1956
la voce da uomo, gli disse che non la
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1956
mia mula e io gli darò la cintura –. Al
237
1956
casa del giovane e gli apparve con un lenzuolo
238
1956
una partita al biliardo? – gli disse il giovane. ¶ – Facciamola
239
1956
trovò un vecchio che gli disse: ¶ – Che c’è
240
1956
usciva dalla Messa, che gli insegnò la strada per
241
1956
più lui diventava gramo. Gli disse sua madre: – Cosa
242
1956
pollaiola, e che lei gli aveva detto: «Che tu
243
1956
mele che cantano!» ¶ – Allora, – gli disse sua madre, – non
244
1956
bella Bargaglina. L’uomo gli disse che non ne
245
1956
ne sapeva niente, ma gli diede una tascata di
246
1956
tascata di nebbia che gli sarebbe venuta buona. ¶ Poi
247
1956
vecchia che se ha gli occhi aperti dorme e
248
1956
dorme e se ha gli occhi chiusi è sveglia
249
1956
trovò la vecchia con gli occhi chiusi e capì
250
1956
spidocchiava la vecchia aperse gli occhi ed egli capì
251
1956
vecchia si svegliò e gli mandò dietro cento cavalli
252
1956
cavalli ci scivolarono con gli zoccoli e s’ammazzarono
253
1956
mucchio di legna e gli lavava i piatti, le
254
1956
Naso d’Argento, Lucia gli disse: – Qui c’è
255
1956
fianchi così ripidi, che gli abitanti, per non perdere
256
1956
gente tranquilla, che non gli piaceva litigare con nessuno
257
1956
anzi, a vederlo non gli si sarebbe dato un
258
1956
e irrobustirlo un po’, gli aveva fatto fare un
259
1956
chiudevano nelle case, e gli uomini restavano intorno al
260
1956
cappello in mano, bussarono, gli fu aperto, entrarono nel
261
1956
sospiri e lamenti, con gli altri contadini che facevano
262
1956
sempre segno di sì, gli raccontò tutta la loro
263
1956
ritornò. Figuratevi le feste, gli abbracci, le marmitte di
264
1956
quanti ti hanno portato gli zoccoli da aggiustare, questo
265
1956
nessuno di quelli che gli stavano intorno, e prese
266
1956
caldo? ¶ Il Conte, sotto gli occhi sgranati di tutti
267
1956
nella barba che Masino gli aveva arruffato e strappato
268
1956
perdeva? – domandò un altro. ¶ – Gli servivano per legarsi la
269
1956
stalle. E visto che gli è piaciuto andar di
270
1956
e lungo il giro gli capitò di fare una
271
1956
aveva un pero, che gli faceva quattro corbe di
272
1956
le sue tre figlie gli portavano da mangiare. Un
273
1956
radunare i Savi perché gli spiegassero l’incanto. E
274
1956
le mani, le cavarono gli occhi e la lasciarono
275
1956
a casa sua. Lei gli disse che guardasse in
276
1956
si sarebbero mai cavati gli occhi. Allora parlottarono un
277
1956
occhi. ¶ Il cavallante riportò gli occhi alla ragazza che
278
1956
una soma in Corte. Gli chiesero quanto ne voleva
279
1956
chicchi, perle e pesci gli raccontò tutta la storia
280
1956
confessare. – Rubare è peccato, – gli disse il confessore, – ma
281
1956
ci andò. Il Re gli disse: – Senti, qua ci
282
1956
ragazzo, le piacque, e gli buttò una focaccia. Il
283
1956
ruscello e le pecore gli vennero dietro. ¶ C’era
284
1956
rose quando il serpente gli s’avventò contro con
285
1956
che aveva in mano gli mena una botta su
286
1956
che l’ammazzò. ¶ Poi gli tagliò le tre teste
287
1956
torri di cristallo, e gli fecero vedere scuderie di
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Re, affacciata alla finestra, gli disse: – Mi dai quei
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porta della chiesa e gli dissero: – Buon uomo, ci
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è una lettera che gli darete quando saprà leggere
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a leggere, i genitori gli diedero la lettera; ed
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incontrò un viandante che gli disse: – Bel giovane, dove
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un altro viaggiatore, che gli occhi li aveva sani
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stanotte il vostro servitore, – gli disse il locandiere, – a
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giorno che il Re gli disse: – Se potessi liberare
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liberarla sono morti, – lui gli propose: – Provate a mandarci
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subito il giovane e gli chiese: – Tu sei capace
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l’isola della Principessa. Gli s’avvicinò un vecchio
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ginocchi: – Sta’ a sentire, – gli disse, – fatti fare una
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scavare?», si disse e gli vennero in mente i
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un lavoro così minuto, gli vennero in mente le
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ciascuno un’ampolla e gli avvoltoi volarono in lunghissimo
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la figlia del Re gli gettò le braccia al
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barile? – domandò. ¶ – Olio bollente, – gli rispose il marinaio. ¶ Allora
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istante, e nel salto gli volò via la parrucca
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bottega. ¶ – Aspetta un momento, – gli disse, – che metto il
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Be’, finalmente hai finito! – gli disse lei. – Ce ne
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entrare appena buio, e gli disse di soffiare un
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Che modo di fare! – gli disse lei alla mattina
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devo mettere il lievito, – gli disse; – intanto tu va
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A quel tempo oltre gli sbirri c’erano anche
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la schiena, un altro gli puntò le mani sulla
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schiena e saltò, e gli altri due dietro, e
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così grande e grossa gli piacque subito, entrò e
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È per aver aguzzato gli occhi a fare il
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mondo a far fortuna. Gli disse sua madre: – Cosa
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lui, di domare Rondello. Gli andò vicino nella stalla
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tutt’a un tratto gli saltò in sella e
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a suo servizio, e gli voleva tanto bene che
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voleva tanto bene che gli altri servitori cominciarono a
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cascava dalle nuvole e gli disse che non ne
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il lume degli occhi, gli disse: – O me la
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vide un leone che gli fece segno di fermarsi
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paura del leone, ma gli rincresceva di fuggire, così
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scese di sella e gli domandò cosa voleva. ¶ – Giuanin
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grosso dei quattro e gli spettava. Risalì a cavallo
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giuste!» Ma il leone gli disse: – Sei stato un
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sedere ai suoi piedi, gli fece posare la testa
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nero. Il leone nero gli s’avventò ma Giuanin
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Ma come hai fatto? – gli disse lei. ¶ – Roba da
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la figlia del Re gli ruppe l’uovo nero
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ricco come il mare. Gli venne voglia di farsi
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stato a Corte. ¶ – Bravo, – gli disse, – ti sei fatto
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così affilato, la vecchia gli domandò cosa avesse. Tira
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orefice della città e gli comandò un’oca tutta
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donna, piena di rabbia, gli gridò: – Che tu non
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in dotte monografie, tra gli scrittori e i poeti
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la coscienza germanica; per gli «indianisti» erano le allegorie
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religiosa e civile; per gli «antropologi» gli oscuri e
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civile; per gli «antropologi» gli oscuri e sanguinosi riti
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sogni comuni a tutti gli uomini, rubati all’oblio
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elementari. E per tutti gli sparsi appassionati di tradizioni
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a quello di liberare gli altri, anzi il non
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lavoro che hanno fatto gli altri, quei folkloristi che
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ha molto senso: anche gli studiosi della scuola «finnica
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diversi dall’italiano quanto gli altri e talora più
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fatto di solito per gli altri dialetti) cercare d
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tutti i diritti, come gli ultimi nostri grandi «novellini
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e non aveva come gli altri la manìa dei
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così fedeli (trasposti solo gli ambienti) alla traduzione settecentesca
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vantaggio economico; e questo gli succede non una ma
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omo; poi al camberieri gli dissano se c’era
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che cerca servitori per gli altri. Se vi garba
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e le du’ donne gli manifestorno il su’ pensieri
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con la sicurezza che gli veniva dalla perfetta conoscenza
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dai confronti con Grimm: gli stessi «tipi» si presentano
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sortilegio, della maledizione. Ma gli innamoramenti più concreti e
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la si deve conquistare. ¶ Gli etnologi dànno del tipo
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il giovane amato. Dimenticati gli usi da millenni, la
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parlarci di quel che gli sta a cuore. ¶ La
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mentre fanno il bagno, gli stivali magici e il
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in italiano, Firenze 1876). ¶ 4. Tra gli scrittori che occasionalmente s
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i suoi rapporti con gli amici e i vicini
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numerose raccolte minori e gli opuscoli di cui mi
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Per questi come per gli altri testi che nomino
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di cultura meridionale», I. Gli studi di tradizioni popolari
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pubblicò a Napoli dal 1883. ¶ 39. Gli undici «cunti» della Basilicata
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l’incanto è rotto! – Gli si staccò una gamba
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è per te, – e gli si staccò un braccio
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prendere credendoti morto, – e gli si staccò anche l
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primo povero che passa, – gli si staccò l’altra
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tientelo pure tu, – e gli si staccò il busto
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Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide
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piazze che a chi gli avesse riportato la sua
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la sua figlia sparita gli avrebbe dato una fortuna
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tu, sulla mia nave? – gli fece il capitano. ¶ – Io
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per primo. Così anche gli altri si fecero coraggio
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sbarazzarsene. – Vedi quell’isolotto? – gli disse, indicandogli uno scoglio
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volare perché il remo gli aveva rotto un’ala
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un sangue nero. Baciccin gli fu sopra e lo
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La figlia del Re gli diede un anello col
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pesci e granchiolini che gli uscivano dalle tasche e
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parato d’alghe che gli coprono la testa e
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nessuno nel vicinato che gli facesse da padrino. Andarono
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ma senza sciali, e gli sposi con una cameriera
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chiama i vetturini. Nessuno gli risponde. Per forza: erano
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non ritrova altro che gli stivali di quegli sventurati
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di quegli sventurati, e gli zoccoli dei cavalli. Impaurite
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a correre, senza che gli riuscisse di tirargli. Venne
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furbo di lui e gli scappò daccapo. Quello volando
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comparve un Mago. Aveva gli occhi che schizzavano fuoco
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non sentiva ragione e gli tralucevano gli occhi dalla
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ragione e gli tralucevano gli occhi dalla rabbia: lo
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non l’ammazzasse, e gli fece per filo e
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allegri e quasi quasi gli veniva l’idea d
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lo stese giù ammazzato. Gli tastò il gozzo e
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partirsene. Il Mago, che gli voleva davvero bene come
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sua idea era quella, gli disse: – Senti, uscire di
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del buon cuore che gli avevano dimostrato, salì sul
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in città? ¶ – Perché no? – gli rispose quello. – C’è
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quell’uomo venne, Pietro gli si presentò e lui
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si presentò e lui gli disse: – Se vi garba
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cameriere. ¶ Pietro disse che gli garbava, l’uomo lo
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frasche, quando l’uccellino gli aveva portato via l
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cerca i servitori per gli altri. Fra poco deve
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come più ti piace, – gli rispose la moglie. – Per
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rigira tra le mani; gli pare proprio d’averlo
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dozzina! ¶ A Pietro non gli sembrò vero. Potersene star
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il capo, quand’ecco gli si presenta Fanta-Ghirò
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appena vide Fanta-Ghirò gli venne il sospetto che
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Ghirò, persona bella, ¶ Ha gli occhi neri e dolce
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delle armi e non gli darà neanche un’occhiata
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Ghirò, persona bella, ¶ Ha gli occhi neri e dolce
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Ghirò, persona bella, ¶ Ha gli occhi neri e dolce
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era innamorato cotto e gli disse: – Invita il generale
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Ghirò, persona bella, ¶ Ha gli occhi neri e dolce
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fai l’ultima prova, – gli disse la madre. – Invita
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parte Tonino lo scudiero, gli disse: – Allontanati dal palazzo
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padre, l’abbracciò e gli raccontò come ella aveva
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di vecchia aveva tutti gli occhi cisposi): – Peccato che
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visti di così precisi. Gli altri non sapevano più
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arrosto. Venne la minestra, gli invitati mangiavano, ma il
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quando venne l’arrosto gli piacque tanto che ne
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volte. Allora la figlia gli domandò perché gli altri
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figlia gli domandò perché gli altri piatti non li
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camminare, a giocare con gli altri bambini e a
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le regole cristiane. Sentiva gli altri dire le loro
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Uliva, per tutta risposta, gli mostrò i moncherini. ¶ – Povera
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capo qualche idea che gli fosse venuta, gli disse
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che gli fosse venuta, gli disse: – Figlio mio, è
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certi altri Re confinanti gli mossero guerra e lui
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ma la vecchia Regina gli disse: – No, non mi
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a lui: gli sbirri gli fecero la posta e
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questione del regalo. Lei gli diede una scatolina sigillata
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quando a un tratto gli s’aperse davanti una
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Antonio bussò, e chi gli aperse la porta? Una
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in livrea da maggiordomo; gli fece un inchino e
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A una cert’ora gli fecero cenno se voleva
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aveva cambiato parere, e gli diceva di scrivere a
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scimmia sulla spalla che gli faceva il verso, i
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con le scimmie che gli portavano via i coltelli
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come quello della cognata. Gli scatolini si sarebbero aperti
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a vederla. Si fregò gli occhi, perché non riusciva
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matrimonio. ¶ Il Re aprì gli scatolini dei regali. Aprì
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già il regno che gli porto io in dote
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per lei avrebbe dato gli occhi, le disse: – Ma
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se vede qualcuno che gli entra nel campo così
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quel gran chiarore alzò gli occhi e la vide
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conobbero, e la Rosina gli raccontò tutta la sua
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parte il cacciatore e gli aveva detto: – Galantuomo, se
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la matrigna. Ma poi, gli dissero e gli ripeterono
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poi, gli dissero e gli ripeterono che il destino
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banchetto di nozze, e gli invitati erano già tutti
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fastello di stipa che gli avevano portato allora allora
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affacciò e il tappetaio gli chiese: – Lo vuol comprare
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disse il Principe, e gli contò i cento scudi
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fine dei sei mesi. Gli altri non erano ancora
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trovare un regalo che gli andasse. Ed ecco che
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inghiottì e immediatamente aperse gli occhi, e subito il
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camera di Fiordinando, che gli chiese: – Che mestiere fai
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cacciatore del Re, – e gli descrisse la varietà della
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messo su da te; gli chiederò io se mi
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dietro. Ogni volta che gli era sopra, il leprotto
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un altro ancora: nessuno gli rispose. Era buio. Il
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ecco che di tra gli alberi, nel buio, gli
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gli alberi, nel buio, gli sembrò di vedere un
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e quando venne buio, gli riapparvero il prato ed
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il palazzo. ¶ Entrò, e gli successero di nuovo tutte
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a fondo quel che gli era successo nel bosco
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folto della macchia, e gli ci volle del bello
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un eremita, che tra gli alberi era stato a
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riuscendo a destare Fiordinando, gli mise sulla fronte una
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sei fedele, lo so, – gli disse, – ma ti prometto
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e l’altro chiudeva gli occhi e i pizzicotti
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tutto perché, di tra gli alberi, sto a guardare
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Parigi a Pietroburgo, e gli riuscì d’arrivare in
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il pelo lucido e gli occhi aperti, che pareva
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voce che diceva: – Levati gli zoccoli e scendi anche
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col pianto nella voce, gli rispose: – Ho paura che
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ci pativa. Un giorno gli disse: – Figlio mio, quella
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venne un uomo, e gli disse: – Tu hai preso
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ragazzo pieno di paura gli raccontò com’era stato
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per non darmi incomodo? Gli posso dare un tovagliolo
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per quanti si è; gli posso dare una scatolina
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una moneta d’oro; gli posso dare un organino
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patto di prima. Così gli diede la scatolina, dormì
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camera della figlia, lei gli disse: – Io ho obbedito
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seppero dire nulla. Con gli indovini s’era infilato
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a tutti. E quando gli altri ebbero ognuno detto
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la compagnia della dama gli fece scordare la malattia
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mio fianco? – Ma Andreino gli ridiede la speranza di
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in un paradiso, sai – gli dissero, – ognuno di noi
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nel suo casolare e gli palesò la sua ricerca
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con lo schioppo, immobile: gli domandò la strada ma
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e lapidi che ricordavano gli antichi Re dell’isola
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mela, che la vista gli s’oscurò e poi
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La fanciulla stava con gli occhi chiusi e la
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eccola qui –. E bagnati gli occhi con l’acqua
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sangue innocente, i soldati gli fecero promettere che mai
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stanchi. ¶ La Regina, stropicciatisi gli occhi, si domandò: «Chi