Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950
concordanze di «gli»
n | autore | testo | anno | concordanza |
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1 | 1950 | inverni terribili. Ma intorno gli alberi e la terra | ||
2 | 1950 | anni bastava che alzassi gli occhi dai campi per | ||
3 | 1950 | le macchine, le cornette, gli schianti dei fucili pneumatici | ||
4 | 1950 | morte del padre. Quando gli raccontai dov’ero stato | ||
5 | 1950 | mangiavi. Non bisogna dire, gli altri ce la facciano | ||
6 | 1950 | alle donne. Già allora gli andavo dietro e alle | ||
7 | 1950 | piú la bocca né gli occhi – via il clarino | ||
8 | 1950 | I comuni, le famiglie, gli ambiziosi, tutti quanti. E | ||
9 | 1950 | mangiare, diceva, erano sempre gli stessi. ¶ Che cosa mangiavano | ||
10 | 1950 | i piatti erano sempre gli stessi, e a sentirli | ||
11 | 1950 | ci avevi la passione, – gli dicevo. – Perché hai smesso | ||
12 | 1950 | vizio delle donne… ¶ – Già, – gli dissi, – come sei stato | ||
13 | 1950 | legname e, mentre fuori gli facevano il pieno della | ||
14 | 1950 | dialetto, a labbra strette. ¶ Gli risero gli occhi e | ||
15 | 1950 | labbra strette. ¶ Gli risero gli occhi e mi guardò | ||
16 | 1950 | Non c’è niente, – gli dissi, – è come la | ||
17 | 1950 | dei rospi. Nora, impettita, gli guardava la schiena con | ||
18 | 1950 | al mio amico e gli chiesi quando tornava a | ||
19 | 1950 | che come Nora e gli avventori mi facevano paura | ||
20 | 1950 | a fregarlo, piú nessuno gli comprava i peperoni. Ha | ||
21 | 1950 | andar via quest’inverno. ¶ Gli dissi che aveva ragione | ||
22 | 1950 | un partigiano ferito e gli portava da mangiare di | ||
23 | 1950 | che tormentavano una lucertola gli aveva preso la lucertola | ||
24 | 1950 | quando andavamo nella riva, – gli avevo detto, – cos’avresti | ||
25 | 1950 | Dove sono questi raccolti? – gli dico, – questi profitti? Perché | ||
26 | 1950 | in mia presenza e gli aveva chiesto se mi | ||
27 | 1950 | secco e nero, con gli occhi da talpa, che | ||
28 | 1950 | circospetto, e quando Nuto gli disse ridendo ch’ero | ||
29 | 1950 | ch’ero uno che gli aveva mangiato del pane | ||
30 | 1950 | senza decidersi, torbido. Allora gli chiesi se era lui | ||
31 | 1950 | spalliera di uva passera. Gli dicemmo chi ero e | ||
32 | 1950 | era magra e tutti gli anni la pioggia ne | ||
33 | 1950 | guardò, guardò Nuto e gli disse: – Vieni una volta | ||
34 | 1950 | Sapevo ch’era vedovo, gli era morta la moglie | ||
35 | 1950 | morti in guerra – non gli restava che un ragazzo | ||
36 | 1950 | lui continuava a batter gli occhi; il cane urlava | ||
37 | 1950 | Mi ricordai che mettevo gli zoccoli soltanto d’inverno | ||
38 | 1950 | bocca – mi guardava con gli occhi scuri e circospetti | ||
39 | 1950 | voce e serrò subito gli occhi. Conoscevo questo gioco | ||
40 | 1950 | colpa di lei. Mentina gli aveva risposto che gli | ||
41 | 1950 | gli aveva risposto che gli altri figli ch’eran | ||
42 | 1950 | aveva detto che intanto gli altri erano venuti sani | ||
43 | 1950 | lui, non bastava che gli parlassi cosí di Gaminella | ||
44 | 1950 | riconobbi piú i filari; gli chiesi chi aveva fatto | ||
45 | 1950 | continuava sul nostro capo. Gli feci dire chi abitava | ||
46 | 1950 | abitava nelle case lontane, gli raccontai chi ci stava | ||
47 | 1950 | volta, quali cani avevano, gli dissi che allora eravamo | ||
48 | 1950 | n’era ancora. Poi gli chiesi se c’era | ||
49 | 1950 | nostri piedi dalla riva. Gli chiesi se andava mai | ||
50 | 1950 | quel colore d’allora. ¶ Gli feci dire se sapeva | ||
51 | 1950 | veder passare il treno. ¶ Gli raccontai che ai miei | ||
52 | 1950 | girava in carrozza e gli uomini avevano la catena | ||
53 | 1950 | Stazione, portavano il parasole. Gli raccontai che facevano delle | ||
54 | 1950 | un ragazzo come te, – gli dissi, – e stavo qui | ||
55 | 1950 | è qui sotto. ¶ Io gli chiesi perché prima teneva | ||
56 | 1950 | perché prima teneva chiusi gli occhi mentre io lo | ||
57 | 1950 | misi a ridere e gli dissi che facevo anch | ||
58 | 1950 | e quando poi riaprivo gli occhi mi divertivo a | ||
59 | 1950 | d’estate faceva pozza. ¶ Gli chiesi dove metteva i | ||
60 | 1950 | uva bella quest’anno, – gli dissi, – manca solo un | ||
61 | 1950 | tina. Non viene? ¶ Allora gli spiegai ch’ero passato | ||
62 | 1950 | no? E in casa – gli chiesi – anche in casa | ||
63 | 1950 | con la faccia scura – gli occhi torbidi, duri. – Ce | ||
64 | 1950 | morti. ¶ Ecco, pensai, Nuto gli darebbe dell’ignorante, del | ||
65 | 1950 | dell’ignorante, del tapino, gli chiederebbe se il mondo | ||
66 | 1950 | altre potevano servire. Io gli dissi che c’era | ||
67 | 1950 | stato in un paese, gli dissi, dove si giocava | ||
68 | 1950 | è chi li raccoglie, – gli dissi, – è sempre la | ||
69 | 1950 | della strada erano ancora gli stessi, e i fusti | ||
70 | 1950 | sopra, o giocavo, chiudevo gli occhi per provare se | ||
71 | 1950 | del Castello era scomparsa; gli era rimasta una piccola | ||
72 | 1950 | albergo e discorreva con gli altri avventori. Sapeva molte | ||
73 | 1950 | mezzo San Grato e gli stavano in casa soltanto | ||
74 | 1950 | a caccia, e qualcuno gli disse che avrebbe fatto | ||
75 | 1950 | un calore improvvisi, e gli tremò la voce. Cosí | ||
76 | 1950 | per la piazza sotto gli occhi degli altri. Mi | ||
77 | 1950 | anche questo vuol vendere. Gli risposi che non ero | ||
78 | 1950 | ha i suoi morti? ¶ Gli dissi che non lo | ||
79 | 1950 | Da dodici anni e gli sembrava ieri. Non un | ||
80 | 1950 | In tutte le campagne, – gli dissi, – ci vorrebbe un | ||
81 | 1950 | bottiglia pagarla ai mezzadri. Gli dissi ch’era tardi | ||
82 | 1950 | sovente al ponte, perché gli avevo regalato degli ami | ||
83 | 1950 | filo di lenza e gli raccontavo come si pesca | ||
84 | 1950 | canneti, delle macchie – sempre gli stessi – che somigliavano a | ||
85 | 1950 | stesse volentieri. Certo, quando gli raccontavo cos’è il | ||
86 | 1950 | lui mi ascoltava con gli occhi sottili. Questo ragazzo | ||
87 | 1950 | la città. Se almeno gli mettessi la voglia. ¶ – Questa | ||
88 | 1950 | io e ho visto gli aeroplani… ¶ – Ma se ti | ||
89 | 1950 | mi ricordo. ¶ Nuto, quando gli dissi quel che raccontavo | ||
90 | 1950 | disse. – Fai male. Cosa gli metti delle voglie? Tanto | ||
91 | 1950 | sta peggio, che cosa gli frutta? Se è capace | ||
92 | 1950 | cambiare, – disse Nuto. ¶ Allora gli dissi che Cinto era | ||
93 | 1950 | labbra, e soltanto quando gli raccontai di quella storia | ||
94 | 1950 | la vampa o che gli umori si svegliassero, fatto | ||
95 | 1950 | luna è giovane. Perfino gli innesti, se non si | ||
96 | 1950 | luna, non attaccano. ¶ Allora gli dissi che nel mondo | ||
97 | 1950 | se volevamo far ricerche. Gli risposi ch’ero già | ||
98 | 1950 | che mi toccavano eran gli stessi di una volta | ||
99 | 1950 | nessuno in casa che gli desse da mangiare e | ||
100 | 1950 | dove le stagioni non gli anni s’avvicendano. Gli | ||
101 | 1950 | gli anni s’avvicendano. Gli industriali di Canelli potevano | ||
102 | 1950 | Canelli potevano fare tutti gli spumanti che volevano, impiantare | ||
103 | 1950 | regnava il serpente. Cominciarono gli urli dei cani selvatici | ||
104 | 1950 | magri dei bambini e gli zoccoli del mulo strisciare | ||
105 | 1950 | una vita che non gli lasciava pace, metà dell | ||
106 | 1950 | dicono i serpenti e gli scorpioni, pensavo. Mi piombò | ||
107 | 1950 | maestra – una donnetta con gli occhiali, ch’era sorella | ||
108 | 1950 | i responsabili. Sono loro gli assassini. È un onore | ||
109 | 1950 | onore che noi Italiani gli lasciamo volentieri… ¶ La conclusione | ||
110 | 1950 | come un cavallo. – Possibile, – gli chiesi, – che non uno | ||
111 | 1950 | aveva col parroco che gli aveva tolta senza neanche | ||
112 | 1950 | un colpo cosí con gli zingari… ¶ – Che zingari? ¶ Mi | ||
113 | 1950 | in un pozzo e gli fanno dire quante volte | ||
114 | 1950 | aveva una bella voce, gli dicono di cantare per | ||
115 | 1950 | sappia. ¶ – Al vostro posto, – gli dissi, – andrei a chiedergli | ||
116 | 1950 | parato a festa, con gli occhiali lucidi, fece il | ||
117 | 1950 | piazza qualcuno dei suoi gli strizzava l’occhio, gli | ||
118 | 1950 | gli strizzava l’occhio, gli borbottava al volo una | ||
119 | 1950 | Calosso, grinta dura – che gli chiese dov’era finito | ||
120 | 1950 | il latte al bambino. Gli gridò dalla finestra ch | ||
121 | 1950 | paesacci. ¶ – Dovevate farla allora, – gli dissi, – non è da | ||
122 | 1950 | le vigne asciutte e gli strapiombi, il tetto rosso | ||
123 | 1950 | Vuoi dire? Perché non gli rispondi? ¶ – Vuoi rispondere in | ||
124 | 1950 | Bisogna uscire dal paese, – gli dissi. – Sentire le altre | ||
125 | 1950 | a qualcosa, avevano aperto gli occhi ai piú tonti | ||
126 | 1950 | voi. E i renitenti, gli sbandati, avevano fatto vedere | ||
127 | 1950 | sono stati dappertutto, – disse. – Gli hanno dato la caccia | ||
128 | 1950 | e chiedevano. Capisci? non gli basta che si è | ||
129 | 1950 | fermi all’ombra e gli chieda conto… ¶ – Ma com | ||
130 | 1950 | sangue. Va bene che gli piaceva divertirsi a tutt | ||
131 | 1950 | cane, del vecchio – e gli occhi biondi e gli | ||
132 | 1950 | gli occhi biondi e gli occhi neri delle figlie | ||
133 | 1950 | ma qualcosa facevo, e gli portavo qualche soldo. Traversavo | ||
134 | 1950 | né terra. – E vendi, – gli diceva l’Angiolina a | ||
135 | 1950 | indietro. Lo passai con gli zoccoli in spalla, il | ||
136 | 1950 | che mi tenevano sotto gli occhi delle donne. Lui | ||
137 | 1950 | discorsi mentre giocavo con gli altri ragazzi, come se | ||
138 | 1950 | ma alla mano. Trattava gli affari ridendo e cenando | ||
139 | 1950 | sotterrata la moglie che gli aveva fatto le due | ||
140 | 1950 | e di voglie sostanziose, gli piaceva l’abbondanza, a | ||
141 | 1950 | prato. Quando il massaro gli portava i conti, si | ||
142 | 1950 | tutto lucido, leggero, come gli specchi – io camminavo scalzo | ||
143 | 1950 | quel Cinto. Suo padre gli era sempre addosso, lo | ||
144 | 1950 | masticava la polenta, alzava gli occhi nel cortile, comandava | ||
145 | 1950 | nel cortile, comandava con gli occhi. Le donne correvano | ||
146 | 1950 | la donna, pigliava chi gli capitava, sull’uscio, sulla | ||
147 | 1950 | scala del fienile, e gli menava staffilate con la | ||
148 | 1950 | trovavo sulla strada e gli parlavo, per capire cos | ||
149 | 1950 | tenevano legato e non gli davano da mangiare, e | ||
150 | 1950 | abbaiava alla luna che gli pareva la polenta. Allora | ||
151 | 1950 | So già che se gli parlo gli do del | ||
152 | 1950 | che se gli parlo gli do del tapino, gli | ||
153 | 1950 | gli do del tapino, gli dico che fa la | ||
154 | 1950 | lo difende… ¶ Per strada gli chiesi se era proprio | ||
155 | 1950 | colpo sordo, urli acuti – gli avevano dato. ¶ Io intanto | ||
156 | 1950 | sapeva di farlo. Con gli occhi fermi ci guardò | ||
157 | 1950 | passo. Allora le cercai gli occhi e stavo per | ||
158 | 1950 | la provvede a chi gli lavora la terra… ¶ Il | ||
159 | 1950 | e fu Nuto che gli disse: – L’hai trovata | ||
160 | 1950 | Sí? – disse Cinto, con gli occhi aperti. ¶ – Dico di | ||
161 | 1950 | questa notte veniva tutti gli anni, e forse ha | ||
162 | 1950 | padre. Il sor Matteo gli diceva: – Voglio vedere quando | ||
163 | 1950 | voglia… Se sbaglio correggimi. ¶ Gli anni che vennero, imparai | ||
164 | 1950 | anche le piú signore, gli piacesse una cosa simile | ||
165 | 1950 | al sor Matteo e gli disse che doveva aggiustarmi | ||
166 | 1950 | da verderame e anche gli spruzzi sulla faccia: non | ||
167 | 1950 | Dallo sdraio Silvia girò gli occhi e disse qualcosa | ||
168 | 1950 | a imparare a suonare, – gli dissi, – è inutile. Sono | ||
169 | 1950 | veniva di notte, nessuno gli disse mai niente. Sarà | ||
170 | 1950 | volevano suonarle a qualcuno, gli dava degli ignoranti, degli | ||
171 | 1950 | degli ignoranti, degli scemi, gli diceva che lasciassero quel | ||
172 | 1950 | farlo. Li faceva vergognare. Gli diceva che sono soltanto | ||
173 | 1950 | prendere il coltello che gli avevo promesso. Mi dissero | ||
174 | 1950 | vestito da festa, con gli zoccoletti, dietro a quattro | ||
175 | 1950 | soldi o il coltello? – gli chiesi. Voleva il coltello | ||
176 | 1950 | tuo padre lo vede, – gli dissi, – è capace che | ||
177 | 1950 | Al banco dei coltelli gli dissi di scegliere lui | ||
178 | 1950 | tornammo all’albergo e gli chiesi se aveva trovate | ||
179 | 1950 | Mi rispose di no. Gli dissi che io una | ||
180 | 1950 | per segare i salici. ¶ Gli feci dare un bicchiere | ||
181 | 1950 | menta e mentre beveva gli chiesi se era già | ||
182 | 1950 | sul treno, mi rispose, gli sarebbe piaciuto andare in | ||
183 | 1950 | ma Gosto del Morone gli aveva detto che col | ||
184 | 1950 | la partita, – e allargava gli occhi. ¶ Stavo per dirgli | ||
185 | 1950 | ancora il mondo con gli occhi di Cinto, ricominciare | ||
186 | 1950 | e le cose che gli passavano in mente mentre | ||
187 | 1950 | quelli d’estate, e gli guastava la festa. Adesso | ||
188 | 1950 | anche i mendicanti e gli storpi. Poi mi misi | ||
189 | 1950 | caccia di cavallette e gli strappavo le gambe, rompendole | ||
190 | 1950 | giuntura. «Peggio per voi, – gli dicevo, – dovevate andare a | ||
191 | 1950 | ubriaco abbeverai i manzi, gli cambiai strame e buttai | ||
192 | 1950 | rientrava in cucina con gli zoccoli pesanti di terra | ||
193 | 1950 | nessuno». – Cosa ne fai? – gli avevo detto, – non comprate | ||
194 | 1950 | i fiori nella stanza, gli specchi, la schiena dritta | ||
195 | 1950 | grassottella e furba, con gli anni che Irene e | ||
196 | 1950 | ero anch’io come gli altri. «Eppure gli altri | ||
197 | 1950 | come gli altri. «Eppure gli altri, – le avevo spiegato | ||
198 | 1950 | uguale, e sono solamente gli altri che trattandoti male | ||
199 | 1950 | cattivo, – diceva Nuto, – sono gli ignoranti che gridandogli dietro | ||
200 | 1950 | modo che in città gli spazzini puliscono i marciapiedi | ||
201 | 1950 | beni era bastato levar gli occhi e vedere il | ||
202 | 1950 | sedeva a tavola con gli occhi rossi e non | ||
203 | 1950 | sbatte le porte. Se gli prude, si grattino. ¶ Poi | ||
204 | 1950 | quel fatto per aprirmi gli occhi. Anche Irene e | ||
205 | 1950 | era ancora la nebbia; gli attaccai io il cavallo | ||
206 | 1950 | cavallo, dovevano trovarsi con gli altri sulla piazza di | ||
207 | 1950 | L’Emilia diceva che gli davano il tè coi | ||
208 | 1950 | sospiro piú forte. Alzando gli occhi non si vedeva | ||
209 | 1950 | sotto il portico – e gli disse che le donne | ||
210 | 1950 | donne sono donne e gli uomini uomini. No? Arturo | ||
211 | 1950 | per loro. E tu, – gli disse, – non ti vogliono | ||
212 | 1950 | l’aveva su perché gli pestavano la medica e | ||
213 | 1950 | erano stati in guerra gli ufficiali come quelli. Di | ||
214 | 1950 | passaggio nell’erba e gli tesero un fildiferro nascosto | ||
215 | 1950 | bionda come Irene, con gli occhi neri di Silvia | ||
216 | 1950 | del Nido – col buio gli invitati non avrebbero visto | ||
217 | 1950 | aveva invitato a salire, gli aveva detto solamente che | ||
218 | 1950 | a tutto quanto Irene gli diceva o domandava rispondeva | ||
219 | 1950 | l’Emilia – Irene teneva gli occhi bassi e Silvia | ||
220 | 1950 | cavallo e correre con gli altri. Toccò a massaro | ||
221 | 1950 | qualcuno sullo stradone, lui gli diceva con l’occhio | ||
222 | 1950 | l’avrei fatto ancora. Gli dissi che non tanto | ||
223 | 1950 | Non era stato coraggio, gli dissi, ero scappato. Tanto | ||
224 | 1950 | diceva già allora che gli ignoranti saranno sempre ignoranti | ||
225 | 1950 | Ma c’erano anche gli altri… ¶ Non gliel’avevo | ||
226 | 1950 | con Cerreti e tutti gli altri. Poi Teresa s | ||
227 | 1950 | stati arrestati, e cercavano gli altri. Allora Teresa, senza | ||
228 | 1950 | mio padre, per aprirti gli occhi… Sono contento che | ||
229 | 1950 | Lí per lí non gli credemmo. Diceva che suo | ||
230 | 1950 | voleva saperne. ¶ – Sta’ su, – gli dissi, – chi venivi a | ||
231 | 1950 | non andiamo nella vigna, – gli dissi. – Ci fermiamo sulla | ||
232 | 1950 | Le donne non uscivano, gli pareva di sentir piangere | ||
233 | 1950 | il cane né altro, gli pareva di essersi svegliato | ||
234 | 1950 | storia al maresciallo e gli fecero vedere il padre | ||
235 | 1950 | fumo e di carne. Gli dicevano che l’avrebbe | ||
236 | 1950 | Morone, era quasi mattino; gli altri dovevano cercare nella | ||
237 | 1950 | ci offrirono da bere; gli uomini si sedettero a | ||
238 | 1950 | Nuto passeggiava aggobbito, con gli occhi a terra. Gli | ||
239 | 1950 | gli occhi a terra. Gli dissi subito che a | ||
240 | 1950 | già prima. Lui levò gli occhi gonfi e mi | ||
241 | 1950 | l’ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Su | ||
242 | 1950 | quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo | ||
243 | 1950 | e sottile, e aveva gli occhi sempre a terra | ||
244 | 1950 | aver ballato molto con gli ufficiali. Malata non era | ||
245 | 1950 | Lugli andò a trovarlo, gli parlò come a un | ||
246 | 1950 | che Arturo e tutti gli altri erano gente che | ||
247 | 1950 | Casa del fascio, visitava gli stabilimenti. Doveva aver promesso | ||
248 | 1950 | stava a sentire con gli occhi pronti, arditi, fingendo | ||
249 | 1950 | incontrare dei conoscenti che gli tiravano satire. Diede la | ||
250 | 1950 | le prendeva ma che gli uscissero dai piedi, tornassero | ||
251 | 1950 | andò a letto con gli occhi rossi e la | ||
252 | 1950 | dopo che la questura gli ebbe risposto dov’era | ||
253 | 1950 | nemmeno con Tommasino. Diede gli ordini per i lavori | ||
254 | 1950 | non appena una ragazza gli avesse voluto bene, diventava | ||
255 | 1950 | nella stanza di Silvia, gli girò la testa e | ||
256 | 1950 | del treno. Tornò con gli occhi cerchiati e con | ||
257 | 1950 | si davano il cambio, gli erano sempre intorno. ¶ Chi | ||
258 | 1950 | scuro, non portava piú gli stivali, e provvedeva le | ||
259 | 1950 | intorno al padre e gli faceva le flanelle. Arturo | ||
260 | 1950 | e le visite e gli amici, Silvia e Irene | ||
261 | 1950 | al Buon Consiglio, sotto gli alberi. ¶ C’era una | ||
262 | 1950 | di tanto in tanto gli schianti delle fucilate. Portai | ||
263 | 1950 | si sentivano nell’aria gli strumenti strombettare, squittire, sbuffare | ||
264 | 1950 | la guardia. Lui e gli altri sturarono una bottiglia | ||
265 | 1950 | quando lui ebbe sorbito gli piantarono quattro frustate col | ||
266 | 1950 | vestiti, le ragazze. Anche gli uomini e le donne | ||
267 | 1950 | discesa andai adagio, ascoltando gli zoccoli. Quel coro dietro | ||
268 | 1950 | bene, a suo tempo gli avrei fatto io un | ||
269 | 1950 | ospedale, che il dottore gli vedesse la gamba. La | ||
270 | 1950 | ancora da parte e gli spiegai di stare attento | ||
271 | 1950 | vendemmia? ¶ – Magari m’imbarco, – gli dissi, – ritorno per la | ||
272 | 1950 | ancora lo stesso, e gli dissi che di tutti | ||
273 | 1950 | bella d’Irene, aveva gli occhi come il cuore | ||
274 | 1950 | d’improvviso senza levare gli occhi, – io so come | ||
275 | 1950 | le sue finestre alzava gli occhi alle tendine. ¶ Poi | ||
276 | 1950 | non aveva piú alzato gli occhi alle tendine. Dicevano | ||
277 | 1950 | e le scarpe felpate, gli occhi allegri dal freddo | ||
278 | 1950 | delicata e sfacciata e gli occhi umidi offesi – come | ||
279 | 1950 | repubblichini. Un altro giorno gli mandò a dire che | ||
280 | 1950 | Nuto a braccetto e gli disse che non ne | ||
281 | 1950 | anch’io sulle colline, – gli disse, – ma non posso | ||
282 | 1950 | a Canelli e aspetta gli ordini. Te ne daremo | ||
283 | 1950 | quei boschi laggiú. ¶ Baracca gli disse che l’aveva | ||
284 | 1950 | Nuto, ma era disperato, gli tremava la voce. ¶ Baracca | ||
285 | 1950 | tremava la voce. ¶ Baracca gli disse che Santa la | ||
286 | 1950 | sedia. Mi fissava con gli occhi offesi, cercando di | ||
287 | 1950 | guardai in giro, e gli chiesi se Santa era |