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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «gli»

nautoretestoannoconcordanza
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alto che vive ¶ oltre gli abeti, ¶ io camminai su
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e guardavo le rocce, ¶ gli alti scogli ¶ per i
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la città, la famiglia, gli studi, un futuro brillante
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metri d’altezza, dove gli ultimi boschi di conifere
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montanari, di conoscerli attraverso gli spazi e la forma
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ci guadagnavano qualcosa con gli affitti dell’estate, mentre
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nevicate d’aprile del 1986 gli diedero il colpo di
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diventare uno scivolo per gli slittini. Restò per sempre
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suoni non sono come gli odori, c’è bisogno
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rumore nuovo. Così con gli occhi spalancati fissavo il
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Poco più in alto gli alberi si diradarono: sui
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l’erba. Infine, tra gli anni Settanta e Ottanta
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compito di registrare tutti gli edifici, e così anche
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imprevista e fatale. ¶ Mentre gli giravo intorno vidi un
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pelle. Va tutto bene, gli dissi, stai tranquillo, ci
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e non apriva più gli occhi. Prima che venisse
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soglia ad accoglierlo, ma gli sarei anche corso incontro
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il nostro unico incontro gli avevo raccontato che scrivevo
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sugli animali selvatici e gli alberi del bosco, e
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del bosco, e infine gli prestai i racconti di
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che lui arrivasse con gli attrezzi, costruii una panchina
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freddo avevano tenuto lontani gli escursionisti. Mi buttai giù
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e più pietosi, sorvolavano gli alpeggi deserti, in cerca
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un vortice di polvere gli altri vedevan siccità, a
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i sensi all’erta, gli occhi ciechi ma le
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cinque erano un sollievo: gli uccelli cominciavano a cantare
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la stessa cosa. ¶ Riaprii gli occhi dopo un sonno
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degli animali avesse contagiato gli uomini: che anche per
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restava sempre al pascolo, gli altri due invece erano
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ombra degli abeti, o gli odori dei selvatici che
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Lampo lo vide e gli corse dietro, Mozzo invece
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scappò di nuovo, e gli altri sei dietro. Billy
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intorno al primo e gli diedi un colpetto di
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a risalire. Il secondo gli andava dietro. Tutto fiero
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rise, e vidi che gli mancavano gli incisivi. Disse
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vidi che gli mancavano gli incisivi. Disse che quasi
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il fisico da scaricatore, gli abiti laceri, la barba
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cos’hai da guardare?, gli chiesi. Non posso avere
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anch’io? Poi allacciai gli scarponi, presi la bottiglia
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andato a fare lassù. Gli avevo detto che non
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portava giacche militari, detestava gli stranieri pur avendone visti
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anche parlando di donne gli piaceva fare il duro
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aveva lo spazio che gli serviva: sembrava appartenere alla
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il paiolo di rame. Gli attrezzi per fare il
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natura, ma l’abbandono gli metteva malinconia: si ricordava
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i sogni di felicità: gli sarebbe piaciuto venir su
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dal volante sogghignava. Non gli dispiaceva che qualcun altro
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due alla volta per gli spaghi che mi segavano
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io, o forse chissà, gli uomini in generale. ¶ C
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mi rivoltava lo stomaco, gli occhi mi si appannavano
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a piazzare trappole per gli animali da pelliccia, e
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pelliccia, e sulla neve gli insegnava a riconoscere le
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dagli ospedali, e infine gli era toccato trovarlo nel
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rabbia. ¶ Ora di lui gli restavano i trofei di
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sfida, e che, moribonda, gli si era avvinghiata al
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sue forze per scardinarne gli artigli. Da allora di
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Da allora di caccia gli era venuto il disgusto
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chiamano i cacciatori, non gli era stata trasmessa insieme
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di morire il padre gli aveva lasciato il rudere
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odori, colori, suoni. E gli abitanti del bosco si
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vent’anni, di qua gli ultimi mesi: due valli
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poderosi a sostenerle, e gli sarebbe bastato poco per
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estate o avrebbe superato gli acciacchi ancora per un
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cos’è una barma?, gli avevo chiesto. Una roccia
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torvo che si scambiano gli uomini quando c’è
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selvatico al domestico, poi gli girò le spalle e
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pendio inghiottito dalla frana gli scarponi affondavano nella terra
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da quel disastro. Perfino gli uccelli tacevano, lasciando nell
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quando alla fine superai gli ultimi detriti, ritrovai una
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una bella spallata spalancandola. ¶ Gli occhi ci misero un
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indomani: ogni tanto alzavo gli occhi per studiarmelo, fino
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memorabile; di questo non gli importava proprio niente. Gli
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gli importava proprio niente. Gli importava conoscere i suoi
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lo zaino, mi allacciai gli scarponi e lasciai lì
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e d’oro. Aprivo gli occhi in quella luce
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montagne poco nobili per gli alpinisti e troppo impervie
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era lui ad accogliere gli ospiti, dato che Andrea
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anni prima e che gli aveva segnato i lineamenti
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binocolo. Andrea li chiamava gli effimeri. Davide li accoglieva
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Stavamo bene senza. Quando gli effimeri ripartivano li osservavamo
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e di stare con gli altri, una certa tendenza
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vetta, lì vicino, che gli apparteneva così tanto da
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chiamava come lui, mentre gli altri ci raggiungevano. Ne
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groppo salirmi in gola, gli occhi che si appannavano
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un po’ avrebbe rotto gli indugi e sarebbe scesa
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di nuovo e chiusi gli occhi, questa volta per
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lontano si nascondeva tra gli alberi, così mi spuntò
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più gentilmente mi tolsi gli scarponi sui gradini d
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avevo messo e rimesso gli stessi vestiti per settimane
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ma lo ringraziai e gli dissi di lasciar perdere
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intorno a casa sua. Gli alberi dei duemila metri
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metri sono solo quattro, gli ultimi a sopravvivere agli
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che vedo quando alzo gli occhi dal foglio e
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lentissima. Ha semi che gli uccelli nascondono nelle loro
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vena d’acqua piovana: gli ultimi arbusti di pino
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proteggeva dal vento e gli raccoglieva un po’ d
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avevo finito per rifiutare gli scrittori intellettuali e innamorarmi
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parole che conosceva non gli bastavano per dire come
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nessuno. In che senso?, gli chiesi incuriosito. Nel senso
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per indicare i luoghi, gli attrezzi, i lavori, le
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della casa, le piante, gli animali, ma diventa improvvisamente
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quelle tre parole non gli bastavano, gliene servivano di
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Cercava le parole che gli parlassero di sé. ¶ Come
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e il salario non gli si addicevano per nulla
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andato a incagliare tra gli alberi. Gli faceva male
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incagliare tra gli alberi. Gli faceva male tutto ma
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che andavano e venivano. Gli succedeva fin da ragazzo
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Remigio li fotografava. Questo gli era rimasto della passione
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quello che diceva con gli occhi, così avrei potuto
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padre amante dell’avventura gli aveva lasciato una vocazione
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quel cane non interessavano, gli umani sì. Certe volte
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dove sei uscito tu?, gli chiedevo, mentre tutto fiero
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se niente al mondo gli interessasse più di quel
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Nei selvatici che, spariti gli uomini, tornavano a mostrarsi
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delle stagioni, quella che gli piaceva meno era l
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Lucky per lavorare, invece gli toccava pagare le sue
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le feste, le corse, gli inseguimenti di marmotte, agganciargli
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che dissimulava la malinconia. Gli si era disaffezionato, ma
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tutto. Io credo che gli piacesse quell’indole vagabonda
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carriera da pastore, Lucky, gli dissi. Credevo che sarebbe
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era indifferente ai simboli, gli interessava solo l’azione
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sapevo se quella che gli leggevo in faccia fosse
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l’abbandono. ¶ Salendo oltre gli ultimi pascoli superai con
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lo bloccò a terra, gli affondò i denti nella
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spavento. Lupo!, gridò Gabriele. Gli scagliò addosso un ciocco
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e riprendere fiato. Quando gli chiesi se non fosse
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indifferenza, come se non gli cambiasse niente restare solo
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di stare alla larga, gli dissi. Stagione crudele, l
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vicini. Più che per gli uomini, con cui non
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sa che ai cani gli addii non piacciono per
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ripeté ogni mattina, e gli spari dei fucili cominciarono
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bramito del cervo né gli spari dei cacciatori. ¶ Di
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un cane da slitta, gli dissi, non sei un
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verticale perché mi piacevano gli alberi, la neve e
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Hagakure. E io trascorsi gli ultimi giorni lassù pensando
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galleggiare e sciogliersi tra gli aghi di larice. Se
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sei pronto alla città, gli chiesi, cane sfortunato? In
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bene, io e te, gli dissi. Magari mi insegnerai
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coi saluti. Nemmeno io, gli risposi. Allora ciao, disse
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Smontavano i seggiolini, oliavano gli ingranaggi e stringevano i
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trattore, con Lupo che gli mordeva le ruote anteriori