parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «gli»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
gli saltellava sempre davanti gli occhi. Degli infermi accattoni
2
1930
crepato al sole, con gli occhi tenebrati dalla paralisi
3
1930
sul fuoco; la vita gli serpeva, il collo si
4
1930
attorcigliava, la testa muoveva gli occhi, la bocca boccheggiava
5
1930
convulso alle dita deformate, gli occhi rendevano il sospetto
6
1930
allo spettacolo. Se alcuno gli faceva l’elemosina tutto
7
1930
all’ora in cui gli uccelli si chetano e
8
1930
una di quelle con gli occhi che sorridono e
9
1930
un pelame bestiale, nero, gli copriva il grugno. L
10
1930
ridendo il Tarmito e gli fe’ un cenno di
11
1930
mano e incitò con gli occhi il Tarmito alla
12
1930
egli taceva l’arnese gli mise una mano davanti
13
1930
e disse due, con gli occhi scintillanti. ¶ Il Tarmito
14
1930
confidenze. Il Tarmito allagati gli occhi di rosso, si
15
1930
aveva messo sul ceffo gli occhi freddi di un
16
1930
di un lupo e gli fe’ una scilecca a
17
1930
scilecca a ferro diaccio. Gli parve che una rondine
18
1930
parve che una rondine gli avesse fatto sul viso
19
1930
pesante dondolava sulle spalle, gli occhi stralunati, le mani
20
1930
piedistalli si ridussero giocattoli. Gli alberi millenari eran ridotti
21
1930
Delle spranghe di ferro gli spezzarono inopinatamente il petto
22
1930
sapore acre come se gli avessero diacciato in bocca
23
1930
viscere. ¶ Quando si destò gli parve di aver le
24
1930
chiazzavano il cielo, incappavano gli alberi. ¶ La città lastricata
25
1930
esplosive, uomini pneumatici con gli occhi di carbone, spirali
26
1930
lingua di bove e gli occhi di mostro marino
27
1930
sbozzato, uova sode con gli occhi di pierrot, l
28
1930
Il Tarmito si nudò, gli abiti bollivano come la
29
1930
un subisso di smeraldi gli ardevano sulla pelle diacciandola
30
1930
i risucchi del fondo gli intenerirono la carne, ansante
31
1930
acre di ragia. Sotto gli strati soffici s’occultavano
32
1930
strati soffici s’occultavano gli orrori delle caverne, le
33
1930
sciapo del sangue umano gli si dimojò in bocca
34
1930
granivano di bottoni perlati. ¶ Gli uomini delle “picade” coll
35
1930
Le parole medesime che gli aveva insegnato la madre
36
1930
madre a proferire quando gli avessero fatto un’opera
37
1930
sarà? — si chiesero stupiti gli uomini della “picada”. ¶ Il
38
1930
della negra: Aldilik, Aldilik gli spezzava il cuore, il
39
1930
il gorgoglio, lo sciabordìo gli davano il ribrezzo. Da
40
1930
Se il Tarmito chiudeva gli occhi tutto il mondo
41
1930
nulla, soltanto la testa gli rimaneva pesante sulle spalle
42
1930
paese. A un tratto gli parve che qualche cosa
43
1930
frastornasse, un uccello che gli battesse l’ali bianche
44
1930
ragazzo che parlava italiano gli offriva una statuetta di
45
1930
macabro, la Specola, che gli fruttava cento scudi al
46
1930
che chi avesse trovato gli stampi dei Reali di
47
1930
bugìa, fa lume lui — gli disse la madre e
48
1930
continuò: specchiati: le spalle gli si sono scamalate, dai
49
1930
fondo pauroso del mare. Gli orecchi trivellavano come conchiglie
50
1930
col tremito dei denti gli metteva addosso il ribrezzo
51
1930
nave pareva avesse strappato gli ormeggi. L’Oceano l
52
1930
che porta in cielo gli M neri di Maria
53
1930
Passa una draga con gli ormeggi neri cigolanti, a
54
1930
verdi, i palpiti laccati, gli aironi bianco freddi. Le
55
1930
fiere le vedute, aveva gli occhi dilatati dalla sorpresa
56
1930
alla terra la ciurma, gli amici trassero dalla stiva
57
1930
gente spratichita su per gli angiporti come il prevenuto
58
1930
logri di carne con gli occhi freddi, come sfebbrati
59
1930
ossa d’uccellame abbrustolito. Gli uomini erano inselvatichiti e
60
1930
più giovani s’alzò, gli porse le mani e
61
1930
la bocca: Casa mia! — Gli altri si erano gettati
62
1930
che prima di chiudere gli occhi si possa ripassare
63
1930
sonno ebbe uno smarrimento, gli sembrava d’essere nel
64
1930
gonfiato quando s’accappia gli orli con le mani
65
1930
glabro e incartapecorito, anche gli occhi inchiostrati erano sbiaditi
66
1930
fumanti. In quelle contrade gli uomini avevano i visi
67
1930
le urlava uno che gli dicevano “Il Profeta”, mentre
68
1930
dagli occhi ad aureolare gli ascoltatori, velato di pelle
69
1930
delirante: — Vili! per amare gli uomini non bisogna conoscerli
70
1930
prefica. ¶ — Lo so. ¶ — Conclusione: gli uomini sono vili, indegni
71
1930
amara dell’uomo sagginato. Gli ascoltatori, gente d’ogni
72
1930
uomo in delirio con gli occhi lampeggianti e con
73
1930
qua e là muovendo gli occhi come le teste
74
1930
le teste cernierate sopra gli orologi a pendolo, sull
75
1930
crocidava: Aldilìk, Aldilik! — Alè! — gli urlò uno di sull
76
1930
chiamò a sè e gli confidò che voleva parlargli
77
1930
giustiziata in questi giorni: gli fu rinnovata la proposta
78
1930
sono stati i libri, gli darei fuoco. Coteste cose
79
1930
suo paese. La testa gli s’era del tutto
80
1930
i libri più buoni, gli altri furono gettati sui
81
1930
antidiluviano che avesse perso gli anelli della coda, gli
82
1930
gli anelli della coda, gli zoccoli e la rupe
83
1930
distinguevano le nazioni e gli occasi: un focolaio rosso
84
1930
la rimbalzava sull’impiantito gli studiosi alzavano il capo
85
1930
le avesse mangiate con gli occhi; ad averle lisciate
86
1930
il pelo all’incontrario. Gli uomini che stavano a
87
1930
attacco non si cavassero gli occhi e si divelgessero
88
1930
delle sonnambule. Alcune alzavano gli occhiali sull’arco delle
89
1930
d’innocenza smarriva entro gli occhi della ragazza, su
90
1930
simile a un occhio. Gli abiti, ch’egli indossava
91
1930
adolescenza han camminato con gli occhi volti al cielo
92
1930
dei capelli folti, sgusciava gli occhi tondi. — È tutta
93
1930
con un sorriso ingenuo gli domandò se egli era
94
1930
degli automobili nel torpore gli sembravano delle colossali gru
95
1930
suol guardare i santi. Gli passò una mano sul
96
1930
spia n. 13 al paese, gli saltellava sempre davanti gli
97
1930
fondo del cielo abbagliante. ¶ Gli emigranti erano ammassati sul
98
1930
sonno, stregati dalla paura. Gli uomini, tutta gente dei
99
1930
che speculano sulle calìe, gli spurghi dei magazzini, le
100
1930
prendete la reliquia benedetta. ¶ — Gli occhiali rossi liberano dal
101
1930
grande arco luminoso, ma gli emigranti fissavano atterriti la
102
1930
sconvolsero l’acque vorticosamente, gli argani per le gubìe
103
1930
per le gubìe, risucchiarono gli anelli della catena assommando
104
1930
sporgevano i figli e gli facevano gettar baci alla
105
1930
terra e al cielo, gli uomini salutavano, piangendo, la
106
1930
poveraglia inginocchiata in coperta, gli fecero pensare che tutto
107
1930
nostrala celeste e salmastra, gli occhi, liquefatti dalle lacrime
108
1930
verso il sole levante. Gli ambulanti colorivano il grigiore
109
1930
tremava sotto i piedi, gli alberi scardazzavano il fumo
110
1930
Una giornèa da disbarco gli ravvolgeva il torso gagliardo
111
1930
pareva premesse l’aratro. Gli occhi intrepidi fissavano l
112
1930
neri su bianco, con gli occhi affebbrati i Discepoli
113
1930
la vita. Per amar gli uomini e consacrare quanto
114
1930
cera, aderiva all’osso, gli occhi sigillati sognavano nell
115
1930
raffica di piombo che gli crivellò le parti del
116
1930
un tedio nuovo piccoli gli sembrarono gli uomini che
117
1930
nuovo piccoli gli sembrarono gli uomini che si arrapinavano
118
1930
sulla terra: “per amare gli uomini e consacrare quanto
119
1930
la campana di vetro, gli associava nel pensiero il
120
1930
videro mai! Se vedessi gli uomini non li amerei
121
1930
dal tempo avevano tolto gli ormeggi in fretta e
122
1930
dell’Alpe, il fogliame, gli uccelli, la casa, i
123
1930
son, foreste folte ¶ per gli anni altere e per
124
1930
la scure mai tronca gli sterpi ¶ suona la selva
125
1930
E dove saresti tu? — gli rispondeva un altro che
126
1930
grotte, ¶ dove regnano solo gli animali, ¶ faceva il giorno
127
1930
caldaie di pece bollente gli stropoli e cospargevano le
128
1930
chiatte, cariche di carbone, gli uomini neri con gli
129
1930
gli uomini neri con gli occhi bianco-smaltati sembravano
130
1930
dirigendosi, senza intesa, verso gli angiporti, nell’intrico di
131
1930
mattone, metteva al posto gli invitati su dei sofà
132
1930
impallidita sott’olio, con gli occhi di maiolica, la
133
1930
naso di falco e gli occhi di cammello, ravvolti
134
1930
ch’abbia digiunato e gli si siano afflosciate le
135
1930
le labbra molli e gli occhi sul viso giallo
136
1930
verrebbe voglia di cavargli gli occhi per vedere se
137
1930
come i morti e gli uomini imbalsamati, portava sulle
138
1930
che la rapiva tra gli urli del parentato. ¶ La
139
1930
nel trambusto alle rappresentanze gli fu levato di rispetto
140
1930
divano imbottito di vegetale, gli rammemorava la prima donna
141
1930
spina d’agave e gli occhi maculati parevano quelli
142
1930
Dalla coverta un compagno gli calò un cavo che
143
1930
con tutto il cordame, gli scafi, le calate, i
144
1930
profumo di terra palustre gli dette i brividi. Addio
145
1930
nel paese delle chimere. ¶ Gli uomini rudi della montagna
146
1930
scabra come una rupe, gli occhi duri come selci
147
1930
In quelle fiancate lapidee gli uomini s’annientavano come
148
1930
di San Paolo e gli occhi di cielo, si
149
1930
la sollevava a scatti, gli occhi si dilatavano convulsi
150
1930
nuovo — disse Federigo attizzando gli occhi con le dita
151
1930
tutte le imprecazioni che gli avete mandato. Specialmente tu
152
1930
finestra spalancata si vedevano gli alberi dell’orto fioriti
153
1930
accercinate alle chiome. Sentiva gli orecchi bugnare come conchiglie
154
1930
Viscide morene e delfini gli avevano allumachito il corpo
155
1930
impolpato di mal’acque gli davano tremiti freddi. Trasse
156
1930
nel cavarsi la giubba, gli era caduta. Gliela avevano
157
1930
lo salutassero. La madre gli si inginocchiò davanti come
158
1930
un frullone di pensieri gli fece girare il capo
159
1930
risentivano la freschezza antelucana, gli orti, rasenti la linea
160
1930
ogni aspetto di tetraggine. Gli uccelli sciamavano sopra i
161
1930
che avevano pianto tanto, gli occhi spenti nelle orbite
162
1930
imbestiato e impietrato e gli incuteva spavento e pietà
163
1930
caligo e scarabei neri. Gli scafi dei piroscafi dalle
164
1930
sangue erano come fortezze, gli ormeggi afforcati, i pennoni
165
1930
rande ammainate, i bompressi, gli alberi di maestra e
166
1930
cerchiate di bianco, come gli occhi delle anitre selvagge
167
1930
come sciami d’uccelli. Gli antemurali cerchiavano questa Geenna
168
1930
di febbre a tutti gli ordigni. Le eliche aravano
169
1930
fu spurgato dai vagoni. Gli emigranti stavano appollaiati sui
170
1930
essere massacrati dalle locomotive. Gli uomini, che avevano urlato
171
1930
ma non parve smandriato. Gli emigranti furono attruppati e
172
1930
quel grugno che par gli ci siano date le
173
1930
marinari. ¶ — E dove vai? — gli chiese il nostromo. ¶ Amedeo
174
1930
non pescare. Così proverbiavano gli antichi. Sicchè anche tu
175
1930
Sì. ¶ — Pensa, cadetto, che gli antichi sentenziavano che l
176
1930
belati di agnello. ¶ — Sono gli italiani — disse un vecchio
177
1930
e delle Fazzende. Quando gli avranno digrumato il cuore
178
1930
digrumato il cuore e gli occhi li seppelliranno in
179
1930
dai nasi schiacciati, con gli occhi rammendati, dondolavano il
180
1930
agri d’itterizia, con gli occhi opachi del pollo
181
1930
naso a falco, con gli occhi di smalto, turchi
182
1930
carta e stracci tra gli angiporti; stava lì, coi
183
1930
mani insidrite e scalfite gli sanguinavano; arrancava molto su
184
1930
arrancava molto su per gli erti carugli per poter
185
1930
del suo paese. ¶ — Compagnero — gli urlarono i due. ¶ — Di
186
1930
faresti bene il secondino — gli urlò un cliente. ¶ — Il
187
1930
del Sud ci sono gli emigranti a branchi innumerevoli
188
1930
ma l’inquietudine non gli faceva prendere sonno, il
189
1930
dondolìo lento della carena gli sconvogliava lo stomaco. I
190
1930
dorme sulla frasca come gli uccelli. ¶ — Lo vedo. — E
191
1930
celeste e di stelle. Gli scafi, ormeggiati nel porto
192
1930
celesti, i gialli; rassodò gli scafi profilandoli sul fondo
193
1930
pane con la forca. ¶ Gli antesignani fecero apparizioni anche
194
1930
ambito del suo teschio, gli segnalava anche i crocchi
195
1930
nemmeno di rabbia quando gli colò il sangue bollente
196
1930
monarchi, poliziotti, gendarmi, carnefici: gli uomini della menzogna, dell
197
1930
potendo lampeggiare dagli occhi gli uscisse dalla bocca con
198
1930
abbrividiva sull’intonaco. Tutti gli infermi giacenti sugli strapunti
199
1930
fascino misterioso traeva seco gli invasati e i credenti
200
1930
sembrano d’argilla e gli uomini spettri di mota
201
1930
spettro di neve, con gli occhi di carbone, per
202
1930
degli occhi, m’imbratterò gli abiti di fango, andrò
203
1930
la mia voce – io gli farò giungere sull’ali
204
1930
è in piena e gli uomini saranno chiusi nei
205
1930
un impalpo di capelli. Gli occhi ella aveva rotti
206
1930
osso frontale si scheggiavano gli occhi con intaccature vermiglie
207
1930
contrastavano loro il cammino. Gli uccelli si levavano dalle
208
1930
acque morte delle lame. ¶ Gli antesignani sentivano e presentivano
209
1930
clava con la quale gli uomini, diversamente ispirati, hanno
210
1930
algide notti accosciati sotto gli archi dei ponti trasudanti
211
1930
di un lebbroso che gli leccasse il dente della
212
1930
imbalsamato. Una barbetta patita gli trapuntava il mento. ¶ Qualcuno
213
1930
del vento e impiccoliva gli uomini che vi passavano
214
1930
vele percosse dal vento, gli domandò repentinamente: ¶ — Ma fosti
215
1930
stanza e bottega rattoppava gli zoccoli da contadini. Nella
216
1930
contadini. Nella testa pareva gli ci fossero date le
217
1930
le pucette, i capelli gli eran cascati e il
218
1930
Mi osservò di sopra gli occhiali, si sedette e
219
1930
una figura da Specola, gli occhi piccoli, fissi su
220
1930
uomo mi fece fissare gli occhi sopra un pertugio
221
1930
quello il luogo dove gli spioni venivano a truccarsi
222
1930
di acchiapparmi a tutti gli sterpi ma tutti si
223
1930
mondo conosciuto. ¶ Di tutti gli antesignani che avevano battuto
224
1930
Iniziativa aborriva gl’intellettuali, gli uomini del compromesso, e
225
1930
di San Paolo e gli occhi di cielo; proveniva
226
1930
di gran dignità e gli occhi socchiusi, ascoltava estatico
227
1930
Carchio, il vecchio apriva gli occhi. Quei rombi sembravano
228
1930
saette, facendo palpebrar giallo gli scheggioni di Pietrapana, sotto
229
1930
nella loro bianchezza lunare. Gli estremi clivi di olivi
230
1930
da cui spuntavano affasciati gli arnesi del muratore, il
231
1930
cappello largo e sgrondato gli ombrava il viso scabro
232
1930
pioppi. Il diaccio antelucano gli sfebbrò il cuore. ¶ L
233
1930
dove languivano gl’infermi, gli ammattonati squallidi come campi
234
1930
amputati, i ventri bugiardi, gli spettri allucinati, le parole
235
1930
spietata. ¶ — Gran cuore, Pietro — gli disse pieno di rispetto
236
1930
degli alberi, il Cieco gli apparve come lo scheletro
237
1930
i castighi della divinità, gli parvero povere cose miserande
238
1930
pareti della Casa, come gli uccelli nelle spranghe della
239
1930
acque correnti. L’ebrezza gli fece desiderare l’isola
240
1930
isola della Patagonia, con gli alberi incantati che davano
241
1930
il polmone marino con gli occhi in camicia. ¶ Il
242
1930
il teatrino dei burattini. Gli attori eran tutti i
243
1930
su della terra, tutti gli stinchi della famiglia eran
244
1930
a foglia di zecchino. ¶ — Gli par d’essere la
245
1930
i bei spettacoli che gli dà, li potrebbe voltare
246
1930
tromba delle scale e gli andava incontro come soglion
247
1930
olio lavato nell’essenza. Gli occhi, liquefatti dal gemere
248
1930
a quello che tengono gli abati sul raccètto inamidato
249
1930
inamidato. Un gilè felpato gli abboccava la gabbia e
250
1930
corna di un becco, gli occhi lucevano di bramosia
251
1930
cinque palle, dalla catena gli pendeva un brillòcche celestone
252
1930
creature — Santippe e Verginella gli venivano incontro — con un
253
1930
incontro — con un pedatone gli farei ruzzolare le scale
254
1930
leccandosi il naso travolgeva gli occhi tremando. Un tarpano
255
1930
c’era uno che gli dicevano Pilato perchè il
256
1930
Pilato perchè il paralitico gli faceva frattare le mani
257
1930
come anitre, tutte inforcavano gli occhiali sui nasi gobbi
258
1930
per questo i gesuiti gli avevano somministrato del tossico
259
1930
l’unghie, i denti, gli occhi, — diceva trafelato agli
260
1930
barba, intonsi da anni, gli si avvilucchiano sul viso
261
1930
scatola che lo scolopio gli aveva aperto a bella
262
1930
spracchicchio su due murate, gli scafi s’allargarono e
263
1930
si riassommò a galla gli scafi ritornaron murata murata
264
1930
e popolarono d’ombre gli anditi del Casone. ¶ Gl
265
1930
dalla finestra. ¶ Al gobbo gli pareva d’esser tirato
266
1930
lo impegolava alla terra. Gli occhiali di sotto il
267
1930
di Trento avesse liberato gli spiriti maligni. ¶ — Lasciateli sfogare
268
1930
dipinto nel muro e gli parve che la gobba
269
1930
di cencio. Lo spavento, gli urli, le dannazioni, le
270
1930
le dannazioni, le caldaccie gli fecero come lievitare il
271
1930
uno spigolo della cassa gli schiacciò un orecchio. In
272
1930
notte, nel sonno ottenebrato, gli parve di precipitare dal
273
1930
che si fingeva pipistrello gli si aggrinfiava addosso e
274
1930
il prete all’altare: gli scongiuri, le maraviglie, le
275
1930
le chiome, lasciando dietro gli scialli entrarono nel tempio
276
1930
con una spilla che gli passa le cervella. In
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1930
capo, la cercò con gli occhi schiacciati sulle lenti
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la cotenna. Ella dilatati gli occhi, s’alzò, randolò
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Ohimè! — gemè. La gobba gli sembrò diventata un cardo
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come il mare, come gli Oceani; ma fuoco ti
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E così sia! ¶ III. ¶ Gli antesignani s’aggiravano per
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volto dell’antesignano e gli apriva una via d
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1930
dietro il capo e gli allungava le braccia di
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1930
che tragittavano sulle pareti. Gli antesignani sembravano statue di
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eran maledette dagli antesignani. ¶ — Gli uccelli, liberi nella natura
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compagne? — I catecumeni volgevano gli occhi, si fissavano tra
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1930
e concludevano: — È vero! ¶ Gli antesignani provenivano dalle città
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chiavaccio nell’uscio e gli si porge il pane
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Il Tarmito affissava, con gli occhi maculati in verde
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suoi come il nibbio gli uccelli di nido, i
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fratelli colti da terrore gli accennavano un Crocifisso imbullettato
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diaul! — poi l’ira gli annodava la lingua e
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le dita uncinate cercava gli occhi di Federigo. ¶ I
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e ringhiava, il gobbo gli dava delle sgrugnate a
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Gobbo iniquo, ti dipingo gli occhiali sul grugno, ti
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gazzottato dal cravattino, con gli occhiali a sghimbescio, scianguinante
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di campane a fuoco gli usci si chiudevano sbatacchiati
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dai pasticceri che avevano gli occhi e l’istinto
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e fu calato giù, gli fu filato più di
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Nolano, un tavolino, erano gli arredi di una sala
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1930
di strizzo. Nelle tasche gli fu rinvenuto un foglietto
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il segno della Croce. ¶ — Gli dànno il fuoco come
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carne marmata. Al collo gli legarono una pezzuola rossa
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avvicinarono a lui e gli chiesero piano piano, quasi
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di un abito buono gli faceva da scorta. Da
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il piastrone della cravatta gli rasentavano la bocca che
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ebbero l’acqua sopra gli zoccoli, l’attacco si
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morto aggelava. Una ventata gli portò via la pezzuola
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e con uno spago gli legò ambo le mani
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altro lo sollevò per gli stinchi diacciati e due
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aveva favella, il terrore gli aveva aorcato la gola
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che il petto grossito gli stralevava, delirante azzannava boccate
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vagellò: — Hai firmato! — Con gli occhi divaricati dalla demenza
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ravvolsero il capo dentro gli scialli neri: — Scurirà il
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perchè i fondali risucchiano gli urli, e con delle
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sacchette piene di rena gli staccano i polmoni, gli
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1930
gli staccano i polmoni, gli spezzano il fil delle
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cagne annodate ai maschi, gli uomini si eccitavano del
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1930
sputo. Ai detenuti magri gli metteva una mela in
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secco e spoglio come gli alberi geneologici delle famiglie
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1930
busto del Re che gli era nevicato polvere di
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1930
pomelli davano sul celeste, gli occhi lustravano di sangue
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baffi erano come granturcali, gli orecchi saldi e polputi
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Ma il Giallone aveva gli occhi del nittalopo, quello
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si davano convegno tutti gli accattoni, i girovaghi, gli
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gli accattoni, i girovaghi, gli zingari calderai, i fuggiaschi
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1930
tirava a risucchio tutti gli straccali della vita. ¶ La
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1930
rosso di carnagione con gli occhi luschi e loschi
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urlava il cieco sfoderando gli occhi freddi di un
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Sta zitto, cieco smontabile — gli urlavano i ragazzi — che
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mesi come le ciuche — gli diceva lo Zoppo ghignando
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a tacere io: — Pensate, — gli dissi — che chi ha
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al collo. Il vecchio gli randolò una sgabellata, si
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aiutato per cieco e gli dico che ho ricevuto
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carube, tutti questi fetori gli s’impastavano addosso e
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presi dalla elefantiasi, ma gli dicevano Zoppa perchè era
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1930
io sulla Collina Quadrata; gli facemmo anche una croce
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morti e parlò come gli uomini di pena: ¶ — Fratelli
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una scheggia di granata gli aveva scassato una ganascia
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scassato una ganascia e gli scopriva un filare di
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un filare di denti, gli occhi aveva sforbiciati. ¶ — Chi
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1930
quali sei, o fratello? — gli chiese uno battendogli una
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1930
sui tetti pigolavano grimi gli uccelli. Quando l’ardito
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sull’arcate del ponte gli si presentò davanti la
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1930
tra i cordami e gli alberi dei bastimenti ormeggiati
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ancora velate d’ombra. Gli uccelli ciuciurlavano tra i
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ferrigno delle belve intanate. Gli abiti incotti resero il
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del Carso. Dei pipistrelli gli percossero la voltata del
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la cresta dell’orbita, gli occhi ardenti infiammavano la
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con le tempeste e gli uragani, un dì rimasto
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volta i caratteri. Allora gli occhi folgoravauo più vivi
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A Federigo i ragazzi gli dicevano “bavarocchio” perchè dalla
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domenicano sofista, l’alito gli sapeva di torcia a
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1930
dalle trombe del naso gli faceva rimbocco in gola
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1930
porri seccaricci, sul ponte gli ci s’erano incarniti
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ci s’erano incarniti gli occhiali spessi e sfaccettati
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sfaccettati come saliere che gli pentagonavano gli occhi incotti
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1930
saliere che gli pentagonavano gli occhi incotti. La fronte
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1930
occhi incotti. La fronte gli s’era impietrita e
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in quel momento qualcuno gli chiedeva un giornale Federigo
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1930
prima di un acquazzone gli prendeva un gran prurito
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smaniare. Quando la prurigine gli dava la rósa sopra
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1930
tiglio al lume settembrino, gli occhi ella aveva ceruli
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1930
scorciava il capo, sgusciava gli occhi piombati di sotto
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1930
occhi piombati di sotto gli occhiali appannati d’alito
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cui il gobbo smaniava, gli si narrò: ¶ — Ci fu
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via!... — sbrodolava, e con gli occhi bevuti incalzava: — narra
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braccia di scimmione scheletrito gli giungevano ai nodelli, la
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1930
ai nodelli, la testa gli calò nel mezzo del
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nel mezzo del petto, gli occhi sottovetro lucevano come
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schietta dalle labbra. Uno gli disse: — Passa. ¶ Il gobbo
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d’acqua, il sangue gli era scoppiato dal naso
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1930
gobbo, ma riprende... ora gli fanno le fregagioni. ¶ — È
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in cisterna aveva perduto gli occhiali e gli occhi
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1930
perduto gli occhiali e gli occhi gli s’eran
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1930
occhiali e gli occhi gli s’eran spenti, guardava
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alla madre. Ella sgusciava gli occhi, prendeva con due
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All’ultimo figlio, Filiberto, gli dicevano San Luigino perchè
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1930
candela accesa contro vento. Gli occhi aveva dilatati sul
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Amedeo, ma la gente gli diceva il Tarmito perchè
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attacco di vaiolo nero gli aveva pertugiato il viso
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1930
Dina lo aveva, come gli altri, istradato sulla via
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1930
egli lavorava di muratore gli logoravano lo stomaco, a
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1930
ludron, pazzo e porco — gli urlava la madre avvampata
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1930
portato sopra, le gambe gli han fatto arcone dal
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1930
campo di canapaglia spaventerei gli uccelli. ¶ Isaia si sentì
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nell’andito. La madre gli s’inginocchiò e fece
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morte. ¶ — Se si troverà gli assassini, ci fingeremo muti
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1930
al punto ¶ della morte. ¶ Gli scossoni d’acqua parevano
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1930
paura di imbattersi con gli assassini di macchia. Quand
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1930
la cenere? ¶ — Ci caveremo gli occhi per farci medicar
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1930
erano tutti taciturni, come gli uccelli nel temporale. Affranti
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1930
alta. ¶ — Ubbidite il padrone, gli dicevano rassegnate le madri
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1930
del mento quadrato, chiuse gli occhi e mi disse
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Comando che tu lasci gli ozi e le dovizie
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1930
Il cuore nelle avventure gli si chiuse come un
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1930
cui spuntarono delle spine, gli occhi gli divennero solidi
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1930
delle spine, gli occhi gli divennero solidi come il
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1930
il diamante, la carne gli si solidificò sull’ossatura
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1930
ossatura gagliarda, il torso gli divenne scabro come un
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1930
recidendo di un colpo gli arbusti più esili, sui
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1930
col capo incendiato, e gli zoccoli balenanti, soffiavano caldo
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1930
il viandante s’approssimarono, gli aprirono, lo protessero dalle
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1930
parete di calce cruda, gli occhi, di lucido smeraldo
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1930
piattello d’ottone con gli orli accartocciati come una
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1930
disseccato al sole depilava gli occhi a una fanciulla
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1930
Ittitippighimmedi ¶ Cia raggico ¶ ittitippi gli mendi ¶ e martellò i
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1930
dei corvi mi guastavano gli occhi, sturbato gli apersi
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1930
guastavano gli occhi, sturbato gli apersi intorno. Voci di
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1930
del gelo e sopportare gli ardori, palpitare ai venti
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1930
inasprisce come il vino. Gli uomini sono previdenti per
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1930
sulla tomba. ¶ Isaia socchiuse gli occhi e parve assopirsi
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1930
della terra incognita, che gli affaticava l’arido cuore
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1930
proferito queste parole riabbassò gli occhi sul libro, si
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1930
giorni, di qui, partiranno gli audaci alla ricerca delle
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1930
Io non reggo più gli anni sui trabalzi del
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1930
fece assidero sul recado, gli consigliò le prove della
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1930
sulle steppaie, l’aria gli diacciava la gola riarsa
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1930
dura come una rupe, gli occhi neri assetati d
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1930
uncinava la bocca e gli occhi prendevano la fissità
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1930
rilievo che davano a gli occhi duri e torvi
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1930
un corno di bue gli uncinava la fronte, gli
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1930
gli uncinava la fronte, gli archi delle ciglia in
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1930
rilievo, di pietra aveva gli occhi fissi. Le mani
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1930
solide, cotte dal sole, gli occhi parevano confitti da
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1930
un serpente celeste che gli strisciava sul ventre. Sull
427
1930
pelle coi capelli e gli orecchi e trasforma il
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1930
Dall’intrigo della boscaglia gli indiani scendevano alla caccia
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1930
bleu, ocra, cobalto altomare, gli alveari rotti dai tuoni
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1930
al fremito degli alberi; gli avvallamenti si appozzarono, stemprando
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1930
si eticava come ischeletrito, gli uomini sentivano serpere sopra
432
1930
lo scento della selva; gli alberi scosciati, turbinati dagli
433
1930
Rio corse d’argento, gli uccelli cantarono, le rane
434
1930
sotto il tronco come gli uomini dall’arca dopo
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1930
vista d’occhio tutti gli alberi erano stati divelti
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1930
le carrube, le querce, gli algorob, i ginepri, come
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1930
cavalli a una lama gli uomini si coricarono alla
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1930
Cascata! ¶ La guida e gli uomini del luogo si
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1930
foresta si videro uscire gli indiani, delle donne e
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1930
avevano contesta di prunaie, gli occhi smaltati sul viso
441
1930
tra i gineprai. Mentre gli uomini della carovana zappavano
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1930
strapanati, delle giacchette che gli rimanevano sopra i polsi
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1930
di un accampamento. ¶ XX. ¶ Gli uomini della carovana abbattendo
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1930
di cielo, videro assisi gli indiani intenti a tuffare
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1930
la fame vorace. ¶ Seguendo gli stampi e le peste
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1930
Furono tosto insellati e gli uomini salirono armati sul
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1930
salirono armati sul recado. Gli indiani catturati furono messi
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1930
cotto v’erano visibili gli stampi dello zoccolo di
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1930
là per la foresta gli strani abitatori: gli uomini
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1930
foresta gli strani abitatori: gli uomini di statura elevata
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1930
e l’afa riarsiva gli uomini, il corpo sembrava
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1930
bocca del forno bollente. Gli alberi della foresta fremettero
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1930
tendenza ai lavori agricoli. Gli indigeni essendo stati dimenticati
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1930
Ciaco, parlarono a tutti gli animali e a tutte
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1930
dovete prendere quanto hanno gli altri, ne avete diritto
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1930
incontrate sul vostro cammino. Gli indigeni eseguirono tosto le
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1930
incontravano, uccidevano e squartavano. Gli indigeni conservavano le teste
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1930
enorme zucca. Le vedette gli chiesero dove andasse. Rispose
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1930
per i boschi. ¶ — E gli oggetti? ¶ — Furono portati da
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1930
su quella viottola riapparvero gli stampi degli zoccoli del
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1930
paura di morire, tutti gli uomini accampati si sparpagliarono
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1930
delle irruenti evacuazioni e gli uomini stremarono le ultime
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1930
le ultime forze che gli erano rimaste. Riposarono tutta
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1930
Don Josè vedendo che gli uomini e le bestie
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1930
dissetato, ritornò a rilevare gli uomini rimasti all’accampamento
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1930
rimasti all’accampamento. Quando gli assetati giunsero all’acqua
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1930
dei cordoloni paonazzi e gli occhi aveva fuori del
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1930
terra? ¶ — Sotterrati. ¶ — E chi gli ha dato sepoltura? ¶ — I
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1930
I Ciamocochi. ¶ — Menti. E gli oggetti di Nicodemo dove
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1930
vellutati nella notte stellata: gli indiani consultavano il Grande
471
1930
là del mare e gli fecero vedere il mondo
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1930
le cavità pareva spuntassero gli occhi e la bocca
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1930
stive intorno a sè. Gli uomini traghettavano il Rio
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1930
cielo, vi rivolgeva supplice gli occhi i quali stillavano
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1930
corrotte dall’eterno pensiero gli sturbavano l’animo. Egli
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1930
fauci sitibonde. Destandosi ombrava gli occhi atterriti, con la
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1930
che svolazzavano sulle carrube, gli rompevano il sonno. Spalancava
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1930
raccolti cadevano sulle prode, gli alberi non potati ramificavano
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1930
diventato di pietra pertugiata, gli occhi riassumevano tutta la
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1930
impalcatura dei denti pareva gli sorridesse, per la fenditura
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1930
confitta nella carne e gli aveva dato per giorni
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1930
trentacinque mucche, tanti erano gli anni che la donna
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1930
peccato e della espiazione, gli si accosciarono accanto lungo
484
1930
la notte non chiuse gli occhi. Le membra assuefatte
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1930
con le travature pesanti, gli calcava il teschio, le
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1930
lo incassavano, l’ammattonato gli rendeva il ribrezzo della
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1930
del 1848 i quali per gli errori e le sconfitte
488
1930
e le sconfitte e gli inganni sono caduti nello
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1930
prua salpavano l’ancore, gli davano volta al monachetto
490
1930
Ogni poco egli alzava gli occhi stanchi, li arieggiava
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1930
più su del pietrato, gli teneva fermi incrociati come
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1930
aveva biasciato e conciato, gli aveva aggrinzata la pelle
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1930
dentatura. Il Tarmito avvicinatosi gli battè una mano sulla
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1930
se l’avessi davanti gli occhi. ¶ — Sono degli anni
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1930
sopra una croce. Sai gli detti il mio nome
496
1930
il fagotto il Tarmito gli disse: — Io vado in
497
1930
era alzato dalla colonna, gli anni lo avevano scorciato
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1930
rimpannucciato: la testa sbollentata, gli occhi scoppiati, la bocca
499
1930
gubìe della nave risucchiavano gli anelli della catena, parve
500
1930
che riconobbe Cesare e gli andò incontro urlandogli: — Bello