Matilde Serao, Cristina, 1908

innanzi alla finestra. ¶ — L'ha con me — disse fra

impertinente. Chi te lo ha dato il soldo per

lo avevi. ¶ — Me l'ha regalata Peppino Fiorillo, quel

Ciccina, quel poveretto ti ha mandato anche a salutare

mandato anche a salutare! Ha detto così: salutami la

con Peppino Fiorillo? ¶ — Mi ha promesso un gelato, da

parlando sottovoce. ¶ — Totonno mi ha ancora scritto, oggi — confidò

padre. ¶ — Oh! ¶ — È vecchio, ha fatto il tempo suo

forte passione? ¶ — Chissà! Non ha un soldo e Cristina

un soldo e Cristina ha quattromila ducati di dote

la zia Rosina che ha l'asma, Cristina eredita

mio, che faccia malinconica ha Peppino! Cristina potrebbe guardarlo

vuole sposare, Cristinella. ¶ — Lo ha detto a voi, papà

coloniali è prospero, non ha che sua madre, avrà

attivo, pieno di buonsenso. Ha trent'anni. Quanti ne

riportalo a chi l'ha scritto, a quel pezzente

secca di pomidoro. ¶ — Che ha mandato papà, dalla piazza

un soffio di voce. ¶ — Ha chiesto neve da mangiare

so, non so... ¶ — Tanto ha da morire: dategli questo

Ciccio Cannavale, il padrino; — ha voluto morire per te

egoismo sospettoso di chi ha troppo sofferto. Ognuno si

nessuno di dire che ha sofferto, quando non ha

ha sofferto, quando non ha vissuto la mia vita

di un giudice che ha dimenticato di essere uomo

Eschilo che la fatalità ha pietrificata nel dolore. ¶ Da

pentiti, che il rimorso ha domati. L'uno si