Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

m'abbia, ¶ Ch'i' ho la fantasia fuor de

colle selle basse. ¶ I' ho dato a un granchio

notte di Befana: ¶ Ragionat'ho al Frullana, ¶ Com'io

al Frullana, ¶ Com'io ho a noja, avendo ben

passa in Ungheria; ¶ Vedut'ho la Cometa in Lombardia

farem la bua: ¶ Non ho più lana, e cenci

se ancora il vero ho bene inteso ¶ Le campane

ingrato Giasone. ¶ Più volte ho lagrimato di dolcezza ¶ D

porro cotto. ¶ CXXIII ¶ I' ho studiato il corso de

so di cui, ¶ Ma ho posto silenzio alle campane

paja vino, ¶ Ch'i' ho di fantasia pieno il

penna, ch'io non ho coltello, ¶ Ch'or fuss

da far gelerìa; ¶ Fuoco ho il fegato, e diaccio

poca attitudine, ¶ Che l'ho male studiata in gioventudine

Compar: s'io non ho scritto al comparatico, ¶ Non

diventato sono arcilunatico, ¶ E ho perduto la consuetudine ¶ Del

Giovanni disse: I' l'ho sferrato; ¶ E Nin ridendo

Per volerne piacer, disagio ho preso: ¶ E per in

io mi conduco: ¶ Così ho io turato ogni mio

buco, ¶ Ch'io non ho più che dar, nè

par medicina. ¶ CLXXX ¶ I' ho dinanzi il fondaco del

del cesso, ¶ Di dietro ho fosse, con ranocchi, e

di miccia, ¶ Perch'i' ho i denti tutti rotti

le labbia; ¶ Per sete ho arso la gola, e

dir superbo ch'i' ho tanto a schivo, ¶ Mestier

l Conte, ¶ Qual io ho teco, e d'odio

lo sò che l'ho provato, ¶ E lo provo

tutte l'ore; ¶ Che ho moglie, e parentato ¶ Di

a nerbo. ¶ CCXXVII ¶ Io ho il mio cul sì

i' sarò purgato. ¶ Ben ho fatto al mio cul

far cacare. ¶ CCXXVIII ¶ Io ho il mio cul sì

il tempo stagionato. ¶ E ho il budel sì netto

per Panello: ¶ A dormire ho gran sonno, e dormo

sì fatti, ¶ Ch'i' ho 'l cor di vergogna

le sacca; ¶ Ch'i' ho disposto non mangiate a

la Salamandra, ¶ Che l'ho veduto con molti altri

ancor i' non t'ho ben scosso la polvere

ciascun anca; ¶ Mutata l'ho, ed or la porto

bianca. ¶ CCLX ¶ Posto m'ho in cuor di dir

medicine, ch'io v'ho steso ¶ Di proprietà perfettissime

omai scivic, ¶ Ch'i' ho mestier d'ingegni che

cosa stratta. ¶ Un pensier ho, che punto non indugia

Pilade, ed Oreste; ¶ Desìo ho di saper, per qual

guida, o mena; ¶ Veduto ho gente assai mal capitare

Per un inganno che ho riceuto, ¶ Seguir intendo tale

doppia la boccia, ¶ Non ho pensier dal Lupo esser

Zenzar di Gennajo ci ho trovate, ¶ Tu de' pensar

legge, ¶ Se olio non ho, pagarla di correggie. ¶ CCCXXIX

die judicio. ¶ CCCXXX ¶ I' ho fornito per lo Carnevale

migliaccio, ¶ Perch'io non ho nè teglia nè padella

nè padella, ¶ E non ho lardo, nè ancor sugnaccio

la bettonico. ¶ CCCXXXIII ¶ Io ho inteso che hai fatto

infingarda, viziata, e restìa: ¶ Ho questa fantasia ¶ Che caminando