Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

ch'al ginocchio ¶ rott'ho la calza e la

in mangiar le rape ho del restio; ¶ non però

baron di gran nomanza: ¶ ho sempre un centenaio di

grembo a Caritunga mia ¶ ho preso tutta Franza per

Carlo, l'onore, c'ho ridotto il ballo ¶ al

il primaio ¶ che l'ho provate e forse ancora

no, ch'io n'ho pur troppo, ¶ e tal

di superstizia il guarnimento ¶ ho riprovato e tuttavia riprovo

presenzia, o miei patroni, ho qui diffuso. ¶ In me

adduco senza causa; ¶ c'ho fatto d'un avaro

ma quella criatura ¶ c'ho in ventre, o Padre

se non testé c'ho franto ¶ lo figlio del

di volerlo qui piantat'ho il chiodo. ¶ 51. ¶ - O Iesú

non sei lungo com'ho 'l deto, ¶ e for

fin ti rada. ¶ 63. ¶ S'ho rotto ad Oliver tuo

d'un mio caso ho da parlarvi alquanto. ¶ 25. ¶ So

uccidi ¶ membrandomi ciò c'ho sempre temuto; ¶ tutti son

di questo piú non ho valore; ¶ aiutami tu, vescovo

narra quel troian incendio. ¶ Ho di mangiar che di

sia d'altrui, ¶ c'ho detto assai, signori, e

essere verace sin qua ho isperimentato. Ma Dio volesse