Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

Pompeo, in Roma ¶ ATTO I ¶ SCENA I ¶ CESARE, ANTONIO

Roma ¶ ATTO I ¶ SCENA I ¶ CESARE, ANTONIO, CICERONE, BRUTO

soli ¶ n'eran cagione i miei nemici e vostri

romane stragi. ¶ Il foro, i templi suoi, le non

rei soldati ¶ conversi tutti i cittadin già buoni; ¶ in

buoni; ¶ in crudi brandi, i necessari aratri; ¶ in mannaie

leggi; in re feroci ¶ i capitani: altro a patir

mai? ¶ Di vinta pugna i lor nemici mai ¶ impuniti

il soffrirebbe or che i confin del mondo ¶ di

patria per noi, su i casi suoi si aspetta

vediam di lei fallace, i veri, e pochi ¶ suoi

ultimi sforzi; or che i suoi tanti ¶ nemici fan

vediam da gran tempo i tristi effetti ¶ del mal

fra noi snudato acciaro. I soli ¶ nomi dei capi

mio esemplo siegua. ¶ Fra i rancor cupi ascosi, infra

atroci ¶ odi palesi, infra i branditi ferri, ¶ (se pur

veraci, noi. — Son questi i sensi, ¶ questi i sospiri

questi i sensi, ¶ questi i sospiri, il lagrimare è

ben far, può sola i propri pregi ¶ accrescer molto

il gran Tullio, hanno i loro alti ¶ romani sensi

e sol divide ¶ teco i tuoi vizi, e gli

destino. ¶ ATTO II ¶ SCENA I ¶ CICERONE, CIMBRO ¶ Cicerone ¶ Securo

asilo, ove di Roma i casi ¶ trattar, non resta

suo ritorno ei poscia ¶ I romani guerrieri ai Parti

del Reno in riva, i primi. ¶ Tropp'oltre, troppo

molti de' nostri: ¶ ma i delatori, in queste triste

tanti son più che i cittadini omai, ¶ che a

così voglian di Roma i Numi! ¶ Io, quant'è

puote, ¶ corrotto e vile, i più si cangian, tosto

tosto ¶ che si adunano i molti: io direi quasi

quella c'ha fra i lari suoi ciascuno. ¶ Il

e gl'intelletti e i cuori? Infra il mio

e di morir su i rostri, ¶ ch'or son

pur non è questa. I pravi umor, che tanti

e con lei tutti i cittadin veraci ¶ cadono; o

spersi ¶ sono, o cangiati, i rei. Cesare forse ¶ la

il tempo: ¶ io tra i mezzi il miglior stimo

tutti in Bruto; ¶ anco i più vili. ¶ Bruto ¶ E

odian Cesare in core i rei pur anco, ¶ non

forse ¶ d'ir contra i Parti, e abbandonar pur

mai non mi scordo i benefici altrui: ¶ ma il

giuro. ¶ ATTO III ¶ SCENA I ¶ CESARE, ANTONIO ¶ Antonio ¶ Cesare

ma Bruto prima, e i Cassi, e i Cimbri

e i Cassi, e i Cimbri poscia, ¶ e i

i Cimbri poscia, ¶ e i Tulli, e tanti uccider

soli eran di Cesare i nemici. ¶ Tra quei che

come le scuri ed i littor, lasciarti ¶ ed i

i littor, lasciarti ¶ ed i rimorsi e il perpetuo

uom l'ardire e i mezzi ¶ d'imitarti tiranno

aggiunga ¶ a' miei trionfi i debellati Parti: ¶ ed io

all'ombra ¶ tu, Bruto, i danni, ch'io le

puoi grandi ¶ far tu i Romani, ed integri tornarli

te provo a vicenda i moti. ¶ Dir non li

Pompeo non pure, e i cittadini tuoi, ¶ ma il

necessità!... Seguir del core i moti ¶ soli non posso

affreno? ¶ ATTO IV ¶ SCENA I ¶ CASSIO, CIMBRO ¶ Cimbro ¶ Quant

e sacri di natura i moti; ¶ a voi, che

in grembo al padre i figli, ¶ meco anelate or

rio ¶ comun terror tutti i Romani? a sciorne ¶ e

e gli amici, e i nemici, e in un

primo? — ¶ Questi son, questi, i benefizi espressi, ¶ cui far

vada. ¶ ATTO V ¶ SCENA I ¶ La scena è nella

Ecco, appressarsi ¶ del tiranno i littori. ¶ Bruto ¶ E Casca

non son di Bruto i temerari accenti; ¶ come a

appena, osare io pure i detti ¶ preoccupar del dittatore

che gli amici, né i nemici stessi ¶ più acerbi

or parla. — ¶ Ir contra i Parti, irrevocabilmente ¶ ho fermo

mio Bruto starassi. ¶ Spenti i nemici avrò di Roma

che udimmo, ¶ eran parole. I rei comandi questi ¶ fur

m'odi una volta; i pianti ascolta, e i

i pianti ascolta, e i preghi ¶ di un cittadin

e brandisce il pugnale; i congiurati si avventano a

fra l'ondeggiante folla, ¶ i feritor spariro: invan cercate

negato serto. ¶ L'oro, i banchetti, le lusinghe, i

i banchetti, le lusinghe, i giuochi, ¶ per far voi

a poco ritornar Romani ¶ i già servi di Cesare