Vittorio Alfieri, Ottavia, 1783

Nerone in Roma ¶ ATTO I ¶ SCENA I ¶ NERONE, SENECA

Roma ¶ ATTO I ¶ SCENA I ¶ NERONE, SENECA ¶ Seneca ¶ Signor

Seneca ¶ Signor, non sempre i miei consigli a vile

doni infausti ¶ di Plauto i campi, e il sanguinoso

daratti. ¶ ATTO II ¶ SCENA I ¶ POPPEA, TIGELLINO ¶ Poppea ¶ Comun

plebe gl'impeti; e i rimorsi ¶ dello stesso Nerone

grido, ¶ Seneca stesso? Ecco i rimorsi, ond'io ¶ capace

mormorar si attenta. ¶ Svela i falli d'Ottavia, e

torbida Agrippina ¶ la vidi; i suoi scettrati avi nomarmi

e se stessa, e i suoi regi avi ¶ prostituire

Tra l'erba e i fior, là di fresc

legame ¶ c'ebber congiunti i genitori nostri ¶ fin da

odio e furor lampeggiano i tuoi sguardi? ¶ Ah! ben

puoi, finch'io respiro: i mezzi ¶ di trucidar debole

mancar ti ponno? Entro i recessi cupi ¶ di questa

possa la tua plebe. I Numi ¶ son usi al

d'ogni strage appesi ¶ i voti ai templi già

digiuno! ¶ ATTO III ¶ SCENA I ¶ OTTAVIA, SENECA ¶ Ottavia ¶ Vieni

Tigellino, al campo; ¶ tacitamente i pretoriani aduna; ¶ terribil quindi

sovra gli audaci; e i passi tuoi sien morte

di Roma. Io taccio i danni ¶ miei, che i

i danni ¶ miei, che i minori fieno: ma sanguigno

noti ad ogni uomo i loro error son quindi

breve. ¶ ATTO IV ¶ SCENA I ¶ POPPEA, SENECA ¶ Poppea ¶ Da

io Neron conosco, ¶ Roma, i tempi, e Poppea. ¶ Poppea

troppo tu d'Ottavia i danni. ¶ Roma te sola

ne proverai tu prima ¶ i tristi effetti. Inutil tutto

cessa ¶ il popolar tumulto: i preghi chiusa ¶ trovan la

fallire ammenda ¶ fian lieve i detti, è ver; ma

appien svelarle ¶ io posso i nostri empi maneggi: io

Non leggo io tutti i tuoi più interni affetti

vendetta: ma, son dubbi i mezzi: ¶ e intanto esposto

tuo consorte arrenditi; o i comandi ¶ del tuo signor

anch'io lo veggio) i mezzi ¶ son lenti; e

altre. Già già taciti ¶ i pretoriani schieransi; proscritte ¶ già

soccorso. ¶ ATTO V ¶ SCENA I ¶ OTTAVIA ¶ Ottavia ¶ Ecco, già

infiammato a virtude hanno i più bassi ¶ servili cori

vo' solo ad essi ¶ i miei tanti delitti: altro

cadenti giorni ¶ salvar sperava i tuoi. Dovea la plebe

fiata, ¶ tu mel dicesti. I più segreti affetti ¶ del

Necessità fa prodi anco i men forti. ¶ Giunge or

io forse? — ¶ Tu, Nerone, i miei detti ultimi ascolta