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invenzioni verbali


Bernardino Martirano, Aretusa, 1618

concordanze di «i»

nautoretestoannoconcordanza
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bel garzone ¶ cantando dir i miseri lamenti, ¶ quando s
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cagione ¶ son d'Aretusa i fochi in acqua spenti
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con lui sol coglie i fior ne la verdura
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le bianche gote, e i crin d'oro si
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per dar le vele ¶ i marinari, il dipartir lor
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bagni? ¶ perché le rose, i gigli, e le viole
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fresca linfa. ¶ 27 ¶ Forse che i giusti e li divoti
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scioglie dal cavato chiostro ¶ i suoi soldati e l
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baston grave, ¶ ché svelle i pin come fosser finocchi
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Moro: ¶ non comportar che i mostri o l'infelice
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ivi ciascuno attende: ¶ così i soldati come i marinari
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così i soldati come i marinari, ¶ chi zappa, chi
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nera, ¶ incolti, polverosi, irti i capei ¶ e si farà
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il core. ¶ 51 ¶ Questi saranno i diletti e i piaceri
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saranno i diletti e i piaceri ¶ ch'avrai, cor
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che già sta sovra i vanni ¶ per volarsene in
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sotterra -. ¶ 53 ¶ E volendo seguire i suoi lamenti, ¶ ecco il
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bella. ¶ De' leggiadri occhi i soli son già spenti
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la scongiura, ¶ che acqueti i suoi sospir, che stagni
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culte, ¶ che 'l nome, i gesti e del pastor
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guisa di corona ¶ veggonsi i mesi, che distinguen l
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de la bella Proserpina i vestigi ¶ seguita tanto che
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superba, che mutati vede ¶ i gioveni infelici a sé
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fu vie più che i sassi, ¶ piacque al gran
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corre, ecco, le ferma i passi, ¶ i membri indura
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le ferma i passi, ¶ i membri indura, l'arco
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orrenda e strana ¶ dava i responsi la saggia Cumana
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in Ghiaradadda, ¶ tanto che i nostri gettan ponte in
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passar questa rivera ¶ e i francesi fuggir verso Milano
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E de' liguri alpestri i sassi sodi ¶ batte col
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venatico chiostro ¶ si vedeno i duo exerciti azzuffarsi; ¶ rossa
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sette e sette tori, ¶ i quali a Febo e
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lito: ¶ insino al cielo i sacri fochi odori ¶ e
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lito, ¶ pur che tu i nomi a le foglie
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ecco Maumet et ecco i suoi corsari ¶ ch'assaltar
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sarà stanco in dire i gesti sui ¶ chiunque beve
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de' Latini e Greci i primi dui ¶ potrebben dir
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vincerà, gli Arabi e i Parti. ¶ 120 ¶ Ecco quel saggio
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l'armata ostile, ecco i rapaci ¶ corsari, chiusi dove
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pietade, ¶ se vuol che i suoi li servin fedeltade
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e più non teme i ladri d'Otomanno; ¶ de
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uscendo pria del legno i piè reali, ¶ mille colossi
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di Fortuna a tutti i danni: ¶ come del tuo
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tua pietade or spiega i vanni, ¶ che tanto più
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veder desïava le ruine, ¶ i sassi, le reliquie e
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E son sì alti i suoi sospiri e tanti
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monte, ¶ le nubi; e i larghi e angosciosi pianti
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il viso e mostrami i bei lumi, ¶ ch'erano
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la bocca aprie; ¶ mostrami i capei d'auro a
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Glauco, Proteo, Palemone e i Tritoni ¶ che venghino i
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i Tritoni ¶ che venghino i miei pianti accompagnare: ¶ Eco
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non però l'umore i borri e i forni
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umore i borri e i forni ¶ accesi smorza ove
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fiore. ¶ 161 ¶ Le gambe e i piedi in due bianche