Lorenzo Venier, La puttana errante, 1531

Fra la barba de i becchi l'oldan stassi

oldan stassi, ¶ E fra i coglion de i gatti

fra i coglion de i gatti sta 'l zibbetto

vero andar di far i versi è questo. ¶ Sì

ERRANTE IL PRIMO CANTO. ¶ I ¶ D'una frustabordel, ladra

con la fica ¶ Corrompe i cieli e ammorba gli

o don Marte, ¶ Come i poeti pecore ognor fanno

vi date affanno, ¶ Se i versi miei non vi

Senza serpi, triaca e i bossoletti; ¶ Son in pergamo

cantando ¶ Ch'han fatto i bravi paladin di Francia

stesse mezz'ora fra i Dei ¶ La gloria semeria

il poltron traditore, ¶ Et i tratti di corda d

Di cazzi notomia fanno i sargnoni; ¶ Il qual per

sola al cul va i panni alzando ¶ Con mani

potta, ¶ E dice: «Ecco i trionfi, ecco i trofei

Ecco i trionfi, ecco i trofei! ¶ Strenui cazzi, miserere

cul, qual amante a i zibbetti, ¶ E come chi

chi, che litiga, a i palazzi, ¶ E come sposa

son più pazzi, ¶ Che i puttini de' frutti e

ghiotti e matti, ¶ Che i frati in sorbir brodo

narro di lei mezzi i peccati, ¶ Dite che 'l

lungava tre dita sotto i panni. ¶ Otto figliuoli ha

e sbirrarie, ¶ U' fansi i dati, u' fansi le

foia ribambita ¶ Tien a i cazzi otto dì corte

lo spicchio del sol i furfanti ¶ Corrono, quando 'l

Com'a le feste i ben vestiti amanti, ¶ E

vestiti amanti, ¶ E come i messer medici a l

tambur, che dà danari, i fanti, ¶ Com'a i

i fanti, ¶ Com'a i fichi la fame contadina

la fame contadina, ¶ Così i cazzi plebei corrono in

a metter poste, ¶ Veggia i cazzi impennati andar in

Vomitâr le budelle tutti i venti, ¶ Sconcaccârsi le stelle

e fêrsi oscure ¶ A i puzzi de la sperma

ammorbâr li profume e i profumieri. ¶ XXVIII ¶ E se

Dove le palme a i gran culi son date

ramarro, ¶ Così ha fatto i gesti traditori ¶ Dipinger l

collo e la Giannetta, ¶ I Rannocchi, la Grue, la

XXXV ¶ Non ragunan cantando i ciaratani ¶ Tanti goffi ad

putti, furfanti, villani ¶ Hanno i mastri che fan le

scanfarda plebea s'ha i panni alzati, ¶ E dieci

Al popolo mostrava tutt'i cazzi; ¶ E 'n destrezza

A Dio buon sotii, i' vo posarmi alquanto ¶ Per

altro canto. ¶ CANTO SECONDO. ¶ I ¶ Lingua d'acciarro e

la luna. ¶ II ¶ S'i' avessi quanta carta ha

Fabriano, ¶ E inchiostro fosse i laghi, e i fiumi

fosse i laghi, e i fiumi, e 'l mare

calami facessi temperare, ¶ S'i' avessi duo visi come

Io so ben ch'i' fo mal, da bene

rimirarla 'l boia; ¶ Carte, i' conosco offender l'onor

Come fan quei, ch'i pegasei cavalli ¶ Scorticano ogni

non muoia. ¶ VI ¶ Signori, i' vi lasciai ne l

che s'incazzi de i fatti suoi, ¶ E sguainò

La qual gioca co i topi, e poi rabbiosa

rabbiosa ¶ Gli fa co i denti una galante natta

perché flagella ¶ Con bocca i topi, e col cul

topi, e col cul i cazz'ella. ¶ XII ¶ Il

marcio inghiottì fin a i coglioni ¶ Con quella fame

di sua mano ¶ Ne i sessi i cazzi ch

mano ¶ Ne i sessi i cazzi ch'ella vede

S'abbia a squartar? I' vo' che 'l sappia

potte. ¶ XX ¶ Trenta sbirri, i più bravi e più

col cul, ch'ha i sargnon per puntali, ¶ Parte

petegola al fin, de i cazzi schiva ¶ Com'i

i cazzi schiva ¶ Com'i romanzi del cantar d

e de' coglioni. ¶ XXV ¶ I' vorrei dir de l

Perché a lei, com'i porci a le giande

a le giande, ¶ Corresseno i cazzon d'ogni furfante

e troverà l'amore. ¶ I' sfido ogni oste ghiotto

col cazzo affatato ¶ Stimando i cazzi com'un conte

drento, ¶ Che fe' sudar i coglion di spavento. ¶ XXXII

da rider le brigate. ¶ I cazzi, che 'l budello

aperta a udilla, ¶ Com'i giudei quando parla la

XXXIX ¶ Gì per tutti i bordelli a processione ¶ La

il mare e come i tuoni ¶ Fecero a chi

ch'ella partì co i membri sani ¶ Da' leoni

utriusque sesso. ¶ CANTO TERZO. ¶ I ¶ Sarà qualcuno ippocrito ch

quei, che van graffiando i santi. ¶ II ¶ Io direi

Ch'hanno gli uomini i cazzi, e i can

uomini i cazzi, e i can la coda. ¶ IV

la regina Ancroia, ¶ Et i rognosi grattarsi le cuoia

Che gli asini co i cazzi farisei ¶ Consuman dietro

asine la vita, ¶ Et i muletti dritti in su

porchetti, porcacci, porconi, ¶ Et i romiti han l'un

fotton tutto 'l mondo i preti e i frati

mondo i preti e i frati. ¶ IX ¶ Dico che

con foiosa ciera, ¶ Mira i cavalli e gli asini

asini, che stanno ¶ Con i cazzi arrestati a schiera

lor manze vanno, ¶ Vede i tori incazziti, e qualche

quel cotale, ¶ Come che i porri più grossi i

i porri più grossi i villani, ¶ E al fin

al fin di riguardare i cazzi stracca ¶ Per sua

al suo odore, ¶ Com'i cingani a far qualche

è la vacca, a i cazzi fiera, ¶ Parturisca fantasima

in chiasso approbata: ¶ De i cazzi, dico, ch'hanno

le poppe pendenti, ¶ E i capei radi d'un

parte mia, ¶ E conosciut'i' ho santa Neffissa ¶ Come

dietro tutta via, ¶ Volse i cazzi beati di buon

gratis et amore. ¶ XXXIV ¶ I' avea, via là, da

quando questa potta ¶ Alloggiò i primi cazzi senz'affanni

Infra gli undeci e i dodici una frotta ¶ Pur

mai saputo. ¶ XXXV ¶ A i tredici in bordel di

Napoli a sfoiar tutt'i conventi; ¶ Dopo a Milan

et al bargello, ¶ Ch'i' non abbi'a pagar

Cinqu'altri anni co i cazzi mantovani ¶ Intertenne 'l

la pott'anco, ¶ Co i bolognesi son stata a

bacalari, ¶ Et ho infino i contadin provati, ¶ E non

stanno ¶ Legati inseme, com'i mesi a l'anno

d'anni fin a i venti sei, ¶ Ch'un

l cazzo come mena i piei, ¶ Senza robba, essercitio

e nel budello. ¶ XLVI ¶ I' vo' darvi uno esempio

s'è mosso ¶ A i labbri dando l'estrem

un piede morellotto, ¶ Ch'i bianchi han sempre debile

che mentre ne mett'i cristeri ¶ C'impregna di

colei, che tanto loda ¶ I reccami e i profumi

loda ¶ I reccami e i profumi, e tien per

suo parere. ¶ CANTO QUARTO. ¶ I ¶ Quanti scolari a Bologna

cazzi ¶ Lor fantasie ne i fottisteri strane; ¶ Ché mi

dirò pian e secreto, ¶ I' voglio andar a i

I' voglio andar a i savi preti drieto. ¶ V

moglie già solo de i frati ¶ Le monache, et

più piace, ¶ Ch'a i francesi le spalle d

picciccaroli, ¶ L'ordine seguitando i macellari, ¶ Poi fachin, poi

tutte le botte, ¶ Che i cazzi gli accocciâr dietro

Qual le virtù de i santi cardinali, ¶ Degne, gentili

e 'n fume. ¶ Morîrò i pesci ne l'acque

di fiore, ¶ Dove che i salta in banco fan

fe' venir dieci fachini, ¶ I quali sfoderâro i cazzi

fachini, ¶ I quali sfoderâro i cazzi fuora ¶ Come sfodran

Come sfodran le zappe i contadini. ¶ La cagna, porca

lupa, allora, ¶ Rivolta a i cazzi gli fece duo

la fottutaccia ghiotta, ¶ Che i passeroti han di beccar

l dico), ¶ Sbuccar facendo i monsignor rinchiusi, ¶ Populusque Romano

il spagnolico gioco, ¶ E i coglioni frappati tutti quanti

ebbe già intorno. ¶ Signori, i' non ci allevo, i

i' non ci allevo, i' non ci accresco, ¶ Venti

improviso, ¶ Ov'eran tutti i chiassi Taliani, ¶ Che cortiggiati

rettratti in mano ¶ Tutti i mercati e ancor tutte

certe stelle, ¶ Che disperdan i parti, et il cervello

Un confalon, che tutti i tradimenti ¶ Tenea dipinti, che

un altro vessillo imperiale, ¶ I piaceri del qual fatt

signor, quelle ribalde, ¶ Che i parti a gli ospedali

portar vanno ¶ Invilupati de i panni in le falde

La diva Infamia move i sacri passi, ¶ Di bietole

e privilegio babuassi. ¶ Costoro i gesti suoi han celebrati

ch'ha fatti immortali ¶ I cardi, le primere e

buffone è un de i duo poeti, ¶ Il qual

di borrana. ¶ XXXVIII ¶ Dopo i poeti porci e pecoroni

de le man, de i fischi e grida, ¶ Sale

Hansi lasciati da tutti i bargelli ¶ Senz'aver fede

aver fede veruna ne i dii ¶ Bolar, scoppar, con

Avendo in compagnia tutti i peccati: ¶ La gola c

si ricevesse. ¶ E perch'i' ho la lingua scielta