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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «il»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
albero risollevò i rami, il muraglione si richiuse, e
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1956
nel bosco. Ormai sapeva il segreto, e tutti i
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1956
alle undici andava sotto il pero a desinare con
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1956
pregiate, e una mattina il Re che abitava in
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1956
volle assaggiarne, e mandò il servitore a coglierne qualcuna
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1956
servitore a coglierne qualcuna. Il servitore tornò tutto mortificato
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1956
le pere lasciando appeso il torsolo! ¶ – L’acchiapperemo, – disse
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1956
torsolo! ¶ – L’acchiapperemo, – disse il Re; si fece un
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1956
notte, ma ci perdeva il sonno e le pere
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1956
e alle undici vide il muraglione aprirsi, il pero
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1956
vide il muraglione aprirsi, il pero abbassare i rami
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1956
pera ora all’altra. Il Re, che era già
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1956
meraviglia, e prima che il muraglione non si fosse
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1956
quella ragazza. ¶ Subito chiamò il servitore e si misero
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1956
si misero a battere il bosco dappertutto per trovare
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1956
fai qui? – le chiese il Re. – Come osi venire
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1956
moncherini. ¶ – Povera ragazza! – disse il Re. – Che birbone chi
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1956
presentata alla Regina, ma il figlio non le disse
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1956
non l’hai trovata. ¶ Il Re, per non disobbedire
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1956
è? Vuoi disonorarti? ¶ Ma il Re non stette a
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1956
aspettare un bambino, e il Re era ben contento
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1956
sola a palazzo, e il Re le raccomandò di
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1956
giorno per corriere. Così il Re partì per il
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1956
il Re partì per il campo, la Regina vecchia
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1956
la Regina vecchia per il convento, e l’Uliva
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1956
lettera dell’Uliva per il Re, ma nello stesso
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1956
tra la Corte e il convento per informarla di
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1956
la Regina vecchia lasciò il convento e con la
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1956
nel bosco, là dove il Re l’aveva trovata
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1956
lagrime e in gramaglie. ¶ Il Re, là alla guerra
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1956
gli passò neppure per il capo che fosse tutto
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1956
guerra, ritornò e trovò il paese in lutto. Sua
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1956
ma lui, più passava il tempo e più era
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1956
Magari morissi! – si diceva il Re. – Tanto al mondo
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1956
aiutata dai suoi bambini. ¶ Il Re la guardava e
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1956
le mani sane scuoteva il capo. E ai ragazzi
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1956
di là a preparare il letto per l’ospite
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1956
schiaffi! ¶ – Perché, poverini? – intervenne il Re. – Accontentateli. Intanto non
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1956
a raccontare la novella. Il Re a poco a
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1956
Allora siete voi! – gridò il Re, e s’abbracciarono
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1956
sfogo alla loro felicità, il Re si fece scuro
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1956
le perdono di tutto il male che mi ha
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1956
mi ha fatto. ¶ Così il Re fece ritorno a
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1956
sono? C’era tutto il popolo a vedere il
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1956
il popolo a vedere il funerale! ¶ – Vorrei andare a
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1956
di rabbia. – Ti pare il tono che deve usare
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1956
in quel convento, e il Re e l’Uliva
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1956
Caterina, e le mostrò il mortaio d’oro dicendole
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1956
indomani andarono alla peschiera, il Re si spogliò e
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1956
l’orecchio se sentiva il cavallo dello scudiero. Il
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1956
il cavallo dello scudiero. Il Re insisteva che si
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1956
aria… ¶ – Macché disgrazie! – faceva il Re in acqua. – Spogliatevi
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1956
nel mio regno. Addio. Il bagno lo farò un
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1956
altra volta, – e partì. ¶ Il Re rimase solo e
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1956
ne va ¶ Ma riconosciuta il Re non l’ha
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1956
non l’ha. ¶ Quando il Re trovò il foglio
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1956
Quando il Re trovò il foglio rimase lì come
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1956
allocco, a mezzo tra il dispetto e l’allegrezza
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1956
donna! – E senza lasciare il tempo alla madre di
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1956
rumor di carrozza. Era il Re nemico che arrivava
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1956
la pace e quando il Re suocero morì lasciò
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1956
perché v’ha chiesto il sale, quella birbante? Perché
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1956
cuoia. ¶ – Ah, sì! – disse il padre. – A me vuol
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1956
un bel pezzo; poi il becchino prese un coltello
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1956
come un frullino. ¶ Incontrarono il figlio del Re. – Quella
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1956
Io? Centoquindici! ¶ – Caspita! – fa il figlio del Re. – E
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1956
i vostri genitori? ¶ – Sono il mio babbo e la
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1956
fate? ¶ – Vado a spasso! ¶ Il figlio del Re si
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1956
stanza al mezzanino, e il figlio del Re quando
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1956
che era una meraviglia. Il figlio del Re, la
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1956
più cosa pensare. Ma il figlio del Re sospettava
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1956
un occhio di sole. Il figlio del Re, senza
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1956
di casa e maledetta. ¶ Il figlio del Re andò
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1956
e lontani. Venne pure il Re babbo della sposa
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1956
gli invitati mangiavano, ma il padre della sposa smise
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1956
la prima cucchiaiata. Venne il lesso e il padre
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1956
Venne il lesso e il padre lo assaggiò appena
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1956
lo assaggiò appena, venne il pesce e il padre
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1956
venne il pesce e il padre io lasciò tutto
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1956
l’arrosto sì e il Re disse che non
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1956
trovato saporito e tutto il resto scipito. ¶ Disse la
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1956
vedete quant’è cattivo il cibo senza sale? Ecco
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1956
perché vostra figlia domandò il sale quando andaste alla
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1956
per salarvi le cuoia… ¶ Il padre allora riconobbe la
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1956
casa di contadini cristiani. ¶ Il contadino, sulle prime, non
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1956
Non importa, dovete farmi il favore di tenerla con
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1956
Così l’Ebreo e il contadino s’accordarono e
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1956
l’undicesimo anno, e il dodicesimo, e anche il
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1956
il dodicesimo, e anche il tredicesimo e il quattordicesimo
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1956
anche il tredicesimo e il quattordicesimo, e l’Ebreo
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1956
è tempo di dare il battesimo a questa figliola
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1956
gran festa, con tutto il paese che era venuto
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1956
ricorse al Tribunale, e il Tribunale sentenziò che se
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1956
nelle mani dell’Uliva il libro dell’Uffizio della
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1956
aveva appena detto, che il muraglione s’apre e
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1956
muraglione s’apre e il pero abbassa i rami
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1956
grosso del primo, e il Governatore pensò meglio di
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1956
impiego in qualche casa. ¶ Il cameriere disse: – C’è
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1956
disse: – Giust’appunto manca il cuoco e il cameriere
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1956
manca il cuoco e il cameriere al nostro Governatore
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1956
figlia del ciabattino prese il posto del cuoco e
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1956
così fecero, ognuno per il suo verso. ¶ Nel palazzo
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1956
Nel palazzo erano rimasti il cuoco e il cameriere
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1956
rimasti il cuoco e il cameriere, ossia quelle due
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1956
due donne travestite. Dice il cuoco: – Voglio pulire per
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1956
anello che mi diede il mio sposo quando ci
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1956
voglio che si sciupi. ¶ Il cameriere prese l’anello
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1956
averlo digià visto. Suona il campanello e domanda al
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1956
perdoni, signor padrone, – risponde il cameriere, – la colpa è
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1956
è del cuoco. ¶ – Chiama il cuoco, allora, – fa Pietro
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1956
fa Pietro, e anche il cuoco viene su. ¶ Per
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1956
e bruciata viva per il delitto che aveva commesso
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1956
ombroso, che viveva tutto il giorno chiuso in stanza
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1956
giorno le ragazze trovarono il padre seduto sulla sedia
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1956
padre! Che avviene? ¶ Rispose il Re: – Ho ricevuto ora
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1956
dice la figlia maggiore, – il generale sarò io. Comandare
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1956
affari da donne! – disse il Re. ¶ – E lei mi
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1956
Provare, proviamo pure, – disse il Re, – ma sia ben
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1956
difilato. ¶ S’accordarono, e il Re comandò il suo
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1956
e il Re comandò il suo fido scudiero Tonino
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1956
esercito. Galoppa, galoppa, passarono il canneto e la Principessa
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1956
Tonino lo scudiero fermando il cavallo. – Si ritorna a
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1956
la via della città. ¶ Il Re non sapeva più
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1956
sapeva più dove sbattere il capo, quand’ecco gli
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1956
galoppava al fianco. Passarono il canneto e Fanta-Ghirò
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1956
avere un abboccamento con il Re nemico. ¶ Il Re
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1956
con il Re nemico. ¶ Il Re nemico era un
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1956
Fanta-Ghirò gli venne il sospetto che fosse una
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1956
Ho qui con me il generale che comanda l
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1956
darà neanche un’occhiata. ¶ Il Re condusse Fanta-Ghirò
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1956
a sollevarle per sentire il peso; poi passò agli
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1956
guardava come si caricavano. Il Re tornò di corsa
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1956
da sua madre: – Mamma, il generale brancica le armi
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1956
se è uomo, sceglierà il gelsomino catalogno, l’annuserà
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1956
metterà all’orecchio. ¶ E il Re andò a passeggio
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1956
avanzò una mano verso il gelsomino catalogno, strappò un
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1956
mise dietro l’orecchio. Il Re tornò da sua
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1956
La madre capì che il figlio era innamorato cotto
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1956
e gli disse: – Invita il generale a desinare. Se
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1956
desinare. Se per tagliare il pane l’appoggia sul
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1956
male, Fanta-Ghirò tagliò il pane come un uomo
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pane come un uomo. Il Re però continuava a
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1956
disse la madre. – Invita il generale a fare il
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1956
il generale a fare il bagno con te nella
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1956
come pasque. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 68 ¶ Il figliolo del Re di
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1956
del Re di Portogallo ¶ Il Re di Portogallo aveva
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1956
e l’ho trovata. ¶ Il Re, a sentire la
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1956
la nobiltà, che direbbe il popolo tutto a vedere
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Quand’è così, – disse il Re, tutto sconsolato, – mantieni
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1956
si misero a riposare il resto della notte, mezzo
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1956
Alla fonte, si tolse il cappello d’in capo
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1956
più in là. E il figlio del Re, dietro
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1956
albero, Pietro passò tutto il giorno a correre, senza
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s’era appollaiato tra il fogliame: chi lo vedeva
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1956
Pietro rincresceva di perdere il suo anello; così si
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uccellino appena si levasse il primo sole. Difatti, prima
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in cima e guardò. Il muraglione rinserrava un bel
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1956
quello scappò via, sorvolando il muraglione e risparì nel
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1956
di rubarvi qualcosa. ¶ Ma il Mago non sentiva ragione
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1956
filo e per segno il racconto dei suoi casi
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dei suoi casi. ¶ Disse il Mago: – Bene, bene! Se
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1956
di nuovo, marito? ¶ Dice il Mago: – Ho trovato questo
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1956
giovane che ci spiluccava il nostro bel giardino. Che
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1956
ogni cosa, e teneva il coltivo tutto ben ravviato
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1956
parecchi mesi, un giorno il Mago disse a Pietro
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giù ammazzato. Gli tastò il gozzo e sentì con
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1956
Alla botta, era accorso il Mago. – Che è successo
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1956
zio, – perché lui adesso, il Mago lo chiamava zio
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1956
galantuomo e vi raccontavo il vero, quand’entrai per
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1956
dentro al gozzo. ¶ Dice il Mago: – Vuol dire che
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1956
tu puoi considerarti come il mio vero figliolo, padrone
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1956
voleva altro che partirsene. Il Mago, che gli voleva
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1956
mangiato. Però, se aspetti il giorno che ci sarà
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1956
passarono parecchi, prima che il Mago dicesse finalmente: – Domani
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1956
rincresce, ma fa’ pure il piacer tuo. Prima però
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1956
indomani, alzandosi, vide che il Mago aveva detto il
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1956
il Mago aveva detto il vero: c’era il
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1956
il vero: c’era il mare che toccava la
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1956
Capitano, per dove? ¶ E il capitano: – Vado al porto
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uomo che fa proprio il mestiere di cercaimpieghi e
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1956
disse: – Se vi garba, il Governatore sta cercando proprio
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1956
Governatore e Pietro divenne il suo cameriere di fiducia
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figlioli del padrone. Ora, il padrone usava dare ai
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cui i ragazzi davano il soldino, lui regalava un
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1956
notizia in città, e il popolo cominciò a mormorare
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1956
cominciò a mormorare contro il Governatore e a dire
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1956
meglio che fosse Governatore il cameriere, al posto di
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a vociare: – Abbasso! Abbasso il Governatore! Vogliamo Pietro il
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1956
il Governatore! Vogliamo Pietro il cameriere per nostro Governatore
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via. ¶ Bisogna sapere che il Governatore aveva anche una
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1956
Quando ella vide che il popolo lo voleva al
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1956
e tanto fece che il Governatore fu obbligato a
193
1956
pareva soltanto: difatti, mentre il contadino, a quella brutta
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1956
figlie. Mettimi da parte. ¶ Il contadino, fiutando l’incantesimo
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1956
qualcosa. ¶ Anche a lei il contadino comandò di guardare
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1956
anche lei fuggì come il vento gridando: – Oh! Che
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campo. La bambina, quando il padre le disse d
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1956
E la bambina: – Se il babbo mi dà il
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1956
il babbo mi dà il permesso, io per me
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1956
me ci vengo subito. ¶ Il contadino non seppe dir
201
1956
e la vide. Era il figlio del Re di
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1956
di Re per sposo. ¶ Il figlio del Re promise
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1956
la sposa intanto preparò il corredo con l’aiuto
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1956
disgrazia. ¶ Ma quando venne il figlio del Re col
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1956
di prender con sé il pettine, ma anche di
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1956
nemmeno richiudere la botola. ¶ Il corteo s’era già
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1956
indietro, Maestà! Ho dimenticato il pettine. ¶ Disse il figlio
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1956
dimenticato il pettine. ¶ Disse il figlio del Re: – Hai
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1956
supplico, Maestà, torniamo –. E il Principe fece voltare i
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1956
si mise a cercare il pettine. ¶ – Oh, eri andata
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1956
mi riesce di trovarlo. ¶ – Il pettine, ti eri dimenticata
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1956
Testa di Bufala. – Solo il pettine? Cercatelo da te
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1956
non posso. Questo è il premio che ti aspetta
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1956
addio. ¶ – E cosa dirà il mio sposo, adesso? ¶ – Dovrà
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1956
vedere da nessuno. Venne il momento che restò sola
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1956
Principe e dovette alzare il velo; e figuratevi com
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1956
Solo sua madre conosceva il suo segreto, e a
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1956
mia parola di sposarla? ¶ – Il modo c’è, stammi
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1956
meglio, prendila per sposa. ¶ Il Principe seguì il consiglio
220
1956
sposa. ¶ Il Principe seguì il consiglio. Le damigelle si
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1956
sulla sua mala sorte. Il sabato sera si calò
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1956
digli che ne mangi il gheriglio, in cambio della
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1956
al giudizio della Regina il loro lino filato filo
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1956
ben uniforme. Vediamo ora il lavoro di quest’altra
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1956
vuoi anche canzonare? – disse il figlio del Re. Ma
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1956
Disse però la Regina: – Il lino, sì, è bello
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1956
nemmeno toccare la tela. Il sabato sera, ridiscende con
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1956
contento, la sputi. ¶ Quando il figlio del Re schiacciò
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1956
settimana a piangere, e il sabato sera tornò alla
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1956
come un cane, dopo il bene che ti avevo
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1956
di Bufala, – cerca pure il tuo pettine. ¶ La sposa
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1956
andò al comò, aperse il suo cassetto, ci frugò
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1956
frugò dentro e trovò il pettine. Alzandosi, quale fu
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1956
testa di prima, ma il doppio più bella e
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1956
lassù in aria, e il loro figlio ai piedi
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1956
da capo a piedi. Il Principe alza il velo
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1956
piedi. Il Principe alza il velo alla prima, e
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1956
avanza la seconda e il Principe alza il velo
239
1956
e il Principe alza il velo: – Ché! È tutta
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1956
tutta nastri e tinture! – Il velo della sua sposa
241
1956
gli rispose. Era buio. Il leprotto era sparito. ¶ Fiordinando
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1956
vedere un luccichio. Prese il cavallo per la briglia
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1956
era un ricchissimo palazzo. ¶ Il portone era aperto e
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1956
C’era una sala, il caminetto acceso, vino e
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1956
bellissima nella persona, ma il viso l’aveva nascosto
246
1956
servivano e mescevano, zitte. Il pranzo si svolse così
247
1956
e riprese a girare il palazzo. ¶ C’era una
248
1956
la Regina lasciandole soltanto il velo in capo, la
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1956
un po’ a guardare il velo che s’alzava
250
1956
nelle stalle. ¶ C’era il suo cavallo che mangiava
251
1956
nel bosco: per tutto il giorno cercò di ritrovare
252
1956
venne buio, gli riapparvero il prato ed il palazzo
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1956
riapparvero il prato ed il palazzo. ¶ Entrò, e gli
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1956
più quello di prima. Il suo sguardo non riusciva
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1956
fuori della finestra, verso il bosco. A vederlo così
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1956
dargli tregua, per sapere il segreto che covava. Una
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1956
e non mostrava neanche il viso. ¶ E la madre
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1956
raccattarla, tu tirale via il velo dal capo. Sta
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1956
sentito quel consiglio, sellò il cavallo e corse a
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1956
e lui le strappò il velo. A quell’atto
261
1956
e tu saresti stato il mio sposo. Ora dovrò
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1956
sparirono, lei e tutto il palazzo, e Fiordinando si
263
1956
quattrini, prese con sé il fido cacciatore e partì
264
1956
innamorata e che trovasse il modo di sposarla a
265
1956
gran rabbia, e quando il padre la mandò in
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1956
in cantina a prendere il vino, ficcò un manciata
267
1956
bottiglia. Quando Fiordinando e il cacciatore andarono fuor di
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1956
di porta ad aspettare il passaggio della Regina del
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1956
trovava. Svegliò a scossoni il cacciatore, e insieme diedero
270
1956
potuto incontrare la Regina. ¶ Il secondo giorno dissero all
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1956
la figlia alloppiò anche il vino bianco e i
272
1956
e quando Fiordinando e il cacciatore si svegliarono a
273
1956
ma la figlia alloppiò il brodo della minestra. E
274
1956
e cominciò a russare. Il cacciatore, per tenersi desto
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1956
gocciole di sangue. Con il fazzoletto si asciugò il
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1956
il fazzoletto si asciugò il sangue dalle gote e
277
1956
dalle gote e mise il fazzoletto sul viso di
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1956
uscì dalla grotta, prese il fazzoletto e restò a
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1956
oste, che ha oppiato il vino nero, il vino
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1956
oppiato il vino nero, il vino bianco e il
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1956
il vino bianco e il brodo. ¶ – E perché mai
282
1956
giocata in giostra. Ora, il cavaliere che giostrerà con
283
1956
a visiera calata, vinse il primo giorno col diamante
284
1956
cima alla lancia: vinse il secondo giorno colla ciocca
285
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ciocca dei capelli; vinse il terzo con il fazzoletto
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vinse il terzo con il fazzoletto: e i cavalli
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testa di bufala, grande il doppio di tutte le
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con le corna ritte, il pelo lucido e gli
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Si chiama salamanna, – disse il fruttivendolo. – È l’uva
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salute. ¶ – Ma no? – fece il Principe. – Allora io la
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scudi in tasca aveva il Principe, e tre chicchi
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Uh, un tappetino… – fece il maggiore. ¶ – Be’, io un
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io un cannocchialetto… – fece il mezzano. ¶ – Un po’ di
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e nient’altro, – disse il terzo. ¶ – Chissà cosa succede
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uno di loro. ¶ E il mezzano, così, facendo finta
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finta di niente puntò il cannocchiale verso la capitale
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al solito. Poi puntò il cannocchiale verso il Regno
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puntò il cannocchiale verso il Regno confinante, dov’era
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Regno confinante, dov’era il palazzo della loro innamorata
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Sapete cosa vedo? – disse il fratello. – Al palazzo della
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d’un letto, sì, il letto della Principessa, distesa
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miglia! ¶ – Non sgomentatevi, – disse il fratello maggiore, – arriveremo in
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sul mio tappeto. ¶ E il tappeto volò fino alla
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coi tre fratelli sopra. ¶ Il fratello più piccolo aveva
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gli occhi, e subito il Principe le mise un
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Le fece ancora inghiottire il terzo chicco, ed essa
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mezzo all’allegria generale, il fratello più piccolo disse
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morta. ¶ – No, fratello, – protestò il mezzano, – se io non
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se io non avevo il cannocchiale e non vi
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Mi dispiace, fratello, – interloquì il maggiore. – La Principessa è
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qua in tempo, solo il mio tappeto poteva servire
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poteva servire, e non il vostro cannocchiale o la
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Così la lite che il Re voleva evitare scoppiò
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aspra di prima, e il Re per farla finita
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mani vuote. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 66 ¶ Il palazzo incantato ¶ Un Re
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nella sua stanza, chiudeva il libro e guardava dalla
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e guardava dalla finestra il giardino e le foreste
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nel giardino. ¶ Un giorno, il cacciatore del Re, giovane
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era stato bambino con il Principe, disse al Re
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non lo vedo! ¶ Disse il Re: – Va’ pure. La
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bravo figlio. ¶ Andò dunque il cacciatore nella camera di
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con codesti scarponi? ¶ Rispose il giovane: – Sono il cacciatore
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Rispose il giovane: – Sono il cacciatore del Re, – e
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al suo comando, – disse il giovane. ¶ Il giorno dopo
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comando, – disse il giovane. ¶ Il giorno dopo a colazione
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pieno di pericoli, – rispose il Re, – per chi non
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Ti darò per compagno il mio cacciatore, che sa
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mio cacciatore, che sa il mestiere come nessun altro
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del sole, Fiordinando e il cacciatore montarono a cavallo
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e via nel bosco. Il cacciatore ogni uccello o
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pigliava mai nulla. Passò il giorno e il cacciatore
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Passò il giorno e il cacciatore aveva un carniere
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sera: e lì tra il chiaro e il buio
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tra il chiaro e il buio, Fiordinando vide un
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proprio in quel momento il leprotto schizzò via; e
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che gli era sopra, il leprotto scappava lontano e
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loro Re. Giovanni ereditò il Regno del padre e
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vacche più vecchie voltò il muso e le disse
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d’erba, e sotto il braccio una matassa da
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le vacche erano satolle, il fastello dell’erba raccolto
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fatte. Senza contare che il contadino, se vede qualcuno
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mondo e splenda quanto il sole, anche quando è
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imbellita da splendere come il sole, rimasero a bocca
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sole ma solo dopo il tramonto, o quando il
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il tramonto, o quando il cielo era nuvoloso. E
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giorno passò per strada il figlio del Re e
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le pesava sul capo. ¶ Il figlio del Re disse
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sono affari vostri, – disse il figlio del Re. – Mi
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strada non la tocchi il sole. Per voi, d
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aveva preso da parte il cacciatore e gli aveva
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quando ci batte sopra il sole. ¶ – Sissignora, – aveva risposto
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sole. ¶ – Sissignora, – aveva risposto il cacciatore, – come lei comanda
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quando fu mezzogiorno e il sole ci batteva sopra
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batteva sopra a picco, il cacciatore spalancò l’occhio
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fuggì via fischiando per il bosco. ¶ Il figlio del
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fischiando per il bosco. ¶ Il figlio del Re quando
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e gli ripeterono che il destino della Rosina era
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e sugli spiedi per il banchetto di nozze, e
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Visto che ci siamo, il banchetto facciamolo lo stesso
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ebbero ordine di scaldare il forno. Un cuoco stava
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tempo a levarla, perché il fastello aveva già preso
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fuoco e del sole. Il cuoco restò come di
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forno! ¶ A quel grido, il figlio del Re si
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tre di questa Principessa. Il padre della Principessa disse
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andatevene in viaggio per il mondo, e quello che
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ognuno per una via. ¶ Il fratello maggiore passò tre
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fini! – S’affacciò e il tappetaio gli chiese: – Lo
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anche in cucina. ¶ E il tappetaio: – Ma un tappeto
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È un tappeto, – disse il tappetaio, – che quando ci
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cento miglia al giorno. ¶ Il Principe schioccò forte le
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forte le dita: – Ecco il regalo che fa per
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uno di meno, – disse il tappetaio. ¶ – Affare fatto, – disse
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tappetaio. ¶ – Affare fatto, – disse il Principe, e gli contò
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i piedi sul tappeto, il tappeto valicò monti e
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erano ancora arrivati. ¶ Anche il fratello mezzano fino agli
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me ne faccio? – disse il Principe. – A casa mia
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ha mai visti? – disse il cannocchialaio. ¶ – Che virtù? ¶ – Questi
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attraverso i muri. ¶ Esclamò il Principe: – Allora è proprio
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uno, – e appena ebbe il cannocchiale, fece ritorno all
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all’osteria. Vi trovò il fratello maggiore, e insieme
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maggiore, e insieme aspettarono il più piccolo dei tre
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più piccolo dei tre. ¶ Il più piccolo dei tre
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mesi, non aveva trovato il regalo e ormai disperava
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Compratela, l’uva salamanna! ¶ Il Principe, che non aveva
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tutta ammirata gli buttò il suo fazzoletto ricamato lo
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al volo e prese il galoppo per uscire. Le
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affondato in una coscia. ¶ Il Re fece frugare tutta
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Quand’ebbe finito, parlò il Re. Disse: – Voi siete
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basso di noi? ¶ E il Re: – Zitti tutti! Cos
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vedere come la prende il popolo, io gli propongo
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La mia idea, – disse il Re, – sarebbe di concedervi
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Milano. ¶ A casa trovò il vecchio mercante ammalato, che
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la vecchia madre, e il maggiore era sempre più
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ad essere ricchi. Così il fratello maggiore divisò di
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terra. ¶ – Comandi! ¶ – Comando che il cavallo corra quanto il
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il cavallo corra quanto il pensiero –. E i sicari
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si sentirono passare davanti il cavallo senza manco poter
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al ritorno correva come il pensiero, e i sicari
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aria, come un fischio. ¶ Il fratello aperse loro il
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Il fratello aperse loro il portone del palazzo e
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comandato alla bacchetta che il suo uscio non si
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coi suoi amici. Ma il fratello, che stava sempre
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che aveva in mano, il cavallo sotto di sé
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ogni cosa portò via il vento. Ed egli capì
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venir con lui portando il bestiame ai mercati, secondo
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con l’oste ed il mercante di buoi, presero
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del boia. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 63 ¶ Il palazzo delle scimmie ¶ Una
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c’erano pareri contrastanti, il Re non sapeva chi
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a nessuno, andate per il mondo a cercar moglie
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spose che mi farà il regalo più bello e
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più bello e raro, il suo sposo erediterà la
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al Re e fecero il fidanzamento ufficiale. Il Re
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fecero il fidanzamento ufficiale. Il Re tenne la scatolina
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scatolina senza aprirla, aspettando il regalo della sposa d
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scender da cavallo, presero il cavallo per la briglia
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un tavolo apparecchiato per il gioco delle carte. Una
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voce nel buio, – avrai il regalo più bello e
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arrivò alla Città Reale. Il Re, sebbene sorpreso dell
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lettera con una scimmia. Il Re tenne anche questa
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con una lettera per il Re. Questa storia durò
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spalla che gli faceva il verso, i chirurghi operavano
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via i coltelli e il filo per ricucire i
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scimmia seduta sull’ombrellino. Il Re non sapeva più
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dalla meraviglia a vedere il Principe Antonio che aveva
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scimmia. E tutti guardavano il Re che stava ad
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che stava ad aspettare il figlio sulle scale del
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che faccia avrebbe fatto. Il Re non era Re
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folla venuta per vedere il Principe Antonio che sposava
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a unirsi in matrimonio. ¶ Il Re aprì gli scatolini
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di cento braccia. ¶ Già il Re stava per proclamare
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padre, perché ha già il regno che gli porto
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tutti quanti! – E tutto il popolo di scimmie tornate
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tutta compagnia? Non hai il babbo e la mamma
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e decise d’uccidere il ragazzo. ¶ Gli impastò una
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svegliarti e ti porterò il latte. ¶ Menichino ringraziò e
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verso la capanna. Ma il cane aveva più fame
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bocca aperta, gettando via il resto della pizza. Poi
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Ma questo può essere il principio dell’indovinello: ¶ Pizza
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mi resta che trovare il seguito. ¶ Proprio in quel
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volavano in cielo, vedendo il cane morto, calarono a
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spiedo già preparato. Prese il fucile a uno dei
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colpire l’uccello colpì il nido, che cascò a
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corvi e per accendere il fuoco strappò le pagine
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aveva in testa tutto il suo indovinello. ¶ Quando arrivò
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Principessa, – disse Menichino, – ché il decreto del Re suo
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si fece coraggio. ¶ – Allora il mio indovinello è questo
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gomiti sulle ginocchia, poggiò il mento sulle mani, e
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dire… Riuscissi a trovar il bandolo… – Finalmente, s’arrese
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però che io giro il mondo per mutare la
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abbia qualcosa che valga il cambio. ¶ – Anzi, ci guadagni
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sai cosa ti do? Il Segreto del Mago della
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se gli conveniva lasciare il certo per l’incerto
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l’incerto, ma essere il marito della Principessa gli
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introducessero dal Mago. Venne il maggiordomo del Mago, che
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far conoscenza, perché ha il vizio di mangiarsi i
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a faccia. Perciò fate il piacere d’annunziarmi. ¶ Il
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il piacere d’annunziarmi. ¶ Il Mago se ne stava
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colazione!» Entrò Menichino, e il Mago: – Chi sei? Cosa
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caritatevole coi poveri sfortunati. ¶ Il Mago, a udir questa
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che fece tremar tutto il palazzo. – Ma si può
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raccontò tutta la storia. Il Mago si alzò su
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ti meriti questo premio. Il mio segreto è questa
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Regnava la contentezza, ma il fratello di Menichino era
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invidia. Lui che era il maggiore, il beniamino di
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che era il maggiore, il beniamino di suo padre
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non contava più nulla. Il fratello si disse: «Mi
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nella stanza, che udì il passo di Menichino per
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Prese a passeggiare per il giardino in preda a
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bacchetta stroncata in due. Il cuore gli balzò in
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quel tempo successe che il Re di Spagna mandò
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tre giorni di fila: il vincitore avrebbe avuto la
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Spagna. Non volendo palesare il suo nome e la
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fuori mano, e aspettò il giorno della giostra. ¶ La
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col baldacchino si vedeva il Re e la Principessa
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Si volta per fare il giro del vincitore e
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domani, – dicevano. E difatti il cavaliere ignoto si ripresentò
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ripresentò, disarcionò tutti come il giorno prima, e scappò
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via senza farsi conoscere. ¶ Il Re, un po’ incuriosito
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offeso, diede ordine che il terzo giorno lo arrestassero
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le guardie allo steccato. Il cavaliere venne e ottenne
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e lassù c’era il cielo. «Ecco, – pensò Andreino
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pensò Andreino, – questo è il pozzo di cui parlò
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letto con gran gioia il 21 marzo dell’anno 203». Prese
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furia degli abbracci, chiese il Re: – E chi di
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d’esser stato io il più fortunato, perché ho
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tornò. La Regina piangeva, il Re s’arrabbiava e
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trattavano da piccolo bugiardo; il Re non capiva più
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Voglio che mi riportiate il suo cuore. Ne va
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libero. Al Re portarono il cuore di un maiale
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riposo scattarono sull’attenti, il calzolaio tirò lo spago
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calzolaio tirò lo spago, il caffettiere fece traboccare il
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il caffettiere fece traboccare il caffè, e i facchini
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damigelle allora le porse il foglio lasciato sul comodino
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a leggere e domandò il loro parere. I due
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Andrò io e sentirò. ¶ Il viaggio di Gugliermo fu
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dicendo d’essere lui il Principe Andreino. ¶ La Regina
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non gli mandava Andreino, il suo esercito era già
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per muovergli guerra bruciandogli il Regno e distruggerlo con
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la sua famiglia e il popolo. Il Re, già
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famiglia e il popolo. Il Re, già pentito d