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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Luigi Pirandello, Pasqua di Gea, 1891

concordanze di «il»

nautoretestoannoconcordanza
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1891
conduce. ¶ Udite, o Belle, il canto ¶ tessuto sotto il
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1891
il canto ¶ tessuto sotto il Sole, ¶ onde le mie
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1891
via. ¶ Ove tu posi il piè, ¶ e sia pur
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nembo, ¶ piene di fiori il grembo. ¶ Son elleno che
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1891
morso, ¶ crudele dipsa ascosa, ¶ il dubbio - e infuso il
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il dubbio - e infuso il fiele; ¶ fonte non v
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una scure in mano ¶ il nume mio fatale: ¶ fronda
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del male. ¶ La mira il tronco mesto ¶ cadere non
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1891
s'arresti ¶ dei calici il tesoro; ¶ né sazia mai
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1891
si parte. ¶ V ¶ Lascia il rosario e il velo
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1891
Lascia il rosario e il velo ¶ e il libro
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1891
e il velo ¶ e il libro de la prece
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Guarda: è sí puro il cielo, ¶ sí bella la
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prendi questa invece, ¶ e il cappellin di paglia ¶ ornato
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fiori la sorella..." ¶ Lascia il rosario e il velo
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1891
Lascia il rosario e il velo ¶ e il libro
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1891
e il velo ¶ e il libro de la prece
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1891
che venga in terra il regno ¶ di chi tu
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chi tu Padre chiami, ¶ il regno de la morte
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Ove in piú copia il piano ¶ d'ogni color
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lucifera fanciulla, ¶ te che il mio tutto sei, ¶ e
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nulla. ¶ "Toglimi!" spesso dice ¶ il labbro tuo, ridendo. ¶ "io
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ed io per prova il so. ¶ Sconcian le nostre
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spine, ¶ diman non vedrò il fosso, ¶ a cui tu
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Raggiante in bel sereno ¶ il cielo ampio l'accoglie
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sente la terra amore; ¶ il palpito immortale ¶ io sento
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preghi ¶ de l'uomo il gran segreto, ¶ onde oggi
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del loco? ¶ Lo dice il ruscel roco; ¶ ma il
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il ruscel roco; ¶ ma il suo linguaggio è strano
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è strano: ¶ serbar ama il segreto. ¶ A quanti dopo
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segreto. ¶ A quanti dopo il fallo ¶ parve voce severa
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severa, ¶ o Melb ascosa, il lieto ¶ tuo murmure tra
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del secolo incidevi, ¶ Else, il tuo nome a canto
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darmi. ¶ Ma forse, come il roco ¶ ruscel, linguaggio strano
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1891
ai tanti fiori, ¶ onde il gran piano odora, ¶ ai
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luna, ¶ i balli e il primo amore? ¶ Fu allora
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la vecchietta: - sí! ¶ - Ricordi il lieto giorno, ¶ in cui
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venuta grande e sposa, ¶ il genero rapí?- ¶ E la
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vano or cerchi attorno, ¶ il vecchio tuo, le care
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la luna ¶ mostriam giocondo il viso; ¶ cosí co 'l
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co 'l gioco e il riso ¶ vinciam nostra fortuna
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illude, ¶ e non discorre il fine. ¶ Rotto da piogge
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côr si coglia, ¶ correndo il bel sentiero. ¶ Come un
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in fuga ¶ c'incalza il Tempo e punge. ¶ A
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canto al vecchio stanco, ¶ il bimbo corre franco; ¶ quegli
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corre franco; ¶ quegli trascina il piede, ¶ questi sgambetta e
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l'ossute spalle, ¶ rannuvolato il ciglio, ¶ vigile ancor ritiene
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perché mai, Dottore, ¶ riprenderle, il dimani? ¶ Perché voler sapere
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ciò che non volle il fato ¶ pei sensi nostri
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nuove voglie in petto ¶ il cuor ci si ridesta
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ognun le getta, ¶ e il somarello affretta ¶ confuso tra
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i clamori. ¶ Prima che il tempo volga, ¶ o giovini
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o giovini, si colga ¶ il fior, che vivo odora
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1891
terra si ritorni, ¶ e il nostro capo incalvi; ¶ tessiamoci
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bassa ¶ la giovinetta viene: ¶ il fidanzato passa... ¶ "Buona sera
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scala al piede, ¶ e il giovin si trattiene ¶ a
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or la mente e il cuore. ¶ Dolce e crudele
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per me vorrò vedere ¶ il fondo del bicchiere. ¶ Dicanmi
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sciò, via, ¶ gallina faraona! ¶ il tempo non perdona, ¶ s
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reca a noi, ¶ ma il danno è che son
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a femmina leggiadra, ¶ che il capo se n'adorni
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sol vi toglie via ¶ il roseo de le gote
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de le gote ¶ e il biondo dei capelli. ¶ In
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di cinabro ¶ v'incendiate il labro, ¶ in vano v
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pare! ¶ andatevi a lavare... ¶ Il tempo non perdona, ¶ e
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fatto ¶ perché lo vuole il mondo ¶ - io non so
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frutta e di civaje ¶ il vostro servo viene, ¶ Dolcezza
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Pien di mosche culaje, ¶ il somarello a maggio ¶ vorrebbe
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esso amare: ¶ lungo tutto il vïaggio ¶ m'ha fatto
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mammuccia buona, ¶ santo è il vostro consiglio, ¶ ma a
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morta, e luce ha il sole ¶ ancor per noi
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sogno ¶ dee certo esser il loro. ¶ Mandan sí freschi
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fuori ¶ sorgente. Oh come il raggio ¶ suo mite, nel
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canto ¶ de la Diva il passaggio; ¶ e i fiori
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freme ¶ l'aura argentina, il suolo ¶ par che respiri
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a mutar loco. ¶ Sotto il languente foco ¶ del ciel
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del ciel si stende il piano ¶ silenzïoso e verde
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mestizia intorno: ¶ placido muore il giorno, ¶ e il canto
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muore il giorno, ¶ e il canto pio riceve, ¶ che
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n. 17, Palermo, 30 giugno 1890 sotto il titolo Pasqua di Gea
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Pasqua di Gea I. Il motivo di questa lirica
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quasi oppressanti. "Eterno!" ¶ ripete il vasto Reno ¶ fluendo senza
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cosa. ¶ Io vo, sconvolto il seno ¶ da un rompere
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ridente ¶ di strani sogni il viso. ¶ Dove? io non
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saprò forse tra poco ¶ il gran Segreto. Avanti! ¶ Non
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è 'l coro trïonfale, ¶ il formidabil coro ¶ de le