Luigi Pulci, La confessione, 1484

te confesso ¶ e riconosco il mio passato errore, ¶ nel

ingannai me stesso, ¶ ché il fren della ragion sempre

seconda legge ¶ di ricordare il santo nome indarno, ¶ come

tuo chiostro ¶ a vicitare il tuo divoto altare, ¶ leggendo

dica un paternostro. ¶ Priega il tuo figlio che non

Domini. ¶ Priega, madre pietosa, il figliuol pio, ¶ (se il

il figliuol pio, ¶ (se il cor contrito umilïato basta

basta) ¶ dello eccelso raguardi il pensier mio. ¶ Accetti la

e levò delle tenebre il gran velo. ¶ Perché qui

la ragion, che principio il mondo avessi ¶ e che

comandò che non toccassi il pomo: ¶ l'anima infuse

presto natura fe' giù il tomo. ¶ E con libero

ne portassi col corpo il bene e 'l male

Poi veggendo degli uomini il difetto, ¶ la legge dètte

altro eletto. ¶ E come il mar pe' sua meriti

sopra cognobbe, ¶ e come il Ciel la gran superbia

come ancor d'Abacucco il dir non erra. ¶ So

lo seppe esporre. ¶ Come il foco que' tre non

fu vista; ¶ ogni cosa il tuo servo un tempo

non son, come crede il vulgo, sordo. ¶ Ezechiel vuol

Or, bench'io vegga il gran volume aperto, ¶ de

altre elette, ¶ onorato sia il nome del tuo figlio

Nazarette, ¶ dove tu ricevesti il santo giglio, ¶ onde alcun

immagino sì, ch'io il veggo quando ¶ Gabriel ginocchion

Ecce ancilla Domini» accettasti, ¶ il gran Cefàs ne riporta

Elisabet vicitasti ¶ e inginocchiossi il suo Battista santo ¶ in

santo ¶ in corpo et il dolce salmo cantasti. ¶ E

cantasti. ¶ E poi che il parto s'appressava intanto

Augusto volea tutto quanto ¶ il gran numer degli uomini

di picciol' pesci e il pan che pasce e

nel pianger rotta: ¶ «Sarebbe il mio fratel — dire — ancor

con l'ulivo. ¶ Sopra il monte Tabor far tabernacoli

presenzia: ¶ veggo in alto il tuo figlio: o crudel

po' commesso a Giovanni il grande ofizio, ¶ penso quanto

tuo cor trafigge. ¶ Veggo il fel preparato e lui

che presto oscurar doverrà il sole. ¶ E dirizzato in

E dirizzato in verso il padre il viso ¶ «Elì

in verso il padre il viso ¶ «Elì, Elì — già

inchinar con gran voce il santo volto ¶ veggo, già

della morte essendo. ¶ Forato il petto e poi di

terra et farsi notte il die; ¶ et poi ch

che e' verrà dentro il Re di gloria». ¶ Ogni

apersi, ¶ è perché sempre il tuo figliuol te esaude

cose sante ¶ come fe' il nostro Agustino Aürelio. ¶ Lascia

ci avvampa ¶ e iscalda il cor di quello amore

già in Emaùs fe' il tuo figliuolo: ¶ e se

qual suoi, merzè, ¶ priega il dolce tuo caro unico

e desta e sveglia il peccator che assonna. ¶ Questo