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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Tassoni, L'Oceano, 1622

concordanze di «il»

nautoretestoannoconcordanza
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della riuscita di tutto il corpo, come si narra
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la bellezza di tutto il corpo suo. ¶ La prima
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son pochi percioché, oltre il cavalier Stigliani, che n
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fuora venti canti, e il Villifranchi, che avea ridotto
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ridotto a buon segno il suo poema quando morì
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questo: di voler imitare il Tasso ne la Gierusalemme
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istorie notissime a tutto il mondo si sa che
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parimenti sa ognuno che il Colombo fu più tosto
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si possa far combattere il Colombo eccetto che co
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introdurre, come gli altri, il Colombo con un esercito
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l’Ariosto, quando introdusse il suo Orlando contra moltitudine
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sempre solo. Però anche il Colombo, se non si
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ignude. Però è vanità il fingere in loro bellezze
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combatta con lui è il maggior errore che si
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fu d’essere stato il primo senza controversia a
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a tentare e scuoprire il mondo nuovo. ¶ Però, quanto
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e rito indegno ¶ vinto il ritrasse e al vero
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ebbe ardimento ¶ di porre il giogo a cento regni
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le porte ¶ d’Italia, il re del Ciel diede
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lo scherno, ¶ tu gradisci il mio canto e tu
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già sciolte ¶ le vele il domator de l’oceano
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lasciava a le spalle il lito ispano. ¶ Tutto intorno
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Teti al gran disegno il seno. ¶ Un fesco venticel
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terra usciva ¶ ch’invigorando il cor de’ naviganti ¶ faceva
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apriva ¶ cinta di rose il cielo e d’amaranti
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Oriente, ¶ parea languir mirando il sol nascente. ¶ Salutavan le
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nascente. ¶ Salutavan le trombe il nuovo giorno ¶ e i
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onde. ¶ Sedeva in poppa il capitano e ʼntorno ¶ cinte
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loro: «Oggi, compagni, è il punto ¶ che ʼl nostro
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facciam non sia secura ¶ il vedermi con voi dubbio
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glorioso vanto ¶ gli occhi il superbo re de l
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aer denso ¶ e, antiveduto il suo periglio, sorse ¶ dal
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paludi inferne». ¶ Sì disse il re dell’ombre e
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e pravi ¶ parve ascondersi il ciel fra nubi oscure
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ciel Volturno caccia. ¶ Vede il periglio il capitano e
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caccia. ¶ Vede il periglio il capitano e passa ¶ a
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e piglia in poppa il vento. ¶ Né provveduto ancor
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fulmini e tempesta. ¶ Sparve il giorno col sole e
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perversi; ¶ e già comincia il capitan co’ suoi ¶ forte
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o capitano, ¶ tutto fe’ il valoroso e fu veduto
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mai, ch’io creda, il piede ¶ alcun de la
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forte ¶ e d’Israel il popolo salvasti, ¶ oggi salva
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vegga de l’Inferno il seme rio ¶ ch’in
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e dove perigliar vide il Colombo ¶ trasse la spada
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altro polo, ¶ e tremò il mondo e un fiero
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sparte ¶ che giù cadesse il sole in quella parte
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smarrita gente. ¶ Allor levossi il capitan griando: ¶ «Oh fortunati
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lieto e memorando? ¶ Ecco il ciel che s’allegra
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l mar che placa il gonfio seno. ¶ Mirate là
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là più avanti. Ecco il terreno». ¶ Così parlava e
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è cinto. ¶ Nella tempesta il mar da’ cavi sassi
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chiusa fronda. ¶ Solo ritenne il piede una di loro
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fuor di questa riva il piede. ¶ Qui solo hanno
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n questo dir scoccando il terzo strale, ¶ ratta si
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bella arciera, ¶ stette sospeso il capitano un poco ¶ se
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poscia amari lutti, ¶ era il veder fra le selvette
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non fea; ¶ ma sentiva il percosso acerbi guai ¶ per
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in poco stante ¶ satollava il desio cupido amante. ¶ Una
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guerra. ¶ Così del gusto il puro fonte estinse, ¶ fuor
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ancor de le dolcezze il fiore ¶ come le distillò
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antiche, ¶ non affrettate oltre il suo corso il piede
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oltre il suo corso il piede, ¶ ch’a tempo
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non si geli poscia il vostro foco. ¶ Primavera d
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Passa de la stagione il vago aprile ¶ e s
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tosto poi sazio è il desio, ¶ ch’un freddo
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ch’in noi nato il desio diventa eterno, ¶ né
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diventa eterno, ¶ né state il cangia, né lo spegne
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cangia, né lo spegne il verno». ¶ Così cantò la
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amor contrarie tempre. ¶ Ma il capitan, che ʼl suo
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fosse in altra parte il Paradiso. ¶ Blasco d’Arranda
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frutti e fiori; ¶ ma il capitan, ch’a dipartir
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un altro mondo? ¶ Torni il Colombo a prender nuova
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ove s’ha dato il vanto; ¶ ei troverà compagni
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De l’infiammato petto il dire ardente ¶ l’incauta
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ispano ¶ s’era partito il gran Colombo; e cento
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Tago avean per capitano ¶ il superbo Pinzon, gonfio di
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n’avea guidati. ¶ Seco il minor fratello e ʼl
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l maggior figlio ¶ conducea il Colombo a quell’impresa
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tanto ¶ che ne portasse il desiato vanto. ¶ Diego avea
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vanto. ¶ Diego avea nome il figlio in cui fioriva
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crescente ¶ che già sprezzando il mar col padre giva
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mesto, ¶ fra sé volgendo il non pensato caso; ¶ e
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di perder temendo ancor il resto ¶ che vacillando seco
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in alto mare ¶ porta il vento, né più l
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spiegando l’ale; ¶ tal il Colombo in fino a
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Oriente ei torse; ¶ prese il vento per fianco e
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già securo ha sovra il vento il piede; ¶ ma
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ha sovra il vento il piede; ¶ ma il vento
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vento il piede; ¶ ma il vento, ch’ottener non
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subito cessa e resta il mare in calma. ¶ Alzano
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nulla giova. ¶ Senz’aura il cielo, il mar senz
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Senz’aura il cielo, il mar senz’onda stanno
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stanno, ¶ perduto è quaggiù il moto o non si
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pria che si giunga. ¶ Il capitano allora, in sé
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tu che rompesti dianzi il nembo folto ¶ e frenasti
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fa ch’io ritrovi il core ¶ de’ cari servi
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creduto ¶ che sen gisse il Colombo a l’Occidente
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l’ebber veduto ¶ contra il furor de l’Aquilone
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non discendea ¶ a diserrare il tenebroso cinto ¶ che chiuso
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tenebroso cinto ¶ che chiuso il vento in sua magion
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A l’isola felice il duce spinto ¶ su l
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su l’ora nona il quarto dì giugnea ¶ e
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tempo e spazio ebbe il desire, ¶ Blasco, nel danno
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paradiso. ¶ Ma poi che il sol ne l’ocean
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la notte ¶ ne furo il sonno e le speranze
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trombe e di tamburi il suono ¶ l’orecchie ad
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terra, or s’udia il tuono ¶ de’ lampi, or
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nostra vita era finito il corso». ¶ Qui tacque Blasco
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sue parole. ¶ Gli conforta il Colombo e con affetto
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e, meraviglia strana, ¶ trova il terren che non produce
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girar ch’ei fe’ il mondo a nuove genti
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de l’Oriente, ¶ mirando il tremolar de la marina
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de la marina, ¶ quando il ligure eroe sorse repente
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mattutita, ¶ là dove cade il sol piegando a l
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le vele torse. ¶ Splendeva il ciel d’un bel