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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «il»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
tutto quel che predicava il prete all’altare: gli
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1930
delle missioni, che metteva il gelo addosso a vederla
3
1930
nostro Signore, le tanaglie, il martello, la sindone, la
4
1930
la spugna, la lancia, il gallo, la mano; scrissero
5
1930
tinsero di nero anche il teschio che era sotto
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1930
L’inferno è sotto il Caldaro. Sul muro dell
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1930
Finita l’opra, rovesciarono il bugliolo sopra un tabernacolo
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1930
fiutato odor di catrame. ¶ Il gobbo ragguagliato urlava frenetico
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1930
gobbo ragguagliato urlava frenetico: — Il mare? il rogo! Fargli
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1930
urlava frenetico: — Il mare? il rogo! Fargli una camicia
11
1930
morte. ¶ La signora trapuntava il tombolo di spilli stizzita
12
1930
come se quello fosse il capo di un imbestiato
13
1930
poco si fermava, guardava il cielo e poi presa
14
1930
dal convulso intrecciava frenetica. ¶ Il gobbo spinse fuori il
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1930
Il gobbo spinse fuori il capo, la cercò con
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1930
occhi, s’alzò, randolò il trespolo al gobbo, lo
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1930
e lo trapuntò come il tombolo: — Ohimè! — gemè. La
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1930
platano scabro. ¶ — Si gratta il gobbo, tra poco è
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1930
Malfatti sembravano morti dissepolti. Il Tarmito aveva della mummia
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1930
mettere le mani — e il gobbo ne posò una
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1930
Ah.... alzatevi e ridete! — Il gobbo s’alzò in
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1930
Nell’inferno urlerai: sete! Il tuo corpo arderà come
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1930
come un fiume, come il mare, come gli Oceani
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1930
sedia. La madre fiutò il Tarmito come la belva
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1930
Tarmito come la belva il pasto prima d’azzannarlo
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1930
catrame che t’accenda il fuoco d’averno e
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1930
sopra un tavolo, feriva il volto dell’antesignano e
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1930
via d’ombra dietro il capo e gli allungava
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1930
nella natura, potevano costruirsi il loro nido nell’intrico
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1930
stelle a stelle, scavate il solco diritto? Perchè mietete
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1930
provenivano dalle città. Là il seme dell’idea era
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1930
che hanno per capezzale il ciglio delle fosse e
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1930
fosse e per coltre il firmamento, quella gente che
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1930
al pagliaio, cui abbaia il cane di notte e
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1930
cui passaggio si pianta il chiavaccio nell’uscio e
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1930
e gli si porge il pane con la forca
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1930
anche nell’orrido Casone. Il primo che vi capitò
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1930
della Sicurezza. ¶ Nelle città il cieco andava con passo
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1930
lo seguivano di lontano. Il cieco diffondeva timore, incuteva
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1930
risegoli violetti delle manette. Il corpo del cieco era
41
1930
proporzionato, alto, membruto, austero. Il timore di percuotere contro
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1930
gelida e petrosa aveva il conio della potenza e
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1930
teschio albeggiava nel fondo. Il naso profilato e cereo
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1930
naso profilato e cereo, il respiro breve ché le
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1930
Nella disperazione rattenuta sobbolliva il riso tra il gelo
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1930
sobbolliva il riso tra il gelo della saliva. I
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1930
intatti d’avorio grattugiavano il tedio. ¶ Il cieco vestiva
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1930
avorio grattugiavano il tedio. ¶ Il cieco vestiva di nero
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1930
bruciate, strolagava or verso il mare or verso i
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1930
dall’alito furibondo, verniciava il mento sguscente. Una camicina
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1930
dava l’idea che il cliente avesse un impalpo
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1930
Avvicinandosi alla Casa batteva il tacco, si fregava la
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1930
la nuca, si grattava il naso e le battole
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1930
Faccia scremata. ¶ — Ma faccia il piacere, o non lo
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1930
lingua serpentina, e leccandosi il naso travolgeva gli occhi
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1930
toro. Quando ebbro arribisciava il torso era costretto a
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1930
gli dicevano Pilato perchè il paralitico gli faceva frattare
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1930
coloro che van per il frate. ¶ Il sabato, da
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1930
van per il frate. ¶ Il sabato, da mezzanotte al
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1930
padrona, ci si divagava il Santo Protettore: il Giallone
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1930
divagava il Santo Protettore: il Giallone amato. ¶ Le pinzocchere
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1930
rovesciava la sacchetta per il controllo delle palline numerate
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1930
se no t’impallino il grugno col granturco. Ti
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1930
cul di paglia, to’ il cataletto!... ¶ — E chi t
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1930
Casone. ¶ Tutti i venerdì il Casone era frequentato da
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1930
recava, da un infermo il quale dai sogni sapeva
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1930
per giocare al Lotto. ¶ Il padre smandriato era secco
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1930
era secco, allampanato, con il viso aggufito. Un occhio
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1930
leggeva sotto la tonaca. Il padre portava un ombrellone
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1930
increduli. ¶ Le pinzochere aspettavano il venerdì per stabaccare. Appena
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1930
venerdì per stabaccare. Appena il padre entrava in corte
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1930
Una presa, una presa. ¶ Il padre traeva di tasca
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1930
le pinzochere s’imbrescavano il naso di tabacco e
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1930
viso. ¶ — Come va? — chiedeva il padre. ¶ — Peggio de’ morti
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1930
dodici. ¶ — Eccoti, godi! — diceva il padre porgendo qualcosa all
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1930
aperto a bella posta. ¶ Il padre usciva tremolando in
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1930
scolopio farneticava fuggendo ¶ — Manca il timor di Dio, manca
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1930
timor di Dio, manca il giudizio, ¶ Tutto va tutto
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1930
gialla e stecchita sopra il cappello a fungo prete
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1930
mascherato, c’entrò anche il gobbo. ¶ Un casigliano per
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1930
un putiferio. Tostochè apparve il Crocifero, i ragazzi dell
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1930
tutti in nero, aggrinfiavano il panno sospettosi. ¶ — Oreste! Oreste
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1930
Gli occhiali di sotto il cappuccio lampeggiavano come luminelle
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1930
gufo. A quella scena, il gobbo pensava che il
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1930
il gobbo pensava che il Concilio di Trento avesse
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1930
mia! gente mia! — anfanava il gobbo. Nacque un pigia
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1930
un tira e molla, il panno volteggiava come un
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1930
gli fecero come lievitare il capo: — Gente mia. — Il
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1930
il capo: — Gente mia. — Il testone e la gobba
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1930
sul fil delle reni. ¶ Il gobbo si sentì ruzzolar
91
1930
Laus Deo. — S’alzò il cappuccio che era marcio
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1930
e volar sù verso il cielo. Ma un diavolo
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1930
le mani e rivolse il pensiero a Dio. Quei
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1930
muoia lupo. ¶ Pian piano il corpo frollo si riarmò
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1930
ci si sarebbe spezzato il becco di un picchio
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1930
Dio”. ¶ — Lo sapevo! — sospirò il gobbo — lo sapevo! Ho
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1930
modo per farli cantare. ¶ Il Casone era vigilato perchè
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1930
che pareva morto e il padre con le braccia
99
1930
non andate al Casone? ¶ Il Casone con le mostruose
100
1930
faccia stralunata e trascurata, il quale aveva una gamba
101
1930
quali avevano su tutto il viso una caluggine come
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1930
la chitarra: rastrellavano tutto il paese, poi si davano
103
1930
ripartizione dei soldi accattati. Il Zoppo aveva due parti
104
1930
Zoppo aveva due parti; il vecchio una parte e
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1930
ne faresti uno — urlava il cieco sfoderando gli occhi
106
1930
noi. Quando si fa il viso patito si sembra
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1930
atto alle parole ammiccandogli il cielo. — O che voi
108
1930
ci si trova sotto il ponte delle Cateratte, si
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1930
delle Cateratte, si scuote il pesco a Lombrici. — Il
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1930
il pesco a Lombrici. — Il vecchio e lo Zoppo
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1930
vino, al cieco ribollì il dividendo e rifischiò allo
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1930
padre e figlio — disse il padrone. ¶ — Mi’ figliolo lui
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1930
lui lì — urlò inferocito il vecchio piantando un dito
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1930
al Zoppo — lo scentapollai, il ladro di macchia, l
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1930
macchia, l’acceffa-galline, il rentacchio. ¶ — Tu mi’ padre
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1930
la chitarra al collo. Il vecchio gli randolò una
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1930
ruzzolarono sotto i tavoli. Il vecchio fu portato via
118
1930
cieco. O senti, per il mi’ troppo bon còre
119
1930
cieco scritto, e spaccherai il core anche alle pietre
120
1930
tengon alti quei rospi. Il falsario, che ò battezzato
121
1930
mai, o acquaio — urlò il padrone allo Zoppo. ¶ — Dammene
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1930
ora, cosa ti meccanica il vecchio, me lo confidava
123
1930
Hai capito? e po’ il falso son io, Dio
124
1930
e sotto quella teneva il caldano, uno scialle color
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1930
le lumache; essa esalava il ferrigno delle scrofe, con
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1930
zoppo, che ti spengo il caldano sul grugno. ¶ — Fatti
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1930
camminando dondolava sull’anche il torso sbilenco, e il
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1930
il torso sbilenco, e il testone diceva sempre sì
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1930
dondolava tegghio e morto, il bacino stretto era schiacciato
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1930
matasse di filo attalchè il cordone si sarebbe attortigliato
131
1930
aveva un viso come il polmone marino con gli
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1930
gli occhi in camicia. ¶ Il lurido teneva tante spille
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1930
li porgevano tutti qualcosa, il lurido stava chiotto chiotto
134
1930
del Casone ci facevano il teatrino dei burattini. Gli
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1930
luce e s’aombravano il capo sotto degli stracci
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1930
capo sotto degli stracci: il più grande si ciccava
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1930
si ciccava la lingua, il più piccolo lo tenevano
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1930
un telo di iuta, il teatrino era fatto d
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1930
d’aloppo rosso. Siccome il telo di iuta era
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1930
noce. ¶ — E dice tiene il ritratto sopra il comodino
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1930
tiene il ritratto sopra il comodino, di su pa
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1930
li potrebbe voltare verso il muro. ¶ La padrona, mentre
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1930
a un vecchietto rispulizzito il soffitto della camera contesto
144
1930
Casa di soppiatto per il vano che dava sulle
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1930
figli. La signora Dina, il gobbo e Filiberto diacciavano
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1930
e condolendosi si percotevano il petto. Sui candeli dell
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1930
Vergine. Sulla gente prona il nero vessillo, aperto, agitato
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1930
dei temerari si ravvolsero il capo dentro gli scialli
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1930
gli scialli neri: — Scurirà il cielo e la terra
150
1930
i polmoni, gli spezzano il fil delle reni, lo
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1930
chiuso, è un avello. — Il gobbo spennava come un
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1930
ne hai ben donde! Il mare!... ¶ — Segno e santo
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1930
e la signora mantrugiava il cotrione al gobbo. ¶ A
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1930
subito dopo mezzogiorno parava il sole al casamento. La
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1930
stampato di lettere romane il tempo perdeva la vertigine
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1930
a quelle dei campanili, il vuoto dava la vertigine
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1930
dava la vertigine e il capogatto. Di lassù i
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1930
lassù i detenuti dominavano il paese e il paese
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1930
dominavano il paese e il paese era sopraffatto dal
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1930
pareva dovesse inondarlo, sommergerlo. Il mare era palpitante di
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1930
ciminiere dei vapori pennellavano il cielo di nero, l
162
1930
la peste della femmina, il fermento delle mestruazioni. Le
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1930
eccitavano del loro lezzo. ¶ Il venerdì il barbiere mondava
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1930
loro lezzo. ¶ Il venerdì il barbiere mondava e rapava
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1930
le zucche, e scalciava il pelame dai grugni, dopo
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1930
eran graffite e disegnate: il carceriere, un otre di
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1930
lo seviziavano e trombonavano. Il carceriere mirandoli per l
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1930
i baffi scolavano come il pennello dell’attacchino. ¶ — Mi
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1930
San Pietro — e scampanava il mazzo delle chiavi. — Pattume
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1930
luridume. ¶ La Sicurezza vigilava il Casone. La Sicurezza era
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1930
in una casa sotto il Casone che un tempo
172
1930
prevenuti ci avevano inciso il loro nome a punta
173
1930
a punta di coltello. Il giorno lo zizzolo fioriva
174
1930
un pancaccio ci facevano il Sant’Antonio ai prevenuti
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1930
con su l’Jesus il calice e l’ostia
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1930
l’ostia consacrata era il ripostiglio delle manette. Le
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1930
color tonaca di frate. Il Brigadiere della Sicurezza s
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1930
sostenne per dei secoli il Redentore ci avevano messo
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1930
Redentore ci avevano messo il busto del Re che
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1930
spalline e i bottoni. ¶ Il Brigadiere, nel Casone, lo
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1930
nel Casone, lo chiamavano il Giallone perchè proveniva dalle
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1930
guardie di finanza. ¶ — Lasciai il corpo per un ingiustizia
183
1930
Lo chiamavano per ispregio il Giallone ma la sua
184
1930
faccia era invece congestionata, il naso e i pomelli
185
1930
di bordato aveva rinsaldato il torso di toro, sui
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1930
sarebbe accoccata una coltella. Il Giallone era uno schietto
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1930
non l’alzava se il piede mancino non era
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1930
apparire del gatto. Ma il Giallone aveva gli occhi
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1930
notte vede più che il giorno, e prendeva a
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1930
le bòne! ¶ — Eh?! ¶ Dopo il Santantonio, il Giallone asciuttandosi
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1930
Eh?! ¶ Dopo il Santantonio, il Giallone asciuttandosi il sudore
192
1930
Santantonio, il Giallone asciuttandosi il sudore diceva tra sè
193
1930
trovato morto stecchito sotto il forno. Ne lo trassero
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1930
gambe. Bandiera Rossa aveva il volto cosparso di cenere
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1930
corpo, si fecero conturbate il segno della Croce. ¶ — Gli
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1930
della Croce. ¶ — Gli dànno il fuoco come al fasciame
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1930
donne si schifavano turandosi il naso, una alzò la
198
1930
della pezzuola che copriva il viso: ¶ — Se lo mandano
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1930
a domani ci vuole il cucchiaro. ¶ Da piedi, ronfava
200
1930
piano, quasi dovesse udire il morto: ¶ — Che significato è
201
1930
quello di farsi bruciare? ¶ Il vegliatore con voce di
202
1930
Come questo fulminante — e il vegliatore scriccò un fiammifero
203
1930
è peste. ¶ Inopinato, dietro il capo del morto si
204
1930
del morto si levò il vessillo della Giordano Bruno
205
1930
Ecco la maledetta bandiera! — Il Tarmito, vestito di un
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1930
fungo e fiocchi scarlatti. ¶ Il campanile della S. Annunziata
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1930
se fuori piovesse fuoco. Il prete piegato in due
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1930
pioveva invece a dirotto. Il vento sollevò la tenda
209
1930
saetta parve aver dimezzato il campanile e che questo
210
1930
volta del tempio e il prete abbrividiron di giallo
211
1930
simile a un melegrano, il vetturale vestito con la
212
1930
tuba di bandone verniciato, il colletto e il piastrone
213
1930
verniciato, il colletto e il piastrone della cravatta gli
214
1930
che pareva li biascicasse, il naso inviperito pareva un
215
1930
maniche tanto lunghe che il vetturale pareva avesse amputate
216
1930
ridussero come due pecore, il teschio dietro la chiudenda
217
1930
per la piazza allagata. ¶ Il morto aggelava. Una ventata
218
1930
uccello che bramasse becchettare il morto; trovata un’apertura
219
1930
fu disteso sull’impiantito. Il vetturale, tolto il disutile
220
1930
impiantito. Il vetturale, tolto il disutile aggeggiò il morto
221
1930
tolto il disutile aggeggiò il morto per il viaggio
222
1930
aggeggiò il morto per il viaggio e con uno
223
1930
sul morto, uno prese il capo nel cavo delle
224
1930
mani raccolte e sentì il ribrezzo del teschio, un
225
1930
dovesse tingere a toccarla. ¶ Il morto lo portarono a
226
1930
bruciare fuori del paese, il carro trabalzò al passaggio
227
1930
fiumara torba in piena, il cataletto, con l’acqua
228
1930
civette, alzava e abbassava il capo e quando era
229
1930
sembrò disteso un morto. Il gobbo slacciato su di
230
1930
mano non aveva favella, il terrore gli aveva aorcato
231
1930
i capelli, s’allentava il busto che il petto
232
1930
allentava il busto che il petto grossito gli stralevava
233
1930
sfinge. ¶ — Hai firmatooo... — anfanò il gobbo e dette un
234
1930
sì, sì, sì, sì! ¶ Il gobbo caduto ginocchioni impiastrò
235
1930
divaricati dalla demenza cercava il Tarmito. ¶ — Esci di casa
236
1930
È toccato a noi! ¶ Il gobbo s’alzò tremante
237
1930
alzò tremante, s’artigliò il petto, alzò un braccio
238
1930
incenerito da una saetta. ¶ Il trasporto sacrilego fu ricordato
239
1930
alla messa del Vangelo. Il tempio era stivato di
240
1930
sulla rovina delle famiglie! ¶ Il silenzio della gente che
241
1930
mandato ad un mestiere. ¶ Il Tarmito diluviava il pasto
242
1930
mestiere. ¶ Il Tarmito diluviava il pasto. L’aria salmastra
243
1930
pasto. L’aria salmastra, il vento marino, la resina
244
1930
preghiere guidati dalla madre. Il gobbo aveva stabaccato una
245
1930
veduto terra scoperta! — malignava il gobbo. ¶ — Qualche volta resterai
246
1930
invasati s’erano vuotati il gubbio, si riponevano a
247
1930
si riponevano a tavola. Il Tarmito non alzava la
248
1930
culpa, mea massima culpa. ¶ Il Tarmito affissava, con gli
249
1930
verde, i suoi come il nibbio gli uccelli di
250
1930
proteggesse con i tronconi. Il gobbo si spennava al
251
1930
augurio! — soffiava la madre. Il Tarmito trafitto pareva avesse
252
1930
che se ci levi il rispetto sei annientato, sprofondi
253
1930
sprofondi qui. ¶ — Pensaci! — sbraitava il gobbo. ¶ Poi i tre
254
1930
si riponevano a tavola. Il Tarmito spaziava fuor di
255
1930
di Filiberto. ¶ Filiberto biascicava, il gobbo impastava ave e
256
1930
la signora palcheggiava spiritata, il Tarmito osservava i tre
257
1930
grugno... scassi le pietre. ¶ Il Tarmito era stonato nella
258
1930
egli non portava più il segno del cristiano addosso
259
1930
Valentino. La madre dopo il pasto si sentiva delle
260
1930
allora essa annaspava verso il ritratto del loro padre
261
1930
ritratto del loro padre. ¶ — Il mare, il mare! — sbraitava
262
1930
loro padre. ¶ — Il mare, il mare! — sbraitava incollerito il
263
1930
il mare! — sbraitava incollerito il gobbo. ¶ La signora Dina
264
1930
signora Dina invelenita urlava: — Il mare?! ¶ — Oh gente! gente
265
1930
Reggetemi, fatevi sotto, strozzo il mi’ gobbo — e cieca
266
1930
la signora che mantrugiava il gobbo il quale spaurito
267
1930
che mantrugiava il gobbo il quale spaurito urlava: — Gesù
268
1930
fumavano. ¶ — Per aver detto: il mare, il mare! è
269
1930
aver detto: il mare, il mare! è diventata Proserpina
270
1930
si divincolava e ringhiava, il gobbo gli dava delle
271
1930
delle sgrugnate a martello: — Il mare?! Gobbo iniquo, ti
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1930
sul grugno, ti scasso il niffo — e la signora
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dall’ira della madre il gobbo, sbracalato, gazzottato dal
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umiliato: — Lasciatela sfogare; è il demonio, è il demonio
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è il demonio, è il demonio, poveri noi. ¶ La
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La sera a cena il gobbo indolenzito, col viso
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asserivano che nell’antichità il Casone fu abitato da
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poco lungi ci rompeva il mare placido ci fu
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un cardinale; più tardi il gonfalone della repubblica era
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antico falpalo di gonna, il Casone faceva pensare a
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della Pinciana, chiamavano così il quartiere del Casone, s
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l’acqua per intridere il pastone la traevano da
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Quella chiavica terrorizzava tutto il paese perchè dicevano che
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volta fu legato per il collo con un canapo
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si spengevano le candele, il soffitto della taverna era
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anche la Giordano Bruno. Il vessillo sociale, un telo
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un lume a petrolio, il ritratto del Nolano, un
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Liberi pensatori. ¶ Una mattina il pasticcere Bandiera Rossa fu
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la giacchetta. ¶ — Si gratta il gobbo. ¶ — Tra poco diluvia
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i panni dalle finestre, il gobbo fa come i
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delfini. ¶ — Quando s’arca il gobbo, tempesta prima di
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piano: ¶ — Lui lì è il gobbo bavarocchio. ¶ — Malnati! — urlava
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urlava Federigo di sotto il cappuccio e sembrava il
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il cappuccio e sembrava il miagolìo d’un gatto
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un camino. ¶ Un giorno il gobbo s’introgolò d
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s’introgolò d’amore: ¶ — Il mi’ gavorchio è innamorato
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aprile, le labbra avevano il colore e il profumo
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avevano il colore e il profumo di una rosa
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allucinavano Federigo che dentro il chiosco s’informava come
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mani scarnite s’avvinghiava il costato rignando: ¶ — Dov’è
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alla finestra. ¶ — Dove? ¶ — Là! — Il gobbo allungava il collo
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Là! — Il gobbo allungava il collo, alzava la gorgia
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alzava la gorgia, scorciava il capo, sgusciava gli occhi
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Un giorno in cui il gobbo smaniava, gli si
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ha fatto invaghire te. ¶ Il gobbo sorrideva come i
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Ma specchiatevi — disse sconsolo il gobbo. Le braccia di
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Uno gli disse: — Passa. ¶ Il gobbo ululò: — Amore! — Passava
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sozza. ¶ I malvagi consigliarono il gobbo a simulare un
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tua, tua! ¶ Una sera il gobbo delirante, andò in
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un braccio: — Aiuto — sgrogolò il gobbo e ribevve. Tirati
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i ganci dell’arsaglino il gobbo fu ripescato fradicio
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e gonfio d’acqua, il sangue gli era scoppiato
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1930
è? — tutti chiedevano. ¶ — È il gobbo, ma riprende... ora
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grande e grosso alzò il gobbo e lo sculacciò
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Coraggio, dromedario! ¶ L’indomani il gobbo, purgato d’acqua
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all’ultima! — Ognuno prendeva il perdono con Federigo. ¶ — Se
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dita della mano sinistra il pollice della destra e
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della destra e faceva il gesto di strozzare una
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dire: aspettate! e spulciava il tombolo. ¶ — Lo pelo, il
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il tombolo. ¶ — Lo pelo, il pazzo e porco. ¶ La
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1930
e porco. ¶ La sera il gobbo andò in chiesa
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chiese perdono, si tagliò il petto in croce, leccò
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petto in croce, leccò il pavimento. ¶ All’ultimo figlio
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San Luigino perchè aveva il candore, il profumo e
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1930
perchè aveva il candore, il profumo e la castità
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carbone. Di continuo tristo, il ragazzo, teso sulle coltri
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davano nelle stanze buie. Il terrore lo costringeva col
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poi, estatico, freddava come il ferro bollente e diventava
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suonava a naufragio. Quando il ragazzo aveva dato il
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il ragazzo aveva dato il tocco d’allarme si
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e fantasticava sulla perdizione. ¶ Il secondo-genito della signora
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la gente gli diceva il Tarmito perchè, da bimbo
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nero gli aveva pertugiato il viso. Amedeo per quella
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era noto a tutto il paese, tantopiù ch’egli
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ripeteva spesso ad Amedeo, il quale taceva e restava
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nella sua fissità. ¶ Essendo il più quartato dei fratelli
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spolverava d’oro anche il cielo, velavano di spazio
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cielo, velavano di spazio il rotolio del treno. I
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la volontà intorpidita e il cervello sciambrottato rilassavano il
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il cervello sciambrottato rilassavano il senso alle membra pesanti
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e inselvatichiti di pelame. Il lezzo delle vestimenta negli
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Addio, fratelli! — Scendevano sconvolgendo il ghiaino, sparivano sotto l
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ombra delle acacie verso il paese nativo. ¶ La piana
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romba della fiumara ovattava il rotolio del treno; i
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le prata verdi sotto il cielo che s’era
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i bovi già sotto il giogo. Nelle soste s
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distrazione alcuno guardava fisso il cielo e componeva pentagoni
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bianco lattato, apparve lontano il paese. ¶ La Torre di
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messi lì per festeggiare il ritorno. ¶ Tutti i paesani
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La campagna s’allargava, il mare diventava sterminato, i
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sorpresi. ¶ L’ardito aveva il viso crivellato, accapponito dal
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son segnato da Cristo: il beccato della Dina, il
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il beccato della Dina, il fratello del gobbo Bavarocchio
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e la tradotta rasentava il cimitero del paese. ¶ I
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veniva giù pian piano. ¶ Il paese era ancora deserto
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affissava una grata alta. ¶ Il soldato traversò la piazza
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che s’eran fatti il capezzale con il sacco
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fatti il capezzale con il sacco dei lor cenci
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tombate dal vento fresco. ¶ Il campanile di mattoni della
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dalla parte che guardava il mare, la sua ombra
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acceso candore dell’avorio; il cobalto del mare tra
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di bugnature grige, attingeva il cielo terso e profondo
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mattonato. Guardò le finestre, il tetto, le gronde aggroppate
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1930
era cambiato, fuor che il segno di Cristo sull
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La voglia di allargare il cuore lo portò verso
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cuore lo portò verso il mare. Lo sterminato abbagliava
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aravano le paranze sconvolgendo il gran piano con albori
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L’ardito scompannandosi esalò il ferrigno delle belve intanate
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Gli abiti incotti resero il bruciaticcio sanguinolento del Carso
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I bagliori si stemprarono. Il paese s’annientò sotto
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ebbe l’illusione che il pietrame sollevato dal vasto
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mare lo portasse verso il suo sogno. ¶ I navarchi
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sarà? ¶ L’ardito era il secondo-genito della signora
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donna dal tipo imperiale. Il collo gagliardo ella aveva
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seta cruda le aggraziava il volto altero con la
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frangia dei ricami screziati. Il cipiglio altero della gente
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scalpellato d’ambigua austerità il volto della signora Dina
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della Piazza Grande. Sotto il movimento accorto delle dita
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1930
movimento accorto delle dita, il traliccio dei fili, fermati
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che, filando a tasto il lavoro, si voltava d
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ladron, paue, paue, paue! ¶ Il primogenito della signora Dina
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di ciò dovè lasciare il chiostro e mollarsi a
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smunto di Federigo grandeggiava il promontorio del naso sanguigno
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chiosco, alzava la testa, il collo la faceva serpere
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il curioso. ¶ Amedeo e il compagno uscirono, il padrone
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1930
e il compagno uscirono, il padrone si avvicinò a
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l’arcano. ¶ Amedeo e il compagno scendevano silenziosi verso
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1930
compagno scendevano silenziosi verso il porto; le case nei
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sù luci di stella. Il porto alitava il dolciastro
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stella. Il porto alitava il dolciastro dell’alga commisto
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i tuoi proponimenti? — chiese il compagno. ¶ — Di passare il
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1930
il compagno. ¶ — Di passare il mare. ¶ — Sulla linea del
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Amedeo scese in cuccetta, il tanfo di pece lo
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1930
gli faceva prendere sonno, il dondolìo lento della carena
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1930
al ghiaccio della coverta. Il guardiano di bordo, un
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1930
terra e parlava con il compagno ormeggiato a murata
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1930
la vita che conduce il marinaro? Egli dorme sulla
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1930
l’avete imbarcato? — chiese il guardiano di murata. ¶ — È
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1930
va? ¶ — Dove lo porta il vento, egli è un
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1930
sul fuoco e voltavano il capo di qua e
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1930
neri, di lamiera che il vento roteando pareva abbacinasse
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uno sull’altro sopra il capezzale dei loro sacchi
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belavano, le madri piangevano. Il piroscafo, che doveva inghiottire
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mandra per sesso. Quando il sole invermigliò la bandiera
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albero di maestra e il ghindò ripercosse sul ventre
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colonna si avviò verso il ponte d’imbarco tra
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per due soldi, ricordatevi, il viaggio empie d’uggia
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liberano dal vomito. ¶ — Scacciate il Diavolo e la Verziera
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Guanciali di penne. ¶ Soltanto il cielo salutava, con un
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condannati a portare oltre il mare l’onta della
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assommando l’ancora, quando il maniglione percosse la carena
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1930
come un’enorme campana; il mostruoso cetaceo di ferro
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1930
empivano di mille colori il cielo, i monti brulli
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irradiati, lucevano come diaspri, il ritmo possente degli argani
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ritmo possente degli argani, il cigolìo delle catene, lo
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le scalpellature delle vele, il cricchiolìo delle murate, il
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il cricchiolìo delle murate, il muglìo delle sirene, il
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il muglìo delle sirene, il vociare intrepido degli uomini
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dalle lacrime, che fissavano il nulla, che vedevano tutto
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nulla, che vedevano tutto! Il viso di Amedeo per
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una fiamma crepitante entro il teschio. ¶ Da un caruglio
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e frettolosa. Amedeo era il solo che andasse contro
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1930
scheggioni che capovolgendosi ruinavano il carico sui ponti facendo
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1930
incassati e spediti verso il sole levante. Gli ambulanti
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1930
levante. Gli ambulanti colorivano il grigiore. A piedi, in
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Ad un tratto, come il fiume in una cateratta
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1930
di locomotive, sibili furibondi, il selciato tremava sotto i
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1930
piedi, gli alberi scardazzavano il fumo. ¶ Delle pietraie nude
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1930
annerito. ¶ — Chi sarà? — disse il Tarmito, e s’avvicinò
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1930
da disbarco gli ravvolgeva il torso gagliardo. Una mano
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1930
mano vigorosa poggiava sopra il maniglione di un ancorotto
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1930
del mare: CRISTOFORO COLOMBO. ¶ Il Tarmito salì sopra una
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1930
sfociò dall’ultima galleria il porto di Genova apparve
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1930
Le eliche aravano tramescolando il fondo impastato e lo
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1930
mostri in catena. ¶ Quando il treno si fermò sotto
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1930
strepitando parve passare sopra il capo rintronato degli emigranti
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1930
capo rintronato degli emigranti, il bestiame della terza classe
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avevano urlato per tutto il viaggio, osservavano attoniti le
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1930
tutti pareva di avere il treno addosso. La branca
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1930
di essere istradata verso il porto con la rassegnazione
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1930
Egli sapeva che oltre il molo nuovo c’era
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1930
date le tarme? — chiese il padrone. ¶ — È del paese
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1930
paese. ¶ — Ma di quali? ¶ — Il fratello del Gobbo, quel
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1930
a bordo si slacciò il sacco si accosciò in
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1930
dove vai? — gli chiese il nostromo. ¶ Amedeo, che aveva
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1930
nostromo. ¶ Amedeo, che aveva il boccone tra i denti
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1930
in là: in America. ¶ Il nostromo sospirando disse: — In
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1930
può finire sepolti là — il vecchio accennò la distesa
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che l’ospite e il pesce in tre giorni
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1930
dal mare, camminerai quanto il pensiero dell’uomo e
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1930
e ti sembrerà che il viaggio non abbia fine
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1930
dai battiti della maretta, il trepestìo d’un esercito
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1930
miraggio della fortuna, verso il sacrifizio del Matto e
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1930
Quando gli avranno digrumato il cuore e gli occhi
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1930
di popoli parevano ricominciate; il fluttuare continuo, col ritmo
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1930
saltellavano i rospi, con il ventre indolente, le donne
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1930
al destino di morte. Il mare era lì a
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1930
disperazione piegava a tutti il capo verso la terra
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1930
spettro portava sulle spalle il tricolore della Patria. ¶ Il
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1930
il tricolore della Patria. ¶ Il più giovane dei marinai
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1930
gente carica. Amedeo e il compagno giunsero al quartiere
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1930
gli occhi rammendati, dondolavano il viso ebbro e bestiale
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1930
torre di Babele — disse il compagno. ¶ Alcuni, parlando pareva
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1930
carugli, che salivano verso il cuore della città, gruppi
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1930
udiva, per le fessure, il grugolar delle scrofe. Quelle
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1930
sdraiate su dei divani. Il fetore della semenza, fermentata
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1930
con la saponata, alitava il dolciastro del lievito inacidito
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1930
siete? — chiese senza alzare il capo. ¶ — Dei Malfatti. ¶ Il
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1930
il capo. ¶ — Dei Malfatti. ¶ Il vagabondo alzò il capo
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Malfatti. ¶ Il vagabondo alzò il capo ed esclamò: — malfatto
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1930
tavoli giuocavano, bevevano, fumavano. Il vagabondo, sopraffatto dal vino
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1930
rimasero silenziosi. Amedeo fissava il muro di faccia dove
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1930
una rete di ferro. Il padrone dal banco affissava
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1930
tu? ¶ — In America. ¶ — Farai il sacco? — Amedeo non comprese
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1930
sacco? — Amedeo non comprese il significato della parola. “Fare
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1930
significato della parola. “Fare il sacco” che voleva significare
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1930
c’è Marassi! — e il padrone si mise una
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tu ci faresti bene il secondino — gli urlò un
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gli urlò un cliente. ¶ — Il viso ce l’hai
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te e non fare il curioso. ¶ Amedeo e il
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1930
degli occhiali, e mormorava: — Il passaggio chi glielo darà
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1930
ebbe assoluzione. ¶ S’approssimava il giorno della partenza. Le
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1930
s’alza la luna. Il Gobbo tentava di lusingare
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1930
Gobbo tentava di lusingare il fratello con un tono
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attorcigliano ai carrubi nani. ¶ Il presentimento di non rivedere
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di non rivedere più il fratello lo inteneriva. ¶ — Se
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con compassione. ¶ — Sì — rispose il Tarmito distratto. ¶ L’ultimo
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grande distesa del mare, il cuore invelato filava l
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filava l’Oceano. Durante il desinare tutti tacquero; la
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mia santa benedizione. — Chinò il capo sul tavolo e
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sul tavolo e benedisse il figlio. ¶ Amedeo, estraniato, mantrugiava
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1930
presto, Amedeo si mise il sacco dei panni sulle
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1930
squallore della giubba emergeva il promontorio, in quel groviglio
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1930
dal figlio, si parò il capo nel grembiule nero
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1930
celesti risegolati di rosso. Il sole, esplodendo, sembrò scolpito
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affettò i campi, partì il mare, insanguinò le vele
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1930
vele palpitanti nella lontananza. ¶ Il treno eruttava una nuvola
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fischio gelido acuminato e il mostro fu lì con
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Amedeo costrinse a calci il sacco sotto il sedile
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calci il sacco sotto il sedile, appoggiò le gomita