parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «in»

nautoretestoannoconcordanza
1
1991
è solo un treno. ¶ – In che città? ¶ – In una
2
1991
treno. ¶ – In che città? ¶ – In una città. ¶ Silenzio. ¶ Silenzio
3
1991
città. ¶ Silenzio. ¶ Silenzio. ¶ Silenzio. ¶ – In che città? ¶ – A Morivar
4
1991
voltò lentamente e rientrò in casa. Scivolò nel buio
5
1991
come a se stesso, in un filo di voce
6
1991
volta, lentamente, e rientra in casa. Un niente. Crepita
7
1991
dondolo e Jun rientrare in casa. Senza suono e
8
1991
suono e senza storia. In una mente qualunque se
9
1991
strisciata via, quell’immagine, in un istante, sparita per
10
1991
negli occhi, le cose, in fila, una dopo l
11
1991
la strada principale, che in definitiva era poi l
12
1991
partire: vedeva l’istante in cui la massa informe
13
1991
tutta la forza possibile, in una calca senza direzioni
14
1991
di Mormy rimaneva lì: in quell’istante che era
15
1991
per la prossima fermata. ¶ In realtà era lo stupore
16
1991
attimo, ma poi era in fondo una cosa come
17
1991
come le altre, ordinatamente in fila con le altre
18
1991
si volta e rientra in casa. ¶ La vita faceva
19
1991
gli strozzava le parole in gola. E nei suoi
20
1991
più bella era quella in cui un uomo si
21
1991
via ferrata non possono in nessun modo essere ridotti
22
1991
se non fosse possibile, in una prima fase, pensare
23
1991
destino. ¶ Pehnt e Pekisch, in piedi, sulla collina, a
24
1991
l’avrebbe uccisa? E in quel modo, poi. ¶ Jun
25
1991
qui come un bottone in un’asola, e ci
26
1991
di ogni mese scendevano in quattro o cinque fin
27
1991
Quinnipak andarono a combatterla in ventidue. Tornò vivo solo
28
1991
solo Mendel. Si chiuse in casa e tacque per
29
1991
era un uomo ordinato. “In ordine alfabetico” disse. E
30
1991
insaponato e lo mise in mano a Mormy. Jun
31
1991
questo, okay? D’ora in poi è meglio che
32
1991
verso la porta. Fu in quel momento che Mormy
33
1991
si chiamerà d’ora in poi Emporio Figli Fergusson
34
1991
un albero che sta in Africa. ¶ – Che ne so
35
1991
non ci sono stato in Africa... ¶ – Vogliamo suonare o
36
1991
pezzo di Bibbia rilegato in nero, una busta con
37
1991
lettere, un coltello infilato in una fodera di cuoio
38
1991
mattina Betty Pun, compressa in un reggipetto da far
39
1991
Andersson aveva sempre vissuto in due stanze, al pianterreno
40
1991
contessa li avrà sfoggiati in chissà quale idiota ricevimento
41
1991
Giovedì entrarono, la sera, in casa di Betty Pun
42
1991
Tutt’e due stavano in piedi, davanti alla finestra
43
1991
dava sulla strada. Pekisch, in mezzo al corridoio, dava
44
1991
partivano a cantare. Giù in strada stava il pubblico
45
1991
un la bemolle. Giù, in strada, arrivava un canto
46
1991
vedova Abegg mentre scende in cucina la mattina e
47
1991
gente che gira con in tasca le sue piccole
48
1991
due calici di cristallo in mano. Orlo turchese. La
49
1991
nessuno mai ti fissava in quel modo, come ti
50
1991
anni ma li aveva in un modo molto singolare
51
1991
tutto suo. Sembrava vivesse in un acquario suo personale
52
1991
e che non vide, in viaggio sul suo treno
53
1991
avrebbero potuto entrare, così in fila, rapidamente, tutte quelle
54
1991
le case di Quinnipak in lontananza, la casa e
55
1991
le case di Quinnipak in lontananza, la casa e
56
1991
le case di Quinnipak in lontananza, di Quinnipak in
57
1991
in lontananza, di Quinnipak in lontananza, di Quinnipak in
58
1991
in lontananza, di Quinnipak in lontananza, Quinnipak, Quinnipak, Quinnipak
59
1991
di Quinnipak, la strada in mezzo alle case, in
60
1991
in mezzo alle case, in mezzo alla strada la
61
1991
la gente, tanta gente in mezzo alla strada, le
62
1991
dalla gente lì radunata in mezzo alla strada, nubi
63
1991
grande festa di parole in libertà, oziose, qualunque, indimenticabili
64
1991
spero, noi siamo assolutamente in grado di salire su
65
1991
a fare il cuoco in quel seminario”, “Dilla giusta
66
1991
un nome, scusa?” E in effetti “Hanno sempre un
67
1991
paura”, “Cosa dici?”, E in effetti stava arrivando “Niente
68
1991
che era tua”, E in effetti stava arrivando Elisabeth
69
1991
solo il calesse”, E in effetti stava arrivando Elisabeth
70
1991
mi sarei offeso”, E in effetti stava arrivando Elisabeth
71
1991
nemmeno i ladri...”. E in effetti stava arrivando Elisabeth
72
1991
di una chiatta, risaliva in silenzio il fiume. ¶ Muta
73
1991
gli sguardi stupiti e in certo modo fieri della
74
1991
prima, Pekisch aveva preso in mano la vita musicale
75
1991
città ci si era in certo modo rassegnati a
76
1991
essere musicalmente anomali e, in generale, inclini alla genialità
77
1991
per i vecchi tempi in cui ci si accontentava
78
1991
cui ci si accontentava in simili circostanze del caro
79
1991
da Padre Crest, solo in seguito rivelatosi copiato dalla
80
1991
caso, d’altronde, se in occasione di ricorrenze, feste
81
1991
tornandosene la sera con in testa magie di suoni
82
1991
Elisabeth, come un bambino in una culla o un
83
1991
mormorava qualcosa tra sé in una lingua sconosciuta, raccoglieva
84
1991
minimo di spazio, impegnati in un giochetto che a
85
1991
rapiti sul grande incendio in corsa, le labbra socchiuse
86
1991
che successe parve succedere in un unico nitido istante
87
1991
cosa che non guarda in faccia nessuno. Succede e
88
1991
specchietto che scivola via in mezzo ai prati. ¶ – E
89
1991
non moriremo mai, e in secondo luogo checché tu
90
1991
pistola, arriverà alla fine, in un batter d’occhio
91
1991
da qualche parte arriverà, in una città magari, arriverà
92
1991
una città magari, arriverà in una città. ¶ – In che
93
1991
arriverà in una città. ¶ – In che città? ¶ – In una
94
1991
città. ¶ – In che città? ¶ – In una città, una città
95
1991
troverà una città, no? ¶ – In che città arriverà il
96
1991
treno, signor Rail? ¶ Silenzio. ¶ – In che città? ¶ – È un
97
1991
forse, perfino dei tunnel... In ogni caso crediamo che
98
1991
la cifra che troverà in questo foglio possa essere
99
1991
Il signor Rail prese in mano il foglio. C
100
1991
sua casa, si ferma in mezzo alla strada, poi
101
1991
di nuovo si scaracolla in casa, e sembra che
102
1991
sua casa, si ferma in mezzo alla strada, insegue
103
1991
di nuovo si scaracolla in casa, e sembra che
104
1991
rintocchi della campana che in quel momento violano il
105
1991
onde di suono. ¶ E in mezzo un tempo innumerabile
106
1991
il mondo si esibiva in sinfonie particolarmente complesse, assisteva
107
1991
ascoltava. Nella sua stanza, in fondo al corridoio della
108
1991
e istintivamente si mise in attesa del secondo rintocco
109
1991
lontano. Nel preciso istante in cui tornò il silenzio
110
1991
a che non fu in mezzo alla strada. Allora
111
1991
chiuse gli occhi, affogati in un pianto che non
112
1991
per il corridoio, saltò in strada, nemmeno si fermò
113
1991
corsa dentro il fiume in piena dell’acquazzone tornò
114
1991
notte perché si impigliasse in lui più possibile di
115
1991
oltre la porta fino in mezzo alla strada dove
116
1991
con i piedi persi in una pozza enorme di
117
1991
torbida, si lasciò cadere in ginocchio e stringendosi la
118
1991
come una candela accesa in un granaio che brucia
119
1991
avanti di un minuto. ¶ In mezzo a un mare
120
1991
suono della campana passando in quel muro d’acqua
121
1991
uno suonasse una fisarmonica in fondo al mare... arriverebbero
122
1991
tasto e l’altro in realtà ci sono infinite
123
1991
anche un po’ paura, in un certo senso, e
124
1991
signor Pekisch al pianterreno, in fondo al corridoio... sì
125
1991
lentamente, e lo riportai in casa... lui si faceva
126
1991
bicchiere da bere fino in fondo’, così diceva... ed
127
1991
mia camera. Al mattino, in cucina... c’era il
128
1991
tornò indietro, si sporse in cucina e senza levare
129
1991
resistere... viene quella confusione in testa, e quella stanchezza
130
1991
dalla mia stanza e in silenzio entro in quella
131
1991
e in silenzio entro in quella del signor Pekisch
132
1991
e tutto il resto... in silenzio... vede, in tanti
133
1991
resto... in silenzio... vede, in tanti anni non c
134
1991
era vero per lui, in quel momento, io so
135
1991
vi girasse attorno vorticosamente... in continuazione... ecco è un
136
1991
girare su se stesso, in effetti, con le braccia
137
1991
a girare. ¶ Così che, in effetti, a uno a
138
1991
un davanti che cambiava in continuazione, ruotava via dagli
139
1991
sapeva del vetro, e in generale tutti quanti, con
140
1991
nel gran baccano generale, in quella generale trottola collettiva
141
1991
uccelli stanno per alzarsi in cielo per volar via
142
1991
poi solo uomini, uomini in viaggio su un treno
143
1991
a girare, Mormy, dài... ¶ In mezzo al gran bailamme
144
1991
guardava fisso negli occhi in quel suo modo che
145
1991
titolo, lungimirante, “Un treno in corsa per salvare il
146
1991
all’ospedale di Liverpool in sole due ore e
147
1991
appoggiata a un sasso, in mezzo alla campagna, ma
148
1991
quello, nobile, di spegnersi in grembo alla medicina ufficiale
149
1991
grembo alla medicina ufficiale in un letto vero e
150
1991
del senatore Walter Huskisson in difesa del treno, inteso
151
1991
difficile pensarla tutta insieme, in una volta, con tutto
152
1991
mente di quella gente, in quel momento, se solo
153
1991
Lo aveva inventato lui. In pratica era una sorta
154
1991
una sorta di organo in cui però al posto
155
1991
più stonate di cantare in un coro. Effettivamente se
156
1991
gente che non è in grado di mettere in
157
1991
in grado di mettere in fila tre note senza
158
1991
veloci o intricati. Anche in considerazione di ciò, Pekisch
159
1991
di ritardo, ogni venerdì, in ritardo, lo dico anche
160
1991
singolare. Uno poteva fermarli in qualsiasi momento, in qualsiasi
161
1991
fermarli in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, chiedere di
162
1991
e invece erano uomini. In effetti se la portavano
163
1991
Hasek ma anche, e in un certo senso soprattutto
164
1991
l’avesse visto, Pekisch, in quella notte. Allora sì
165
1991
stati lì, allora. Lì, in quel momento. Lì. Per
166
1991
Molto elegante, pochi capelli in testa. Profumava in modo
167
1991
capelli in testa. Profumava in modo esagerato. Consultava con
168
1991
reclamato da pressanti impegni. In realtà era un’abitudine
169
1991
anni prima, il giorno in cui, nella calca della
170
1991
necessità di una ferrovia in questa chiamiamola città non
171
1991
Il signor Rail era in vestaglia. Bonetti guardò l
172
1991
quale sarà la città in cui intendete farla arrivare
173
1991
voce. ¶ – Destinazione? ¶ – La città in cui fare arrivare il
174
1991
c’è nessuna città in particolare in cui fare
175
1991
nessuna città in particolare in cui fare arrivare il
176
1991
non ha una città in cui arrivare è un
177
1991
persona o cosa è in grado di avere. L
178
1991
ne vede così tanto, in una volta sola, come
179
1991
ne ha mai visto in mille viaggi in carrozza
180
1991
visto in mille viaggi in carrozza. Se poi, nel
181
1991
città dove arrivare, perché, in generale, non ha bisogno
182
1991
a cento all’ora in mezzo al mondo e
183
1991
e non di arrivare in qualche posto. ¶ L’ingegner
184
1991
immagine di un proiettile in corsa: è la metafora
185
1991
Bonetti se ne stava in piedi con la faccia
186
1991
con la faccia marmorizzata in un’espressione di totale
187
1991
la scelta del posto in cui le rotaie finiranno
188
1991
pensare a un treno in corsa, solo a quello
189
1991
quell’idea, un treno in corsa, come una ferita
190
1991
ci sono mille posti in cui può arrivare un
191
1991
di mesi potremo metterlo in grado di funzionare. Quanto
192
1991
correre la via ferrata in linea retta ci costringerà
193
1991
andasse, passava di valigia in valigia, di città in
194
1991
in valigia, di città in città, e poi tornava
195
1991
nel labirinto di mondi in cui l’uomo correva
196
1991
di sapere. L’istante in cui si vedevano era
197
1991
resto erano attimi confusi in un’unica grande poltiglia
198
1991
tempo divenuto ferro, ferro in corsa su due binari
199
1991
pesanti... Anni di viaggi in carrozza non erano mai
200
1991
scoprirli, un solo treno in corsa poteva smascherarli per
201
1991
quanti superlativi si sbriciolarono in un attimo, tutto d
202
1991
il certame di Rainhill. In gara c’erano altre
203
1991
certo Brandreth, e consisteva in un cavallo che galoppava
204
1991
e mentre profetiche caldaie in ebollizione sventolavano le loro
205
1991
le loro ciminiere lucide in sbuffi e sberleffi di
206
1991
che partisse. Così gareggiarono in quattro, la Rocket e
207
1991
interessato consesso di ricconi in cerca di un sistema
208
1991
diecimila persone, e cioè in ventimila occhi, guercio più
209
1991
tanto: perché un oggetto in velocità restava pur sempre
210
1991
anche un solitario falco in picchiata, o un tronco
211
1991
fatti salire là sopra, in folle corsa su quella
212
1991
stessi, proprio loro, falchi in picchiata e tronchi e
213
1991
mano che fiorivano rotaie in ogni direzione e salpavano
214
1991
fatto a pezzi, perennemente in fuga, sminuzzato in migliaia
215
1991
perennemente in fuga, sminuzzato in migliaia di immagini lunghe
216
1991
cui passa negli occhi in pochi istanti tutta una
217
1991
immagini che si affastellano in disordine pigiandosi negli occhi
218
1991
un referto medico – e in effetti ha il profilo
219
1991
affannarsi avanti e indietro in bilico tra l’ebbrezza
220
1991
la fermi, l’ammutolisca in un angolo di vittoriosa
221
1991
vita qualunque da scontare in un tempo senza ormai
222
1991
o la faccia finita in un attimo senza memoria
223
1991
un attimo senza memoria – in un attimo – la faccia
224
1991
di là dal vetro in forme mai viste prima
225
1991
un attimo istantaneamente rimetteva in corsa la paura, e
226
1991
e informe che cristallizzata in pensiero si rivelava a
227
1991
Bisogna immaginarselo. Un treno in corsa furibonda su due
228
1991
il fragore del mondo in un imbuto opaco fino
229
1991
fino a farlo colare in formine di vetro che
230
1991
e tramandarlo, di volta in volta, da malato a
231
1991
fine finisce così, che in un modo o nell
232
1991
delle strade ferrate, e in generale la benefica follia
233
1991
di otto treni, uno in fila all’altro, il
234
1991
lo guidava George Stephenson in persona, in piedi sulla
235
1991
George Stephenson in persona, in piedi sulla sua Northumbrian
236
1991
ogni probabilità, la prima in assoluto nella storia del
237
1991
una pausa, di fermarsi in una stazioncina intermedia, perché
238
1991
stazioncina intermedia e solitaria, in mezzo al nulla. La
239
1991
scese dalle carrozze, e in particolare scese Walter Huskisson
240
1991
su tutti i giornali, in mezzo alle grandi pagine
241
1991
lui qualche confusione e, in seconda battuta, alcune riflessioni
242
1991
succede, Pekisch? ¶ Pehnt stava in piedi su una seggiola
243
1991
e non gliene viene in mente neppure una. ¶ La
244
1991
sono due: o è in pace con se stesso
245
1991
dorme, o non è in pace con se stesso
246
1991
bisogna arrivare alla sera in pace con se stessi
247
1991
non si può prenderli in giro più di tanto
248
1991
quadernetto e lo infilò in tasca. ¶ Tutt’intorno Quinnipak
249
1991
giorni prima, e cioè in quello che Pehnt festeggiò
250
1991
casino tremendo e che in linea di massima si
251
1991
è chiamati ad affrontarla in stato di assoluta e
252
1991
Non gli sfuggiva che in ciò si celava un
253
1991
signora Abegg gli mise in mano prima di mandarlo
254
1991
e Figli, Pehnt capì, in un istante di noumenica
255
1991
cose da sapere, consultabile in ogni momento, aggiornabile ed
256
1991
non potrai scrivere tutto, in quel libretto, ma sarebbe
257
1991
Dovrebbe funzionare... Diciamo che in dieci anni potresti arrivare
258
1991
Una cosa al giorno”. In occasione del suo ottavo
259
1991
mondo vi era ritratto in modo inevitabilmente parziale ma
260
1991
lista dei colori disponibili in natura, ricetta del caffellatte
261
1991
di due giorni, infagottato in una giacca da uomo
262
1991
di Quinnipak. A prenderselo in casa e ad allevarlo
263
1991
donna sulla cinquantina, stimata in tutta la città. Ad
264
1991
di prendere moglie: e, in generale, di fare alcunché
265
1991
al fronte tre lettere in cui, con crescente insistenza
266
1991
gradito, da quel momento in poi, essere chiamata vedova
267
1991
ragionevoli massime di vita. In realtà il sottotenente, quelle
268
1991
non faceva nessuna differenza. In pratica era stata sposata
269
1991
armadio la giacca nera in cui lo avevano trovato
270
1991
pensione dell’esercito che in realtà nessuno si era
271
1991
rimanere il più possibile in piedi. ¶ – È un po
272
1991
stesso. Solo se stai in posizione eretta la forza
273
1991
e perdere tempo. Stai in piedi, Pehnt, tieni il
274
1991
sì, ma per starci in piedi sopra. ¶ – Siediti, Pehnt
275
1991
diceva lui, e saliva in piedi sulla sedia. ¶ – Non
276
1991
pranzo e cena, stando in piedi sulle seggiole, e
277
1991
tutti, peraltro, solo che in lui lo si poteva
278
1991
Ma aveva capito che, in qualche modo, il gioco
279
1991
come un tubo contorto in cui non sarebbe passata
280
1991
po’ più complicato che in una notte qualunque. C
281
1991
Qualsiasi viaggio avesse portato in giro per il mondo
282
1991
come un bigliettino stretto in un pugno, nascosto con
283
1991
questa si è composta in un rito, essendo il
284
1991
isterici scatti di paura in un’unica danza divina
285
1991
giorni”. ¶ Erano i tempi in cui nella stazione di
286
1991
va avanti e indietro, in una scatola di velluto
287
1991
velluto, passando di mano in mano, prezioso come un
288
1991
lui arrivava un gioiello, in una scatola di velluto
289
1991
a un sordo. ¶ – “... E in tutta quella terra non
290
1991
schiacciato dentro la faccia in modo che solo gli
291
1991
con una mano teneva in bilico sul tubo, aperto
292
1991
si mise il libriccino in tasca, si risistemò i
293
1991
uno se la ingoia in un minuto. Pekisch incominciò
294
1991
impazzire. Calma. Pekisch fermo. In piedi. Guarda indietro: cento
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spiega com’è che, in generale, sia più facile
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allora ricomincia a corricchiare, in quel suo modo stralunato
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e gli tocca recuperarla in qualche modo mentre intanto
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con tutta la testa, in quel tubo, ma neppure
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può fare a entrare in un tubo grande come
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stropiccia l’altra, va in giro con lo sguardo
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cosa accidenti hai sentito in quel tubo. ¶ Pausa. ¶ – Davide
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un buffo furore. Parole in processione. ¶ – Non è possibile
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e litri di parole in un tubo e poi
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forse bisogna metterlo leggermente in discesa, ecco, forse ci
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sicuramente... se io parlo in un tubo in salita
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parlo in un tubo in salita le parole salgono
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lo sa, magari è in oro che bisognerebbe farli
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e di assurdi – quando, in quella luce irripetibile che
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certo figura anche questa, in cima alle più nitide
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più pulite: esserci, quando in quella luce irripetibile che
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sole, e lo troveremo... in marcia, ragazzo, non ci
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palmo del tubo, piegati in due, a cercare tutta
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diavolo fanno quei due, in mezzo alla campagna, con
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così importante per strisciare in quel modo in mezzo
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strisciare in quel modo in mezzo alla campagna, chissà
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volta, almeno ogni tanto, in questo dannatissimo mondo, qualcuno
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che cerca qualcosa avesse in sorte di trovarla, così
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David di bronzo, mappamondo in legno d’acero diametro
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tabacco e scarpe / scarpe, in un angolo, due paia
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dalle masse circostanti, e in questo modo si spengono
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non ha detto altro in merito alla Sua cortese
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come sono i giornalisti. In breve tempo, e con
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altro capo del mondo”. In verità, mi creda, il
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si fa di minuto in minuto più incerta. E
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che una voce costretta in un tubo potrebbe tranquillamente
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gli ultimi calcoli stabiliscono in 340 metri al secondo la
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da Bruxelles ad Anversa in dieci minuti; o impartire
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da Parigi a Bruxelles in un quarto d’ora
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mi permetto di dirLe in tutta umiltà: non rinunci
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esperimenti, e anzi cerchi in tutti i modi di
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lettera e la infilò in una busta su cui
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esanime del prof. Dallet in una soffitta di rue
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sig. Kaiskj, della soffitta in cui si era consumato
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Giustizia di fare, fino in fondo, il proprio corso
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orrenda storia e solo in seguito la lettera di
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Jobbard. ¶ Ovviamente ciò generò in lui qualche confusione e
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Arold, non dovresti andare in giro così... ¶ – Lascia perdere
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fatti vedere ogni tanto in città, finirai di marcire
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mettila nel carro... ¶ – ... era in mezzo al grano, non
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Magg, Magg... ¶ – Cos’hai in mano, Pit? ¶ – È un
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Rail non ti lasciava in pace. Ti trapanava la
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aveva fatto il cuoco in un seminario, così almeno
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il suo nome scritto in inchiostro nero sulla carta
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tornare il signor Rail, in un bel crescendo generale
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e la Madonna, ripigliare in mano il suo cappello
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signor Rail. ¶ Di tanto in tanto il signor Rail
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perché lui, di tanto in tanto, partisse. Non c
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un insetto confuso, impegnato in una specie di domestico
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che avrebbe potuto durare in eterno se alla fine
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Jun restavano nel buio, in silenzio, uno accanto all
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all’altra nel letto in bilico sulla notte, lei
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prova la famosa estate in cui partì il mattino
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di tentennamento, si rimise in moto. ¶ Altre volte, va
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aspettare. ¶ La gente, che in genere voleva bene al
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Rail, pensava che andasse in giro per affari. ¶ – È
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vero ce l’aveva. ¶ In effetti, di tanto in
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In effetti, di tanto in tanto il signor Rail
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se ne tornava con in valigia curiosi e munifici
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Andersson. Soldi a palate. ¶ In effetti, a dirla proprio
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Andersson, era un sistema in tutto e per tutto
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assolutamente geniale, ma anche, in tutto e per tutto
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e cioè il primo in famiglia che avesse mandato
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locale e vaghi interessi in alcune spiritose menti qua
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Vetrerie Rail’’ per esibirsi in una delle sue più
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quando, come mille rivoli in un unico lago, si
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aveva fatto il cuoco in un seminario, così almeno
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la tavola apparecchiata giù, in sala da pranzo. I
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posata su grandi foglie in una coppiera d’argento
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deriva. ¶ Due stanze più in là se ne stava
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se ne stava Jun, in piedi, con il naso
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istante, prima di cedere, in silenzio, proprio mentre il
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si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere
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silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è
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grumo della propria tristezza in quelle lacrime immobili e
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più belle – e piangeva, in quel suo modo invincibile
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aprì le gambe e in un istante, un po
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di sé, e dunque, in certo modo, tutto il
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il cazzo nelle viscere in quella specie di percossa
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quei due, qualcosa che in verità doveva essere un
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unica cosa era che in quel che facevano e
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quel che facevano e in quello che erano c
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per lo più scartata in favore di fantasiose teorie
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arrivato cinque giorni fa, in una scatola verde”, e
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stare a chiederselo proprio in quel momento. Per cui
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rimasero lì, a parlarsi in silenzio, per un tempo
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passare tutte quelle cose, in processione, prima che arrivasse
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arrivasse quell’uomo. Una in fila all’altra, ma
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cartella di cuoio marrone. In piedi sulla soglia di
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di casa Rail, con in mano un ritaglio di
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Sono io. ¶ Si mette in tasca il ritaglio di
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mi chiamo Hector Horeau. ¶ 3 ¶ In un certo senso tutto
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anni prima, il giorno in cui Hector Horeau – che
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del vetro. ¶ E, più in piccolo: ¶ Rivoluzionario brevetto. ¶ Hector
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case e palazzi non in pietra, non in mattoni
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non in pietra, non in mattoni, non in marmo
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non in mattoni, non in marmo: ma in vetro
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non in marmo: ma in vetro. Perseguiva tenacemente l
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di tradurre l’utopia in realtà: operazioni esageratamente complicate
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operazioni esageratamente complicate che in definitiva confermavano la tesi
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Horeau. Tanto che riprese in mano le forbici, ritagliò
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per recuperare qualche informazione in più. ¶ Il destino dà
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nome Monique Bray. Fu in quella – precisamente in quella
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Fu in quella – precisamente in quella – che lo sguardo
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si incagliò, e più in generale tutta la sua
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si incagliò, e più in generale ancora il suo
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si può ben incagliare in una faccia qualunque. ¶ La
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ma stavano, simultaneamente, entrando in otto anni di tragedie
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Il biglietto fu riposto in un cassetto, dove ebbe
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covare sotto la cenere. ¶ In otto anni – tanti ne
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tre costruzioni: una villa in Scozia (in muratura), una
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una villa in Scozia (in muratura), una stazione di
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di posta a Parigi (in muratura) e una fattoria
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e una fattoria modello in Bretagna (in muratura). Nello
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fattoria modello in Bretagna (in muratura). Nello stesso arco
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all’ideale dell’architettura in vetro. Non c’era
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praticamente nulla di suo, in giro, da ammirare, la
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proposte e i progetti, in una progressiva spirale di
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del suo fidanzamento, e in generale dai fortunali psichici
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fu l’efferato episodio in seguito al quale la
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il suo lavoro, già in fase avanzata, riguardante un
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vita, come una forbice in cui la genialità del
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sempre più divaricate. Brillavano, in modo accecante, sotto il
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Il treno, però, fece in tempo a frenare. Hector
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Hector Horeau si trovò in piedi, ansimante, di fronte
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gazzette che poi catalogava in ordine alfabetico secondo l
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proposta di un viaggio in Egitto, lui accettò. Gli
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sistema per squarciarla definitivamente. In fondo, era solo un
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incontro a un treno in corsa. ¶ Non funzionò, comunque
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aprile sulla nave che in otto giorni portava da
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Parigi. Le settimane passate in Egitto consumarono il tempo
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Il palazzo doveva sorgere in Hyde Park e doveva
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percepiva appena. Solo, giaceva in una bolla di acre
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bolla di acre silenzio, in compagnia della sua fantasia
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improbabile: lo vedeva lì, in bilico tra utopia e
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che solo a enunciarle, in ordine alfabetico, Horeau avrebbe
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palazzo divise la gente in tre partiti, riassumibili nella
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e “Figurati se starà in piedi”. Nel segreto del
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il mal di testa in una tazza di caffè
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pietra che scalinavano su, in mezzo ai prati, Horeau
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portone della casa giusto in tempo per vederlo aprirsi
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preso alla sprovvista. Prese in tasca il ritaglio del
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occhi strani. ¶ Horeau rimise in tasca il ritaglio, posò
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attimo prima di arrivarci, in quegli occhi strani, disse
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per tornare ad allinearle in file sempre più lunghe
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avevano la pelle nera. In compenso capì, incrociandone per
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sottile fetta di carne in salsa di mirtilli, nascerà
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crede davvero che starà in piedi? ¶ – Be’, in un
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starà in piedi? ¶ – Be’, in un certo senso questo
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davanti all’altro, con in mezzo un tavolo. E
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Se lei davvero è in grado di fare delle
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vetro come quelle descritte in questo ritaglio di giornale
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riuscirò a farlo stare in piedi, il Crystal Palace
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so, sarà il posto in cui dovevo arrivare. Da
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pensava a un uomo, in piedi, in quel punto
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un uomo, in piedi, in quel punto, con i
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che tutto questo starà in piedi con del vetro
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proprio. Il palazzo sta in piedi grazie al ferro
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miracolo, la magia... Entrare in un posto e avere
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nessuno è mai venuta in mente un’idea strampalata
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Ovunque fosse, Hector Horeau, in quel momento, ci stava
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proteggere senza imprigionare... stare in un posto e poter
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da mettere un vetro in mezzo... tra lei e
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aveva avuto veramente paura in vita sua. Pensava che
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capiva, tutto quello, sì, in qualche modo doveva averlo
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di fronte all’altro, in piedi, mentre Arold, seduto
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sul calesse, si esibiva in uno dei suoi numeri
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a chi è venuto in mente di mettere laggiù
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qual è l’attimo in cui una giacca diventa
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nota, le ha tutte in testa. Ore. Poi chiude
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Va a dormire. / ... e in realtà non era una
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certe cose potevano venire in mente solo a lui
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lui... divise la banda in due e organizzò tutto
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dopo l’altro, uno in fila all’altro. La
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preciso, dietro a tutto... in questo aveva ragione il
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trovavo, un baule fatto in quel modo, e così
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avevo solo la roncola, in mano, quando ho intravisto
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quando ho intravisto Mary, in mezzo alla gente... sola
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ci sarebbe di casuale in una cosa del genere
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io con la roncola in mano e Mary, dopo
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ma avevo una roncola in mano... questo nessuno lo
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c’avevo dei fiori, in mano, per dire, magari
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un passo da Mary, in mezzo alla gente, fece
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alla gente, fece appena in tempo a vedermi poi
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quelle mi suonano ancora in testa adesso, urla così
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larga trenta passi. Divide in due il paese. Di
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di sei uomini. Tengono in mano strani strumenti. Alcuni
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di sei uomini. Tengono in mano strani strumenti. Alcuni
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finire con un piede in quello che a tutti
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avvicina all’ipotetico e in fondo reale punto di
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ingorgo di vite versato in quella strada (e con
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Ed è per questo, in fondo, che anche loro
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di flautino, e morirà in un bordello tra le
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con una pistola puntata in mezzo agli occhi, e
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morirà bestemmiando Dio, spezzato in due dal male bastardo
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e morirà per sbaglio in una rissa tra marinai
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addosso e una lettera in tasca, e Loth, che
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di violino, e morirà in silenzio, senza sapere perché
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dollari a chi rimarrà in piedi per tre riprese
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matti, nonostante tutto, e in quel momento più che
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quel momento più che in qualsiasi altro, mentre tutta